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Autore: Ordinaryswan    01/10/2012    2 recensioni
Serena, non è la solita ragazza sfigata, è bella con un autostima sotto le scarpe. Passa i giorni a studiare per non deludere i propri genitori. Non si lascia andare mai. E' all'ultimo anno di liceo, tormentata per non aver mai avuto esperienze con un ragazzo. Beh, prima che non le si presenti alla porta di casa un odioso fratellastro.
-“A casa mia, tranquilla non c'è nessuno” Se ne uscì con il suo sorriso malizioso che mi fece perdere un battito. Non doveva avere quell'effetto su di me. Non poteva. Lui era solo uno stronzo, bello e stronzo come tutti, come tutti quelli, no come tutto il genere maschile. -
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Brutale, arrivò il 7 sera. Il giorno dopo ci sarebbe stata la ripresa dell'anno. Saltavo di gioia, certo. Solo il pensiero mi faceva rabbrividire. Non tanto il pensiero di ricominciare con interrogazioni e verifiche, ma quanto che avrei avuto cinque mesi no stop e non sopportavo non riposarmi. Da capodanno non avevo fatto altro che pensare a me stessa e dedicarmi alla lettura e alla musica, da quel momento non avrei avuto tempo per me e per la mia creatività. Il tempo non era sufficiente, 24 ore non erano abbastanza.

Mi addormentai con il lieto pensiero.. no, niente da fare, mi addormentai solo agitata.

 

Sorrisi mentre passo dopo passo mi avvicinai alla fermata dell'autobus

Ciao vecchia amica, non ti mollerò fino a Giugno dissi sconfitta. Vita da studente? Provatela a quarant'anni e ditemi cosa ne pensate. Per quanto il lavoro di mente possa sembrare leggero, è totalmente l'opposto. Lo studente è uno dei lavori più duri. Poi io avevo fatto la primina ed ero anche la più piccola.

Arrivai in classe.

Posai malamente lo zaino sul banco, salutai chi avevo voglia di salutare e mi sedetti aspettando il professore di chimica.

Accanto a me dopo un minuto si sedette Mattia, ve lo ricordate no? Compagni di banco e di odio.

 

“Spiegami due cose: perché stai prendendo gli appunti di Storia e con chi hai fatto sesso tu?” Mi indicò pure. Dopo tutta una mattinata di silenzio se ne uscì con quella frase all'ultima ora.

“Te ne spiego una sola, chiedi troppo, prendo appunti perché tra due giorni c'è il compito” dissi saccente.

“Hai mentito, è ovvio se non mi vuoi dire con chi lo hai fatto” Insisteva.

“Si chiama privacy”

“Sembravi tanto casta tu, dai sono curioso, magari con Alessandro?” Pronto ad attaccare.

“No, senti smettila.. e poi che c'entra Ale?”

“Niente, vi sbavate dietro!” ecco, diretto come non mai.

“Lui sbava dietro a me è diverso”

“Ehi voi due chiacchierini, visto che avete tanto voglia di parlare farete una ricerca da consegnare domani” La professoressa ci rimproverò.

“Grazie” dicemmo insieme, scoppiando poi silenziosamente a ridere.

 

Andai da Silvia che se ne uscì con altre battute infelici su come ci saremmo ritrovati da soli in casa a “studiare”.

“Sarebbe stato più bello se la materia fosse stata anatomia” Continuò la ragazza.

All'uscita di scuola, invece, per la prima volta aspettai che Mattia finisse di parlare con gli amici e prendemmo l'autobus insieme, per dirigerci a casa mia

“Aspetta, dammi lo zaino” disse Mattia quando vide che sul bus non c'erano posti a sedere e visto che nel suo zaino c'erano solo astuccio e diario -forse nemmeno quello - decise di prendersi il mio. Mattia senza i suoi amici che gli girassero intorno era un'altra persona, come quasi tutti i ragazzi di quell'età.

“Senti capisco l'imbarazzo perché ti ho dato un bacio da maestro una decina di giorni fa, ma mi puoi stare più vicino invece di appiccicarti ad un vecchio.” Alzai un sopracciglio.

“Dimenticati quel bacio, signor maestro”

“Non dirmi che non ti è piaciuto, il tuo trombamico* bacia meglio di me?” Abbassai il capo, perché doveva colpirmi sempre nel mio punto debole?! Mi chiedevo a quale tortura andassi incontro.

“Io non lo bacio” non sapevo come uscirmene. Mentire mi sembrava la cosa migliore.

La conversazione si chiuse lì perché dovemmo scendere e poi proseguimmo in silenzio fino al portone.

“Non c'era bisogno che mi portassi la cartella” dissi una volta entrati.

Non avevo mai ospitato nessuno e mi trovavo in imbarazzo. Gli feci raggiungere la camera per posare la cartella e per prendere il pc.

“Carina” disse lui guardandosi intorno. La camera era dipinta da me, di normale poteva esserci solo il letto, dove lui si sedette.

“Ehi dobbiamo lavorare”

“Allora siediti” Feci come mi disse portandomi il pc sulle gambe. Almeno si era degnato di scrivere quello che gli dicevo

“Ti posso offrire qualcosa?” Avevamo appena finito, dopo due ore e mezza di tortura per fargli imparare qualcosa.

“Ti va di fare due passi?” Non lo sopportavo quando rispondeva con un'altra domanda.

“E' tardi, non posso.. senti abbiamo finito, se non vuoi altro, puoi andartene” Forse avevo fatto troppe pause, ma mi ero almeno trattenuta dall'insultarlo.

“Va bene, io vado allora fuori con Luca, sai è un bravo ragazzo” .

Mattia si prese solo un bicchiere d'acqua ed uscì.

Passai accanto al frigo per la seconda volta.

Oh merda, pensai. Il giorno seguente ci sarebbe stato l'incontro con il giudice per l'affidamento.

Padre o madre?

Quando mi avevano chiamato per chiedermi un parere, avevo semplicemente risposto che mi bastava stare insieme alla mia sorellina, che in quel momento era sicuramente a far danza.

 

Non ci volle molto prima di ritrovarmi seduta in quel tribunale, le ore scolastiche passarono più che in fretta. La ricerca andò bene, e regalai anche a Mattia un otto in storia, che doveva anche recuperare. Ah, chi me lo aveva fatto fare! Se lo bocciavano non ce l'avevo tra i piedi dopo, perché sarebbe rimasto al liceo.

“...Le due bambine, dovranno trascorrere due settimane con il padre e due con la madre per i primi due mesi” La sentenza. Perfetto, la cosa era equa.

Iniziammo subito con mio padre, tornai a casa solo per fare le valigie e ci venne a prendere.

 

“Ehi papà” salutò mia sorella raggiante come sempre.

“Ciao belle”

“Ciao” il mio era un borbottare, ultimamente borbottavo in continuazione.

“Ragazze, so che forse è presto per voi, ma come si dice meglio togliersi il dente subito” lui e i suoi modi di dire “Io ho trovato una nuova compagna, beh è da molto che ci frequentiamo e volevo presentarvela, magari domani sera.. che ne dite?”

“Mmh” la mia risposta.
“Che bello, sì!” ecco l'evasiva.

Arrivammo nel suo appartamento, era grande. Tre camere da letto e un salone enorme. La cucina era moderna e bellissima, mi sarei divertita a cucinare. Così feci subito quella sera, mio padre sennò ci avrebbe rifilato le sue pizze surgelate.

Almeno qualcosa avevo imparato a stare quasi tutto il tempo da sola, con una madre infermiera e un padre medico. Si erano conosciuti infatti a lavoro, ma erano sempre fuori casa.

Mi misi a letto, stanca come non mai, per aver passato ore ad ascoltare delle leggi sui minori. Cavolo, per pochi giorni, avrei potuto risparmiarmi tutte le tutele varie.

Comunque fosse andata non avrei lasciato mia sorella.

Sentii il telefono vibrare e imprecai perché mi ero appena sdraiata.

“Certo che hai un tempismo!”

“Prego di averti chiamato Serena... no davvero, com'è andata?”

“Due settimane con uno e due con l'altra, ah sai la novità? Mio padre ha già la compagna” quella cosa non mi andava molto giù.

“Oh, senti per qualsiasi cosa lo sai, puoi anche offendermi a random se questo ti fa star meglio”

“Non ora, sono stanca, domani ti insulto.. preparati”

“Sono nata pronta”

“Sì, notte Silvietta” e riattaccai.

Pensai mentalmente agli insulti finché poi il dolce sonno non mi rapì completamente.


*è un modo di dire giovanile per indicare un amico con cui si ha solo rapporti sessuali

Alloora, intanto graziee siete tutti bellissimi :33 ..poi, avrete sicuramente capito che dal prossimo capitolo (come avevo scritto nella presentazione) Serena conoscerà la compagna di suo padre, e quindi il suo fratellastro. Non aggiungo altro. Come sempre mi piace sapere cosa ne pensate ^^ Grazie, al prossimo Cri

  
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