Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Minshara    30/09/2012    0 recensioni
Il capo clan degli Hyuuga decide di far sposare Neji; il giovane è contrario ma non può opporsi, si prepara così a conoscere la sua fidanzata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neji Hyuuga
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sposa perfetta
 
 
Credo sia venuto per te, il momento di prendere moglie – il capoclan sorseggiò amabilmente il thè caldo appena servito da sua figlia.
Neji trattenne a stento un moto di sorpresa. Tutto si aspettava fuorché quell’ordine. Da quando in qua suo zio era così interessato alla discendenza del ramo cadetto?
Strinse forte la tazza: non sapeva cosa rispondere, cosa dire.
Una sposa, una moglie,  era lontana dalla sua mente almeno mille miglia.
Nella sua vita c’erano sempre e solo stati allenamenti e missioni.
Ora doveva fidanzarsi, prendere moglie…
Tutto gli parve improvvisamente assurdo.
- Neji?- L’insistenza nella voce dello zio gli fece comprendere di non aver sentito quanto il capoclan aveva intenzione di comunicargli.
- Perdonate Hiashi sama, mi ero distratto!- Si scusò evitando per un pelo di rovesciare la tazza del thè.
Lo zio abbozzò un sorriso – capisco che questa mia decisione possa averti turbato, ma vedi ci ho pensato molto. Tu sei il migliore elemento del nostro clan, sei più abile e forte di Hinata e di Hanabi.
Neji abbassò la testa mortificato per Hinata, che aveva appena servito il thè, e se ne stava in silenzio.
Come se avesse compreso la cugina gli rivolse un sorriso dolce.
- Figlia, - il capoclan si volse verso la fanciulla – non intendevo offenderti: tecnicamente sei superiore a Neji, purtroppo la tua mitezza mal si addice al tuo ruolo. Hai bisogno di essere protetta e aiutata.-
- Comprendo padre, sono sicura che con il “fratello” Neji al mio fianco non avrò nulla da temere.
Il giovane mantenne la sua aria impassibile pur sentendosi inorgoglire; mai il clan principale aveva degnato di lode il clan cadetto!
- Neji il tuo talento non deve, non può essere sprecato – riprese Hiashi sama – quando avrai dei figli potrai loro insegnare e tramandare il tuo Juken . Fece una pausa calcolata - abbiamo scelto una sposa per te; si chima Sumire Hayashi ed è lontanamente imparentata con il clan Hyuuga. Domani pomeriggio andremo da loro per la cerimonia del tècosì potrete incontrarvi. Conosco la sua famiglia da molto tempo e l’ultima volta è stata lei a servirmi il tè: è molto graziosa ed è anche preparata per diventare la moglie di un ninja del tuo valore!
Neji tacque; non è che l’idea di sposarsi gli andasse molto a genio, figurarsi poi se la sposa era stata scelta da suo zio.
Non che dubitasse dei suoi gusti; però avrebbe preferito scegliere da solo la donna con cui sposarsi.
Continuò a bere l’eccellente thè preparato dalla cugina, cogliendovi una nota amara di sottofondo.
 
Si sentiva un po’ a disagio nel nuovo kimono preparato per l’occasione; era di un bel colore blu . Un dono di suo zio, fatto preparare dalle donne della casa Hyuuga, appositamente per lui.
Una parte di lui era orgogliosa dell’onore tributato alla sua persona, l’altra parte si sentiva un po’ strumentalizzata e un angolino di lui era estremamente nervoso, non aveva mai avuto un appuntamento combinato: non aveva mai avuto un appuntamento.
Seguì suo zio nella stanza del tè.
Seduta accanto ad un uomo dal kimono grigio c’era una fanciulla dall’aria altera.
Aveva i capelli raccolti sulla nuca e ornati di un prezioso pettine a forma di fiore, indossava un kimono verde sfumato su cui erano state ricamate delle bellissime violette.
Si sedettero sul tatami e furono fatte le presentazioni.
- Questa è mia figlia Sumire!- Hayashi sama si volse verso la figlia che chinò graziosamente il capo, ma quando alzò il volto e puntò gli occhi blu notte su di lui.
Neji senti un brivido percorrergli la nuca.
Senza dire una parola Sumire si mise a preparare il thè secondo l’elegante usanza delle famiglie nobili.
Aveva gesti calmi, lenti, misurati.
Il bollitore era già pronto nell’apposita buca al centro del tatami.
Neji la osservava incuriosito.
La fanciulla prese il matcha da un apposito, pregiato sacchetto, e usando il cucchiaio di legno, mise una certa quantità di foglie nella tazza a cui poi aggiunse l’acqua ben calda.
Infine con gesti regolari cominciò a girarla con il frullino di bamboo.
Aveva spesso seguito gli stessi movimenti eseguiti dalla cugina, ed ora guardandoli fare da quella ragazza li trovava stranamente diversi, pur sapendo che lei si stava muovendo nella maniera corretta.
La osservò attentamente seguendo ogni suo gesto finchè lei, approfittando della distrazione degli adulti non volse la testa puntandogli addosso gli occhi; sbuffò appena e poi si rimise subito all’opera con la compostezza dimostrata momenti prima.
Neji trasalì.
Aveva visto bene?
Non era possibile.
Quell’elegante signorina non poteva avergli sbuffato in faccia.
Si spostò un poco in modo da poterla guardare meglio.
Lei rialzò il viso chiaramente indispettita e si spostò a sua volta.
Chiaramente non le faceva piacere essere osservata mentre preparava il thè.
Neji le fissò le mani seguendola attentamente , finchè non capì: la ragazza eseguiva i movimenti a memoria senza l’abituale grazia e sicumera dovuta all’abitudine.
Doveva aver imparato da poco la cerimonia del thè e si muoveva lentamente per timore di combinare qualche guaio.
A Neji la cosa parve molto buffa; insomma lo volevano incantare.
Aveva una gran voglia di metterli in difficoltà; tutto sommato quella storia del matrimonio combinato non gli andava molto a genio.
- Sapete suonare lo shamisen?- Si rivolse a Sumire educatamente in un momento in cui la conversazione tra gli adulti languiva.
La fanciulla alzò il viso guardandolo spavalda – certo mio signore- rispose educatamente con voce soave, ma a guardarla negli occhi si capiva che stentava a controllarsi - …e so anche danzare, ricamare, tessere e ogni altra mansione si adatti alla sposa di un membro dell’onorevole clan degli Hyuuga!
Nella stanza calò un silenzio carico di tensione; si udiva solo il lieve sciacquio del thè contro le pareti della tazza.
- ..mi sa che ho esagerato – si disse la fanciulla sforzandosi di continuare quella noiosissima farsa - …ma tanto io questo tizio borioso non lo voglio certo sposare!
 
Si salutarono dopo un’ora circa ; non appena gli Hyuuga appena furono usciti dalla casa Sumire potè finalmente rilassarsi.
Allentò la cintura dell’obi e si sciolse i lunghi capelli neri.
- Dovevi aspettare di tornare in camera tua; potrebbero vederti - cominciò suo padre polemico. Presentare Sumire per quell’incontro prematrimoniale gli aveva richiesto dieci anni di vita.
- Ma cosa ho fatto mai eh?- Sbottò la fanciulla infastidita. – Perché devo sposare uno a cui piace vedere le donne imbalsamate in un kimono? Ma lo sai quanto è scomodo st’afffare …- proseguì implacabile, mentre suo padre contava i ryo che gli era toccato sborsare per quel kimono tanto disprezzato.
- Domani ti vedrai con Neji sama e cercherai di essere cortese in modo che ti chieda in sposa..- continuò imperturbabile l’uomo.
- Non lo voglio sposare, è altezzoso , prepotente e arrogante!- Sbottò la ragazza - ….e poi la casata degli Hyuuga non mi piace hanno quell’abilità innata (kekkei genkai) così spaventosa!-
- E’ un clan molto importante e tu ne entrerai a far parte, portando prestigio e onore anche a noi!- insistette il padre.
- Con l’onore e il prestigio non ci mangi; non mi sposerò quel tizio con gli occhi bianchi! Ti è chiaro!- Urlò la fanciulla con le mani sui fianchi.
- Tu devi…- cominciò il padre, ma fu interrotto dall’impetuoso abbraccio di suo figlio minore.
- Sorellina, cosa hai combinato?- Haru, si appese alle spalle di Sumire; aveva due anni meno di lei ma la superava di una testa, in altezza.
- Quel tuo padre mi vuole vendere alla casata degli Hyuuga, ma ci pensi’?
- Wow , gli Hyuuga..hanno il byakugan..forte!- Il fratello le saltellò attorno entusiasta – Sposi un ninjia col byakugan forte, forte.
Sumire cercò di scrollarsi il fratello di dosso.
- Non sposa un ninja, sposa il miglior ninja della casa cadetta!- Insistette il padre – pensa che il capoclan se potesse lo nominerebbe suo erede! E’ un ninja eccezionale che si è formato da solo e..-
Senza degnarsi di ascoltarlo sua figlia entrò in casa, e dopo aver gettato il kimono a terra si concesse una lunga doccia.
- Se ti piacciono tanto gli shinobi sposalo tu quello!- Bofonchiò lavandosi vigorosamente.
Era veramente seccata.
Non le andava di imparentarsi con clan dalle abilità innate.
Era troppo complicato c’erano sempre guerre di mezzo e fazioni.
 
Neji si alzò all’alba; non riusciva a dormire e non sapeva spiegarsene il perché.
Cominciò con il solito programma di allenamento intensificandolo.
 
Lo aspettava sotto un salice.
Teneva sopra il capo con aria soave, un ombrellino di carta.
Indossava un kimono sui toni del viola che si sfumavano fino ad assumere un bellissimo color lavanda; sopra vi erano ricamati in bianco dei fiori.
Era una fanciulla deliziosa, “la sposa perfetta”- ma solo a guardarla da lontano- pensò Neji avvicinandosi.
- Benvenuta - cominciò il giovane un po’ impacciato. Aveva le mani sudate e non riusciva a capirne il motivo.
Lei abbozzò un delicato sorriso, ma i suoi occhi la contraddicevano.
Da lontano gli adulti osservavano.
- Vi mostro il giardino - proseguì Neji galante guidandola in mezzo ai cespugli ben potati della villa.
- Non voglio sposarvi!- Sussurrò la fanciulla non appena furono lontani da orecchie indiscrete.- Chiuse con veemenza l’ombrellino gettandolo a terra.
Il ragazzo la guardò basito; mai gli era capitato un simile voltafaccia. Sapeva che lei un po’ si controllava, che cercava di apparire più di quel che era; ma quel cambiamento repentino..
Soprattutto quell’affermazione buttata là con rabbia.
- Io invece desidero farlo, siete la sposa perfetta!- Rispose fingendosi tranquillo. In realtà non sapeva quel che diceva. Invece di sentirsi sollevato , il rifiuto di lei lo aveva fatto infuriare.
- Non sono perfetta e voi lo sapete, accidenti!- Sbottò furiosa mettendoglisi di fronte.
- Siete educata, bella e di buona famiglia; non serve altro!- Rispose il giovane impassibile.
- Non mi sposerò mai con uno del clan Hyuuga, capito!- Lei lo spinse via, o almeno ci provò perché Neji non si mosse.
- Il nostro clan vi è superiore in ricchezza, nobiltà e potenza - rispose il giovane infuriato.
- Questo è quello che fa il vostro clan al ramo cadetto!- Gridò la fanciulla indicando il marchio verde sulla fronte del ragazzo. – Io non permetterò mai che ai miei figli venga posto un simile sigillo, non lo permetterò mai!-
Senza aggiungere altro se ne andò piantando in asso il ragazzo.
Lui barcollò e poi crollò a terra: si strinse le braccia intorno alle spalle. Tutto il suo corpo era scosso da un forte tremito, eppure e non ne conosceva il motivo!
Chiuse gli occhi mentre dentro di sé sentiva riecheggiare la voce di Sumire , “...io non permetterò mai che ai miei figli venga imposto questo sigillo’’
Lei non lo avrebbe permesso.
Non lo avrebbe permesso.
I suoi figli non sarebbero mai stati schiavi della casata principale, del capriccio di un capoclan.
Non sarebbero vissuti nell’angoscia e nel dolore attendendo il proprio destino.
Sumire voleva dei figli liberi.
- Anche i miei figli saranno liberi !- Sussurrò il giovane tra se e sé – voglio che siano liberi!
 
 
- ..adesso ti vesti e vai da lui!- Suo padre l’acchiappò per un braccio cercando di farla alzare da terra.
La camera di sua figlia era nel caos più totale; libri, giornali, quaderni sparsi ovunque. Persino Haru era più ordinato di lei.
- Io quello non lo sposerò mai, hai capito mai!- Urlò la fanciulla divincolandosi.- Non metterò mai al mondo figli per offrirli al loro schifoso gioco tra clan!
Suo padre le allentò un manrovescio – gli Hyuuga sono uno dei clan più antichi e nobili del paese del fuoco. Noi abbiamo bisogno di imparentarci con loro, non solo per i beni che ce ne deriveranno, ma anche per la protezione che potranno offrirci.
Siamo già stati minacciati da una banda di fuorilegge!
- Invece di pagare il clan Hyuuga per la protezione, gli vendi tua figlia: ottima idea! – Sumire riuscì a scappare alla stretta del padre e di furia andò a cercare l’ospite.
Lo trovò seduto in giardino intento a contemplare un albero di susino dai fiori scarlatti
Quel tizio riusciva ad essere elegante e poetico anche quando aspettava.
Lui la sentì, la vide arrivare; si alzò in piedi per accoglierla.
Era scarmigliata e aveva una guancia rossa; doveva aver discusso con qualcuno.
– Anche se verrete un milione di volte io non darò mai il mio consenso -urlò inferocita – non mi imparenterò mai con gente che uccide i propri parenti, fratelli. Mai, mai.. avete capito!-
- Sono d’accordo con voi, per questo volevo chiedere il permesso a vostro padre di frequentarci!- Neji la guardò con quei suoi strani occhi bianchi in cui era difficile leggere le emozioni.
- Io non… – Sumire si bloccò confusa - ..siete d’accordo?
- Per puro caso il marchio è toccato a mio padre invece che a mio zio. Per puro caso io, del clan cadetto, sono più forte della legittima erede del clan principale. Per puro caso porto io il marchio invece di mia cugina!- Lui distolse lo sguardo - ..i miei figli non si affideranno al caso! Cambierò le regole, nessuno porterà mai più il marchio!
Fece quelle affermazioni con tale sicumera da lasciare la fanciulla stupita.
Stava cercando di fare colpo su di lei oppure era sincero?- ..ah, allora… va bene…- Sumire chinò la testa confusa.
Quella risposta, il suo tono veemente, l’avevano calmata - …venite a vedere il nostro frutteto, i suoi alberi sono piantati in modo da essere in perfetta armonia.
Senza una parola il giovane la seguì.
 
Il frutteto era il suo posto preferito, più del giardino perfettamente curato, amava quell’immenso terreno verde pieno di delizie; in ogni periodo dell’anno vi erano frutti maturi.
Gli alberi crescevano alti e col passare delle stagioni cambiavano aspetto, fino alle stupende fioriture primaverili, all’estate carica di frutti.
Passeggiarono in silenzio, Sumire gli si affiancò guidandolo nei labirinti verdi ,finchè non giunsero davanti ad un cascatella che si allargava in un laghetto.
Sulle sponde del laghetto si sporgeva un magnifico salice dai lunghi rami flessuosi.
Le fronde erano talmente fitte da formare un rifugio verde e silenzioso.
Sumire vi si infilò dentro e Neji la seguì.
Si sedettero appoggiando la schiena al grande tronco rugoso.
Sumire sospirò - Hyuuga sama, perchè mi volete come fidanzata? Io non sono come tentano di farmi apparire, e poi non mi piacciono i ninja.-
- Hayashi sama, con il kimono siete molto elegante e potreste sembrare una sposa perfetta – cominciò lui pacato – ma quello che vi rende speciale per me è il motivo per cui odiate il mio clan.-
Sumire sobbalzò, poi messasi in ginocchio lo fronteggiò- vi piaccio perchè mi sono arrabbiata per via di quello – indicò il marchio sulla fronte del giovane.
Lui abbozzò un sorriso – detesto questo marchio, avevo giurato odio alla casa principale per via di esso. Ma forse le cose cambieranno, io voglio cambiarle e se accanto a me c’è anche qualcuno che sembra più battagliero di me..- si fermò guardando la fanciulla- ..allora va bene!
Sumire arrossì confusa; questa sì che era una dichiarazione d’amore.
Tacquero entrambi piuttosto imbarazzati, poi Neji le prese la mano; entrambi rabbrividirono di piacere a quel semplice tocco.
Il giovane aveva mani lunghe e sottili, morbide eppure estremamente forti che si chiusero dolcemente sulla manina di Sumire.
- Volete diventare la mia fidanzata?– Le domandò con voce tanto bassa che la fanciulla l’udì appena. Si vedeva che il giovane era molto emozionato.
- Sì - La fanciulla avvampò, ma rispose immediatamente.
Rimasero immobili sotto il salice, seduti uno accanto all’altra: le mani strette in un silenzioso patto d’amore.
 
Sumire si spazzolò rapidamente i capelli e poi si catapultò fuori casa; lui la stava aspettando.
Senza essersi consultati, avevano deciso di abbandonare le formalità e optato per un abbigliamento più comodo.
Lui la attendeva seduto sotto un albero a pochi metri dal cancello della villa.
Non appena la vide si alzò andandole incontro.
Si guardarono a lungo piuttosto intimiditi poi Neji la prese per mano guidandola verso il villaggio.
- Hyuuga kun, posso venire a vedere i tuoi allenamenti? – Chiese dopo un po’ la fanciulla. Erano ancora molto impacciati e a volte tra loro calavano lunghi silenzi; ma nessuno dei due pareva dispiaciuto , anzi.
Sembravano capirsi bene senza parole, solo godendo della reciproca compagnia.
- Mi avevi detto che odiavi i ninja!-
Lei scosse la testa imbarazzata - ..sì lo so ..hai ragione, ed è ancora così; però tu sei un ninja !-
- Non sei obbligata a farti piacere gli shinobi!- Le rispose tranquillo
- Quello che non mi piace dei ninja è - il volto le si incupì – che togliete la vita con tanta facilità!-
Il giovane tacque pensieroso.
- Lo so che non ci sono scuse, ma uccidiamo perchè siamo soldati ! Noi difendiamo la nostra famiglia e il nostro villaggio – Neji le strinse dolcemente la mano per rassicurarla.
Sumire assentì poco convinta. – Sarà come dici tu! In ogni caso voglio vederti...se posso!
Neji abbozzò un sorriso, i modi di Sumire gli piacevano : era una fanciulla schietta . - Vieni domani all’alba nel bosco dietro l’accademia; ti aspetterò !-
Lei gli sorrise e insieme continuarono a passeggiare mano nella mano.
 
- Nella confusione della festa di fidanzamento noi porteremo via l’erede degli Hyuuga  - una voce sgradevole veniva dallo studio di suo padre.
Sumire si avvicinò pian piano cercando di non far cigolare le assi del pavimento.
- Chi mai poteva essere a quell’ora del mattino?
- ..no, non potete! Avevate detto che volevate solo informazioni, che li avreste solo controllati! – Con sommo stupore udì la voce di suo padre. Sembrava disperato.
- Bene, abbiamo cambiato idea, e non sei nella condizione di opporti!- Rispose l’interlocutore.
- Cosa ne farete dell’erede una volta che l’avrete rapita? E’ solo una fanciulla!- Proseguì suo padre implorante.
- Preoccupati della tua di fanciulla ; se non collabori sarà un piacere sgozzarla sotto i tuoi occhi!-
Sumire indietreggiò spaurita. Sgozzarla, voleva sgozzarla!
Doveva andarsene di lì doveva andar via.
- No, no....avevate promesso di non toccare la mia famiglia, il clan....- insistette Hiroshi Hayashi.
- Se ci farai infiltrare nell’abitazione degli Hyuuga, non capiterà niente al tuo clan e nemmeno alla tua famiglia – proseguì l’uomo – ho visto tua figlia e il ninja della casata cadetta andarsene in giro mano nella mano: sono molto carini! Da bravo padre insisti per dare la festa di fidanzamento; non possiamo sprecare una simile occasione.-
- Ma non posso, è ancora presto i ragazzi non si conoscono che da una settimana, sarebbe…- cominciò il padrone di casa implorante.
- Farete la festa almeno per l’inizio della prossima settimana; di più non possiamo attendere!- Rispose l’altro con un tono che non ammetteva repliche.
Sumire non attese di più ; aveva sentito quanto le interessava.
Doveva parlare con Neji; doveva avvisarli.
Mordendosi le labbra si mosse con la massima cautela ritornando verso la sua stanza.
Non si fidava di passare dalla porta principale.
Si arrampicò sul davanzale e si issò fuori dalla finestra: aiutandosi con le mani e spingendosi salì sul tetto. Era una manovra che faceva spesso d’estate per godersi le belle serate. Non avrebbe mai pensato che le sarebbe stata utile per qualcos’altro. Per fortuna quella sera la luna era calante, se ci fossero state spie avrebbe corso minor pericolo d’essere individuata.
A piedi nudi si mosse cautamente sulle tegole, sui tetti digradanti fino a trovarne uno sufficientemente basso per poter scendere.
Si calò usando tutte le precauzioni possibili, non poteva rischiare di non arrivare da Neji.
Muovendosi con circospezione s’inoltrò nel bosco; camminava con prudenza sorvegliando il sentiero e gli alberi.
Tremava tutta, ma era vigile e attenta; non doveva farsi prendere, non prima di aver parlato con Neji.
Finalmente uscì dal bosco.
Corse a perdifiato fino a giungere sul luogo dell’incontro; il giovane Hyuuga la aspettava .
L’aveva vista correre e si era allarmato.
- Dobbiamo andare da tuo zio, subito!- Sumire non lo fece neanche parlare e presolo per mano lo trascinava verso la casa degli Hyuuga.
Lo shinobi non fece domande; la prese tra le braccia e con lei si mosse agilmente tra gli alberi .
Il cielo s’era schiarito e presto sarebbe stata l’alba di un nuovo giorno.
Sumire si strinse al giovane; sentiva un freddo terribile scenderle sul cuore.
Passarono di albero in albero, di ramo in ramo finchè non giunsero dietro la casa degli Hyuuga.
Il ninja entrò in casa e rapidamente e si diresse verso le stanze del capoclan.
Era un’emergenza; il servo lo capì subito e dopo averlo annunciato lo fece passare nelle stanze padronali.
Hiashi era già sveglio e si stava allenando nel cortile antistante i suoi appartamenti.
Sedette cominciando a preparare il tè – li aveva visti arrivare mentre si allenava, ma quello che lo metteva sul chi vive era l’aspetto della fanciulla; se ne stava tra le braccia di suo nipote ma era livida e tremava.
- …preparano una trappola nel giorno del nostro fidanzamento. Qualcuno si infiltrerà alla festa e porterà via l’erede della casata principale’- la fanciulla quasi vomitò le parole.
Neji strinse i pugni .
Hiashi prese la ragazza per un braccio e la fece sedere; le versò del tè appena fatto forzandola a bere. – Raccontami per bene – le chiese gentilmente.
- ..io…noi..- la ragazza tremava per lo shock - dovevamo vederci all’alba, stavo sgattaiolando per i corridoi, per non fare rumore e li ho sentiti. Erano nello studio di mio padre; quello lo minacciava che ... che mi avrebbe sgozzato se papà non li avesse fatti intrufolare alla festa..- Le tremavano così forte le mani da non poter reggere la tazza – vogliono l’erede..non ho potuto sentire altro perché dovevo dirvelo, dovevo…- Le lacrime le scendevano sul volto.
- Perché ci hai informati? Se il piano di quelle persone che minacciano tuo padre salta, tu verrai uccisa! – Hiashi le prese le mani guardandola negli occhi.
- Io...io non lo so…dovevo dirlo a Neji, dovevo farlo! Neji- si divincolò volgendosi verso di lui che la strinse ancora tra le braccia,l’accolse tenendola al sicuro sul suo cuore.
Lentamente lei smise di tremare, anche se continuava a piangere in silenzio.
- Non devi temere Sumire, grazie a te risolveremo tutto senza problemi. – Hiashi suonò un campanello e di lì a poco comparve il servo – riunisci i membri del clan – disse all’uomo che con un inchino sparì dietro lo shoji.
- Neji avvisa Hinata e Hanabi di quanto sta accadendo e mandamele qui. Poi vieni anche tu
Ma prima assicurati che Sumire si riposi un po’.-
Il giovane shinobi assentì in silenzio; suo zio non aveva creduto alle parole di Sumire. Non del tutto almeno.
Hiashi congedò il nipote riprendendo l’allenamento interrotto.
Neji prese tra le braccia la ragazza portandola nella sua camera; poteva non essere molto educato condurla lì, ma sapeva che lei avrebbe preferito quella stanza ad una sconosciuta.
La stese sul futon coprendola con la trapunta – riposa un attimo, vado a chiamare le mie sorelle e poi tornerò a prenderti.
Lei accennò di sì con il capo; improvvisamente si sentiva debole e molle come se tute le energie l’avessero abbandonata.
- Tuo zio non mi crede - sussurrò tergendosi le lacrime col dorso della mano.- io so quello che ho sentito...Ma tu , tu mi credi?-
Lui le carezzò i capelli fissandole il volto sfatto dal dolore e dalla paura - credo a quello che hai sentito o ti hanno fatto sentire. A te credo!-
Lei sospirò, poi presa una mano del giovane se la portò al volto, alle labbra - ti amo- sussurrò.
Lo shinobi sentì qualcosa serrargli la gola, gli occhi gli pizzicavano stranamente.
Confuso si alzò uscendo dalla stanza.
 
C’erano tutti gli anziani del clan e anche i guerrieri più importanti. Era la prima volta che partecipava ad un consiglio di guerra , e doveva esserlo anche per Hinata e Hanabi che sedevano vicine e attente.
- Ma di questa ragazza possiamo fidarci?- Intervenne l’anziano Koutoki prendendo la parola.
- Della ragazza direi di sì, - precisò Hiashi - non sappiamo quanto sia attendibile ciò che ha udito.
- Intendete dire che potrebbero averle fatto sentire di proposito quanto loro interessava per poi indurla a riferircelo?- Commentò il comandante digli shinobi della casa cadetta .
- Direi che è un’ipotesi un po’ troppo macchinosa – Sachiko san tacitò gli astanti con uno sguardo imperioso; era la donna più anziana della casa principale e aveva una mente acutissima oltre ad un potente byakugan. – Avrebbero dovuto attendere che la ragazza si muovesse e farle sentire esattamente quel pezzo del discorso. -
- In ogni caso penso che dovremo prepararci per entrambe le eventualità !- Intervenne Neji deciso. Forse non aveva sufficiente esperienza per parlare in un consiglio, ma riteneva che discutere troppo non avrebbe fatto che rallentare i preparativi per un piano d’azione.
- Mio fratello ha ragione – con voce tremante anche Hinata prese la parola – Hanabi e io ci terremo pronte per ogni eventualità e saremo supportate dagli ANBU che ci proteggeranno senza farsi vedere.
- Benissimo, - Hiashi sorrise alla sua figlia maggiore – tutto il clan è informato del pericolo e pronto a proteggere le eredi. Seguiremo le mosse del nemico e attenderemo.
Il capoclan si alzò sciogliendo la riunione.
Chiamo a sé i tre ragazzi per dargli le ultime istruzioni e poi ognuno tornò alle sue occupazioni come se nulla fosse accaduto.
 
Si stupì di trovarla sveglia .
Si era lavata la faccia nella fontana del giardino e ora se ne stava seduta sui gradini godendosi il sorgere del sole; sembrava più rilassata.
Non appena lo sentì arrivare gli andò incontro.
- Tutto bene?- domandò ansiosa.
- Sì stai tranquilla, però non posso discutere con te della questione. – Lui le prese una delle mani, come a consolarla per quella mancanza di fiducia.
- Non importa. – Lei cercò di apparire serena- tu mi piaci, mi piaci molto e farò tutto ciò che è necessario per aiutarti!-
Neji si perse nei suoi occhi color notte, erano luminosi e fieri. Sembrava non esserci traccia del terrore che l’aveva assalita alcune ore prima. La guardò desiderando con tutto il cuore di potersi fidare di lei, potersi abbandonare a quell’amore che lei gli riversava nel cuore con tanta dolcezza.
Sumire dovette intuire qualcosa perché il suo sguardo si offuscò per un attimo. – Insegnami a combattere!- Disse stringendogli con forza la mano – così quando sarà il momento non ti sarò d’impaccio!-
- Non posso- la voce di lui era un sussurro. Non abbassò la testa. Se veramente l’amava , come diceva, doveva capirlo.
- Allora dimmi come posso aiutarti e io lo farò!- Neanche lei distolse lo sguardo, anzi gli prese l’altra mano e la strinse teneramente. – Qualsiasi cosa.
- Abbi fiducia in me, in noi!- Neji si avvicinò e scioltosi dalle sue mani l’abbracciò.
 
 
Sumire si rigirò nel futon; non riusciva a prendere sonno.
Tra poche ore ci sarebbe stata la festa di fidanzamento.
Era passata una settimana da quando aveva avvertito il clan Hyuuga dell’imminente pericolo, e tutto sembrava essere tranquillo.
Solo suo padre appariva nervoso, a volte irritato.
In casa si comportava in maniera scostante, e stava alzato fino a tardi per lavorare.
Probabilmente stava sistemando ogni cosa nel caso che..
Sumire sentì un nodo serrarle la gola.
Aveva paura; forse dopo la festa di fidanzamento avrebbe perso tutto quello che amava.
Suo padre si stava preparando al peggio.
La consapevolezza le ghiacciava l’anima.
Eppure sapeva di non poterci fare nulla.
Cominciò a singhiozzare in silenzio; doveva assolutamente trovare una soluzione.
Doveva!
Sentì lo shoji aprirsi pian piano
Finse di dormire preparando la difesa; ormai dormiva con un kunai legato alla vita.
Era un regalo di Neji; uno strano pegno d’amore.
Aveva contravvenuto alle regole impostagli dal capoclan dandole quell’arma, ma aveva anche dimostrato di avere fiducia in lei, di tenere alla sua incolumità.
Un’ombra gattonò fino al suo futon
S’irrigidì finchè non fu abbastanza vicina da riconoscere il fratello.
- Haru, che ci fai qui?- Sussurrò allentando la presa sul kunai.
Lui non le rispose infilandosi sotto le coperte accanto a lei.
Sumire lo abbracciò sentendo il dolce tepore del ragazzo.
- Cos’hai? – gli domandò pur conoscendo la risposta.
- Ho paura Sumi, tanta paura! – Gli tremava la voce. – Papà è molto strano da un po’ di tempo a questa parte, la mamma è molto nervosa ed ora tu improvvisamente te ne vai.
Sumire tacque: come aveva potuto essere così egoista da non pensare ad Haru.
Anche lui si era accorto dei problemi della famiglia; e come poteva essere diversamente.
Prima di tutta quella storia del fidanzamento erano una famiglia unita, felice.
Adesso le cose sembravano peggiorare ogni giorno di più.
- Haru, domani durante la festa - tacque riflettendo – devi stare a attento.
Il ragazzo sobbalzò stringendosi alla sorella.
- Hai imparato il taijutsu e sei in grado di difenderti; se ci fosse pericolo prendi la mamma e trovatevi un rifugio. Non perdere tempo a combattere, devi fuggire.
Haru si tirò a sedere sul futon ; era terrificato.
La sorella gli prese il viso tra le mani – ascolta, non so se papà potrà difenderci, devi fare quello che ti ho detto. Corri al villaggio e non passare per il bosco.-
- che cosa ..che succede - balbettò il ragazzo.
- Non posso spiegartelo, potresti tradirti e sarebbe un disastro. Devi fidarti di me.-  Lo strinse a sé . – Domani sarai tu il capo di casa, perché papà sarà intento a salvaguardare le vite della nostra famiglia.
- E tu sorellina, chi difenderà te? Il tuo Neji?- Il volto di Haru era rigato da lacrime.
- Lui mi difenderà , e io sono pronta a combattere!-
 
 
 
Era una festa bellissima; il clan Hyuuga non aveva badato a spese e la sala era addobbata magnificamente con fiori e nastri, senza essere eccessiva.
I fidanzati, abbigliati con superbi kimono da cerimonia, erano seduti su due un troni decorati con nastri e fiori; si tenevano per mano e sorridevano imbarazzati a quanti si rivolgevano a loro con parole di augurio e congratulazioni.
La fanciulla era tesissima.
- ..hai paura? Non sai che ti proteggerò?- Le sussurrò Neji avvicinandosi all’orecchio.
Sumire gli strinse così forte la mano da fargli quasi male - io devo proteggere mio fratello e mia madre!
Il giovane trasalì; certo come aveva potuto dimenticarsi della sua famiglia? Anche loro erano in pericolo e Hayashi san non poteva proteggerli come avrebbe voluto.
Si guardò intorno: c’era molta gente, ma non aveva bisogno di usare il byakugan per cercarli. Sumire doveva aver dato istruzioni al fratellino, perché Haru si era sistemato in un posto da cui aveva libero accesso alle vie di fuga.
La madre di Sumire, Midori, era seduta più avanti vicino a sua figlia e suo marito.
Era pallida e nervosa, come tutta la famiglia Hayashi.
Un osservatore superficiale avrebbe potuto pensare che fosse l’emozione a rendere così tesi quei volti.
- Perdonami! Non ho pensato che al mio clan, senza contare che forse quelli più in pericolo siete voi!-
Lei non rispose; si guardava in giro nervosamente continuando a sorridere a tutti quelli che incrociavano il suo sguardo.
Un gong dal magnifico suono argentino segnalò l’inizio delle danze; gli ospiti si disposero a terra sui tatami con un ordinato fruscio di abiti e un sottile chiacchiericcio.
Sumire trasalì; poi con un sospiro cercò di rilassarsi.
Tra poco avrebbero avuto luogo delle danze accompagnate dal dolce suono dello shamisen.
Hanabi avrebbe danzato e Hinata suonato.
Gli piacevano molto le cugine di Neji; erano sempre molto gentili con lei e avevano voluto regalarle il magnifico kimono che ora indossava, suscitando parole di meraviglia in quanti lo vedevano.
Era decorato con fiori delicatissimi e tessuto di colori splendidi.
Sembrava tutto perfetto e ben riuscito; ma Sumire sapeva che non era così.
Tra gli invitati della sua famiglia aveva notato facce sconosciute: servi , parenti mai visti.
Ogni volta aveva stretto più forte la mano del fidanzato indicandoglieli.
Insieme a lui avevano seguito la dislocazione degli elementi sospetti continuando a sorridere e salutare gli ospiti.
Sembrava che tutto procedesse senza problemi.
Il bisbiglio generale tacque mentre Hinata , avvolta in un magnifico kimono rosso e oro, si accomodava su di un cuscino appositamente preparato.
Aveva cominciato ad accordare lo strumento quando con un grido Sumire si alzò dal trono; il bordo del suo kimono aveva preso fuoco.
Neji cercò di aiutarla ma l’abito divampava come se fosse stato immerso in una sostanza infiammabile.
Le donne gridavano sconvolte , mentre gli uomini cercavano di domare le fiamme che nel frattempo avevano attaccato i tatami, le tappezzerie e tutto quanto c’era d’infiammabile.
Sumire cercava disperamene di sfilarsi l’abito, ma l’obi era legato strettissimo e le impediva ogni salvezza.
Neji si tolse il kimono cercando di soffocare le fiamme dell’abito, ma lungi dallo smorzarsi esse attaccarono anche l’altro tessuto bruciando le mani del giovane.
Ormai in preda al terrore, la ragazza tentò di prendere il kunai che teneva nascosto alla vita, ma era seppellito tra strati di stoffa dell’alta cintura ricamata.
- Neji taglia l’obi !- Gli gridò mentre le fiamme salivano veloci.
Per fortuna la sottoveste di cotone sembrava intatta e la proteggeva.
Il giovane shinobi eseguì aiutando la fidanzata a sbarazzarsi del kimono.
Stranamente la sottoveste era intatta senza l’ombra di una bruciatura.
- ..deve essere un jutsu - sussurrò sostenendo Sumire.
- Un jutsu?- La ragazza si guardò intorno cercando il fratello, la madre.
- Sì, per creare un diversivo - attivò il byakugan cercando le cugine.
Sumire trattenne le lacrime: aveva avuto moltissima paura, solo la presenza di Neji, il suo aiuto le avevano impedito di cedere al panico.
Aveva voglia di abbracciarlo, di farsi coccolare; ma sapeva di non essere la sua priorità.
Neji Hyuuga era prima di tutto uno shinobi, e se veramente voleva stare con lui , condividere la sua vita, allora doveva smetterla di pensare solo a se stessa.
- Vado dalla mia famiglia, tu occupati di Hinata e Hanabi. – Ancora tremante si sciolse dalle braccia dell’amato.
Neji ristette un attimo: non si fidava a lasciarla sola dopo quel che era appena successo.
Qualcuno molto vicino a loro aveva attivato il jutsu, oppure lo aveva sistemato nel vestito e questa non era certo una cosa rassicurante.
- Vai muoviti!- Gli gridò lei dirigendosi verso il fratello.
Haru la aspettava in fondo alla sala; teneva stretta Midori e sembrava terrorizzato.
Cercò suo padre ma non lo vide.
Mentre le fiamme venivano domate gli ospiti si erano ammassati lungo le pareti ed in giardino creando moltissima confusione.
- Venite con me , mia signora – una donna prese Sumire per il braccio trascinandola con sé- dovete cambiarvi d’abito.
La ragazza impallidì; quella donna aveva una forza mostruosa.
La stava trascinando di peso.
Sumire si guardò intorno: Hiashi sama sorvegliava la sala , mentre gli shinobi degli Hyuuga, perlustravano la casa e i dintorni alla ricerca dell’erede.
Hinata era accanto a suo padre.
Quindi in pericolo erano lei ed Hanabi.
Se gli Hyuuga erano impegnati con Hanabi lei doveva salvarsi da sola; non poteva permettersi di chiedere aiuto a nessuno.
Guardò suo fratello cercarla tra la gente.
Non poteva chiamarlo o lo avrebbe messo in pericolo.
Nessuno poteva aiutarla.
Nessuno.
Cercò di opporsi ma la persona le teneva strettamente il braccio e la vita bloccandola.
Smise di farsi trascinare cercando di pensare; doveva pensare!
Si lasciò trascinare lontano dalla gente, dalla sala.
Percorsero alcuni corridoi.
Non ne riconobbe nessuno e non vide vie di fuga.
Doveva dunque restare in balia di quella persona?
 
Neji e Shosuke, il capo degli ANBU Hyuuga, ricondussero Hanabi dal padre.
- Sono tutti ben legati e impacchettati …- cominciò il capitano orgoglioso dell’efficienza con la quale si era svolto il salvataggio. Gli ospiti non si erano accorti di nulla e c’erano stati solo feriti tra le file degli Hyuuga.
- Dovete cercare Sumire!- Intervenne Hanabi guardandosi attorno col byakugan –
Neji sobbalzò; era vero. La sua fidanzata non era in nessun posto.
Come aveva fatto a non accorgersene.
- Sicuramente la vogliono usare come merce di scambio- proseguì Hanabi.
- Merce di scambio?- Il capitano Shosuke quasi sorrise; quella ragazzina non era nessuno, con chi pensavano di scambiarla.
Senza una parola vide Neji partire di gran carriera; allora capì chi intendevano ricattare.
Non lo disse ad alta voce; forse il capoclan aveva già capito, ma era meglio tacere.
Corse dietro Neji.
 
 
L’avevano legata e imbavagliata; niente di più.
Era dentro una piccola costruzione seduta sopra dei tatami logori e sporchi.
Non c’era nessuno a sorvegliarla e questo era un discreto vantaggio.
L’avevano sottovalutata.
Sottovalutata; parola grossa.
Come se potesse liberarsi.
Si guardò intorno ; era in una stanza vuota dalle pareti nude e sporche.
Non c’erano finestre, niente a parte la porta di carta.
Effettivamente che motivo avevano per sorvegliarla?
Quello che non riusciva a capire era il motivo per cui l’avevano presa.
Se miravano alle eredi degli Hyuuga cosa c’entrava lei? - Di me cosa se ne fanno?- Si tirò a sedere cercando di muovere le mani; erano legate strette dietro la schiena e le facevano molto male.
Si divincolò cercando di allentare i nodi ; le corde cedettero un poco e riuscì a far passare le mani sotto il sedere così da averle in grembo.
Le facevano un male atroce.
Cominciò a mordere la corda .
 
- Neji sama – il capitano degli ANBU raggiunse il giovane shinobi sbarrandogli la strada. – Voi lo sapete che è una trappola, non è detto che la ragazza non sia coinvolta.-
 Neji non lo fece finire, scansandolo riprese la sua marcia esplorando il bosco con il byakugan.
- Dovete ascoltarmi- gli si affiancò di nuovo – Hiashi sama userà il sigillo, lo sapete vero?
- Lui farà ciò che deve fare e io anche! Adesso vai da lui e proteggi le eredi, io penserò alla mia fidanzata!- Il giovane Hyuuga si allontanò velocissimo .
 
Aveva la bocca piena di sangue e aveva appena allentato le funi.
Così non ce l’avrebbe fatta mai.
Sospirò accucciandosi sul tatami lurido.
Cosa poteva fare?
- La sposina è stanca e sta piangendo? – Una voce beffarda la indusse ad alzare il viso; era lo shinobi vestito da donna, quello che l’aveva portata lì.
Pregò che non si accorgesse del cambio di legatura.
- Tra poco il tuo fidanzato verrà a prenderti e noi potremo finalmente avere a disposizione uno Hyuuga, lo Hyuuga più forte della casata direi?- Rise beffardo mentre a terra Sumire rabbrividiva.
Tacque attendendo con impazienza che la lasciasse sola.
Finse di singhiozzare e finalmente quello se ne andò.
Immediatamente riprese a lavorare sulle corde.
Non aveva tempo da perdere.
Se prendevano Neji, il capoclan lo avrebbe ucciso usando il sigillo.
Non doveva permetterlo.
Doveva prendere il kunai nascosto sotto la cintura!
Se almeno fosse riuscita a liberarsi le mani; alle gambe avrebbe pensato in un attimo.
Tirò cercando di allentarle, le morse, poi decise che non c’era altra soluzione.
Tirò forte la mano destra, tirò lacerando la pelle, la carne finche non riuscì a liberarsi .
La matassa di corda cadde a terra ; il tatami era zuppo di sangue.
In silenzio piangeva dal dolore; tremava tutta.
Avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto essere aiutata, salvata.
Invece strappò il bordo della sottoveste e come meglio riuscì rimise a posto la carne lacerata bendandosi la mano.
Il dolore le martellava nella testa impedendole di pensare; era atroce.
Finì di medicarsi e con la mano sana prese il kunai; tagliò le corde delle caviglie riuscendo a liberarsi.
Si issò in piedi; le girava un po’ la testa.
Respirò profondamente cercando di calmarsi, di calmare il dolore.
Doveva farcela per forza altrimenti Neji sarebbe morto; neanche un giorno da fidanzata e già doveva portare il lutto?
Piano si bagnò un dito e bucò lo shoji.
Il suo guardiano se ne stava seduto di fronte alla finestra ; era solo.
Allargò il buchino cercando di scrutare per bene l’altra stanza; sarebbe bastato poco per fallire.
Nessuno, oltre quell’uomo.
Non sembrava esserci nessuno.
Decise che doveva rischiare; non poteva aspettare di più.
Si stese a terra mettendosi davanti alla pozza del suo sangue.
Questo lo avrebbe distratto, almeno sperava; anche quello era un ninja!
Emise un gemito straziante, poi chiuse gli occhi e attese.
L’uomo entrò trafelato, poi la vista del sangue gli fece abbandonare la prudenza.
Si chino su di lei e Sumire gli addentò il viso, con veemenza gli ficcò il kunai in gola: il sangue dell’uomo la inzuppò completamente.
Per un attimo il terrore le offuscò la vista; poi facendosi forza spinse via il corpo alzandosi.
Prese la katana che il ninja portava al fianco, e cautamente si diresse verso la stanza a fianco: la spada stretta nella mano tremante.
Prese un bel respiro cercando di calmarsi.
Attese un po’ prima di entrare nell’ingresso; sicuramente dovevano esserci altri componenti della banda in giro.
Nessuno; la stanza era deserta .
Si guardò intorno cercando una via di fuga.
Niente.
Il tetto, doveva di nuovo usare il tetto, sempre che qualcuno non la stesse aspettando là sopra.
Uscì fuori , e dopo essersi guardata le spalle si portò verso la parte più bassa del tetto in legno.
Ne saggiò la resistenza, poi infilò la katana nella cintura e facendo leva con le braccia, si issò. Arrampicarsi sui tetti stava diventando un’abitudine!
Per fortuna il tetto non aveva una forte pendenza; con una mano sola ogni cosa diventava estremamente complicata.
Si mosse carponi stendendosi in un punto in cui aveva la possibilità di avere maggiori appigli.
Dall’alto aveva una visuale completa dei dintorni: gli alberi si estendevano in tutte le direzioni, tranne per un ampio sentiero che s’infilava nel bosco.
La casetta in cui l’avevano portato era una malandata abitazione colonica semi soffocata da piante ed erbacce.
Era vicino ad un acquitrino pieno di insetti, che una volta doveva essere stata una risaia.
Cercò di pensare a doveva mai l’avessero portata.
Senz’altro fuori da Konoha, ma in quale direzione?
Attese in silenzio, chiuse gli occhi cercando di capire cosa doveva fare.
Sentì un trambusto venire da dentro la casa.
Qualcuno doveva essere arrivato.
Rimase immobile; non doveva farsi trovare.
- E’ scappata…quella ragazzina è riuscita non so come a fare sto macello! – Riconobbe subito la voce. Era quella dell’uomo nello studio di suo padre.
- Non dev’essere andata lontano, è a piedi e non conosce la strada!- Aggiunse un’altra voce.
- Cerchiamola allora, tra poco lo Hyuuga sarà qui!-
Il cuore di Sumire mancò un battito; tra poco avrebbe rivisto Neji!
E poi un’orribile pensiero le fece scendere lacrime di disperazione; se Neji fosse caduto nelle mani dei nemici il sigillo avrebbe agito su di lui, uccidendolo per preservare i segreti del clan.
Lentamente sguainò la katana ; sapeva cosa doveva fare!
 
Si fermò su di un albero studiando la situazione; il capitano degli ANBU lo raggiunse.
Attivò il byakugan concentrandosi molto più di quanto era solito fare. - Sumire è sul tetto della casa; dentro c’è un morto. Intorno alla casa due uomini mi stanno aspettando!
- Farò da esca mentre lei salva la signorina - propose il capitano.
- Faremo il contrario; si aspettano di vedermi! Mentre li terrò occupati porta via Sumire.-
- Stai attento, ha una katana e se penserà che sono in pericolo si ucciderà.
Il capitano si volse verso il giovane – come fa a dire con certezza una cosa del genere? Potrebbe essere una trappola.
- Sumire è ferita ad una mano, è una ferita particolare, una lacerazione. Poi ha ucciso un uomo e si è nascosta sul tetto non osando addentrarsi in una foresta che non conosce.- Si volse verso il capitano - ..è la mia fidanzata, so come ragiona!-
Con un balzo saltò su un altro albero e poi di ramo in ramo fino a raggiungere la piccola radura.
Sumire lo vide arrivare, ma rimase immobile; non doveva rivelare la sua posizione al nemico.
Neji ingaggiò battaglia con i due sgherri; in un attimo aveva già cominciato a chiudere loro i punti di fuga del chakra.
Sicuramente se ne sarebbe sbarazzato in poco tempo, non sembravano particolarmente forti.
E poi, improvvisamente un pensiero le fece gelare il sangue; quei due non potevano aver organizzato un piano così complicato.
Erano sicuramente dei tirapiedi: ma allora dove si nascondeva colui che aveva tessuto quella terribile ragnatela?
Era qualcuno che forse conosceva, che si era avvicinato a lei così tanto da poter innescare il jutsu che aveva permesso ai banditi di rapirla.
Riandò col pensiero agli avvenimenti della giornata; una cameriera l’aveva aiutata, insieme a sua madre, a vestirsi.
Di questo era sicura.
Nessun altro l’aveva toccata ; nessuno tranne…
Un ANBU comparve dinanzi a lei; aveva una maschera bianca e nera che la fece rabbrividire.
- Sono venuto a portarla via per ordine di Neji san – l’uomo si avvicinò e rapidamente le tolse la katana di mano immobilizzandola.
- E’ la morte di Neji che vi interessa, vero?- Il panico le stringeva la gola - per questo avete solo finto di rapire Hanabi e Hinata. Miravate a Neji fi dall’inizio!-
La presa dello shinobi si fece più stretta - credo che voi non stiate troppo bene; lasciate che vi porti dalla mia padrona; vi curerà.
- Sachiko, mi porterai da Sachiko sama vero?E’ lei che ha fatto quel jutsu sul mio abito!-
L’uomo non le rispose; Sumire percepì una sua esitazione.
Doveva agire, ma come?
Non aveva forza per combattere , ma poteva usare tutto ciò come diversivo.
Si accasciò pesantemente sbilanciando l’ANBU.
Era una questione di secondi, istanti; rapidissima prese un kunai ,dalla custodia che lo shinobi aveva alla gamba, e con tutta la forza che aveva glielo piantò nel muscolo della coscia facendolo scorrere fino a quando non s’incastrò nell’osso.
Il capitano Shosuke urlò; la ferita perdeva molto sangue ed era dolorosa, pur non essendo grave.
Per una reazione istintiva lo shinobi la lasciò andare.
Sumire si accucciò rotolando fino al bordo del tetto.
Neji, che non l’aveva mai persa di vista, si spostò sotto il tetto aspettandola con le braccia tese.
Senza neanche pensarci lei vi si gettò ; lo shinobi la prese senza apparente sforzo, la strinse a sé così forte che alla fanciulla mancò il fiato.
- Temevo di averti perso - le sussurrò con voce rotta dall’emozione.
- Non permetterò a nessuno di separarci!- Rispose la fanciulla con gli occhi pieni di lacrime.
Aveva avuto una paura tremenda, e ancora ne aveva.
Non erano al sicuro!
Senza darle il tempo di fare nulla lo Hyuuga la prese tra le braccia allontanandosi rapidamente da quel luogo di morte.
 
Si muoveva il più rapidamente possibile, ma l’ANBU li tallonava.
Per fortuna la ferita lo rallentava.
- Dobbiamo stare attenti, non so perché ma il nostro nemico è una delle tue zie; Sachiko sama.- Gli disse stringendosi forte a lui.
- Ne sei sicura? Perché dovrebbe desiderare la nostra morte?- Il giovane appariva molto turbato.
- Non so perché, ma lei è l’unica che ha potuto toccare il mio kimono ed è la persona dalla quale l’ANBU mi voleva portare.
- Va bene! Andiamo da mio zio, e poi vedremo. – Neji si fermò su di un albero controllando i dintorni col byakugan.
- Non c’è un posto in cui puoi lasciarmi? – Sumire si mosse cercando di sottrarsi all’abbraccio del fidanzato: sapeva che era piuttosto stanco, oltrechè molto teso. – Senza di me puoi chiedere aiuto , io ti aspetterò!-
Non riuscì a finire di parlare perché lui le chiuse la bocca con un bacio.
Il suo primo meraviglioso bacio; un bacio dolce a appassionato
Chi avrebbe mai detto che Neji scegliesse proprio un momento così complicato e assurdo per baciarla?
Sospirando si lasciò andare; massì il mondo poteva anche finire per quel che le importava.
Rispose al bacio con un po’ troppo ardore: a Neji cedettero le braccia.
Se non fosse stato per il suo perfetto controllo del chakra, per la sua abilità, probabilmente sarebbero caduti da quell’albero.
Con riluttanza si staccarono; erano entrambi talmente emozionati da non riuscire a guardarsi in faccia.
- Non ti lascerò…- cominciò Neji cercando di darsi un contegno .Non gli era mai successo di perdere il controllo nel corso di un combattimento .Come aveva potuto distrarsi quando doveva salvare Sumire e se stesso?
- ..va..va bene... – La ragazza si rese conto di essere sospesa a dieci metri da terra, in piedi sul ramo di un albero. Trattenne a stento un moto di terrore.
Neji la prese fra le braccia e dopo aver controllato i dintorni si mosse in direzione di Konoha: doveva cercare protezione per sè e Sumire.
 
- Hinata, cosa stai facendo?- Hiashi sama acchiappò sua figlia per un polso.
Lei non sembrò turbata; delicatamente si svincolò fronteggiando il padre – sto dando istruzioni agli ANBU perché mi aiutino a cercare Sumire e mio fratello.
- Ho già provveduto - cominciò il capoclan.
- Io andrò di persona, col mio byakugan li rintracceremo molto prima!- Diede un segnale alla squadra che si preparò a partire.
- Tu sei l’erede e non devi muoverti da qui’
- L’erede è Hanabi e io so badare a me stessa!- Hinata sparì tra gli alberi seguita dagli ANBU.
Suo padre la guardò sparire sprizzando orgoglio da tutti i pori; finalmente Hinata cominciava ad essere una vera Hyuuga!
 
Si fermarono a riposare in una grotta nascosta da una fitta coltre di fogliame.
- Manca poco a Konoha!- Neji non si sedette. In piedi all’entrata della caverna controllava i dintorni.
Era stanco, Sumire lo capiva dai suoi movimenti ; erano meno aggraziati.
Cosa poteva fare per facilitarlo?
Forse massaggiargli le spalle; era un’idea assurda forse...ma non le veniva in mente niente altro.
Si alzò e mettendosi dietro il giovane cominciò a sfiorargli delicatamente la schiena.
Nel suo clan era rinomata per quei massaggi; ogni giorno giovani e anziani venivano da lei per via di quel “suo tocco magico” che scioglieva contratture e dolori.
Poteva usare una sola mano, ma si sarebbe concentrata per trasmettere tutta la sua energia .
Neji trasalì, poi la lasciò fare sentendo il dolore ai muscoli alleviarsi pian piano.
Sumire stava usando una tecnica curativa del clan Hyuuga senza rendersene conto.
Probabilmente era un’eredità trasmessa da donna a donna.
- Grazie! – Si voltò prendendole le mani. – Adesso però, non sprecare più chakra per me e cerca di guarire la tua mano. Cominciò a svolgere lo straccio rigido per il sangue rappreso.
- Guarire la mano?- Lei lo guardò sorpresa – non ho il potere per farlo!
- Sì che ce l’hai; quando mi toccavi la schiena hai impastato il tuo chakra col mio sbloccando i punti ostruiti . Hai rimesso in moto la circolazione dov’era interrotta. -
- Ah sì..? E come posso farlo? Nessuno mi ha insegnato nulla, non ho un addestramento da shinobi; al massimo un po’ di taijutsu per difesa personale.
- Il tuo clan discende dal mio, probabilmente chi ti ha insegnato questo massaggio ricorda una tecnica del clan Hyuuga.
Neji teneva, la mano di Sumire, delicatamente sui palmi come un uccellino ferito.- Concentrati sulla ferita come quando esegui i massaggi, solo non toccarla. Io ti aiuterò!-
- No!- Lei ritrasse la mano- non abbiamo tempo per pensare a me, non devi sprecare chakra per me. Tu devi salvarti, dobbiamo arrivare da Tsunade sama!-
Il giovane Hyuuga la guardò stupito da tanta veemenza – che cosa c’è Sumire?
- C’è che mentre ce ne stiamo qui a perdere tempo potrebbero trovarci! Devi andare, io ti ostacolo. Ti aspetterò qui!- Una forte angoscia l’aveva assalita, quasi la soffocava. Più stava con Neji più lo apprezzava, si sentiva attratta da lui, dalla sua dolcezza, dalla sua forza.
L’idea di perderlo, di una vita senza di lui, la gettava nel terrore più totale.
Senza una parola lui le prese la mano e l’avvolse in un fazzoletto pulito – questa mano è preziosa per me, si è sacrificata; tu ti sei sacrificata per me. Andremo insieme da Tsunade sama, o non andremo. Oramai siamo una sola persona e niente può separarci; hai già dimenticato il giuramento di questa mattina?
Sumire impallidì e poi scoppiò in lacrime.
Lui l’abbracciò ; poi con un gesto repentino la spinse a terra coprendola con il suo corpo.
Una selva di kunai penetrò nella grotta.
Riuscirono ad evitarli, ma non appena si piantarono sulla roccia esplosero facendo franare le pareti.
Neji si rialzò trascinando con sé la fidanzata; una nuova scarica di kunai penetrò nella caverna.
Lo Hyuuga strinse a sé la compagna e si slanciò fuori dalla grotta.
Atterrarono su un mucchio di felci.
Neji si mosse rapidamente ricominciando la fuga tra gli alberi.
Il capitano Shosuke doveva aver ricevuto rinforzi.
 
Si muovevano da quindici minuti quando Neji si fermò ansante – ci stanno facendo girare intorno; sono quattro e non riesco a passare!
Sumire aprì bocca per parlare ma lui la tacitò con un’occhiataccia - ..non dirmi che ti devo lasciare perché non lo farò mai!-
- …no amore mio - gli sorrise col cuore stranamente in pace. Quel colloquio nella grotta aveva avuto il potere di calmarla, rassicurarla – pensavo al tuo amico Naruto, quello che riesce a fare tutti quei cloni di sé stesso…-
Neji l’ascoltava attentamente.
- Tu non puoi sprecare il chakra, ma io sì; usa il mio per eseguire quel jutsu. Creeremo dei cloni e quando si formerà un varco ci passeremo in mezzo.-
Il giovane accennò un sorriso - ..è una buona idea! Ma quanto chakra pensi di poter produrre?-
Lei lo guardò offesa, poi poggiò la mano sul suo petto concentrandosi.
Un debole lucore azzurro irradiò dalla sua mano.
Rapido Neji compose i sigilli riuscendo a produrre tre cloni.
Sumire si accasciò sfinita.
 
- Eccolo, deve aver lasciato la ragazza da qualche parte!- Uno dei ninja inseguitori si slanciò all’inseguimento.
Poco più in là, nascosto da una fitta macchia di cespugli, l’altro shinobi si diede ad inseguire un clone d’ombra.
- Fermi!- Gridò il capitano Shosuke accorgendosi dell’inganno.
Ma ormai era tardi.
Approfittando di un varco Neji riuscì a passare.
Aveva messo una certa distanza tra sé e gli inseguitori, quando davanti a lui sbucò una squadra ANBU.
Poggiò Sumire contro il tronco di un albero preparandosi a combattere; ormai non poteva fare altro.
- Fratello Neji!- Dietro la squadra ANBU comparve Hinata- siamo venuti ad aiutarvi!
- Hinata sama! – Mai era stato così felice di vederla - un traditore del clan principale ha sguinzagliato il capitano Shosuke e i suo sgherri contro di noi!
La ragazza impallidì – lascia che ci pensi io fratello. Tu va pure. Al nostro ritorno parleremo.
Senza aggiungere altro Hinata partì seguita dal suo squadrone.
Neji la guardò andare sospirando; finalmente sua cugina aveva accettato le proprie responsabilità.
 
Si risvegliò fresca e riposata; un senso di meraviglioso benessere irradiava dalla mano destra, la mano ferita.
Era sdraiata dentro un futon soffice e profumato.
Si girò incontrando il volto del fidanzato; teneva delicatamente la mano tra le sue avvolgendola con il suo chakra.
- Buongiorno!- La salutò col più dolce dei sorrisi – Sei nella stanza degli ospiti. La tua famiglia è sana e salva e Sachiko sama è stata punita.
Sumire sorrise; ma che fidanzato sbruffone!
- Perché voleva ucciderci?- Rimase sdraiata godendosi il piacere delle coperte soffici e la visone del suo Neji avvolto in un leggero yukata azzurro.
- Ci aveva sentiti mentre tu dicevi di voler cambiare le regole per via del sigillo. Quando ha avuto la conferma che era questa la mia intenzione ha avuto paura. Temeva che essendo il più forte degli Hyuuga potessi fare alla casa principale quello che loro fanno alla cadetta da anni; imporre il marchio.
- Si vede che non ti conosce; - Sumire si alzò avvicinandosi al giovane – tu hai troppo sofferto per imporre agli altri il tuo stesso dolore!
Il giovane non le rispose; l’attirò a sé baciandola.
 

Mercoledì 6 febbraio 2008
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Minshara