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Autore: Minshara    30/09/2012    1 recensioni
La storia prende le mosse dalla prima serie di Naruto. I chunin che hanno inseguito Sasuke, portato via dai ninja del Suono, sono stati recuperati dalla squadra medica e curati. Ora si allenano per poter riprendere la loro forma; la missione è fallita e sono stati feriti fisicamente e moralmente. Qualcosa è cambiato, e Choji ...
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tenten
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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IL CUORE DELLA "FARFALLA"
 

N. B. ("Choji" significa "farfalla". Lo si capisce anche nell’anime perché il suo chakra assume forma di ali di farfalla appunto.)



Schivò agilmente, tutti i kunai e gli shuriken, ma nonostante la sua prontezza qualcosa lo spinse violentemente a terra. Qualcosa, qualcuno aveva colpito esattamente il punto cieco del byakugan.
Si rialzò da terra un po’ dolorante; senza neanche pensarci si mise in guardia. Il byakugan esteso al massimo scandagliando la foresta attorno a sè .
Immediatamente un pugno lo buttò violentemente fra la polvere.
-Choji !- Tenten si parò davanti a lui proteggendolo con il suo corpo. Era allarmata – sei impazzito?- gridò a qualcuno dietro di lui.
- Choji?- Neji si rialzò stordito, la testa gli girava. Come mai non era riuscito a percepirlo?
- Io sono impazzito?!- Choji scostò la ragazza fronteggiando Neji - ..e allora lui, cosa mi dici di lui? Non è riuscito neanche a vedermi, a parare uno dei miei colpi!
Neji ingoiò amaro; Choji si stava forse beffando di lui? Si rialzò furioso - ci stavamo allenando..- un pugno lo colpì in pieno volto facendogli sanguinare il naso.
- Ma come…- Tenten si scagliò addosso a Choji- ..ma cosa cavolo..?-
Il giovane le bloccò entrambe le mani con un solo rapido movimento; non aveva neanche avuto il tempo di estrarre un arma.
Tenten lo guardò smarrita; com’era possibile che fosse più forte, più veloce di loro?Cos’era successo a Choji il bonaccione, al grassottello con le tasche piene di snack?
- Devi andartene adesso!- Le disse fissandola in volto: Tenten non riuscì a sostenere quello sguardo. – Non intrometterti in questa storia! Tu non c’eri!-
Il giovane la lasciò andare voltandole la schiena.
- Cosa stai…?- Tenten si avvicinò sfoderando i kunai e preparando gli shuriken - tu non devi toccare Neji..Non so cosa ti passi per la testa, ma è ancora convalescente e…
- Allora perché tu lo fai allenare così duramente?- Il giovane la guardò con aria feroce, i vestiti gli pendevano addosso. Non si era neanche premurato di cambiarli, di metterli di una taglia più adatta. La giacca , la maglia pendente, sformata facevano di lui una assurda parodia.
Ma cosa stava succedendo? Tenten lo guardò smarrita; aveva i lineamenti i vestiti di Choji, ma non sembrava lui.
E poi cosa ci faceva lì, perché era arrabbiato con Neji? Centinaia di pensieri passarono nella mente della fanciulla che però non abbassò le armi; il corpo teso, pronto allo scatto in difesa dello Hyuuga.
- Non è colpa sua- Neji si frappose fra i due – le ho chiesto io di darmi una mano. Voglio rimettermi  in forze il prima possibile: dobbiamo aiutare Sasuke e …
 Un violento pugno alla bocca dello stomaco lo buttò a terra boccheggiante.
Tenten gridò accosciandosi accanto a Neji.
Ma che diamine…il mondo era impazzito….da quando Neji poteva essere colpito così facilmente…e da Choji poi..- cercò di aiutare il giovane Hyuuga a rialzarsi , ma lui la scansò delicatamente.
- Mi sto allenando per diventare più forte, per non farmi mai più colpire, per aiutare Sasuke!- Neji si raddrizzò mettendosi in posizione di difesa. Sentiva i muscoli tirare, le membra dolergli. Quel corpo non sembrava più il suo. Non riusciva a reagire con la prontezza di prima; le gambe lo tradivano.
- Dobbiamo aiutare Sasuke? - Gridò Choji il volto distorto da un’ira furibonda. Dobbiamo aiutare quel vigliacco, quel traditore che si è venduto ad Orochimaru?- Strinse i pugni ; sembrava volesse fare a pezzi il mondo.
- Adesso basta, hai capito?- Tenten senza alcun preavviso cominciò a lanciare kunai e shuriken.
Choji si mosse appena: con noncuranza lasciò che alcuni kunai lo colpissero, schivò gli shuriken o ne spostò la traiettoria con le mani. Choji Akimichi la guardò, i suoi occhi la catturarono – te l’ ho già detto, tu non c’eri. Non capirai mai!Se veramente vuoi difendere questo Hyuuga dovevi lasciarlo nel suo letto d’ospedale!
La fanciulla abbassò lo sguardo contrita; Choji aveva ragione. Se un perdente come lui riusciva a colpire un genio come Neji significa solo che il suo amico stava molto peggio di quello che voleva far credere.
Aveva sbagliato!
Certo Neji sembrava talmente determinato, quando lo era andato a trovare a casa sua, che lei non era riuscita ad opporglisi.
E poi dopo la recente sconfitta, forse per lui era un bene ricominciare subito a combattere. Questo avrebbe lenito il suo dolore.- Guardò Neji, la casacca bianca sporca di terra, i capelli sciolti sulle spalle- …non lo aveva mai visto così...così.. umano. Neji che non si scomponeva mai nonostante la durezza degli allenamenti, del nemico.
Eppure c’era anche lei quando i ninja medici lo aveva riportato a Konoha.
Ricordava di aver pianto quando lo aveva visto in quelle condizioni. C’era sangue ovunque, e il pallore, l’infinito sfinimento su quel volto sempre così nobile.- ..è vero...io non c’ero.. però…
- Vai a casa Tenten!- Choji Akimichi la guardò, uno sguardo tagliente, freddo, uno sguardo che faceva male sentirselo addosso.
La fanciulla guardò Neji, lui assentì impercettibilmente.
Con le lacrime agli occhi si voltò andandosene.
Lei non c’era; lei era una dei tanti che non se lo sarebbe mai perdonato.
Eppure non poteva farci niente; le cose, la vita non va mai come vorresti.
Neji si mosse cercando di allentare la tensione muscolare: la cicatrice gli tirava e doleva. Nonostante avessero usato i suoi capelli per curarlo la ferita aveva dilaniato la carne, le viscere. Ci sarebbe voluto molto tempo perché smettesse di fargli male. Tutto gli faceva male, anche alzare un braccio. Aveva voluto allenarsi con Tenten per questo, per mettersi alla prova, per ritrovare il suo corpo oramai così estraneo.- Perchè t’impicci dei fatti miei?- Fronteggiò Choji senza paura, e di cosa aveva paura ormai? Tutto era già accaduto!
- Vederti mi fa venire la nausea!- Le parole, quasi sputate contro di lui, di Choji erano così incoerenti che Neji lo guardò stupefatto.
- ... la nausea?-
- Tu mi fai venire la nausea! Sei pieno di ferite, hai fermato una freccia col tuo corpo, sei stato ad un passo dalla morte e..e.. . non è servito a niente!- Choji scoppiò in una risata stridula, sembrava quasi un singhiozzo.
Lo Hyuuga si irrigidì abbassando la guardia - se anche fossi morto sarebbe andato bene lo stesso perché….-
Non riuscì a finire la frase.
La mano di Choji gli tappò la bocca. –Stai zitto, non pronunciare davanti a me quell’idiozia che ti hanno insegnato nel tuo clan. Davvero pensi che la tua vita valga così poco?
- La vita di Sasuke non è poco!- Neji Hyuuga scansò con una mossa repentina la mano di Choji.- Rifarei tutto da capo, anzi, mi impegnerò di più per sbaragliare qualsiasi ninjia voglia sbarrarmi la strada. Non sarò mai più in pericolo di vita: mai!
Choji sembrò aver perso un po’ della sua furia; si guardò la mano, quella mano che aveva sfiorato le labbra di Neji - ...a che scopo?- La sua voce era quasi un sussurro - perchè abbiamo rischiato le nostre vite? Anche Naruto è ferito, il suo corpo è ferito, il suo cuore…Sasuke ci ha tradito, ha tradito tutto!- Alcune lacrime luccicarono negli occhi di Choji. Lui le asciugò rabbiosamente.
- Traditi, traditi. Sasuke non ci ha traditi- gli gridò Neji furioso. Non riusciva a controllare l’ira che gli cresceva dentro. Chi era Choji, chi era lui per dire certe cose!-Tuo fratello non ha ucciso i vostri genitori, sterminato il tuo clan, tu non sei solo…- Neji lo afferrò per il bavero assestandogli un violento strattone- …tu non capisci niente!
- No, sei tu che non capisci e come potresti. Sei talmente preso dalla tua vendetta contro clan principale da non riuscire a vedere ad un palmo dal naso.- Choji si voltò cercando di trattenere le lacrime.
Era uscito da casa per smettere di pensare, di soffrire..
Allora perché aveva incontrato proprio lui. Perché Neji?
Aveva fatto così tanta fatica per soffocare quel dolore, quel dolore che gli straziava l’anima, gli mordeva il cuore.
Era un guerriero, un ninjia, non poteva permettersi debolezze.
Aveva sempre combattuto contro quell’assurdo sentimento, contro quella…., quel pensiero schifoso, malsano.
- … Choji, Choji Akimichi che cos’hai?- Neji si avvicinò confuso. Improvvisamente l’altro sembrava aver perso ogni forza; il volto gli trascolorò repentinamente; lo vide barcollare. Non aveva mai avuto un gran rapporto con Choji, però lo aveva sempre visto allegro, positivo, pronto a dare tutto per gli altri. Il gentile Choji. Cosa gli stava succedendo?
- … ho avuto paura… ho avuto tanta paura..- il giovane trattenne un singhiozzo, le spalle curve ostinatamente voltate. Incrociò le braccia sul petto stringendosi le spalle, come un abbraccio consolatorio: consolava il suo cuore, la sua anima che sembrava lacerata da artigli.
- ..è normale avere paura!- Incominciò Neji cercando le parole giuste. Non aveva mai avuto ne la voglia ne il desiderio di parlare, consolare qualcuno. - L’ avevo anche io durante tutta la missione, però…
La voce di Choji era appena un sussurro - …l’unica cosa che mi consolava era la tua presenza! Per una volta nella vita potevo starti vicino, proteggerti. Lo so che non hai bisogno di me, sei infinitamente più forte di un perdente come me…però. Sono rimasto indietro ho combattuto perché potevo farti scudo, potevo proteggerti…- il giovane scoppiò in lacrime - …avevo tanta paura, tanta paura che tu potessi ferirti, morire!
La testa bassa, Choji, si allontanò piangendo.
Nella radura improvvisamente regnò il silenzio assoluto.
Leggero s’udiva il respiro di Neji Hyuuga.

-….direi che hai recuperato quasi del tutto!- Tenten atterrò accanto al giovane Hyuuga, sorrideva soddisfatta. Era felice di aver aiutato Neji a rimettersi in forze. Le piaceva molto vederlo combattere, l’eleganza dei suoi movimenti, la perfezione nell’esecuzione delle tecniche.
Ogni volta che stava con lui si sentiva bene, trovava lo stimolo per migliorarsi e progredire.
Neji era un genio. 

Lui la guardò, il volto impassibile come sempre, lo sguardo dei suoi penetranti occhi bianchi rivolto verso l’infinito.
Era passata una settimana dal litigio con Choji; ma era un litigio?
Probabilmente, durante la missione per recuperare Sasuke, Choji aveva accumulato molta rabbia.
Era normale d’altronde. Chissà cosa avevano passato inseguendo senza requie i terribili ninja del suono esperti dei più malefici ninjutsu.
Quando aveva cercato di parlarne con Neji lui si era rinchiuso nel suo solito mutismo.
Conoscendolo non aveva giudicato saggio insistere.
Però la faccenda non le era molto chiara, per questo aveva fatto le sue ricerche.
Quando non si allenava con Neji era sempre alle costole di Choji Akimichi.
Era stata molto prudente per timore che si accorgesse di lei.
Da quando era tornato Choji era un’altra persona. Magro silenzioso, lo sguardo triste se ne stava sempre solo.
Non mangiava e non parlava con nessuno; evitava accuratamente Shikamaru e questo era molto sospetto.
- Grazie!- Neji la guardò e il suo viso si ammorbidì un poco – mi aiuti sempre.
La fanciulla arrossì; forse dopotutto il suo interesse per Neji non era dovuto solo all’amicizia!!
Lui se ne andò con il suo solito passo tranquillo e deciso.
Tenten si stese sull’erba concedendosi un po’ di fantasticherie.

- Adesso, adesso sono pronto!- Neji si arrampico sull’edificio più alto di Konoha e col byakugan lo cercò in giro.
Cercava Choji Akimichi.
Aveva bisogno di risposte, doveva averle o non sarebbe più riuscito a dormire, a concentrarsi.
Era stato solo merito di Tenten se era riuscito a portare avanti l’allenamento.
Se fosse dipeso da lui …
Le parole di Choji si erano impresse a fuoco nella sua mente, per quanto ci pensasse e cercasse di trovare una spiegazione valida, un’ alternativa, sapeva di mentire a se stesso.
Gli sembrava di sentire sempre nelle orecchie la voce di Choji, ripeteva all’infinito quelle parole: - …l’unica cosa che mi consolava era la tua presenza. Per una volta nella vita potevo starti vicino, proteggerti. Lo so che non hai bisogno di me, sei infinitamente più forte di un perdente come me…però. Sono rimasto indietro ho combattuto perché potevo farti scudo, potevo proteggerti…avevo tanta paura, tanta paura che tu potessi ferirti, morire…
Nessuno gli aveva mai detto nulla di simile , nessuno.
Neanche suo padre, sua madre che lo amavano.
Quanto strazio, quanto dolore, nelle parole di un compagno, di un ninja.
Era possibile questo?
Un compagno di squadra.
Si poteva provare tanto per un compagno?
Niente li aveva mai legati, niente.
Non avevano nulla in comune a parte il luogo di nascita.
Sapeva di Choji solo l’indispensabile.
Invece lui….
Lui da quando, da quanto tempo…
Improvvisamente la rabbia lo sopraffece; che significavano quelle insulse parole.
Erano forse una dichiarazione d’amore?
Davvero Choji pensava di insozzarlo con le sue perversioni?
Strinse i pugni concentrandosi sul biyakugan; aveva esplorato un quarto della città quando lo vide.
Era in cima ad un palazzo poco distante.
Neji si mosse agilmente saltando di cornicione in cornicione con la leggerezza che gli era consueta.
Doveva parlargli!
Doveva parlargli- l’urgenza lo rendeva rapido.
In un istante fu sul tetto .

Choji era seduto su una panca e guardava l’orizzonte.
Se pure si era accorto della presenza dello Hyuuga, niente lo lasciava trasparire..
Guardava lontano, le braccia poggiate sulle gambe in posizione rilassata.
La foresta si stagliava lontana, più vicine case, fattorie si distinguevano fra la vegetazione. Tutto era immerso nel verde, nella tranquillità.
Choji guardava e non vedeva.
Sembrava estraneo a ciò che lo circondava.
La furia di Neji svanì in un istante.
Osservò il compagno e ne ebbe…. Pena?
Era pena quella morsa che gli stringeva il cuore?
- Sarei venuto io a scusarmi - cominciò l’Akimichi senza neanche voltare la testa, senza distogliere lo sguardo dall’infinito – ti ho detto cose assurde e senza senso .Mi dispiace.
- Se sono assurde perché non mi guardi?- Neji afferrò il volto dell’altro voltandolo verso di sé .Quando incontrò gli occhi di Choji si accorse che erano pieni di dolore, di lacrime mai scese.- Quel giorno mentivi?
- Ero fuori di testa, scusami!- Choji abbassò lo sguardo cercando di alzarsi.
Stare vicino a Neji, così vicino, essere toccato da lui, parlarci viso a viso era più di quanto potesse sopportare. Quanto autocontrollo doveva ancora esercitare su se stesso, quanto?
Il cuore gli batteva all’impazzata, sentiva un brivido caldo, freddo scorrergli nel sangue.
Ma l’altro non gli permise di muoversi; con le mani teneva il viso rivolto verso il suo e senza esercitare forza lo immobilizzava.
Il silenzio avvolgeva ogni cosa. Fra poco sarebbe calato il sole e un’altra giornata sarebbe finita.
Ancora un’altra giornata uguale a tutte le altre?
- Dimmelo di nuovo, dimmi che quel giorno quando mi hai colpito davanti a Tenten, dimmelo che quel giorno eri fuori di testa?- Neji fissò il suo sguardo nel volto candido e sottile di Choji. Era così diverso dal ninjia grassoccio che conosceva.- Guardami negli occhi e dimmi che stavi mentendo.
Choji chiuse ancora più strettamente gli occhi trincerandosi nel mutismo più totale. Neji Hyuuga gli stava tenendo il viso, sentiva il tocco caldo delle sue mani, la sua voce.
Non aveva bisogno di guardarlo per pensare a lui. Conosceva ogni tratto del suo volto, la dolce curva della mascella, il bel collo.
Sentiva il solletico dei suoi lunghi capelli sciolti dal vento.
Forse non si poteva chiedere di più. Questo istante doveva bastargli per il resto della vita.
Neji…..
- Choji Akimichi!- Il tono di voce gli fece spalancare gli occhi-.
Neji lo lasciò andare sospirando. Gli si sedette accanto, sembrava molto stanco- Non riesco più a dormire , a concentrarmi.. Choji cosa volevi dirmi quel giorno. Cosa ti ha dato tanta forza, tanto coraggio di affrontarmi?
L’altro ristette.
La vicinanza,quello stretto contatto lo imbarazzavano e lo eccitavano insieme.
Si morse le labbra cercando di controllarsi.
- mi piace mangiare, ma più che altro mangiare mi serve a non pensare...a non pensarti! - La voce di Choji era appena udibile – sai ti ho sempre ammirato, sei elegante, forte. Sei arrogante ma solo perché hai molto sofferto, è la tua maschera; so riconoscere i sentimenti dietro le maschere. Così ti ho studiato giorno per giorno comprendendo le nostre diversità, sentendo crescere dentro di me l’ammirazione, il rispetto. Credevo fosse solo questo..
poi durante l’esame da Chunin, quando Naruto ti ha colpito, quando hai raccontato la tua storia, ho visto il tuo marchio…io mi sono sentito male.
Volevo stare con te , abbracciarti, consolarti, ..volevo..
Allora mangiavo, mangiavo per non pensarti.- Abbassò la testa tormentandosi le mani - sai per un po’ ha funzionato, siamo nello stesso villaggio e eppure ci sono molti sistemi per non vedersi.
Quando pensavo che ti avrei dimenticato prima o poi, che mi sarebbe passata…quando pensavo di essermi messo il cuore in pace è arrivato Shikamaru!
Shikamaru mi ha scelto per salvare Sasuke, lui si fida di me. Si fida capisci?
Ero felice solo per questo; ma poi quando ti ho visto….Neji…quando ti ho visto…io...- Choji tacque. L’emozione gli serrava la gola; aveva paura di se stesso, delle sue emozioni. Neji era così vicino, riusciva a sentirne il profumo, l’odore della sua pelle, dei suoi capelli…- stringendo i denti si alzò avviandosi verso le scale.
Improvvisamente le braccia di Neji lo strinsero in un abbraccio delicato; la sua testa si posò sulla spalla del giovane.
Choji rimase immobile accogliendo il dono fattogli.
Non sapeva quanto sarebbe durato, ma quelle braccia morbide e bianche, il dolce peso sulla sua spalla era più di quanto avesse osato sperare.
 
 

 
 Note finali: Quando scrivo tengo sempre a mente il carattere del/dei protagonista/i. Non mi piace snaturarli per amor di storia. La fanfiction segue il loro carattere. Neji non è tipo da baci appassionati o romanticherie. Quell'abbraccio dato a Choji è il massimo della tenerezza per un sentimento che lui comunque considera assurdo e malsano.
 
   
 
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