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Autore: Ross e Suzako    13/04/2007    12 recensioni
Lui era su quella sedia, innegabilmente reale.
Poteva vedere i contorni del volto farsi nitidi, i colori più caldi, vivi. E sentì quel sorriso sulla pelle.
Assurdo, irreale.
[Spin-off da Falling Apart, di Helen Lance]
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don’t Try

Falling Sun, Fading Moon

[Falling Apart]

A volte, durante il periodo d’ospedale, vedeva Naruto sorriderle. E quel sorriso, caldo, apparentemente rassicurante, le scaldava il cuore.

Anche se lei sapeva benissimo che in realtà, la sedia davanti a lei era sempre stata vuota.

Come spiegare gli sguardi preoccupati di Ino, rivolti alla sedia spoglia, o la cartella clinica che scandiva senza pietà quel verdetto?

Sakura lo sapeva benissimo, che Naruto era solo frutto della sua fantasia, frutto di una codardia di quello che era stato per molto tempo il suo vero, primo amore.

A volte però, al posto che parlare con una sedia vuota, improvvisamente su di essa si dipingeva l’immagine un po’ fluttuante del suo compagno. Sempre sorridente, suo malgrado.

Sakura credeva che le sue preghiere, quando fissava la stanza spoglia, prendessero forma solo in determinati momenti della giornata.

Verso il tramonto, lui compariva. E la mente di Sakura, annebbiata dall’incantesimo, lo faceva sorridere.

Naruto sorrideva, si.

Piccoli fili a deformargli il volto, invisibili alla ragazza.

Il tramonto era stato l’ultimo grado di luce che aveva fissato, prima che Sasuke la colpisse.

Vigliacco.

V i g l i a c c o

Così, l’incubo tornava al tramonto.

« Sei qui. »

« Sono qui. » risposte appena sussurrate, perché Naruto non poteva e non doveva farsi sentire.

Il loro piccolo segreto, intesa fra di loro, che cresceva all’ombra della notte che cadeva.

« Temevo che non saresti tornato. Perché scompari, di giorno? »

« Tu lo sai, che lei non mi permette di stare qui sempre. »

« Ah, Tsunade-sama è sempre così precisa, non è vero, Naruto? »

« Certo. »

Quando Sakura si svegliava, la mattina, riprendeva a parlare con la sedia vuota.

Convinta di averla sempre vista così.

In realtà, c’era un motivo per cui Sakura continuava a parlare con il suo compagno morto. La mattina, quando sapeva che Naruto fosse morto, ovviamente.

Di sera, lo vedeva. Credeva di vederlo.

Aveva visto il dolore sul volto di Kakashi, quando era venuta a trovarla, una mattina dopo l’accaduto.

Aveva il viso deformato. Per quanto non potesse vederlo, perché sepolto sotto la maschera, bastava sfiorarne lo sguardo per trovarlo spento. Reso sensibile dal dolore della perdita.

Le mani, da sempre forti e sicure della loro presa, esitavano sul bordo del suo materasso, incerte se farle una carezza, o limitare l’affetto, forse per evitare di soffrire ancora di più.

Gli occhi di Tsunade, da lontano, avevano osservato quel comico quadretto di pazzi, che intrappolati in una fase di immonda tristezza, non sapevano più uscirne.

La ragazza aveva osservato a lungo l’espressione desolata del suo sensei.

Così, aveva deciso di salvarlo.

Sacrificio.

Un dolce sorriso le si era dipinto sul volto. Con un elegante gesto della mano aveva spianato l’aria.

« Ha visto come sta bene Naruto, oggi? Ne, Kakashi-sensei? »

Avrebbe dovuto preoccuparsi per lei. E non avrebbe avuto il tempo per piangere Naruto.

Non era mai stata utile, Sakura. Non aveva mai potuto difendere nessuno.

Avrebbe voluto farlo, ora. Ancora non sapeva che non sarebbe servito a nulla.

« E’ grave, non è così? »

La voce di Tsunade, in risposta, appariva poco più di un mormorìo indistinto.

« Gli effetti del Magenkyou Sharingan a noi sono ancora ignoti, non si può mai dire: studieremo il caso di

Sakura, sicuramente riusciremo a trovare qualche soluzione, Kakashi. »

Non dirlo. Ti prego, non dirlo.

« Abbi fiducia in noi. »

Fiducia? Ne ho avuta fin troppa, di fiducia. E non ha salvato nessuno.

« Va bene, Hokage-sama. »

Non si riprenderà.

« Puoi andare. »

Dove?
Dove?
Dove?

« Yo. »

Il monumento ai caduti di Konoha, era sempre lo stesso.

I raggi del sole morente illuminavano la pietra di un riverbero quasi gentile. La brezza serale dava al luogo un’apparenza serena, di pacifico riposo.

Proprio là, dove erano sepolti vivi coloro che avevano dovuto rinunciare, coloro che aveva sempre combattuto. Ed così, erano periti.

Obito era sempre là.

Eppure, era come mancasse qualcosa.

Non ricordava di essere mai andato in quel luogo durante le ore del crepuscolo, ma adesso Kakashi aveva la chiara sensazione che qualcosa mancasse. E che fosse sbagliato. Dannatamente sbagliato.

« Naruto… », mormorò appena, facendo una fatica immensa a muovere le labbra spaccate.

Nessuna risposta.

« Naruto… » la voce di Sakura era rotta, spezzata. Non riusciva a trovarlo, quel pomeriggio. « Naruto…! »

Il bisogno di sentire la sua voce, la certezza di non poter continuare da sola quel piccolo trucco d’illusioni che magicamente tesseva per il suo sensei.

« Naruto… »

« Sakura…? »

« Naruto! »

Era di nuovo lì, appollaiato sulla sedia. « Scusami, ero impegnato. Un investimento a lungo termine. » disse solo.

« Naruto… » la ragazza lo fissò, suo prezioso dono. « Grazie. Perché mi tieni vicino alla luce. »

Il tramonto cessò, e con esso venne la sera.

Sakura rimase di nuovo sola.

Kakashi ricordava fin troppo bene quel giorno. Troppo.

La foresta era rossa. Anche gli alberi, il terreno fangoso, le rocce, erano rosse, rosse. Tutto colava di un denso rosso scuro davanti ai suoi occhi. Le foglie sanguinavano. I kunai sanguinavano.

Lo sharingan sanguinava.

« Dove diamine sono…? », mormorò Kakashi un soffio, seguendo Pakkun fra i rami spezzati della foresta vicino ad Otoagure.

« Vicini. »

Sì, erano vicini. Adesso poteva vederli chiaramente.

Lo sharingan bruciava.

Sakura era terra: sembrava sotto shock, tremante e ferita. Ma era viva. Era viva.

Il terreno era rosso. Di Sasuke, nessuna traccia. Rosso. Rocce frantumate. Rosso. Acqua. Rosso. Naruto.

Rosso.

« Sensei… »

Troppo, troppo rosso. Kakashi si coprì il volto con una mano. Troppo, troppo…

« S…Sensei… »

« Sakura, non devi muoverti. »

« Sto… Bene. »

Se non ci fosse stato tutto quel rosso, avrebbe visto il suo sorriso, forse.
Il sorriso di un folle.

Sakura chiuse gli occhi.
Di fianco a lei, Naruto sorrideva.

Avrebbe continuato a sorridere, anche quando la terra si chiuse su di lui, sotto il monumento ai caduti.

* * *

Al tramonto, come sempre, Sakura si trovò a fissare la sedia, in attesa.

« Sakura », ma la voce che la chiamò era diversa da quella che aspettava. Lei l’accolse comunque con un debole sorriso.

« Kakashi sensei »

Il jounin non rispose, limitandosi a guardarsi intorno, fermando più spesso l’occhio visibile sulla sedia o sul letto, quasi s’aspettasse di veder comparire qualcosa… O qualcuno.

« Come stai… », il ninja mosse le labbra per rispondere, quando s’accorse dello sguardo di Sakura. Proiettato esattamente dietro di lui. « …Naruto? »

Portò gli occhi sulla sedia, quasi aspettandosi di trovarlo lì, davanti ai suoi occhi. Ma non vide niente. Sakura continuava a parlare, l’ombra di un sorriso sempre presente sulle sue labbra.

« E cosa fai tutti i giorni, fino al tramonto? »

Kakashi quasi s’aspettava – o forse, lo sperava – di udire la risposta.

Silenzio.

« Oh. Capisco », arrivò invece la voce della ragazza « Io posso stare solo qui, chiusa qua dentro. E’ parecchio noioso… », Kakashi distolse lo sguardo, turbato. Nemmeno il suo sharingan poteva sostenere il peso di ciò che un paio di identici occhi rossi avevano fatto.

« Devi capire, Sakura. Lei non mi permette di fare altrimenti. »

Ancora una volta, Kakashi non udì alcuna risposta.

« Lei, lei, sempre lei! », sbottò Sakura, innervosendosi: « E io, chi sono io? », le mani si strinsero convulsamente alla coperta, mentre gli occhi si spalancarono sul viso scavato, irrequieti.

Fu troppo, persino per lui: il fantasma della sua allieva avrebbe dovuto trovare riposo, e pace. Ciò che aveva generato quel delirio… Forse avrebbe potuto porvi fine. Con un unico gesto della mani si scoprì l’occhio rosso, attivando lo sharingan.

« Sakura », la chiamò. Lei spostò lo sguardo verso di lui, sorpresa. Anche Naruto si voltò a guardarlo.

Bastò il semplice contatto visivo per far fluire i ricordi della ragazza nella sua mente. Al principio, vi furono solo immagini sfocate, irriconoscibili, prive di senso. Poi, giunsero ricordi più nitidi e recenti, chiari:

loro quattro seduti, durante la loro prima presentazione, appena formato il team. Erano poco più che bambini, ma credevano di poter far qualsiasi cosa. Poi, ciocche di capelli rosa al suolo, recise con violenza, Sasuke in preda al delirio del sigillo. E poi, quegli stessi occhi neri che con un grazie dicevano addio, una notte, poco prima di sparire. Lo stesso sguardo, due anni dopo, era privo di emozione o rabbia, vacuo.

Infine, la sfumatura rosata del cielo che si rifletteva nel loro occhi sbarrati, appena prima di quell’ultima missione. I soliti schiamazzi di Naruto. Il breve sorriso di Sakura.

E poi…

…poi…

Lui era su quella sedia, reale.
Kakashi sforzò ulteriormente lo sharingan, cercando di cancellare quei ricordi, quell’immagine, che subdoli nutrivano quella follia.

« No! », Sakura gridò, e quell’urlo interruppe il contatto. Il jounin dovette distogliere lo sguardo, stordito, la vista sfocata. Serrò le palpebre, per poi riaprirle e chiuderle nuovamente. Lentamente, riuscì di nuovo a scorgere gli oggetti nel particolare. Guardò Sakura, un’espressione colpevole sul viso. La ragazza era riversa sul letto, ansante, il volto nascosto dai capelli.

« La sua mente è salda, lo sa…? »

Quella voce, risuonò nella stanza. Quella voce che nessuno avrebbe mai più dovuto udire, quella che pareva venire direttamente dal sottosuolo. Kakashi rimase con lo sguardo inchiodato al suolo, un sordo sconvolgimento che prendeva lentamente possesso del suo corpo. Finalmente, alzò il volto, e vide:

« Buon giorno, Kakashi-sensei. »

I contorni del viso erano sfumati, evanescenti. Il sorriso appena percepibile e i segni sulle guance difficili da scorgere. Ma gli occhi, di un azzurro cristallino spiccavano chiari, definiti. Reali.

Il jounin fece qualche passo indietro, stravolto.

Sakura alzò volutamente lo sguardo. « Riesce a vedere ora, Kakashi sensei? »

Il silenzio che precedette la risposta fu teso e sofferto.

« Sì. »

Man mano che lo fissava, poteva vedere i suoi contorni farsi nitidi, i colori più caldi, vivi. Sentiva quel sorriso sulla pelle, assurdo, irreale.

« Potremmo essere di nuovo una famiglia. Non è bellissimo, sensei? »

L’orrore di quella prospettiva scosse la mente dell’uomo, risvegliandolo da quello stato di trance.
Il volto trasfigurato di Sakura. Il sorriso enigmatico di Naruto, sempre più simile a un ghigno. Lo fissò intensamente: la sua figura non aveva ombra.

« N-No… », l’incubo perdeva consistenza, si sfaldava davanti ai suoi occhi.

« Io volevo solo salvarla, Kakashi-sensei. »

Il breve silenziò che seguì quella disperata confessione fu interrotto dall’improvviso chiudersi della porta, che produsse un tonfo secco, cancellando l’ultima sillaba di quel folle discorso.

« Alla fine, si rimane sempre soli… », mormorò lei, lo sguardo perso oltre la finestra. Il sole illuminava la giornata coi suoi ultimi bagliori.

« Ci sarò sempre io con te, Sakura-chan. »

Si sorrisero. Ma quei sorrisi, dipinti sul volto, si sgretolarono alla realizzazione della sera.

« Devo andare via, adesso. »

« Vedi? Anche tu te ne vai sempre, alla fine. », la sua voce era flebile e delusa.

« Vieni con me. », quel sussurro fece tornare la luce, all’improvviso. La finestra si spalancò.

E quella mano, sempre poggiata sulla gamba, che mai si era mossa per toccarla, finalmente si tese davanti a lei, aperta. La ragazza tentennò. « E staremo sempre insieme, vero? »

« Per sempre. »

Allora strinse la sua mano, tremante, e si lasciò condurre fuori. La brezza fresca della sera le accarezzava il volto. L’ultima cosa che vide furono i raggi di una luna semicoperta.

Fuori, la nuova notte nacque sul cadavere del sole.

Ed ecco a voi la Ross&Suzako production, al lavoro solo per voi per questa spin-off! *suzako saluta con la manina Helen Lance, che sembra alquanto sconvolta* Lo so, teoricamente era responsabilità solo di Lady Antares etc etc scriverla, ma che ci volete fare? Senza la mia genialità… *soffia su unghie*
Comunque, come avrete vagamente intuito questa fanfiction era strettamente collegata a Falling Apart di Helen. Quindi, se non l’avete letta, fatelo assolutamente.
Comunque, preparatevi, perché non è detto che questo sia l’ultimo sklero generato da due mente assolutamente fuorvianti. Beware.

saluti,

Suzako

Metto una noticina anche io, giacchè sono stata la causa involontaria di “questo”. Avevo chiesto il permesso a Helen Lance *saluta anche lei* per scrivere la spin off, poi ho scoperto che anche la mia cara Héra ne stava meditando una. Alla fine ci siam risolte per farla in due.

Conclusa in treno, scritta con la mia santa manina *saluta la mano*. Non dimenticherò mai le facce sconvolte dei due passeggeri che avevamo di fronte. È stato… illuminante?

Sì, credo di sì.

Ja ne!

RoSs

  
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