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Autore: Marty XD    30/09/2012    1 recensioni
Riflessioni sulla vita di una ragazza stufa della sua vita, che pensa di risolvere tutto con un gesto tragico finché...
Storia scritta di getto, che non mi aspetto possa piacere a qualcuno, ma che di certo mi è servito molto scriverla.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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L'ennesima giornata deprimente, l'ennesimo sguardo inespressivo che si riflette nello specchio del bagno. Perfetto, è spuntato pure un nuovo brufolo, come se non ne avessi già abbastanza sulla

fronte...ah, bei tempi quando portavo la frangia e un minimo potevo nasconderle. Però no, forse è meglio di no, in fondo non mi stava bene (quale taglio mi sta decentemente?) e mi dava pure fastidio.

Mi lavo la faccia, voglio cambiare espressione, cercare di far apparire un sorriso dopo una giornata piatta: vorrei asciugarmi dopo e dirmi "va beh, domani andrà meglio!". Mi guardo, accenno un

sorriso, ma mi sento una stupida a farlo: come faccio a nascondere a me stessa tutto quello che sto provando? Perchè farlo, perchè cercare di dimenticare questa angoscia, rabbia e tristezza che ho

dentro? Non sarei nemmeno credibile con quegli occhi rossi che mi ritrovo e che mi stanno fissando dallo specchio.

In casa c'è un silenzio surreale dovuto a litigi, musi e lamenti di una madre che vuole volutamente sentirsi male, anche se sembra non accorgersi di contagiare il malumore a chi la circonda.

Che strazio.

Torno in camera mia, ma cosa posso fare per distrarmi? Ho finito di leggere quel libro che bramavo da tempo, tutto questo silenzio mi fa sentire in colpa se faccio partire un CD dalla radio nuova di zecca.

"Potrei guardare un film sul computer oppure creare un nuovo sfondo con Photoshop. Chissà se ho ricevuto una notifica su Facebook. Chissa se qualcuno mi cerca."

Alla fine opto per quest'ultima proposta, ma come immaginavo nessuno mi ha cercato e nessuno ha scritto nulla di interessante. "In fondo neanch'io ho cercato qualcuno, quindi me lo merito."

Vado su youtube e per un attimo la mia attenzione è distratta dall'illuminazione improvvisa del display sul cellulare: batteria scarica. Alzo lo sguardo verso la libreria e vedo la mia modesta

collezione di manga, nove volumi acquistati nell'arco di sei anni. Non tanto per mancanza di soldi, bensì per le discussioni perennemente nate dopo l'acquisto. Come se leggere fumetti ci rendesse infantili. Scelgo un volume di Host Club e torno a sorridere per le uscite deliranti del Lord, nel tentativo di cacciare le ennesime lacrime. Il silenzio della casa però

torna ad essere opprimente, come un macigno sul cuore e allora anche quel barlume di spensieratezza si spegne in un attimo.

Fra poco ricomincio le lezioni all'università e finalmente sarò sempre impegnata da lezioni, laboratori, tirocinio e ovviamente studio. Mi piacerebbe avere un ragazzo, anzi no,un fidanzato: sia

chiaro, non per occuparmi i week-end e per avere un contatto fisico con l'altro sesso. Vorrei qualcuno che avesse fiducia in me, che non siano gli amici. Vorrei sentirmi al sicuro, protetta, vorrei

sentirmi avvolgere da un abbraccio datomi da un ragazzo più alto di me con indosso un felpone grigio. Mi piacerebbe tanto sentirmi dire "è vero, la fuori è un brutto mondo e con la tua laurea sarà

veramente difficile trovare lavoro, però io ci sarò per te e farò di tutto per proteggerti". Sono parole grosse, fiabesche se non cinematografiche, però sarei disposta a fare altrettanto per lui.

Voglio il bene degli altri perchè è così che sto bene anch'io, ormai l'ho capito da tempo. Vorrei donarmi a qualcuno, qualcuno che però si prenda veramente cura di me.

Vorrei, vorrei, quante volte uso questo verbo. Fare no, a meno che non si tratti di impegno prossimi come "faccio i riassunti del libro" o "faccio un po' di pulizie in camera". Lo so bene che non

si può stare appesi ai sogni, attendere che questi si avverino senza muovere un dito, ma come fare a realizzarli? Mettersi in gioco? No, non ne sono capace. Io, che fino a un anno fa pensavo

ancora a quel ragazzo di cui ero tanto innamorata e a cui non mi ero mai confessata. Eppure gli piacevo, però lo giudicavo un "cattivo" ragazzo, di quelli che fumano, bevono e fanno giri in moto

ad alta velocità.

Vorrei innamorarmi, sfidare me stessa e per una volta dichiararmi a qualcuno faccia a faccia, con la consapevolezza che, in caso di rifiuto, potrò almeno dire "ci ho provato, non provo rimorsi".

Che bello sarebbe domani prendere il treno e incontrare un ragazzo che mi faccia scattare qualcosa, che mi faccia pensare "questo non devo farmelo sfuggire". Potrebbe essere uno studente di una

facoltà vicina, che magari mi viene presentato il giorno stesso dal fidanzato di un'amica e poi...no, non è possibile.

Le ragazze normali uscirebbero di più, mettendo in mostra il mostrabile, magari quelle intelligenti facendolo in modo elegante, mai volgare. Uscirebbero con le amiche, gli amici, poi un salto in

discoteca ed ecco fatto! Un amico di un amico di un altro amico si avvicina a lei, le chiede di uscire un attimo ed eccoli che il giorno dopo hanno il loro primo appuntamento.

 

Forse ho esagerato. Il problema è che non ho idea di come funzionino queste cose, dato che le poche amiche che ho o sono single oppure quando si sono fidanzate neanche le conoscevo.

Però penso che sia vero che uscendo e magari vestendomi più femminile potrei far smuovere le cose.

Uscire...e con chi? Con quelle "amiche" che ti impongono una data? Amiche che sono disponibili solo la sera, che non ci pensano in che zona scomoda abiti? No, non puoi, o almeno non tutte le volte

che ne hai voglia! Gli altri amici abitano lontano e quindi non fai nulla, stai seduta sulla tua scrivania e ogni tanto guardi l'ora, in attesa di andare a dormire.

Passano i giorni e sono sempre più apatica finché non arriva un giorno come questo, fatto di musi e parole pesanti dette senza averci dato il peso che hanno. Ed ecco quel male allo stomaco e al

cuore che ti risucchia, quasi un male di vivere.

Ma una vita così, con degli amici che prendono in giro i tuoi studi, un fratello che fa una facoltà importante, un padre che ti incoraggia, ma che sinceramente non ti dà fiducia, e una madre che

mette sempre in dubbio quello che fai..ma una vita così è vita? Una vita di insicurezza, senza l'appoggio di nessuno. Una vita in cui sì, a volte gli amici ti fanno coraggio, ma poi sei tu a non

cercarli, a non raccontare niente per non dare fastidio...questa è vita?

Faccio per sospirare, ma un groppo in gola me lo impedisce.

Se i miei genitori si comportano così con me, se qualsiasi cosa per me importante la sminuiscono, ci ridono sopra o peggio, perchè ventun anni fa mi hanno fatto nascere? Perchè quella notte mia

madre non ha detto al marito "no guarda, ho cambiato idea, meglio un figlio unico"?

Eppure mi sembra di essere tanto paziente rispetto a quelle che io giudico ingiustizie, metto sempre il bene degli altri di fronte al mio. Se solo fossi più forte starei sempre in pace con me

stessa, eppure adesso mi ritrovo così, con gli occhi lucidi e un groppo in gola che non riesce a scendere.

Faccio un pensiero, Quel pensiero, e la mia mente per un attimo si svuota.

 

Ma certo, ecco la soluzione di tutto, ecco cosa deve fare una come me.

Che senso ha vivere nell'indifferenza totale, nel senso di colpa, sentirsi sempre di più un peso per parenti e amici?

Voglio farla finita, adesso, voglio rompere questo silenzio opprimente e togliere i musi dai volti dei miei genitori. Chissà, magari con questo mio gesto la smetteranno di continuare questa soap

opera e cominceranno di più a riflettere sulla vita e l'importanza di stare bene quando si può.

Vado sul balcone, sesto piano, nessuno sa che sono qui. Mi guardo attorno e l'unico rumore che sento è quello di una moto che sfreccia lungo la strada, ormai lontana da casa mia. L'aria è frizzantina e senza

volerlo una lacrima scivola fastidiosa sulla guancia, fino a darmi prurito. Stropiccio un po' gli occhi, mi tolgo le ciabatte e metto un piede tra le inferriate della ringhiera, pronta a

scavalcarla.

Chissà cosa proverò, chissà cosa succederà dopo.

Sarebbe bello se esistesse davvero il paradiso e galleggiare su una nuvola insieme a dei grandi artisti del passato, vedere i miei amici dall'alto, poter scambiare due parole con altri che hanno

fatto come me...parlare con Babi.

Al suo pensiero mi sento raggelare e subito ritiro i piedi dalla ringhiera e incrocio le braccia al petto.

Come potevo pensare di scappare dai miei problemi così, proprio come ha fatto Babi? La dolce e timida Babi, una ragazza ben più piccola di me, che una sera di febbraio ha voluto farla finita in una

squallida stazione ferroviaria.

No no no, mai più voglio vedere l'angoscia che hanno provato i suoi amici, mai più voglio leggere articoli di giornale riguardo quel tragico evento.

Che tristezza quando leggo i commenti dei suoi amici che ancora le scrivono su Facebook e che mi fanno sempre più pensare "perchè non ti sei confidata con qualcuno? Perchè sei scappata dalla vita?"

Vorrei schiaffeggiarmi, punirmi per quello che ho pensato di fare, per come ho permesso ai miei pensieri più negativi di travolgermi.

Indosso nuovamente le mie comode pantofole, vado a bere un bicchiere d'acqua e, dopo aver dato la buona notte ai miei genitori, torno in camera mia.

Le lenzuola sono calde, mi sento nuovamente protetta e il sonno mi prende poco dopo.

In fondo la vita è come una sfida: devo solo saper giocare le carte giuste.

E che fare con i negativi? Beh, come si faceva una volta quando portavi un vecchio rullino da un fotografo: usare i negativi per sviluppare i positivi.

Che sciocca, eppure l'avevo imparato anche a lezione: la formazione è anche deformazione e anche grazie a questa l'uomo, essere-in-possibilità, può migliorarsi per diventare ancora più forte,

ancora più padrone dei propri limiti e delle proprie debolezze.

Sì, queste lenzuola sono proprio comode.

   
 
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