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Autore: The Cactus Incident    01/10/2012    3 recensioni
Il mio spettacolo era arrivato al termine, il sipario si abbassava e le luci si spegnevano, tingendosi di un applauso rosso scarlatto.
[...]
L’ascia si sollevò, pronta a calare senza esitazioni, ma il sibilo della lama che vibrava nell’aria fu interrotto, quando un verso infernale squarciò l’innaturale silenzio che per quella giornata aveva riempito Asgard.
[Daenerys Targaryen -Il torno di Spade]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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dany chapter 3


Alfheimr non offriva molti più svaghi rispetto a Asgard.

In fin dei conti, i nove regni avevano uno schema abbastanza semplice. Asgard, Alfheimr e Muspell, insieme costituivano i mondi celesti, potevano differenziarsi per via del popolo che li abitavano e per l’aspetto stesso del mondo, ma in fin dei conti era sempre la stessa solfa.
Indi per cui, ad Alfheimr mi annoiavo nell’esatto e identico modo in cui mi annoiavo ad Asgard ed era bastata una sola settimana. La biblioteca non mi aveva fornito grosse conoscenze extra rispetto a quella di Asgard che avevo spulciato fino alla nausea e che conoscevo a menadito.
Solo un paio di volumi mi avevano discretamente interessato e mi era stato concesso il permesso di portarli nelle stanze in cui ero ospite, per il resto non c’era granché di nuovo.
Continuavo ad esercitarmi, provando a recuperare i poteri persi, ma era tutto inutile. Non una scintilla, non un fremito verde. Niente di niente. Il vuoto.
Un insulso umano, alla stregua di un Midgardiano. Quale disonore.
Afferrai uno dei volumi e mi spostai nel giardino interno cominciando a leggere, quando, alzando la testa, trovai uno spettacolo meraviglioso ed irripetibile.
Un enorme drago verde con la punte delle ali e le corna bronzo, mi passò sulla testa, solcando il cielo latteo di Alfheimr.
Quella magnifica creatura sembrava puntare al piazzale davanti alle stalle, l’unico in quella parte del palazzo che potesse accogliere una tale creatura.
Due draghi? Sicuri che fossero estinti?
Qualcosa non quadrava e un’ovvia intuizione mi diceva che Daenerys e Drogon c’entravano qualcosa con l’apparizione del secondo drago.
Lasciai il grosso volume sotto al portico e mi diressi a passo spedito.
Fui fortunato, perché grazie ad un ulteriore piroetta nel cielo di quella magnifica creatura, riuscii ad arrivare in tempo per quel magnifico atterraggio.
Lo spazio non era abbastanza e sbattendo le ali poggiò prima le zampe posteriori e poi le anteriori al suolo, richiuse le ali e si guardò intorno con aria altezzosa.
L’animale la notò prima di me, e il muso del drago puntò alla sua destra, mia sinistra e seguendo al traiettoria vidi arrivare Daenerys di corsa.
Il drago mosse dei passi nella sua direzione e la donna si strinse al suo muso, poggiando la fronte contro la sua e chiudendo gli occhi, carezzandolo, mentre l’animale uggiolava come un cane e lasciava cadere a sua volta le due paia di palpebre che coprivano i due grandi occhi color bronzo.
Daenerys si allontanò dalla sua fronte e lo guardò negli occhi, sussurrandogli qualcosa.
Da dove mi trovavo io, a molti metri di distanza, vedevo le sue labbra muoversi e il drago, come rapito, ascoltare quello che la donna aveva da dire.
Non riuscivo a capire. I cavalieri hanno un solo drago, e Daenerys aveva già Drogon.
Ma si era definita “la sua proprietaria”, non il suo cavaliere. Non era una semplice defaillance grammaticale.
Daenerys non era un cavaliere, ma possedeva due draghi. Due creature che si credevano estinte.
Senza staccare gli occhi dalla scena, mi spostai sulla sinistra, mantenendomi attaccato al perimetro del piazzare e osservare Daenerys interagire col drago.
Era una strana impressione e per meno di un secondo rividi lo sguardo che Frigga mi rivolgeva da bambino. Bagliori che avevo visto anche nei tre mesi di prigionia e avevo prontamente ignorato come tutto. Nello sguardo docile e mansueto del drago vedevo una venerazione particolare di solito dedicata ai propri genitori quando si è piccoli. Guardando la donna grande nemmeno quanto la sua testa che continuava a parlargli, si aveva l’impressione di uno sguardo amorevole e umido come pochi.
Più guardavo la scena e meno comprendevo cosa Daenerys fosse.
Daenerys si allontanò appena e si voltò come se il drago le avesse suggerito di guardare nella mia direzione, mi sorrise appena e salutò con un cenno della mano.
Io aggrottai le sopracciglia innervosito. Mossi la mascella e feci un cenno della testa, per poi sparire.
Il drago.
Quel drago mi aveva scrutato, i suoi occhi più umani di quanto avrei mai creduto e molto diversi da quelli di Drogon, di onice, sempre freddi e ostili ad ogni occhiata.
Quelli del  drago di giada invece erano completamente diversi. Erano di un liquido color bronzo, come metallo fuso incastonato nella sua testa corazzata di scaglie.
Il suo sguardo morbido era scivolato sulla mia figura scrutandomi attentamente come si osserva un amico che non si vede da anni e la cosa mi aveva messo soggezione.
Io sono Loki e non ho amici.
Io sono l’adultero, l’ignobile, il signore degli inganni e delle malefatte, un dio ferito.
Non di certo l’amichetto del drago o il compagno di merende della gigantessa di fuoco mezzosangue che colleziona creature estinte.
Eppure non riuscivo a scollarmi di dosso quella sensazione. La sentivo strisciare lungo la spina dorsale e pungermi la nuca, scivolando dentro e affondando nei miei pensieri.
Mi aveva guardato con interesse, un po’ come se in me avesse notato qualcosa di particolare e io ero scappato via.
Perché Drogon non mi aveva fatto lo stesso effetto? Eppure il drago nero aveva provato a squarciarmi il petto e mi aveva ringhiato contro dal primo momento.
Lo avevo cavalcato e non mi aveva trasmesso nient’altro se non scomodità e indolenzimento in punti innominabili.
Non mancava molto al pranzo e avrei parlato con Daenerys.
Volente o nolente mi avrebbe spiegato quantomeno la questione dei draghi, me lo doveva.
In verità non mi doveva niente, ma di certo non sarei stato io a ricordarglielo.
Quando tornò nei suoi appartamenti, io ero sul divano che provavo a leggere, ma continuavo ad essere distratto dal pensiero di quel drago.
Daenerys sembrava una bambina dopo una giornata di giochi e feste. Aveva gli occhi lucidi e un sorriso talmente largo che non si spense nemmeno quando mi vide. I capelli di luna che quella mattina erano acconciati in numerose trecce come sempre, si erano ribellati all’acconciatura e le incorniciavano disordinatamente il viso accaldato.
“Hai tutta l’aria di esserti divertita” dissi con tono caustico dopo una mezza occhiata fugace tornando poi a far finta di leggere.
“Si e nemmeno tu e la tua innata gentilezza potrete abbattermi” feci un mezzo sorrisetto per nulla divertito e chiusi il libro. Si sciolse le trecce e cominciò a camminare per la stanza.
“Ho ordinato che ci venisse portato il pranzo, sono affamata. Per te va bene?”
“Benissimo, ma pretendo che tu risponda ad alcune domande su cui sono sicuro nessuno abbia messo costrizioni” alzò gli occhi al cielo, mentre cominciava a spazzolarsi una parte della lunga chioma, evitando di rispondermi.
Dopo poco la tavola fu imbandita e ci sedemmo per mangiare. I suoi capelli nuovamente acconciati e non riuscivo a capire il perché. Una giovane donna perennemente con i capelli legati, come una moglie.
Era un incognita con le gambe e numerose trecce, la mia carceriera.
“Allora, vediamo se queste domande sono fattibili” chiese osservando il contenuto del suo piatto.
“Beh, è semplice. Chi sei? Perché hai due draghi pur non essendo un cavaliere?” Prese un respiro profondo.
“Va bene, ma sappi che non farò altro che raccontarti qualcosa che avresti potuto scoprire da solo, fra l’altro non aspettare che mi dilunghi in particolari, farò largo uso del mio abbondante dono di sintetizzare ogni avvenimento”
Rimasi in silenzio, aspettando che continuasse. O meglio, cominciasse.
“Alcuni anni fa ero sposata e fra i doni di nozze mi furono regalate tre uova di drago fossilizzate” Tre?
“In breve rimasi incinta, ma ancora più repentinamente persi mio figlio e mio marito. Fu eretta una pira in cui vennero bruciati entrambi e mentre il fuoco divampava, afferrai le tre uova e m’immersi nelle fiamme. Il fuoco, com’è più che logico, non mi scalfì e rimasi fra le fiamme fino a quando la pira non si esaurì. Al termine del fuoco, quando ormai quello che restava della mai famiglia era solo cenere, le tre uova si erano schiuse”
“Tre?”
“Si, Drogon ormai lo conosci. Il drago verde di oggi è Rhaegal e poi c’è il drago bianco, Viserion” Annuii e ingoiai il boccone che avevo in bocca.
Una vedova, una eletta, una guerriera.
“Molti mi chiamano Madre dei Draghi, il perché è ovvio” Annuii. Non riuscivo a rispondere.
Io, Loki, il rinnegato di Asgard, ero rimasto senza parole. Un evento unico in tutta la mia vita.
Il mio silenzio insospettì anche Daenerys.
“Che c’è? Non è abbastanza avvincente la mia storia? Io sono rimasta a vivere il mio dramma sul mio pianeta, non avevo molto da girare soprattutto quando il fato porta via la tua famiglia e tutto quello che hai sono dei fossili e racconti d’infanzia” disse guardando sconsolata il suo piatto.
“Una storia non deve per forza essere avvincente, se vissuta intensamente” fu tutto quello che dissi.
“Piuttosto… Rhaegal è stato strano con te” disse spostando la conversazione sui draghi.
“Che intendi dire?” chiesi interessato.
“Mi è parso… incuriosito, cosa insolita visto che non si lascia mai avvicinare da nessuno a parte me”
“Personalmente mi è sembrato più indisponente Drogon”
“Drogon è il più spietato dei tre, ma anche il più obbediente e forte. Rhaegal vive più nel proprio mondo e, fin quando non lo si disturba, di solito non si rischia niente. Non trova il minimo interesse per il genere umano, me a parte. Per questo mi è parso insolito il modo in cui ti guardava”
“Probabilmente aveva fame”
“I draghi non uccidono gli uomini per fame. Certo, capita che li mangino, ma più che altro lo fanno per difesa o perché glielo ordina il proprio cavaliere. Preferiscono carni più pure” disse decisa, in difesa dei propri figli.
“Oh, capisco. Quindi cosa vorrebbe da me?”
“Di certo non posso saperlo, ma posso assicurarti che se un drago vuole qualcosa, in un modo o nell’altro riesce ad ottenerla”
Avrei voluto fare una qualche battuta al vetriolo sul suo drago di giada, ma non ci riuscii. Se avessi dovuto inveire contro Drogon avrei potuto continuare per giornate intere…
Ma Rhaegal era diverso ed era bastata un’occhiata.
Rimasi in silenzio fino a quando finimmo di mangiare e passai il pomeriggio ad informarmi sui draghi.
Non trovai molto, gli elfi bianchi non avevano mai avuto a che fare con loro. I draghi erano maggiormente creature di Muspell, la terra del fuoco, gli elfi chiari erano troppo pacifici per creature del genere.
Era pomeriggio inoltrato quando mi addentrai nella zona aperta della stalla. Non c’erano né Daenerys né Drogon, solo Rhaegal e stava dormendo.
Quando mi resi conto che avrei potuto infastidirlo stavo per andarmene, ma si svegliò prima che potessi anche solo fare rumore.
Puntò i suoi grandi occhi di bronzo su di me e io incastrai il mio sguardo nel suo.
Sostenevo il suo sguardo curioso, col mio altrettanto interessato.
Senza rendermene conto, Rhaegal sporse il muso verso di me ed io, ipnotizzato, camminai verso di lui.
Era come se fosse il mio corpo a decidere, attratto dall’imponente testa verde che mi guardava.
Mi trovai a una spanna da lui e mi sfiorò il ventre col muso duro ricoperto da una corazza di scaglie iridescenti ed espirò, carezzandomi col suo respiro caldo, per poi avvicinare il muso alla mia mano e concedermi il permesso di carezzarlo.
Mentre ero in quella posizione, carezzando il drago, un forte battito di ali si udì nel cortile fuori dalla stalla e dopo poco entrò Daenerys. La percepii senza voltarmi, troppo impegnato a vedere il drago che spingeva la sua testa contro la mia mano, gli occhi chiusi mentre produceva rumori simili a fusa, ma ben più vibranti.
La mai mano continuava a carezzare la corazza dura del drago, mentre il suo muso sfiorava il mio ventre o il petto.
Era una sensazione indescrivibile, il contatto era freddo, eppure sentivo come un calore senza precedenti, pulsare sotto la corazza e lambire la parte fredda ed esterna, senza però riuscire a riscaldarla.
“Ero convito che venendo qui avrei perso un arto”
Il drago sbruffò, scettico e mi ritrovai a sorridere e guardarlo imbarazzato.
“Scusa” bofonchiai e per tutta risposta strofinò il muso contro la mia guancia, facendomi quasi sbilanciare e graffiandomi leggermente.
“Loki, è un evento eccezionale, sono così sorpresa. Non credevo che sarebbe mai potuta succedere una cosa del genere” emise Daenerys stupefatta. Sperava anche lei di vedermi senza un braccio?
Io ero anche più scioccato di lei, ma come con ogni mia emozione, non la davo a vedere.
La donna ci guardava a bocca aperta, affascinata un po’ come io l’avevo guardata interagire con lui quella mattina, ma senza tutto il mio contegno.
“Ti adora ed è stranamente affettuoso. E’ difficile che faccia così addirittura con me, potrei diventare gelosa” mi voltai e le mostrai il mio miglior sorriso sarcastico.
“Di me o del drago?” chiesi istintivamente, poi mi morsi la lingua e spalancai gli occhi.
Che avevo detto? Non avevo nemmeno pensato quella cosa, com’era possibile che fosse uscita fuori dalla mia bocca?
L’aura del drago sortiva uno strano effetto su di me. Scossi la testa e la guardai stranito.
“Mi sento strano” Lei sorrise divertita.
“Tranquillo, è normale all’inizio, hanno un potere molto forte e capita che quando non ci si è abituati, scavalchino la mente di chi gli sta nei paraggi. Non sei l’unico a cui capita e spesso non c’è bisogno nemmeno di tutta questa vicinanza. Diciamo che Rhaegal è il più… spiritoso e impudente dei tre” disse carezzandogli il collo.
Dopo di ché sorrise ancora.
Era estremamente sorridente e addolcita quando si parlava dei suoi draghi, anche se si trattava di loro che interagivano con me.
“Direi che è il caso di lasciarvi, sei in buone mani” Non ho ben capito a chi dei due si riferisse o forse ad entrambi, ma poco importava.
“Cosa ci trovi in me, uhm? Anche tu vedi un mostro? O i tuoi occhi vedono qualcosa di diverso?” sospirai una volta che la donna se ne fosse andata, carezzandolo e mi ritrovai la sua testa sulla schiena, mentre mi stringeva contro il suo petto duro, come una rudimentale forma di abbraccio.
Se avessi dovuto tenere fede al mio essere avrei dovuto scansarlo e insultarlo.
Se l’avessi fatto mi avrebbe staccato la testa.
Io sono Loki, di certo non mi sarei fatto intenerire da un drago.
Eppure non riuscivo a scostarmi e non perché la sua testa pesava da settanta di chili a salire, ma perché c’era una strana sensazione di benessere lì, stretto a un drago.
Era come se con uno sguardo lui avesse capito che tutto quello che avevo sempre desiderato, era essere considerato alla pari degli altri, mentre Rhaegal adesso, comprendendo quello che provavo, mi stava donando un particolare privilegio di cui pochi avevano goduto.
Poggiai la testa sul suo collo e per la prima volta dopo molto tempo, mi sentii rilassato e tranquillo, protetto. Niente di cui doversi preoccupare.
Sapevo bene che era una sensazione che sarebbe durata il tempo di quello strano abbraccio, ne ero certo, ma fino a quando sarebbe durato volevo approfittarne.
Non so quanto tempo fosse passato, so solo che quando mi separai, il sole stava tramontando e il cielo si tingeva delle chiare tonalità di violetto alle quali era difficile abituarsi.
Guardai Rhaegal e dopo una carezza sul muso mi congedai.
Mi bastò uscire dalla stalla per tornare il Loki di sempre, indurito e incattivito. Camminai fino agli appartamenti di Daenerys e quando arrivai sentii il rumore dell’acqua provenire dal bagno grande. Entrai nella mia camera e mi lavai e cambiai. Il mio corpo ormai era completamente guarito anche se le cicatrici erano rimaste a colorare la mia pelle lattea. Anche il mio fisico che aveva sfiorato il deperimento, stava tornando alla forma originaria asciutta e con i muscoli delicatamente evidenziati.
Quando uscii dalla stanza la tavola era imbandita e Daenerys mi stava aspettando per cenare.
“Sei stato tutto il pomeriggio con Rhaegal?” Non sarebbe più tornata a darmi del lei, immaginavo. Pazienza, tanto sarebbe morta.
“Si, è un ascoltatore migliore di molti Asgardiani e sa guardare e leggere l’animo delle persone in un modo oscuro ai bipedi”
“I draghi non conosco l’animo umano di tutti, solo quello dei loro prescelti, i loro cavalieri” Tirai fuori un sorrisetto sarcastico, mentre sentii una strana morsa allo stomaco.
“Intendi dire che io sarei il cavaliere di Rhaegal?” chiesi scettico e lei scrollò le spalle.
“Forse, chi può dirlo, starà a voi due scoprire e scoprirvi”
“Tu non sei cavaliere di nessuno dei tre, giusto?” chiesi dopo un po’.
“Non potrei, sono i miei figli e a meno che non trovino il loro destino, rimarranno con me e saranno al sicuro”
“Un po’ troppo protettiva come madre”
“Sarà che sono i miei figli… o che sono gli unici tre draghi in tutto l’universo”
“E quando morirai?”
“Quando questo avverrà spero abbiano trovato un cavaliere, altrimenti rimarranno in eredità a mio figlio se ne avrò. Lontano dall’uomo avrebbero vita breve”
Rimasi in silenzio e continuai a mangiare. Finita la cena rimasi nel salotto a leggere ancora un po’ mentre Daenerys affilava alcuni pugnali, innervosendomi col rumore che produceva.
In breve bofonchiai un’ennesima frase estremamente gentile nei suoi confronti e andai in camera mia.
Era tardi e quindi provai a dormire, ma non avevo sonno.
Mi poggiai alla grande finestra oblò della mia stanza e dopo poco mi sedetti sul davanzale tondeggiante, la spalla nuda contri il vetro, mentre osservavo il panorama iridescente anche alle ore più scure della notte.
Da Alfheimr non riuscivo nemmeno a vedere le stelle per via della troppa luce emanata dalle tre lune pallide che si stagliavano in quell’immenso violetto.
Beh, era la terra della luce, era essa stessa una fonte luminosa, era impensabile sperare di vedere altri astri.
Stavo osservando attentamente il cielo, quando mi resi conto di un leggero, lontanissimo bagliore dorato che conoscevo troppo bene.
Una volta individuata Asgard nel cielo, mi azzannai il labbro e mi alzai dal davanzale.
Uscii sull’ampia terrazza dalla quale si accedeva per la sala principale degli appartamenti di Daenerys e rimasi a guardare la città, senza più alzare lo sguardo verso il cielo dove, di certo, mi sarei messo a fissare Asgard.
Sotto al terrazzo, su un manto erboso, dormiva Drogon e appena mi affacciai alzò di scatto la testa e ringhiò. Una manciata di secondi dopo, Daenerys accorse, i pugni che scintillavano della sua magia viola.
“Soffro d’insonnia, non d’istinti suicidi” bofonchiai apatico.
Continuava a guardarmi circospetta.
“Và a dormire gigantessa di fuoco, sono bloccato qui dal tuo drago e dai souvenir di mio padre, non mi butterò in pasto alla tua bestia” Drogon emise un’altro verso scontento e vidi i suoi occhi tingersi di un bagliore rosso.
“Impara un’altra cosa, Asgardiano, quando gli occhi di un drago cambiano colore, se non si è abitanti di Muspell, conviene spostarsi”
Rimasi mollemente poggiato al parapetto ignaro del fatto di essere a torso nudo, senza armi e di essere fra due furie di fuoco che mi avrebbero potuti incenerire con uno sguardo.
Chissà uno scontro fra un gigante di ghiaccio e una gigantessa di fuoco. Avrei potuto divertirmi, se solo, una volta liberato, non avessi dovuto ucciderla senza troppi convenevoli.
“Non lo farà altrimenti il tuo capo ucciderà te e il tuo drago”
“Ti credi troppo importante. Quello del mio mandante è stato un atto di clemenza dovuto alla curiosità, non crederti che perderà qualche notte di sonno se muori”
In uno scatto mi avvicinai, provando a spaventarla, ma la gigantessa non si spostò di un millimetro.
“E allora perché non mi uccidi?” ringhiai a muso duro.
“Perché i cadaveri puzzano” rispose lei con egual foga.
Drogon emise un verso nervoso e sputò una fiammata di fuoco che mi face retrocedere di qualche passo.
“Vedi? Ti conviene prendere sonno” disse alla fine Daenerys secca, tornando dentro.
Rimasi ancora qualche secondo sul terrazzo e poi tornai dentro.
Mi stesi a letto e cominciai a pensare.
Quindi ero vivo per un atto di carità di Daenerys? Ci credevo poco. E non perché la donna fosse una cattiva bugiarda, tutt’altro, ma perché la fermata a Alfheimr, i miei abiti, l’elmo se poi il suo mandante mi avrebbe ucciso lo stesso?
Sapevo di avere la soluzione sotto il naso, eppure non riuscivo ad arrivarvi e non capivo perché. Mi stavo perdendo in un bicchier d’acqua tanto era banale la situazione.
Alla fine riuscii a prendere sonno, ma mi destai alle prime luci dell’alba.
Mi vestii e scesi nel cortile dove si allenava anche Edd.
C’erano pochi tipi di armi che sapevo maneggiare e si trattava di pugnali da lancio o tiro con l’arco. Non sono mai stato un grande lottatore, ma la mia mira era più che buona.
Avevo bisogno di distrarmi e rimanere segregato negli appartamenti di Daenerys, fra lei che al primo movimento mi puntava contro anche le vettovaglie o il suo drago che non aspettava altro che un pretesto per uccidermi, non era il modo migliore. Così per quella mattina mi diedi al tiro con l’arco.
Era una pratica davvero interessante, in cui la concentrazione era d’obbligo se non volevi ustionarti un braccio con la corda in tensione o simili.
Lasciai andare la freccia che avevo incoccato e questa raggiunse il centro esatto del bersaglio.
Il caldo mi aveva impedito di rimanere a lungo con i numerosi strati si stoffa che indossavo di solito ed ero rimasto a torso nudo. Il sole scottava e la mia pelle chiarissima non era esattamente d’accordo ad essere esposta a tali climi, ma la mia mente era di tutt’altro avviso e l’afa aveva avuto la meglio.
Questo contribuì anche a ricordarmi quanto fossi impotente per via dei sigilli.
Ero un banalissimo umano e ogni singolo attimo della giornata questo mi tornava alla mente per un motivo o per un altro.
Dopo un’intera faretra e diverse frecce che si erano abbattute su quelle lanciate precedentemente dividendole a metà, decisi che per quel girono ne avevo abbastanza e così mi fermai alla fontana, prima di uscire dal campo d’addestramento.
Dopo aver infilato la testa sotto il getto d’acqua gelida della fontana, uscii dal cortile e sarei tornato nelle stanze per mangiare qualcosa se non avessi sentito odore di bruciato e una risata cristallina.
“Bravissimo Rhaegal! Riproviamo!”
Mi avvicinai al cortile delle stalle e trovai Daenerys che lanciava frutta in aria e l’elegante drago verde che le faceva esplodere col suo soffio di fuoco.
Tirò una mela e incoccai l’ennesima freccia. Prima che il drago potesse colpirla, fu infilzata dalla mai freccia e feci un sorrisetto soddisfatto guardando la mela cadere al suolo.
Rhaegal mi notò immediatamente e mi planò davanti. Sembrava quasi un cucciolo quando faceva così, se avesse cominciato a scodinzolare non mi sarei sorpreso.
Subito cominciò a strusciare il muso contro il mio ventre e udii Drogon emettere un verso che avrei potuto classificare come scettico. Se mai troverò un modo per farlo, ucciderò anche te, insulsa creatura.
Più guardavo Rhaegal e più mi capacitavo del fatto che sarebbe stato un alleato più che valido.
Forse ero stupido, o speranzoso, o ancora entrambi, ma diventare cavaliere di un drago avrebbe fatto ricredere molti, il ché gli avrebbe probabilmente fatto abbassare la guardia, e aprire uno spiraglio per la mia vendetta.
Quella massa di creduloni avrebbero visto nel drago al redenzione e purificazione della mia anima, e col tempo mi avrebbero offerto su un piatto d’argento l’occasione di farsi uccidere da me.
“Continuo a chiedermi come sia possibile” chiese la Madre dei Draghi più a se stessa che a me.
“E’ semplice, Daenerys, la tua creatura è più sveglia di te, apprezza il mio genio, anche se ingabbiato”
“Io cominciavo a credere che Rhaegal avesse istinti suicidi” Inarcai un sopracciglio.
“E’ un’allusione alla scorsa notte?” chiesi carezzando la mascella sinuosa del drago.
“Cosa sarebbe successo la scorsa notte?” chiese falsando un tono innocente. Sospirai e continuai a carezzare Rhaegal.
“Madre dei Draghi, non credere che il semplice fatto che la tua creatura mi stia simpatica, renda piacevole conversare anche con te”
“Nemmeno nei miei incubi più oscuri la mia mente potrebbe produrre un pensiero del genere” feci un sorrisetto divertito e mi voltai a guardarla per la prima volta da quanto ero arrivato. Avevo una risposta sprezzante da fornirle, ma la mia attenzione fu attratta da un profondo graffio sulla spalla.
“Stai sanguinando” emisi distrattamente, guardando la spalla. Si osservò e sbuffò.
“Uhm, significa che andrò a medicarmi, ormai ci sono talmente abituata che non me ne rendo neanche conto quando succede”
“Abituata?” chiesi stranito.
“Si, capita spesso che mi feriscano accidentalmente, ma è normale e guarisco rapidamente. La loro pelle è fatta per tenere lontani gli altri, non è colpa loro” disse tranquilla, buttando ogni tanto un’occhiata a Rhaegal che continuava imperterrito a far scivolare il muso sul mio ventre.
In effetti mi graffiò leggermente, ma allontanò appena il muso e fece scivolare la lingua lunga e vischiosa. Mi trattenni dall’emettere qualsiasi cosa solo perché, al contatto con la sua lingua, i graffi si rimarginarono.
Guardai Rhaegal negli occhi e sentii come lo schioppo di una frusta. Venni sbalzato indietro, a terra, la vista offuscata da un’accecante luce bianca, ma non era stato il drago a spintonarmi.
Quando recuperai al percezione del luogo e la vista, mi voltai stranito verso Daenerys la cui spalla continuava a sanguinare.
Aveva gli occhi sgranati in cui si leggeva un tumulto tale di emozioni in cui difficilmente sarei riuscito a districarmi.
Riuscii a captare una grossa quantità di stupore, dell’eccitazione, orgoglio, ma anche un pesante velo di terrore e malinconia che quasi offuscava del tutto le precedenti emozioni.
“Danerys, che succede?” chiesi provando ad essere asciutto come mio solito mentre mi rimettevo in piedi, ma non riuscendoci molto.
La donna boccheggiò qualche attimo, per poi dire “Io vado a medicarmi” e correre via dal cortile.





Ed eccovi Rhaegal, (premete sul nome se volete vederlo al solito, io me lo figuro alla Eragon) v.v
Beh, cosa è successo credo sia facilmente intuibile :D
Ci tenevo ad inserire i draghi, mi affascinano v.v
Scusatemi lo spaventoso ritardo ma avevo perso la penna su cui avevo diversi capitoli (fortunatamente l’ho ritrovata, ieri)
Beh, al solito ringrazio Efy che ha recensito anche lo scorso capitolo ;)
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, ma le mie preghiere sembrano inutili c.c
Bah, forse fa schifo e non me ne sono accorta
al prossimo chap :D
The Cactus Incident


  
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