Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: sakura_hikaru    01/10/2012    1 recensioni
Touma Hashiba non è un ragazzo facile, colpa di un'infanzia non proprio normale. Ma c'è qualcosa, anzi, qualcuno che rende la sua esistenza decisamente difficile.
Un vero e proprio groviglio di emozioni che il nostro Tenku non sa proprio spiegarsi ...
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Rowen Hashiba, Sage Date, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedico sempre questo capitolo a PerseoeAndromeda e Hrafnagud: voi sapete perchè^^

E come la notte segue al giorno, il sonno catturò la grande casa di Nasty, portando un po' di sonno, un po' di movimenti di natura interessante e braccando Seiji per un secondo – e non certo benvenuto – sogno. Non si chiese nemmeno perché non l'avesse perseguitato la notte di mezzo ... in fondo con Touma, tutto era possibile, anche il non-sense delle cose.

Questa volta, gli occhi accesi e attenti di Seiji non si risvegliarono in mezzo al nulla d'azzurro e di nuvole e non trovò panda ad attenderlo – cosa che Korin riuscì ad apprezzare nel sogno stesso: cosa di assai poco stupore, vista la disciplina ed il controllo che il ragazzo applicava ad ogni cosa.

Anche nei sogni. Almeno, in parte.

Il pensiero che il ragazzo riuscì a formulare, dopo aver ringraziato il cielo della mancanza del suo più strano incubo bicolore, non fu però entusiasta. Tutt'altro, a dire il vero.

Quando se lo ritrovò davanti, Seiji cominciò ad avere qualche dubbio sulla propria creatività in fatto di sogni: poteva accettare cose bizzarre, scene che si riproponevano secondo qualche programma visto in tv, i colpi di testa della sorella o, più semplicemente, la malsana replica di qualche battaglia.

Non che preferisse quest'ultima, certo.

Ma c'era un limite alla banalità.

“Un roveto?!” si ritrovò ad esclamare quasi con stizza. Guardava quell'enorme montagna di legno scuro, intrecciato, ingarbugliato su se stesso e pieno di spine. Un enorme roveto secco in mezzo al ... nulla?! “Che assurdità ...”.

Cosa si sarebbe dovuto aspettare ora? Che il panda si calasse dall'alto, magari appeso a un palloncino? O che aprisse quel roveto in due, trasformandolo in qualche strano tipo di pastiche occidentale nel quale si era infilato per la più ovvia delle ragioni? Oppure ... ma certo. La cosa più semplice era che se lo ritrovasse sotto forma di corvo a gridargli un ahou, tanto per coronare l'intera giornata.

Per come si sentiva, in quel momento avrebbe pensato a tutto.

“Daaa ...”.

Seiji sgranò gli occhi. Li sentì divenire enormi, incalcolabili. C'era un limite a tutto: ai panda troppo rompiscatole, a dei rovi assurdi in mezzo al nulla, ai suoi inquietanti occhi viola che si spalancavano così raramente.

Ma un baby-Touma?

Quello era ben oltre il limite consentito dalla logica – anche se si trovava in un sogno e nei sogni poteva accadere di tutto. Ma non nei sogni di Seiji Date. Così, almeno, se li ricordava i suoi sogni.

Sbattè gli occhi un'altra volta, mentre il bambino di fronte a lui – vestito solo di un panno che, ringraziando gli dei, lo copriva a dovere – lo guardava con fare curioso, compìto, quasi assurdamente ... serio.

Ma era un bambino che gattonava! Cioè, era Touma che gattonava ... ma non aveva senso! Perché doveva sognarsi un bambino con l'aspetto di Touma – avanti, quegli occhi di quel cobalto profondo con quell'espressione da so-tutto-io e che gridava così da ... panda! – in mezzo al nulla, appiccicato a quel roveto enorme.

E che diavolo ci facesse così vicino a quel posto ...?

“Touma spostati!”.

Seiji gli parlò, come normalmente si parla a Touma, ma a quello adulto: ora, era risaputo che già di solito la risposta a quel tono non era mai assertiva ... ma su baby-Touma ...?

Inutile.

Così, ricompensando il suo sforzo, il bambino che era Touma si avvicinò ancor di più ai rami secchi con le sue spine affilate e mise una delle manine paffute su di esse, stringendo forte.

Seiji soffocò un grido e si gettò in avanti ... o almeno tentò di farlo.

Allora si rese conto che quello non era un sogno, ma un dannato incubo.

“Touma!”.

Eppure il bimbo non fiatava, sembrava che i suoi occhi fossero solo curiosi, non spaventati, non pieni di dolore, come sarebbe stato normale, per chiunque. A maggior ragione per un bimbo.

Ma il piccolo Touma guardava distrattamente Seiji e, con poco interesse, osservava la propria manina gocciolare di sangue.

Era insopportabile.

“TOUMA!”.

Ed erano inutili i tentativi di Seiji di avanzare ... lui arrancava e si tendeva verso di lui. Voleva toglierlo, strapparlo da quel momento. E voleva anche chiudere gli occhi e imporsi di risvegliarsi e fuggire da quell'incontrollabile dolore.

Ma un muro di aria lo fermava; l'aria, forse Tenku. O forse erano solo l'aria e il vento che erano propri di Touma, prima ancora che di Tenku.

All'ennesimo richiamo di Seiji, il bimbo girò il proprio sguardo su di lui e Seiji si sentì seccare la lingua in gola, mentre il bimbo, muovendo in maniera impossibile le gambe si alzava in piedi, allungando così se stesso in una figura che non era più bimbo, ma solo ragazzino.

E i passi del ragazzino avevano penetrato il roveto, incoscienti del pericolo e sordi al suo richiamo esasperante.

“Touma, accidenti, VIENI FUORI!”.

Penetrato nel groviglio di spine, quasi tutto il suo corpo era occultato alla vista, solo la testa e le spalle spuntavano fuori, ancora illesi dagli strappi e dai graffi profondi che, in silenzio, il ragazzino pareva sopportare con stoica e maniacale pazienza.

“TOUMA!”.

 

Non ha senso che pensiate a questo ... i vostri sogni sono più importanti. E di me non c'è da preoccuparsi. Non sono responsabile? Non me lo dici sempre 'kaasan …?”.

Sei un bravo bambino, Touma-kun ...”.

Sei proprio speciale ...”.

 

A chi appartenevano quelle voci? Okaasan … sua madre? E l'altra … ma …

 

I documenti sono pronti ...”.

Touma rimarrà con te allora ...?”.

Non può essere altrimenti”.

Rimarrà nella casa in cui è nato. Almeno quello ...”.

'tousan, a me piace Osaka, davvero”.

Che bravo bambino ...”.

 

Bravo ... bambino ...? Ma era rimasto ... solo? Shin non gli aveva detto che-

Crack.

Un ramo spezzato, gli occhi di Seiji si focalizzarono nuovamente e il ragazzino era scomparso.

Ma più in là, nel cuore del roveto, là dove c'erano solo spine e l'aria era rarefatta, là ... c'era Touma. Il suo Touma, quello del presente.

Aveva il viso a tre quarti, lo sguardo era lontano e ambiguo: pareva un sorriso quello sulle labbra, ma sembrava una riga distorta e falsa.

Seiji cercò di aguzzare la vista, Touma era lontano, la sua figura era quasi interamente occultata da spine e rami scuri e fitti: vide però un movimento, la mano che si alzava oltre il viso e si aggrappava a un ramo e ... sangue.

“SMETTILA TOUMA! NON MUOVERTI!”.

E la lotta tra Seiji e il muro d'aria riprese, i movimenti del ragazzo erano sempre più violenti, improvvisi, disperati. Ma la resistenza dell'etere, la sua testarda tenacia, quel muro che lo separava dal suo tormento ...

 

Va tutto bene, non ho paura.

 

“Touma?!”. Era la sua voce, sì, ma ...

 

La casa è vuota, ma lo è sempre stata. Non ho certo paura del buio.

 

Non gli stava parlando. Touma stava parlando a se stesso. Quando ...?

 

Non sono solo. Ho i libri, lo studio, la scuola.

A volte 'kaasan chiama. 'tousan torna raramente, ma è normale.

Ora che sono un po' più grande ho capito perché lo fa.

Non gliene faccio una colpa, credo lo farei anche io al suo posto.

In fondo sono tutto mio padre, anche se l'aspetto me l'ha dato 'kaasan.

È per quello che lui non torna.

Ma non gliene faccio una colpa.

 

C'era qualcosa di terribilmente sbagliato in quelle parole.

Era soffocante, insopportabile.

 

Osaka è grande. Luminosa, variegata, disordinata Osaka. Ed è così assordante.

Così tanto.

Così tanto che ... il mio silenzio non si sente.

 

“AH!”.

Il risveglio di Seiji fu improvviso e disturbato: non avrebbe voluto abbandonare quel sogno, non avrebbe voluto lasciare in quel roveto Touma, non sarebbe mai scappato.

Ma si era svegliato. Un raggio di sole l'aveva svegliato.

Era mattina, ma il sole era alto, troppo alto.

Si portò una mano agli occhi, privo di parole e prosciugato di forze: era come se percepisse, nei muscoli del proprio corpo, lo sforzo che aveva compiuto contro quel muro d'aria. Era strano, quasi inquietante come la sensazione si fosse trasmessa dal sogno alla realtà.

Forse era la tensione che il suo corpo aveva percepito durante il sonno.

Un singhiozzo improvviso lo riportò alla realtà.

Seiji voltò lo sguardo alla sua sinistra, sulla figura ammantata di lenzuola che, dalla sera prima non aveva più dato segni di vita.

Era lui che aveva singhiozzato?

Un altro singhiozzo e, stavolta, il muoversi improvviso delle lenzuola, la figura che pareva farsi sempre più piccola, risucchiata in se stessa.

“Touma?”.

Lo chiamò, voleva svegliarlo.

Forse stava facendo un incubo, uno di quelli di cui gli aveva accennato Shin.

Qualcosa dentro di lui crepò, sentì lo stomaco contorcersi.

Shin gli aveva detto molte cose. E ora, se davvero quel sogno non era solo un parto della sua mente confusa ... se davvero era il legame ... se davvero quelli erano i pensieri di Touma, quelli più intimi ... quelli che nessuno ancora sapeva ...

“Touma ...?”.

Sapeva, oh quanto lo sapeva bene che per svegliare Touma era necessaria la pazienza e tanto rumore, ma ... cosa avrebbe ricavato dal superare la famosa 'zona sociale' di Shin?

Ancora rifiuto? Odio, insulti?

Sarebbe di nuovo scappato?

Un ulteriore singhiozzo, il respiro soffocato da lacrime ...

E se fosse stato ancora immerso nel sonno?

E se dormiva, forse, sognava.

E se sognava ... che sogni faceva?

Seiji si alzò di scatto in piedi, irritato: non erano da lui certi pensieri. Era riflessivo, non paranoico!

Ciò nonostante, si avvicinò al letto di Touma a piccoli, insignificanti passi, ritrovandosi contro il suo materasso fin troppo velocemente.

Lo chiamò ancora.

“Touma, svegliati...”.

Ma che senso aveva chiamarlo con quel tono? Avrebbe dovuto infrangere quella zona sociale e scuotere la spalla di Touma per richiamarlo al risveglio.

Eppure, la sua mano fece altro e, senza che se ne rendesse conto, si trovò ad affondare tra le ciocche corvine con il tocco più delicato che la sua letale mano conosceva.

E sì, sapeva essere delicata come il tocco di un fiore quando desiderava.

Qualcosa nell'aria cambiò: la figura nascosta smise di agitarsi, il respirò si calmò, andando a quietare il singhiozzo che morì in un sospirò tremolante, quasi di sollievo.

Seiji si era accorto di quello che la propria mano aveva combinato; stranamente si era arreso a quella volontà o, forse, era sollevato di non avere più alcun muro invisibile da affrontare.

Non sapeva nulla con certezza, se non che quel gesto lo rendeva calmo, quasi pacifico.

E no, non era Touma, era solo ... qualcosa che lo legava alla propria infanzia? Forse.

Continuò ad accarezzargli i capelli, anche quando i rumori attorno a loro si fecero più forti e concitati – la sveglia di Shu e Ryo. Ma dentro la loro camera, ogni cosa sembrava ovattata, anche le sensazioni.

“... dolce ...”.

Il mormorio di Touma venne fuori mezzo soffocato e Seiji rispose a quella parola arricciando il naso, sdegnato: lui lo stava coccolando, aveva fermato le sue lacrime e lui? Lui pensava al cibo, lui!

Però percepì chiaramente il capo corvino spingere verso la propria mano, mentre il bozzolo di corpo si stringeva sull'orlo più estremo del materasso, addosso a Seiji.

Da quando in qua Touma l'irriverente era diventato ... coccolone?

“... sei ... dolce ...”.

Il volto era sbucato dalle lenzuola, gli occhi perfettamente chiusi, il naso un poco all'insù si arricciava in maniera buffa quando le labbra si muovevano, tendendosi incerte, in un sorriso.

Touma stava dormendo. E nel sonno parlava. Ma nel sonno era anche capace di sorridere.

Korin si irrigidì, sentì il calore esplodergli violento in viso e percepì pensieri che la sua meditazione, ancora, non era riuscita a districare.

Seiji poteva avere anche tutti i dubbi di questo mondo, ma di una cosa non poteva che essere certo: si era innamorato di quel sorriso.

 

*

“Shu, Ryo ... avete visto Seiji? Non è uscito a meditare stamane ...” chiese Shin ai ragazzi non appena si riunirono attorno a lui per la colazione; Jun era in giardino a giocare con Byakuen, Nasty era già al lavoro sul suo computer, sbocconcellando i biscotti preparati da Shin.

Shin riusciva ad essere il perfetto ospite e l'uomo di casa dei sogni ... Nasty ammetteva che essere viziata a quel modo era piacevole. Anche troppo. Cosa avrebbe fatto senza di loro?

“Io penso che Seiji sia ancora in camera con Touma ...” disse lei sibillina. “Non c'è di che preoccuparsi ...”.

Shin sospirò col sorriso di chi la sa lunga e servì la colazione ai due compagni.

“Allora non dovrò bagnare nessuno stamane” un sorriso sotto i baffi, poi “così possiamo uscire a prendere un po' di sole, mentre li attendiamo”.

“Non è che litigheranno ancora ... vero?” chiese un po' ansioso Ryo, mentre mordicchiava del pane. “Ieri ... ci hanno fatto preoccupare ...”.

“Seiji era sul punto di scoppiare” aggiunse Shu facendo tanto d'occhi al ricordo. “Era talmente furioso che ...”. Il ragazzo preferì affogare le parole nel latte, piuttosto che rivelare quanto l'energia di Seiji l'avesse terrorizzato. E i suoi misteriosi occhi non avevano nemmeno avuto voce in quella reazione.

“Faceva bene ad essere arrabbiato” replicò Shin con una nota stonata nella voce. “Ci ha fatti spaventare ... è stato un irresponsabile ...”.

“Ma Seiji l'ha già punito” borbottò tra sé Ryo, provocando nei compagni e nella ragazza reazioni piuttosto ... divertite.

“Infatti non gli dirò nulla. Seiji basta e avanza” ironizzò Shin con un occhiolino rivolto a Ryo. “Non mi piace certo infierire su una vittima simile ...”.

Una risatina da parte di Shu che, con non-chalance, sbattè gli occhi e lo guardò con aria innocente e molto puerile.

“Shin-chan non ti facevo così ... sadico”.

Per ovvi motivi – primo fra tutti, l'interlocutore era Shu – Shin fu aggredito da un rossore violento e improvviso che si scatenò esternamente a parole.

“Per tua informazione, io sono solo realista!”.

“O sei geloso perché non puoi fare tu la ramanzina a Tou ...”.

“Sarei felice di lasciare quest'incombenza a Seiji!”.

“Shin-chan ... e dire che a volte sembra proprio che ti piaccia. Fargli da mammina, intendo”.

Mai trascinare Ryo in discorsi simili: riusciva sempre a peggiorare lo stato di Shin da imbarazzato a voglio-sotterrarmi-a-vita.

Gli riusciva così naturale.

“E dire che invece Seiji sarebbe perfetto ...” sospirò Nasty battendo le ultime parole di un documento di storia. Cara e sibillina Nasty... metteva tutti a tacere quando se ne usciva dal nulla con tali ambigue frasi.

“Per cosa?!” chiesero i tre all'unisono, con espressioni che andavano dal curioso all'inorridito passando per il confuso.

“Come papà” rispose la ragazza girandosi verso i tre volti dagli occhioni spalancati. “Non negate che l'avete pensato anche voi ... almeno una volta”.

Nasty era davvero una ragazza fantastica: pronta, intelligente, ricca di risorse e coraggiosa.

Ma la sua mente era tanto acuta quanto la sua lingua priva di inibizioni.

E con quel viso gentile e pulito, l'accoppiata finiva per essere tremendamente inquietante.

  
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