Capitolo 13- Il Libro dei Veglianti ()
[...] - "Secondo te le stelle sanno di pan di zucchero o di sale?"
- "Non lo so, non le ho mai assaggiate."
- "Io sì, sono rimasta molte notti sul balcone della casa dei bambini chiusi. Le stelle in estate perdono briciole che arrivano in bocca."
- "e come sono?"
- "Salate, a gusto di mandorla amara."
- "Le preferivo dolci."
- "Ma no, guasterebbero la terra per quante ne arrivano. Certe notti c'è tempesta di stelle sbriciolate. La terra è seminata da loro, riceve senza poter restituire. Allora dal basso si alzano le preghiere a sdebitarsi, di alberi e di bestie che ringraziano"
[...].
-- Erri De Luca (Enrico De Luca)
dal libro "Il giorno prima della felicità" di Erri De Luca (Enrico De Luca)
Quel mattino, Lucinda Price si svegliò con un gran mal di testa. Affondò la testa nel morbido cotone del cuscino, le ciocche ondulate di capelli neri sparse un po’ovunque (qualcuna le finì in bocca).
Purtroppo doveva svegliarsi, anche se non ne aveva voglia.
Lilith la stava evitando, benché Luce non avesse fatto nulla di strano nei sui riguardi. Bill era scomparso dalla circolazione; in compenso, Luce si era guadagnata una nuova amica: Aimee, la ragazza che lavava la moto in continuazione, decisamente preoccupata un pochino di meno rispetto a lei per Bill.
L’altra sera erano andate a mangiare una pizza insieme, dato che lo stress da studio era diminuito con l’avvicinarsi delle vacanze natalizie.
Nonostante la grinta e la praticità della tosta Aimee, l’unico su cui Luce si sentiva di poter contare ancora era Daniel.
:-Luce, avanti, sveglia o faremo tardi.- sbottò Nora, in tono sbrigativo. Nel sentire quelle parole, la ragazza alzò la testa: non era da Nora parlare in quel modo. :-Quella tua amica è venuta qui mentre tu ancora ti crogiolavi tra le braccia di Morfeo.- disse e a Luce fu chiaro il motivo del suo nervosismo.
Lilith non le piaceva proprio, adesso ancor di più; se prima lo nascondeva per non far prendere collere a Luce, ora che non ci uscivano più insieme, si sentiva libera di dimostrare quanto le stesse antipatica.
:-Cosa voleva?- chiese Luce, incuriosita. Si sollevò sulle mani, come se stesse facendo le flessioni, poi si sedette sui talloni, osservando la faccia di Nora cambiare da rossa a verde.
:-Non lo so. Non me l’ha voluto dire. “Devo assolutamente riferire la questione a Lucinda; sono affranta, Nora. Non prenderla a male.” Sue testuali parole. Tsk! Prenderla a male! Sarà Bill che le ha dato buca, dicendole di preferire me.- Nora sistemò un cuscino con troppa foga.
Luce decise che era ora di cambiare argomento. :-Che freddo fa oggi.- commentò, strofinandosi le braccia con le mani. Nora le scoccò un’occhiata di sbieco.
:-Cos’è, Dany ha origini inglesi, per caso?, no, perché, sai, gli inglesi sanno solo parlare di tempo. Che freddo, che pioggia, e bla bla bla.- Luce si coprì la bocca con la mano per nascondere una risatina. Quando Nora era nervosa, era ancora più spassosa del solito.
:-Sei uscita con qualche inglese?- la punzecchiò Luce; sapeva per esperienza che il miglior modo per distogliere Nora da qualcosa/qualcuno era parlare dei suoi flirt.
Ed, infatti, la ragazza iniziò a chiacchierare di un certo Richard e non si fermò più, fin quando arrivarono in mensa e Lilith venne verso di loro, i rigogliosi ricci rossi che ballonzolavano elegantemente ad ogni sua falcata.
Attirava l’attenzione; prima, nessuno la guardava se non per una rapida occhiata del tipo “che strana ragazza”. C’era qualcosa di diverso in lei, e finché non fu vicina, Luce non se ne rese conto.
:-Ciao Nora.- salutò prima di rivolgersi a Luce. :-Luce, un amico –non so se ti ricordi di lui- mi ha prestato questo libro. L’ho letto e l’ho trovato molto interessante. Secondo me lo amerai anche tu: guarda il nome dell’autore…- e girò il libro di lato, in modo che Luce potesse leggere chi l’avesse scritto.
Il cuore le si fermò in gola.
Il manoscritto era firmato Daniel Grigori.
:-Che coincidenza, non trovi?- continuò Lilith, imperterrita. :-Sarà molto utile per quel seminario sugli angeli a cui hai preso parte.-
Le posò il libro sulle mani in maniera molto delicata, come se temesse potesse sfasciarsi all’istante, dopodiché girò i tacchi e si diresse fuori dalla mensa.
Nora la seguì con gli occhi sbarrati per tutto il tempo :-Che ragazza strana.- commentò. Scosse la testa. :-Hai davvero preso parte a quel seminario? Si dice che lo tenga un professore molto sexy. Portami con te, ti prego!- allungò le vocali come suo solito. Tiii preeegooo.
Luce non poté resistere. :-Ma certo. In effetti il prof è molto affascinante. Si chiama Steven.- Era lo stesso supplente che era venuto a sostituire il professor MacKenzie (il Babbo Natale di matematica) il primo giorno di college.
Luce si sentiva tenuta d’occhio dal professore Steven.
Si era presentato proprio così, chiedendo espressamente agli alunni di non chiamarlo per cognome. Le ragazze ne erano state entusiaste; parecchie di loro venivano solo per ridacchiare e lanciare occhiate infuocate al prof.
Una voce maschile la fece sobbalzare. :-Ehi, Lucy.- sussurrò Daniel al suo orecchio. Lei si voltò e gli sorrise.
:-Guarda un po’questo libro.- disse, tendendoglielo. Non appena Daniel lesse l’autore, sul suo viso si dipinse un’espressione di sorpresa.
:-L’avrà scritto un mio antenato.- disse lui, ridendo.
:-O magari la tua reincarnazione del passato.- propose Luce in tono spiritoso. Gli occhi viola di Daniel brillarono :-Davvero?- chiese a bassa voce.
La tensione era palpabile. Luce voleva solo scherzare eppure le pareva di aver detto una verità inconfutabile. Daniel era più scioccato di lei.
:-Oh sì. E dovevi essere vestito tremendamente male.- fece lei, per spezzare la tensione. Daniel rise e l’attirò a sé.
Luce arrossì e nascose il viso dietro i capelli, contemporaneamente abbassò lo sguardo come se avesse paura che qualcuno la vedesse. Insomma, perché Daniel aveva scelto lei?
Non aveva niente di speciale.
Anzi, era una pazza visionaria. Da quando Lilith le aveva dato il libro, aveva forti mal di testa come se qualcosa ne volesse uscire fuori.
:-Com’è il titolo?- la voce di Daniel irruppe nei suoi pensieri.
:-Eh?-
:-Il titolo del libro.- Presero due piatti di pasta e si andarono a sedere ad un tavolino un po’più isolato. Parecchi ragazzi li seguirono con lo sguardo, un sorrisetto malizioso sulle labbra. Ormai erano abituati; alle persone piace sempre spiare un po’le coppiette. Le sedie stridettero quando le trascinarono al tavolo.
Luce controllò il titolo. :-Si chiama…Il Libro dei Veglianti.- citò. Alzò lo sguardo. :-Tutto bene, Daniel?- Il ragazzo era sbiancato.
:-Sì, sì. Solo un calo di zuccheri. Ho fame, sai.- minimizzò con un sorriso da 1000 watt. No, da 999. Sembrava decisamente colpito. E’il libro, pensò Luce, osservandolo mentre infilzava la forchetta con troppo vigore nei maccheroni al sugo.
:-Vai ancora al seminario?- chiese Daniel ad un certo punto. Luce alzò lo sguardo dall’ultimo maccherone.
:-Sì, perché?-
:-Mi piacerebbe partecipare, oltretutto ci sei pure tu, quindi…- spiegò lui. Gli occhi viola sembravano distanti quel giorno, non la fissavano come se non vedessero altro al mondo.
:-Okay, perché no…- acconsentì Luce. Dopo avrebbe controllato il libro, giusto per vedere cosa ci fosse scritto di così tanto interessante da indurre Lilith a donarglielo.