"Tutto quello che ricordo della mia infanzia, è legato a mio fratello. Ricordo quando correvamo nei campi; oh, non eravamo così sfaticati come sono i giovani d'oggi, sempre a trafficare con quegli inutili gingilli; noi correvamo, altrochè se correvamo, e Liam era il più forte, una furia, un fulmine a ciel sereno. Batteva sempre tutti anche nel grano. Non credo che i giovani corrano più nel grano, anche se dovrebbero provare. Le spighe sono alte, dorate, e col venticello si muovono, ondeggiando. Quando corri nel grano, ti senti il padrone del mondo, nessuno ti ferma più; il tuo corpo si scontra con le spighe e tutte si piegano al tuo cospetto. Liam era il padrone del grano. 

Ricordo quel giorno in cui la pioggia scrosciava, e noi due guardavamo fuori dalla finestra contando le gogge di pioggia che scivolavano sul vetro. Ricordo perfettamente il suo profilo, il nasino all'insù, i capelli bruni, gli occhi cioccolato e quel sorriso rassicurante, sincero, dolce. Ad un certo punto, mentre lui mi accarezzava, e io lo guardavo, ha iniziato a chiedermi: "perchè mi guardi?". Io non rispondevo. Me lo avrà chiesto una decina di volte, ma io niente, non parlavo. Aspettavo che si arrabbiasse per il mio strano silenzio, ma lui continuava a farmi la stessa domanda sorridendo, con un tono pacato, appoggiato col gomito al davanzale della finestra. Non lo avevo mai visto arrabbiarsi. Daltronde, con chi si poteva arrabbiare se le corse le vinceva sempre lui? Era bravo in tutto, educato e simpatico, non se la prendeva con nessuno e nessuno aveva motivo di prendersela co lui. Ma io volevo davvero vederlo arrabbiato, e pochi giorni dopo, finalmente, realizzai il mio ardente desiderio. 

Facevamo una corsa, come sempre, lungo il fiume; c'erano parecchi sassi sul terreno, ma nessuno sembrava interessarsene, quindi iniziammo lo stesso. Avevo i capelli al vento, correvo e correvo; puntavo a raggiungere Harry, amico di Liam. Quando Harry cadde a terra, mi sembrò un miracolo. Avevo la possibilità di superarlo per una volta, e volevo davvero tanto arrivare prima di lui, per vendicarmi di tutte le volte che mi aveva preso in giro. Peccato che il mio sogno di gloria fu distrutto dalla sua mano che afferrava la mia caviglia. Caddi a terra sbattndo la testa sui ciotti. Non so come, Liam dopo trenta secondi era lì e guardava pensoso me e Harry distesi a terra. Io ovviamente scoppiai a piangere. 

"Dammi la mano Jade." Avevo il sangue impastato nei capelli, mi faceva schifo e sentivo la testa pulsare. Poco dopo arrivarono Zayn e Niall, e poi ancora Louis. A quel punto Liam divenne rosso e cominciò ad insultare Harry, ancora disteso sui sassi. Gliene disse di tutti i colori: che era un cretino, che doveva accettare di perdere, che doveva smetterla di trattarmi male, che visto che ero più piccola doveva aiutarmi, non farmi del male. Io fui molto felice quel giorno. Harry mi faceva pena, sì, ma non troppa per cancellare tutte le volte che mi aveva presa in giro davanti agli altri. Harry invece era visibilmente impaurito, come gli altri tre del resto. Non potevano credere che Liam James Payne stesse urlando.

Da quel giorno Harry non mi prese più in giro, anzi, iniziò ad aiutarmi nei compiti e, a volte, nelle gare di corsa, mi faceva arrivare prima di lui, credendo che non me ne accorgessi che faceva apposta.

Comunque, il mio preferito restava Liam. Nonostante fossi piccola e femmina, mi fece sempre giocare con loro cinque, non mi escluse mai dal gruppo. Mi trattavano tutti bene, più o meno. Louis ogni volta che piangevo per una sciocchezza, o quando mamma usciva e papà era al lavoro, veniva da noi e mi faceva ridere a crepapelle, tantochè alla sera mi faceva male lo stomaco. 

Niall, invece, mi aiutava a raccogliere i fiori; non credo che gli piacesse farlo, dovevo sempre essere io a pregarlo e trascinarlo al campo, ma alla fine mi accompagnava sempre, giusto per non andare a correre ogni giorno. In mezzo al campo di grando di fianco casa mia, c'era un ulivo molto grande, con intorno un praticello dove crescevano, verso Maggio, i papaveri. Niall adorava i papaveri, così, mentre Harry, Liam, Louis e Zayn correvano, lui attraversava il campo con la mia mano nella sua, e nell'altra la chitarra. Io mi mettevo seduta sul prato, lui sui rami bassi dell'albero e iniziava a cantare strimpellando le corde. I volevo sempre raccogliere i papaveri, ma lui continuava a dire: "Se li cogli, non saranno più così belli; sono fragili, cadranno presto i petali; cosa te ne fai di fiori senza petali?" In effetti aveva ragione, ma io ero troppo piccola e stupida per capirlo, e me li portavo a casa di nascosto. 

Parlando di Zayn, beh, lui mi piaceva tantissimo e tutti se ne erano accorti, visto che gli stavo continuamente appiccicata. Mentre giocavano a carte in cucina e io disegnavo, gli tenevo sempre la mano, e lui rideva. Credo che fossi una seccatura per lui, ma alla fine era sempre dolce con me; quando mi parlava, poi, mi guardava negli occhi, e io ero davvero felice, perchè mi considerava, anche se arrossivo e mi toccava abbassare lo sguardo. 

Al mio ottavo compleanno, Liam mi fece una festa, con mamma, papà, i ragazzi, e le loro mamme, i padri credo che lavorassero. Al momento di spegnere le candeline, Zayn mi diede un grosso, gigantesco, bacio sulla guancia e mi sussurrò "Auguri principessa", sorridendomi. Io diventai paonazza e tutti scoppiarono a ridere, compresi mamma e papà.

 

A dire la verità, mi mancano quei tempi, mi mancano i ragazzi, il grano, i papaveri, e Liam, il mio fratellone."