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Autore: Reira74    01/10/2012    5 recensioni
E se? E se Melkor avesse vinto e i Valar fossero scomparsi? Dimenticate se potete quello che vi ha raccontato Tolkien e provate a seguirmi in questa ipotetica Terza Era... solo che non c'è stata più nessuna era dopo la Prima che non si chiama neppure prima perché non aveva senso numerarle...
Credo abbiate capito il concetto, Melkor ha vinto, ma dove c'è un Tiranno ci sono dei valorosi Eroi che gli si oppongono. Se vi interessa conoscerli aprite la porta ed entrate in questo nuovo mondo....
NOTE: Avevo cancellato questa storia per sbaglio, chiedo scusa a chi la seguiva
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Melkor vincitore'
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*CAPITOLO 27*



Ancora una volta si era lasciato condurre remissivo per quei corridoi, seguendo le guardie che avevano a malapena il coraggio di toccarlo, il suo aspetto le spaventava, ormai tutti a palazzo sapevano chi era, purtroppo per lui, gli elfi avevano un udito molto fine

Sapessero quanto poco conta questo mio sangue... Di certo hanno più riguardo per me di colui che mi ha concepito... Chissà perché poi? Non hanno forse udito che il loro signore mi considera al pari degli altri prigionieri?” Sospirò tristemente continuando a camminare mesto, cosa si era aspettato? Che alla fine avesse anche lui finito per credere che davvero ci fosse un'altra spiegazione? Che avesse infondo al cuore sperato che non lo avessero abbandonato volontariamente? Si era lasciato condizionare dal loro ottimismo... “Non m'importa... non ho mai desiderato una famiglia...” Ma ormai quei pensieri suonavano stonati persino alle sue orecchie

-Sire non ascoltare ma sentire, cano Haldir, lui ascoltare... Tu aspettare- una delle guardie si era avvicinata parlando la lingua comune con fatica, ma con tono gentile e ora lo osservava annuendo decisa e gli sorrideva

-Tu aspettare, Thranduil buon re-

L'aveva osservata confuso, quel elfo stava forse cercando di consolarlo? Come era possibile? Loro non erano forse i nemici che tutti in quel luogo dovevano disprezzare?

-Capito me? Io poche parole in nuova lingua, poco capito ma poco piace...tu buon Eldar, noi aiuta fratelli fuori-

Sarebbe voluto scoppiare a ridere, lui un buon elfo? Se a malapena si considerava un elfo! Ma gli era grato per quello che cercava di dirgli cosi sorrise e lo ringraziò, non perché credesse minimamente a quello che diceva, capiva poco della lingua comune e non aveva visto lo sguardo del loro “Buon Re” mentre parlava, lui invece capiva e aveva visto, ma ringraziò perché era stato gentile con un prigioniero che neppure conosceva, lo ringraziò perché gli aveva dimostrato che al mondo non tutti erano malvagi e che quelli con cui viaggiava non erano i soli ad credere nei sogni, lo ringraziò perché in quel momento in cui la speranza che non sapeva neppure di aver avuto stava vacillando era riuscito con poche parole a farla risorgere.

-Come ti chiami?-

-Lindir-

-Grazie, Lindir. Io sono Esg.. Legolas, io sono Legolas- gli sorrise

-Ben tornato in tua casa, Legolas... Ora tu scusa, io ho ordine, me non felice... ma tu aspettare- e continuò a sorridere e annuire anche mentre lo faceva entrare nella cella e lo incatenava a fianco dei compagni.

Solo quando la porta fu chiusa e il rumore dei passi scomparso in lontananza si lasciò andare a una risata liberatoria sotto gli occhi dei compagni ammutoliti

-E' impazzito?- chiese la giovane

-Legolas? Stai bene?- rincarò Tàr preoccupato da quello scoppio insensato di ilarità

-Oh, scusate... sto meravigliosamente- riuscì finalmente a rispondere tra le risa

-Allora il colloquio è andato bene?-

La risata diventò ancora più forte

-Se fosse andato bene sarei qui appeso con voi?-

-No, effettivamente non ha molto senso...- borbottò il nano

-Lasciate che vi informi che il Sire di questo luogo è un emerito idiota... ed è mio padre- se non fosse stato legato si sarebbe piegato in due dalle risate

-Lo abbiamo perso...- sospirò la ragazza -Non ha retto il colpo ed è impazzito-

-No, no, sto bene davvero- calmandosi leggermente ma cominciando ad agitarsi

-Vuoi stare fermo! Mi fai venire il mal di mare- tirandosi su solo a forza di addominali era riuscito a portare i piedi fino alla catena stringendola saldamente tra le gambe e allentando così la tensione sui polsi e ora armeggiava concentrato con i grossi ceppi di metallo, purtroppo nel farlo aveva anche continuato a spintonare l'uomo che ora dondolava infelicemente

-Il mal di mare? Sotto terra? Dammi un altro minuto, ho quasi finito-

-Finito cosa?-

-Questo- saltò agilmente a terra libero

-Come ci sei riuscito?-

-Fascino, mia dolce fanciulla, nessuna serratura è in grado di resistermi- sfoggiò un sorriso irriverente -Non era forse per questo che mi avevate cercato?-

-E ora pensi di startene lì a vantarti? o hai intenzione di liberare anche noi?-

-Non so... se me lo chiedete gentilmente... forse...-

-Tirami subito giù da qui, bastardo presuntuoso!-

-Amica mia, non esagerare con la gentilezza... potrei commuovermi-

Alla fine furono tutti liberi, anche se ancora imprigionati

-Ora vuoi dirci cosa è successo? Cosa c'era di tanto divertente?-

-Niente davvero, Tàr, ho appena scoperto di essere un buon elfo-

-Tu? Un buon Elfo?- scoppiò a ridere Rhawel seguita da Gimli

-Vedete? Lo pensate anche voi-

-L'ha detto Thranduil?-

-No, Mithrandir, e anticipando la tua domanda, non ci aiuterà-

-Ma l'hai ascoltato? Cosa ti ha detto?-

-Sì, Tàr, ho ascoltato come avevo promesso, e non ha detto nulla... assolutamente nulla... escludendo il fatto che non approva che io non conosca la sua lingua, che gli elfi prigionieri sono dei traditori perché non cercano di liberarsi e che voi siete degli assassini e meritate la morte-

-Non è possibile! Come può accusare quelli che un tempo erano suoi compagni di essere traditori? E' inaudito!-

-Lo so, ho fatto quello che potevo, ho tentato di spiegare, avresti dovuto essere tu a farlo, è la tua causa, forse saresti stato più convincente, ma ne dubito, non ha neppure ascoltato... Melkor Maledetto! Se non fossi stato legato lo avrei preso a schiaffi!-

-Ragazzo, tu passi troppo tempo con Rhawel-

-No, Mithrandir, a volte è l'unico modo- sospirò -Ci ho provato, tanto non sarebbe mai venuto a parlare con voi, lui aveva già deciso... voi eravate morti-

-Noi? E tu?-

-Io potevo restare con lui-

-Perché sei qui? Potevi salvarti-

-Non siamo ancora morti-

-Dannazione! Tu ci credi! Tu hai finito per credere al nostro sogno! E' per questo che invece di salvarti hai cercato di convincerlo e sei finito quaggiù!- La mezzelfa gli saltò al collo con gli occhi lucidi per la commozione, gli stessi occhi di tutti gli altri

-Potrei, e dico potrei, avere un piccolo dubbio sul fatto che non siate completamente folli... e non avrei potuto vivere nella menzogna, non un'altra volta, non dopo quello che ho visto-

-E ora come facciamo ad uscire da qui?-

-Semplice, non usciamo-

-Ma tu hai detto che ci avrebbero uccisi? E allora?-

-Allora... noi aspettare- si appoggiò alla parete sedendosi comodamente a terra

-Noi- l'uomo sgranò gli occhi -Aspettare?-

-E' questo che ha detto la guardia... Thranduil buon Re... Tu aspettare-

-Ma tu hai detto che non aveva ascoltato, che non ci avrebbe aiutato- pigolò Rhawel

-Sì, e ne sono ancora convinto, ma abbiamo fatto tanta strada che male c'è aspettare un po'-

-Il fatto che potrebbe essere il nostro ultimo po'?- borbottò Gimli

-Non rientrava forse nei vostri piani?-

-E tutto questo perché l'ha detto una guardia?-

-Ha anche detto che io buon Eldar e che loro aiuta fratelli fuori... e che capitano Haldir ascoltare-

-In questo caso...- Gimli roteò gli occhi -Noi aspettare, spero solo non mi facciano dimagrire troppo prima di uccidermi... i vermi ci resterebbero male-



-Stai bene?- Tàr si era seduto al suo fianco osservandolo a lungo

-Ti sembrerà strano, sembra strano anche a me, ma sto bene-

-Mi hai stupito, ero preparato alla tua collera, all'odio, alla confusione, persino alle lacrime, ma non mi aspettavo questo-

-In fondo devi ringraziare lui... mentre mi guardava con quello sguardo freddo mi è sembrato di vedermi in uno specchio... lui non ascoltava, non sentiva, si è chiuso in se stesso sordo ad ogni ragione... come me...-

-Tu credi che possa imparare a sentire? come te?-

-Lindir lo crede-

-Lindir?-

-La guardia. Io lo spero... alla fine il rispetto che ho visto negli occhi dei suoi uomini non era finzione, quindi in qualche modo quel rispetto deve averlo meritato-

-Era la stessa impressione che avevo avuto io dalle frasi che ho ascoltato-

Restarono in silenzio persi nei propri pensieri, finché l'elfo non lo stupì nuovamente avvicinandosi spontaneamente e accoccolandosi tra le sue braccia

-Estel, ho paura... se mi stessi sbagliando? E' la prima volta che cerco di fare qualcosa di utile e potrebbe essere l'ultima... Io ho paura di morire, non voglio morire...-

Lo strinse tra le braccia sorridendo dolcemente e posando le labbra sul suo capo

-Non morirai-

-...è solo colpa vostra, io non temevo la morte, e invece ora mi spaventa, ci sono così tante cose che non ho mai fatto, non voglio morire ora-

-Non morirai-

-Come puoi dirlo?-

-Mi fido di te, fino ad oggi hai sempre rifiutato di ascoltare il tuo cuore, ma tu sai bene che lui non ti ha mai mentito, oggi finalmente ti sei aperto, hai lasciato che fosse lui a guidare le tue azioni, se tu credi che lui possa essere convinto ad ascoltarci, Bene, allora io so che è vero-

-Se quello che non cerchi infin sarà svelato, dovrai aprire il cuore per essere ascoltato-

La voce di Mithrandir li raggiunse da lontano, come se provenisse da un altro luogo, da un altro tempo.

-Vedi? Esattamente quello che dicevo- sorrise stringendolo più forte

-Estel- sussurrò prima di chiudere gli occhi lasciandosi cullare da quella sensazione di pace

-Sì, è il mio nome-



Sembrava che fosse passata un'eternità in quella cella quando invece non erano che poche ore, d'istinto si alzarono tutti in piedi sentendo dei passi risuonare lungo il corridoio, preparandosi alla reazione delle guardie nel trovarli liberi dalle catene, ma non fu una guardia a varcare la soglia della loro prigione.

Un elfo riccamente vestito con lunghi capelli chiari fermati da una sottile corona, anche senza conoscerlo seppero subito chi avevano davanti, sapevano della somiglianza ma a osservarli era impressionante e si inchinarono rispettosi.

Legolas rilassò le braccia appoggiando la schiena e un piede alla parete e restò dritto con la gamba piegata, guardando il nuovo arrivato con espressione insolente

-Amici, vi presento Thranduil, Signore di questi luoghi, nonché mio procreatore- accompagnò le parole con un ampio gesto della mano -Padre- sibilò con un gesto leggero del capo

E il Re davanti a lui rise

-Immaginavo che le mie guardie vi avessero legati?-

-Sapete Sire, un Principe degli Eldar non poteva trovare altro che scomoda quella posizione- rispose affettato con un gesto lezioso delle dita -Spero non vi offenda che abbia voluto migliorare la nostra sistemazione-

-Gwath!- lo ammonì Tàr

-Non preoccupatevi capitano, non porto certo rancore per parole vere e ben meritate- la voce era solenne ma gli occhi brillavano divertiti.

Chi era quell'elfo? Possibile fosse la stessa persona che aveva incontrato prima? Cosa era successo?

-Figliolo, mi rendo conto che abbiamo cominciato col piede sbagliato, e non certo per colpa tua. Dovremo parlare, e questa volta intendo veramente, vorrei avere la possibilità di giustificarmi per l'ignobile scena alla quale hai dovuto assistere, posso assicurarti che quello in quella stanza non è il mio usuale comportamento... Ma sono costretto a rimandare, ora è d'obbligo che discuta col vostro capo, temo infatti che questa sistemazione non vi sia consona e spero di potervi porre presto rimedio- poi indicando a Tàralelyol la porta proseguì

-Númenóreano, vorreste seguirmi? Ho la sensazione che la nostra sarà una chiacchierata molto lunga, e che mi darà molto su cui riflettere, non vi stupirete se preferisco affrontarla sotto la luce di Anor, non temete per i vostri compagni, non gli verrà fatto loro alcun male-



Erano giunti in un piccolo e delizioso giardino, circondato su tre lati dalle alte pendici dei monti mentre il quarto da un muro di pietre, al centro di una grande vasca in cui scivolavano tranquilli candidi cigni sorgeva in piccolo chiosco di marmo bianco coperto di rose rampicanti.

Fu in quel quieto tempio che il sire lo condusse, facendogli segno di sedersi al suo fianco

Lo scrutò a lungo prima di parlare, tanto che Tàralelyol cominciava a sentirsi inquieto sotto quell'accurato esame.

-Quindi Haldir non sbagliava, voi discendete davvero dalla stirpe di Elros il Traditore. Gli somigliate, ma le somiglianze sono tante quante le differenze-

-Il suo sangue scorre nelle mie vene, Sire, ma non sono lui-

-Naturalmente, non stavo insinuando questo, ma cercate di comprendere, non è facile per noi, lui è stato quello che più di chiunque altro ci ha feriti-

-Lo capisco, e se fosse in mio potere cambiare il passato lo farei, ma non posso. Vorrei però provare a mutare il futuro se me lo concederete-

-Forse sarebbe più facile non pensare a voi come a un númenóreano se avessi un nome con cui chiamarvi-

-Il mio nome è Tàr...- poi si interruppe deciso a rischiare tutto in quel momento -Il mio nome è Ar-Agorn, figlio di Ar-Athorn, legittimo erede al trono di Númenor-

-Bene, Ar-Agorn- si rilassò meravigliando l'umano -In questo caso credo che potremo lasciare da parte le formalità e parlare da pari e pari-

-Non mi temete?-

-Forse la domanda che dovreste pormi è se vi credo-

-Quindi, non mi credete?- chiese sempre più confuso

-Certo che vi credo, credo che siate il legittimo Re di Númenor, e credo a quello che ha detto mio figlio in vostra vece, da voi desidero conoscere i dettagli. Devo ammettere di non aver dato molta importanza a quello che mi è stato detto e non aver posto a lui queste domande, voglio sapere com'è realmente la situazione la fuori, come avete fatto ad arrivare qui e come pensate di poterla cambiare-

-Davvero vi fidate di noi? Perdonate il mio stupore ma dalle parole di Gwath avevo avuto tutt'altra impressione-

-Me ne dispiace, e posso ben comprendere la vostra incredulità, ma vi posso anche assicurare che scene come quella non si ripeteranno più, fortunatamente per voi ho ottimi consiglieri che sanno vedere nel mio cuore meglio di quanto sappia fare io stesso, e che mi conoscono abbastanza da sapere che in condizioni normali mai mi sarei condotto in si deprecabile maniera-

-Questo posso comprenderlo, ma ancora non capisco come possiate fidarvi di me, non mi avete ancora chiesto nulla, come sapete se vi mentirei?-

-Le parole possono mentire, ho altri modi per sentire la verità, la conoscevo già prima di venire da voi, in molti hanno parlato in vostro favore, Ar-Agorn, il vostro compagno, il mio capitano, Narsil e mi è bastato guardarvi negli occhi per sapere che erano nel giusto-

-La spada?-

-Sì, la spada, la vostra spada. Cosa sapete di quella lama?-

-Che è una spada famosa, fu forgiata da Telchar per Finwë, e dopo di lui è passata ad ogni Sire Supremo degli Eldar fino a Turgon che cadde in battaglia, da allora ne sono state perse le tracce almeno fino a ottantasei anni fa quando ne sono entrato in possesso-

-Ottantasei anni? Dovevate essere un bambino!-

-Sì, lo ero-

-Questa è la prima storia che vorrei ascoltare da voi, come siete entrato in possesso di quest'arma? E perché lei preferisce la vostra mano alla mia?-

-Io non capisco, cosa volete dire?-

-Questa, come poche altre armi come lei, è una spada speciale, sapete perché si dice che l'arte alla forgia di Telchar non potrà più essere eguagliata?-

-Lo dovreste chiedere al mio amico Gimli-

-Neppure lui saprebbe rispondere, vi sto parlando di tempi assai antichi, tempi in cui il popolo del vostro compagno e il mio erano amici, Telchar era straordinario alla forgia, ma ciò che rese leggendarie le sue armi fu l'amicizia e la collaborazione degli elfi, mentre lui temprava il metallo nel fuoco con l'incudine e il martello noi raggiungevamo il Cuore del metallo stesso, vivificando il suo Elemento. Ditemi vi è mai parso di udire questa lama cantare durante una battaglia? No, non rispondete, vedo già nei vostri occhi che l'avete udita, dovreste esserne onorato, non a tutti lei farebbe udire il suo canto... Quello che sto cercando di dirvi è che le armi come questa possiedono un'anima, una Volontà, se non gli piacete sarà solo un banale pezzo d'acciaio ben forgiato, ma se lei vi riconoscerà degno allora avrete la più preziosa delle alleate in battaglia, danzate alla sua musica e vedrete che la vostra mano non conoscerà esitazioni-

-State dicendo che Narsil vi ha detto di volere che sia io ad impugnarla?-

-Non a parole, ha molti doni ma non questo- annuì sorridendo -Ma, sì, è piuttosto chiaro per chi la sa ascoltare-

-Non potete immaginare quanto le vostre parole mi riempiano di gioia, non riesco ancora a sentirmi degno di quell'arma e soprattutto della fiducia che in me è stata riposta, ma sapere che lei non mi disprezza mi da speranza-

-E ora vorreste di grazia dirmi come l'avete avuta?-

-E stato un dono, un dono ad un bambino che fuggiva dal suo regno, ma per farvi comprendere perché mi è stata data e da chi è prima necessario che risponda a una domanda che mi avete posto in precedenza. Non potreste comprendere il significato e le motivazioni di questo dono senza conoscere la vita al di là delle Nebbie-

Mentre il númenóreano raccontava la vita fuori dal loro rifugio sicuro l'espressione del Signore degli elfi si era fatta sempre più cupa, ascoltava ogni parola senza fiatare rendendosi improvvisamente conto di quante cose avessero volutamente ignorato e dimenticato nel loro dorato esilio, sentì montare la rabbia per il crudele destino degli Elfi di Lòrien, verso Morgoth... e verso se stesso, era stato in quel luogo dopo la guerra... quasi tremila anni prima... con una moglie che nonostante portasse in grembo suo figlio non aveva voluto sentire ragioni e lo aveva seguito... c'era stato ma vedendo la desolazione e il veleno che ammorbava quel luogo, non aveva avuto il cuore di addentrarsi fino a Caras Galadhon... avrebbe potuto aiutare i suoi fratelli, quello che aveva fatto il mago avrebbe potuto farlo facilmente anche lui, ma non era entrato... si era esposto al pericolo per arrivare fino li, aveva perso la moglie e il figlio per arrivare fino li, e non era entrato... se lo avesse fatto chissà quante cose sarebbero cambiate, forse il tempo impiegato in quel luogo gli avrebbe fatto evitare la battaglia che lo aveva separato dalla compagna, forse sapendo che Melkor non possedeva il Potere della Fonte avrebbero potuto uscire più spesso... forse ora avrebbe avuto un figlio...

Quando Tàralelyol arrivò a raccontare di suo padre, della fuga, e di come aveva avuto Narsil, la rabbia si tramutò in indignazione, la fuori i discendenti di Elros il Traditore morivano per aiutare i loro fratelli, mentre loro inacidivano nell'ozio e in un, ormai inutile, rancore.

Per Thranduil, Signore dei Boschi del Cancello, la decisione era stata presa. Non era in suo potere scegliere per tutto il popolo degli Eldar quindi li avrebbe condotti da Gil-Galad e avrebbe perorato la loro causa, ma indipendentemente da quale sarebbe stata la decisione del Sommo Re, lui non sarebbe più rimasto a guardare.

Il suo cervello già cominciava la lavorare febbrilmente, doveva presentarsi al Sire Supremo con una strategia, una possibilità di successo... lui non si sarebbe accontentato dei sogni di un gruppo di avventurieri, però se l'intuito non lo ingannava sapeva già di avere un'alleato a palazzo... ricordava bene Erestor, ricordava il suo dono ed ora era più che sicuro non avesse sbagliato a donare la spada a quell'uomo... e ricordava anche quanto fosse legato a uno dei migliori amici del Re...

-Credo che infine siamo arrivati a capirci, Ar-Agorn figlio di Ar-Athorn- sospirò -Tenete, questa vi appartiene- porgendogli Narsil

-Ma questa spada appartiene al Sommo Re degli Eldar-

-Questa spada appartiene a colui che si erge a protezione del nostro popolo, e siete voi quell'uomo, non io, non il Supremo... Non posso farvi promesse a suo nome, non è in mio potere, ma vi accompagnerò alla Capitale, parlerete con Gil-Galad e avrete il mio appoggio, e se lui non volesse aiutarvi allora verrò con voi assieme a chiunque vorrà seguirci, e sappiate che saranno in molti, perché nessuno di noi ha dimenticato i suoi fratelli e ora che sappiamo che c'è ancora speranza non li lasceremo al loro destino-

-Grazie, Maestà- si inchinò

-No, non inchinatevi, e non ringraziatemi, sono io a doverlo fare, permettetemi di stringervi la mano alla maniera dei mortali, se tale è ancora l'uso, e di abbracciarvi come saluterei un mio pari e un mio amico-

-E' per me un'onore, Sire-

-E ora andate, sarete stanco e anche i vostri amici, vi farò preparare le stanze migliori e potremo parlare ancora durante il viaggio, i vostri compagni mi incuriosiscono molto- poi sospirò amaramente -Vi inviterei a condividere il cibo alla mia tavola ma temo che la mia presenza risulterebbe sgradita a qualcuno-

-Maestà, non mi avete domandato come mai pur essendoci liberati delle catene non abbiamo tentato la fuga- chiese apparentemente cambiando discorso

-Pensavo ci aveste provato senza successo-

-Nessuna porta può resistere a vostro figlio- rise l'uomo -Non siamo fuggiti perché lui ha deciso di aspettare... Non ha avuto una vita facile, non si è mai fidato di altri che di se stesso e solo da poco si è unito a noi cominciando ad aprirsi leggermente... eppure ha deciso di aspettare perché una delle guardie ha detto che avreste cambiato idea- sorrise comprensivo

-Pensate che non tutto sia perduto?-

-Penso che Gwath abbia bisogno dei suoi tempi, ha appena conosciuto l'amicizia, sta scoprendo l'amore, non credo sia pronto per accettare una famiglia... anzi credo che inconsciamente sia sollevato per il vostro comportamento, ora può continuare a fingere odiarvi e non deve pensare a come comportarsi con voi-

-Perché dite “fingere”?-

-Perché per lui è più facile mentire a se stesso che agli altri, ma posso dirvi che se vi avesse odiato veramente ora non sareste qui, e certamente non avrebbe aspettato di vedere se una guardia aveva ragione-

-Ma... era legato, non poteva farmi nulla...- non aveva ancora finito la frase che la risata divertita dell'uomo lo sorprese

-Non potete immaginare quanto poco significassero quelle corde per lui, le poteva sciogliere tanto velocemente che non avreste avuto neppure il tempo di reagire-

-Lo conoscete molto bene-

-Mi piacerebbe poterlo conoscere veramente, ma nessuno può realmente dire di conoscerlo, neppure lui...-

-E fortunato ad avere un amico come voi-

-Non solo io, siamo tutti affezionati al nostro Gwatheg- sorrise dolcemente

-Perché continuate a chiamarlo Ombra?-

-Perché è il nome che aveva prima di incontrarci, da poco ha scelto la sua nuova natura, ma a volte è difficile dimenticare che non è più la nostra piccola Ombra- rispose teneramente

-Vi rendete conto che lui ha qualche migliaio di anni più di voi, vero?- rise il Re

-Non commettete questo errore, è vero che è nato migliaia di anni fa, ma il suo Cuore e il suo Spirito stanno cominciando a vedere la luce solo ora... Sire, andateci piano con lui, non voglio vederlo soffrire-

-Siete molto protettivo, ho quasi avuto l'impressione che la vostra fosse una minaccia-

-Nessuna minaccia, anche se temo di non poter parlare per Rhawel- ridacchiò -Ma dite il vero, sono molto protettivo, ha sofferto troppo, merita un poco di felicità... Ora se volete scusarmi, questi discorsi dovreste farli con lui e non con me, anzi ho già parlato fin troppo e certamente non ne sarebbe felice-

-Non temete, da me non saprà nulla- annuì bonariamente -E ora ho un altro motivo per dovervi ringraziare, temo che non riuscirò mai a sdebitarmi con voi-

  
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