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Autore: NoceAlVento    01/10/2012    1 recensioni
Blue si svegliò sotto uno spesso strato di neve di diversi centimetri. Si alzò in piedi scrollandoselo di dosso e istintivamente si domandò per quanto tempo fosse rimasto fermo per concedere al nevischio di ricoprirlo a quel punto. Si trovava in una sconfinata piana su cui imperversava una violenta bufera di neve e le correnti d'aria, che cambiavano direzione di minuto in minuto, gli ghiacciavano il volto. Inizialmente si convinse di trovarsi nella distesa a est di Pallet Town e cercò di spiegarsi la tempesta, fino a che non avvistò, in lontananza, qualcosa di mai visto prima: un gigantesco numero nove in pietra – forse ossidiana o tectite, a giudicare dal colore molto scuro – che veniva trascinato dalle folate ora da un lato, ora dall'altro. Improvvisamente l'effigie mutò direzione di volo dirigendosi verso di lui. Blue iniziò a fuggire alla sua sinistra, ma sprofondò dopo pochi passi nella coltre immacolata su cui poggiavano i suoi piedi. Per sua fortuna tanto bastò: una corrente sospinse a metà strada il nove nella rotta opposta alla sua, allontanandolo all'orizzonte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo del Conflitto Globale'
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VI 'A che ora è la fine del mondo'

~Legenda~

(soltanto luoghi e persone sono citati in lingua inglese; oggetti e istituzioni, con valenza retroattiva per il Ciclo, manterranno invece le designazioni italiane)

Tilde (~): indica un ampio salto temporale (per i vuoti minori lascio semplicemente una riga bianca).


Blackthorn City: Ebanopoli.

Canalave City: Canalipoli.

Celadon City: Azzurropoli.

Cerulean City: Celestopoli.

Cinnabar Island: Isola Cannella.

Devon Corporation: Devon S.p.A.

Fighting Dojo: Dojo Karate.

Indigo Plateau: Altopiano Blu.

Lavender Town: Lavandonia.

Lilycove City: Porto Alghepoli.

Mossdeep City: Verdeazzupoli.

Mount Chimney: Monte Camino.

Pallet Town: Biancavilla.

Pokémon League: Lega Pokémon (n.b. le istituzioni sono qui chiamate con le nomenclature italiane; tuttavia, nel caso di Sinnoh, Lega Pokémon è anche il nome della località dove la Lega come ente ha sede, ragion per cui in quel caso è scritta in inglese)

Pokémon Mansion: Villa Pokémon (si tenga a mente che due luoghi corrispondono a questo termine: uno situato all'Isola Cannella e uno locato nel Percorso 212 di Sinnoh).

Pokémon Tower: Torre Pokémon.

Route: Percorso.

Saffon City: Zafferanopoli.

Silence Bridge: Ponte Silenzio, altro nome del Percorso 12 di Kanto.

Silph Corporation: Silph S.p.A.

Vermilion City: Aranciopoli.

Viridian City: Smeraldopoli.

Viridian Forest: Bosco Smeraldo.


Aaron: Aaron.

Agatha: Agatha.

Bertha: Terrie.

Blue Oak: Blu Oak (no, non Verde, le nomenclature rispecchiano quelle americane).

Briney: Marino (il capitano della M/N Marea proprietario del Wingull Peeko).

Bruno: Bruno.

Clair: Sandra.

Daisy Oak: Margi Oak.

Drake: Drake.

Flint: Vulcano.

Glacia: Frida.

Lance: Lance.

Lorelei: Lorelei.

Norman: Norman

Phoebe: Ester.

Red: Rosso.

Samuel Oak: Samuel Oak.

Sidney: Fosco.

Steven Stone: Rocco Petri.


(avvertenza: ad alcuni protagonisti nel corso del Ciclo sono stati assegnati arbitrariamente cognomi, sia inventati di sana pianta che appartenenti ad altri personaggi già esistenti per evidenziare una relazione famigliare che nel contesto dei racconti intercorre tra i due soggetti in questione; in quanto questa pratica esula dai videogiochi e la Legenda si riferisce solo a luoghi e persone che vi appartengono, tali modifiche apportate non sono citate qui)


* * *


VI: “A che ora è la fine del mondo?


« La leggenda di che cosa? » Lance non aveva compreso una parola di quanto il professore aveva detto.

« Temo che spiegare risulterà più lungo di quanto i tempi attuali ci permettano » replicò Rowan « E poi ho un certo languorino. Albert, suggerirei di cercarci un albergo e poi un ristorante ».

« D'accordo » acconsentì Lance « Poi tornate qui alla casa di Blue, così parliamo di questo… qualsiasi cosa abbia detto ».

« Mi scusi, professore » si intromise Albert « Se la padrona di casa mi concede di usare i fornelli potrei preparare da mangiare per tutti, così da velocizzare i tempi ».

« Non penso ci siano problemi per mia sorella » disse Blue « Sarà felice di non dover cucinare, una volta tanto ».

« Non amo discorrere di lavoro quando pranzo » commentò Rowan « Ma non vedo problemi nel farlo appena dopo. Non avevo neanche voglia di cercare un alloggio subito, ce ne occuperemo nel pomeriggio. Del resto prima vi comunico quanto devo meglio è ».


Il pasto fu una questione di una mezz'ora o poco più, non tanto perché le pietanze fossero ridotte quanto per l'inusitata voracità di Lance e Rowan, quasi coinvolti in una gara morale per chi onorasse maggiormente il cuoco – per dovere di cronaca, la spuntò nello sbigottimento generale l'anziano professore. Oltre a loro banchettavano anche Blue, Daisy e lo stesso Albert, che avevano piacevolmente confabulato per l'intera durata del pranzo con animata intensità, anche e forse soprattutto per distrarsi dall'indegno spettacolo che la coppia di divoratori aveva offerto.

« Deliziosi questi Poffin » denotò Daisy « Nulla a che vedere con i surrogati che si trovano qui a Kanto ».

« Questi sono artigianali » spiegò Albert con una punta di fierezza « Li tenevo in serbo dal giorno della partenza, conservati perfettamente tra l'altro. Nasconderli al professore non è stato facile ».

Dopo una risata collettiva Lance proruppe ricordando la ragione della visita « Ora, parliamo di quell'Antologia? Questo pomeriggio devo incontrare di nuovo i Superquattro e vorrei avere tutte le informazioni possibili per decidere un piano d'azione ».

« Naturalmente, anche subito se vuoi » replicò Rowan, e Blue si sorprese del fatto che pur avendo ambedue mangiato con eccezionale ghiottoneria fossero già pronti a parlare di argomenti che, almeno in apparenza, sembravano delicati.

« Vi suggerirei di discutere in una camera di sopra » propose Daisy « Con l'arrivo degli altri Superquattro questa casa sarà battuta dai reporter ».

Con tempismo perfetto qualcuno bussò alla porta. La sorella di Blue, pur cosciente che se l'intervistatore avesse insistito per entrare avrebbe senza dubbio alcuno enfatizzato la presenza di Rowan, Albert e Lance lì, come d'altronde ci si aspetta da uno che svolge tale mestiere, si recò comunque ad aprire. Inaspettatamente, però, nessun cronista era appostato all'uscio di casa Oak; a chiedere l'ingresso era stato invece un relativamente anziano signore ben noto a tutti.

« Buongiorno » Drake levò il copricapo per galanteria.

« Buongiorno » ripeté Daisy « Desidera? ».

« Sono Drake dei Superquattro di Hoenn. Uno di quelli giunti oggi proprio davanti a questo edificio ».

« Ricordo. Come mai si trova qui? ».

« Mi era parso di udire la voce di un caro amico. Per caso il professor Rowan si trova qui? ».

Daisy gettò un'occhiata interrogativa al gruppo ancora seduto al tavolo, a chiedere se dovesse fornire quell'informazione. In risposta vi fu un unanime cenno di assenso.

« Sì, prego, entri ».

« Ah! » esclamò Rowan « Mi hai rintracciato alla fine ».

« Non che fosse complicato » replicò Drake « Tanto urlavi che ti si sentiva all'inizio della via ».

« Che ci facevi da queste parti? » domandò Lance.

« Ufficialmente esploravo la città per prepararmi a stanotte. In realtà non reggevo più il pranzo con gli altri ».

« Ancora mangiano? » si sorprese Rowan.

« Sono lenti come la fame… Anzi, no, quella mi è già passata ».

« Meglio così, non è rimasto nemmeno un Poffin di ciò che Albert ha preparato ».

« Ho sentito di un'antologia. Di cosa si tratta? ».

Seguì una lunga discussione tra Rowan e Lance, salvo che nessuno poté sentirla: come Blue notò presto, i due sembravano comprendere perfettamente gli sguardi l'uno dell'altro. Con ogni probabilità si stavano chiedendo se Drake fosse una persona abbastanza affidabile, anche se il ragazzo non sapeva cosa richiedesse tanta segretezza.

« Parlavamo dell'Antologia mitologica dell'universo ardeco. Forse la conosci ».

« L'ho studiata ai tempi, ma non ne ricordo quasi niente ».

« Stavo per tenere una lezione di storia a Lance. Se vuoi puoi unirti a noi, andiamo di sopra ».

« Con piacere ».


Daisy era rimasta al piano inferiore a gestire eventuali visitatori. Stretti nella stanza da letto di Blue, dunque, v'erano oltre al proprietario Drake, Lance, Albert e Rowan. Quattro fra le personalità più influenti delle rispettive regioni si trovavano riunite in un abitacolo a discorrere di quanto stava succedendo a Pallet Town.

« Molto bene » cominciò il professore aprendo il tascabile che stringeva in mano « Direi che possiamo cominciare. Ah, già, prima di tutto: Lance, Blue, per caso sapete già chi erano gli Ardi? Ah, vedo di no. Riassumendo brevemente erano il popolo che abitava tutto il continente in cui viviamo migliaia di anni fa. A giudicare dai loro scritti il loro regno risalirebbe ancora prima della venuta dei pokémon nel nostro mondo ».

« Venuta? » lo interrogò sospetto il Campione di Kanto.

« I pokémon non sono con noi da sempre. A giudicare da quanto gli Ardi ci tramandano, abitano Kanto da un tempo brevissimo. Geologicamente parlando, s'intende ».

« E da dove saltano fuori? Nel senso, la loro esistenza nasce qui o provengono da altri territori? ».

« Se dobbiamo attenerci all'Antologia, la loro origine è da rintracciarsi nell'Abisso, ovvero una dimensione alternativa incredibilmente estesa. Un varco dimensionale avrebbe permesso ai pokémon di penetrare nella nostra vita ».

« Poco credibile ».

« Credere a questa premessa è fondamentale per capire l'origine di Dà Hàak » spiegò Rowan.

« Ma chi sarebbe questo Dà Hàak? ».

« Tutto a suo tempo. A essere precisi non si trattò di un solo varco: ve ne furono diversi, a intervalli irregolari, come se di tanto in tanto qualcosa o qualcuno li aprisse. Quando le specie che attualmente abitano Kanto, già sviluppatesi nell'Abisso, giunsero nella regione rendendola ciò che conosciamo, quelle che invece popolano Sinnoh si erano già ambientate da tempo. E sebbene questa lettura sia puramente tratta dall'Antologia, essa trova sconcertanti riscontri nella storia geologica del territorio ».

« Quindi quelli di quel libro non sarebbero solo miti? ».

« Hai perfettamente compreso: sono considerati tali solamente dall'opinione pubblica. Per qualsiasi rispettabile ricercatore, l'Antologia è il più antico libro di storia a noi noto ».

« E questo cosa c'entra con noi? » quelle di Lance e Rowan erano le uniche voci che risuonavano nella camera; Albert, Drake e Blue mantenevano un ossequioso silenzio.

« L'Antologia è consta di tredici libri. Stando alla prefazione, essa fu redatta in toto dopo la caduta della civiltà ardeca. Prima di tutto è necessario per voi cogliere che non abbiamo a disposizione la traduzione intera. Pochissimi passi sono stati decifrati, e la ricerca è tutt'ora in corso da specialisti del Reparto Filologico della biblioteca di Canalave. Per nostra fortuna, diversi passi del tredicesimo libro sono già stati decrittati ».

« Di cosa parlano? ».

« Il tredicesimo libro descrive con dovizia di particolari la corruzione e il correlato declino degli Ardi. L'ultima parte, riguardante la vera e propria caduta, parla anche di Dà Hàak Loi'i ».

Drake e Albert, fino ad allora rimasti impassibili di fronte a nozioni risapute, si unirono a Lance nella curiosità. Quanto a Blue, cominciava a fatica a capire ciò che l'Antologia concerneva.

« Vedo che l'argomento interessa » sorrise Rowan « Vediamo subito di approfondirlo, dunque. Proprio al ventre più infimo del deperimento ardeco si fece avanti un uomo – un attimo che mi baso sul testo tradotto – , “il cui nome ci è dimentico”. “Egli era da tutti amato e glorificato, e fugli conferito il massimo ruolo mai conferito ad alcun fratello nostro”, ecco, poco più avanti spiega, a senso – la traduzione è incompleta –, che videro in lui il salvatore della patria, e quindi gli diedero potere completo su di loro fidandosi di lui ».

« Ma non andò bene » Blue percepì nella voce di Lance una lieve ironia.

« Decisamente no. “Poi che fu rivelata la sua veritiera natura egli prese il comando; egli proferiva cose grandi e bestemmie”, qui inizia uno sproloquio retorico sulle malvagie azioni compiute dal nostro uomo, salto per non annoiarvi. “Non era più già uomo, ben sì demoniaca bestia”, e ciononostante fa proseliti e diventa sempre più inarrestabile ».

« Scommetto i miei occhiali blu che ora arriva il colpo di scena » rise Albert.

« Nessuno li vuole » replicò Rowan « Dicevamo… “Udissi però un mattino dal firmamento un suono simile al rumore di molte acque e al rombo di gran tuono, e il suono sentito era come un concerto di arpisti che suonino i loro strumenti; e discese dal Sole un cavaliere che aveva la chiave dell'abisso e una grande catena in mano. Egli afferrò l'essere immondo e lo incatenò e lo chiuse nell'abisso; e sigillò sopra di lui e dispose che non potesse uscire se non passati mille anni; e lo maledisse in antica lingua per che non nuocesse e seducesse più tribù o popolo o lingua o nazione”, un po' lungo ma spiega meglio di quanto potrei spiegare io ».

« Chiunque abbia scritto questa cosa avrà avuto seri problemi con sé stesso » commentò Lance.

« E con ciò terminiamo: “Passati i mille anni aprissi lo sigillo e fuori uscì non più di un'ombra spenta e buia; ed egli lamentò in antica lingua la reclusione e disse di chiamarsi non già con lo vecchio nome ma Dà Hàak Loi'i; e plasmò l'essenza del male e la cosparse su tutta la civiltà dei fratelli nostri, celando il libro dei giusti e glorificando le nefandezze e punendo le nobili gesta; già che il suo potere era oltre modo grande ed era scritto in antica lingua che non avesse rivali nel mondo terreno” » il professore richiuse con vigore l'Antologia « Commenti? ».

« Dà Hàak Loi'i… sarebbe il nostro Kyaneos? ».

« Se è come penso io, sì ».

« Ma non ha senso! » esclamò Lance « Perché qui? Perché ora? Che interesse avrebbe ad attaccare una città come Pallet Town? Cosa c'è qui di tanto importante? ».

« Non ne ho idea » rispose Rowan « Ma se non si tratta di Dà Hàak brancoliamo nel buio. Kyaneos da dove l'avete ricavato? ».

« Lo pronuncia prima di attaccare. Non sempre, però ricorre ».

« “kyaneos” è una parola in lingua ardeca » ribatté con freddezza il professore « Significa “nero”. Se il vostro spettro conosce l'ardeco è matematicamente certo che sia lui ».

Il Superquattro di Kanto si infilò le mani nei capelli e chinò la testa in un tentativo di fare mente locale, ma anche e soprattutto di accettare che per qualche ragione un demone di una civiltà morta millenni prima si era messo contro di lui e contro i suoi amici. Poi, come un lampo a ciel sereno, la sua mente fu attraversata da un ricordo di poche ore prima, in quella fatidica notte, poco prima del secondo attacco di Dà Hàak. Blue gli aveva raccontato di un sogno, e in quel sogno c'era una parola che in quel momento aveva sulla punta della lingua.

« Tritos… » mormorò a un tratto, e il ragazzino si voltò preoccupato verso di lui intuendo.

« Come dici? » domandò Rowan.

« Non si è chiesto perché Blue è coinvolto in tutto ciò? Perché si trova qui con noi e perché siamo riuniti a casa sua? ».

« A dire il vero il dubbio l'avevo, ma l'Antologia me l'aveva rimosso dalla testa ».

Lance diede un'occhiata a Blue che, pur intimorito, pareva volergli dire di proseguire « È perché ha sognato per tre volte quel mostro, di cui due prima che attaccasse. Senza saperlo aveva visto in anticipo tutto ».

Drake, Rowan e Albert erano uniti in un'espressione di puro sgomento e pendevano dalle sue labbra.

« Era “tritos”, dico bene? O qualcosa che suonava simile » Lance si stava rivolgendo direttamente al giovane « Quella parola che pronuncia sempre. Professore, per caso in ardeco significa qualcosa? ». In realtà lo sapeva già, lo stava immaginando, e temeva di sentire la conferma di Rowan che avrebbe segnato tutto, dato all'intera vicenda un termine. E tuttavia fremeva per avere la risposta, sia perché confidava in una smentita dell'ultim'ora che l'avrebbe sollevato, sia perché in caso contrario, come si suol dire, via il dente via il dolore.

« Su “tritos” non saprei, ma c'è un termine simile, “tritaios” ».

« Ah! » proruppe Blue « Sì, diceva proprio quello! Ogni volta i sogni terminavano con quella parola ».

« Che cosa vuol dire, professore? » il cuore di Lance batteva a mille, come volesse uscire dal petto.

« Significa “tre giorni” » disse Rowan, e Lance si inginocchiò come avesse d'un tratto perso ogni forza per rimanere seduto compostamente « Che hai? ».

« Rifletta, professore » il Superquattro sembrava incapace di respirare, sull'orlo di un crollo nervoso « È normale che un ragazzo di nove anni indovini nel sonno una lingua mai sentita prima? ».

« No ».

« Ed è normale che predica l'aspetto di un mostro che avrebbe attaccato la città per la prima volta? ».

« No ».

« E, mi dica, è concepibile che un demone che ha distrutto una civiltà da solo attacchi per tre giorni e poi scompaia senza distruggere qualsiasi cosa ci sia di bello in questo mondo? ».

Rowan si sentiva floscio all'interno, come quelle parole l'avessero svuotato goccia a goccia di quel fluido vitale che ci percorre tutti da quando acquisiamo autocoscienza « Da quanti giorni Dà Hàak attacca Pallet? ».

Lance era quasi in lacrime « Lo sa bene anche lei. Non potrebbe essere diversamente ».

Fu un'esplosione, un vuoto improvviso in tutti i presenti. Drake, Lance, Blue, Albert e lo stesso professore si rendevano perfettamente conto delle implicazioni. A nessuno era sfuggito che i danni causati erano stati un crescendo: prima qualche stabile, poi un intero quartiere. Quell'ultimo assalto non sarebbe stata la liberazione, sarebbe stato l'avverarsi dell'incubo. Era più che una certezza: era come una curva esponenziale che ineluttabilmente tende all'infinito. Era una certezza geometrica.

« Adesso ascoltami, Lance » Drake sembrava aver recuperato quell'austerità che la sua figura suggeriva, abbandonata per un istante in favore del terrore di essere distrutti « Convoca immediatamente tutti. Dobbiamo avere un piano d'azione, o stasera o mai più ».

« A che serve? » il campione alzò la testa « Ci schiaccerà. Tutti ».

« Lance » Drake aveva nuovamente cambiato tono, suonando ora più paternalistico « Perché ci hai chiamati, allora? ».

« Perché… » ripensò al dialogo con Blue « … Perché avevo paura. Paura di Dà Hàak e dei miei limiti. Cos'altro dovevo fare? Cos'altro mi rimaneva da fare? ».

« E allora dovrai superare le tue paure » il capitano gli si fece incontro « Sei colui su cui tutta Pallet fa affidamento. Sei l'uomo-immagine del tuo gruppo. Tu sei un Maestro di Pokémon. Hai noi tutti al mio fianco, noi Superquattro di Kanto, Hoenn e Sinnoh, i migliori del mondo. Non sei solo. Siamo con te per sconfiggere Dà Hàak ».

« Io… Tornate alle vostre case. Non voglio che vi uccida. Ho passato la notte a chiedermi perché non mi avesse eliminato, avevo trovato forza nel pensare che fosse mio destino sconfiggerlo » Lance era sul punto di scoppiare in lacrime « Non lo era! Sono sopravvissuto per puro caso, per dover assistere alla distruzione di Pallet e di tutta Kanto se solo quel mostro vorrà! Ieri notte ci sentivamo invincibili come tu e gli altri vi sentite ora, e ci ha schiacciati su ogni fronte! ».

« Nessuno di noi pensa di essere invincibile. Sarebbe sciocco pensarlo. Possiamo solo dare il meglio di noi e sperare che tutto vada bene. Dare il meglio, capisci? Non è per questo che sei partito nel tuo viaggio di allenatore? ».

Lance rifletté. Gli doleva dover rispondere in quel modo, ma non riusciva a mentire a Drake « No. A essere sincero non ricordo perché sono partito ».

« Allora non importa dove arriverai » replicò l'uomo « Sei qui ora, per questo giorno. Domani potrai essere il re di Kanto, glorificato e amato, oppure una salma in decomposizione sulle rovine di un mondo distrutto. Sono entrambe conclusioni possibili, non devi temere nessuna delle due. Devi solo temere di dover assistere inerme a tutto ciò, ai tuoi compagni che si batteranno, all'inerzia. Questi sono i tuoi nemici. Se continui a cercare di batterti, il resto verrà da sé, e potresti persino scoprire il tuo fine in questo universo ».

« Ha ragione, Lance » intervenne Albert « Io sono diventato troppo apatico e sono rimasto troppo a riposo per potermi battere questa notte. Non sprecare quest'occasione, perché un motivo così prestigioso per cimentarti non lo avrai mai più. Affrontate Dà Hàak una volta per tutte, per poter essere un ancora un gruppo. Se dovesse andare male, avrai il privilegio di non rimpiangere questa notte per gli anni a venire. Se non ti schierassi moriremmo tutti comunque, tanto vale tentare ».

Lance si voltò verso Rowan, l'unico assieme a Blue a non aver ancora aperto bocca nell'appello « Mi dia il suo parere, professore. Una sua parola, è l'unico cui possa davvero credere. Mi consigli ».

L'anziano signore sorrise « Non voglio portare un peso simile sulle spalle. La decisione non è mia, è tua ».

Il Superquattro rimase in uno iato muto per pochi istanti. Era una riposta eloquente, quella di Rowan, e lo sapeva bene « Drake, chiama tutti gli altri e di' loro di trovarsi al Viridian Palace Hotel oggi alle sei del pomeriggio. Stasera si scende in campo ».


La suite era quanto di più lussuoso i quindici presenti – agli allenatori impegnati quella notte si erano uniti Rowan e Albert – avessero mai visto. Non sorprendeva che Lance potesse permettersi di pernottare lì, dato che la sua posizione gli fruttava un lauto compenso, e tuttavia stupiva il trovarsi personalmente in un luogo simile, seduti sulle pregiate lenzuola estive o appoggiati ai mobili in legno d'ebano. Il Campione di Kanto si trovava al centro della camera, attorniato dai suoi colleghi e amici, pronto per spiegare quanto stava succedendo. Accanto a lui, a supportarlo psicologicamente, gli si era affiancato Drake, mentre gli altri due presenti al convegno a casa Oak si erano appartati e sorvegliavano con interesse la coppia, al centro di tutta l'attenzione. Blue era stato escluso dalla riunione, né avrebbe desiderato presenziare, preferendo alla compagnia dei Superquattro quella di Pikachu ed Eevee.

« Molto bene » debuttò Lance « Direi di dare subito la notizia. Lo spettro, che a quanto pare si chiama Dà Hàak Loi'i, attaccherà stanotte per l'ultima volta ». Inizialmente vi fu un generale sollievo, ragion per cui il giovane si affrettò a precisare « Ciò non vuol dire che finisce tutto. Ci siamo accorti tutti che i danni sono peggiorati a ogni incursione di Dà Hàak. È molto probabile, considerando che il nostro nemico potrebbe e dovrebbe essere un antico demone ardeco, che questa volta non se ne andrà da sé. Quantomeno è ciò che il professor Rowan concorda nell'affermare ».

Con sua meraviglia, nessuno ribatté, forse per l'ultima autorevole menzione. Ciò non significava ovviamente nulla: nessuno di coloro che avevano udito quella spiegazione era pienamente convinto che essa fosse logica. Ma non vi erano dubbi che, ultima volta o no, il mostro avrebbe certamente attaccato. Phoebe accennò una protesta, ma Drake la zittì con un imperioso sguardo.

« Nessuna obiezione? » domandò Lance, ringraziando il suo collega con un'occhiata complice.

« Queste informazioni da dove vengono? » lo interrogò Lucian « Non che non ti creda, ovviamente, sono solo curioso ».

« Come detto, Rowan ».

« Ma il professore l'ha ideata da sé? Non credo. Su cosa si è basato? ».

« Sull'Antologia mitologica, il più noto libro ardeco ».

« E noi ci basiamo solo su quello? » esclamò Phoebe incapace di trattenere lo sconcerto « È una manciata di leggende! ».

Lance cercò di spiegare la sua fiducia in quel volume senza accennare al coinvolgimento di Blue, che voleva proteggere il più possibile « A dire il vero non–– ».

« Non è affar tuo sapere come abbiamo verificato che effettivamente gli ardechi c'entrino in tutto questo » lo interruppe Drake « È vero e basta. Questo è il terzo giorno, il che vuol dire che Dà Hàak stanotte vorrà terminare il suo lavoro ».

Phoebe abbassò il capo e il Campione di Kanto riprese « Noi stavamo pensando di evacuare Pallet Town ».

« Dove hai intenzione di portare tutti? » domandò Steven.

« Non è ancora deciso. Dato che molti hanno già traslocato stamattina, che ne direste di Saffron City? ».

« Sei cosciente che dovrai affrontare abitanti che si rifiuteranno di lasciare? ».

« Pur posto che dopo la battaglia di ieri ho seri dubbi, sì, ne sono cosciente. È questione di salvezza pubblica, non dovranno né potranno opporsi ».

« Allora io sono con te » concluse Steven « Conta sui Superquattro di Hoenn ».

« E su quelli di Sinnoh » fece eco Lucian « Questa notte abbatteremo quel fantasma, che questa leggenda sia vera o no ».

« Vi ringrazio » disse Lance « Ora, prima di tutto serve un piano d'azione. Io e Drake abbiamo ragionato su quanto successo ieri, e uno dei principali problemi è stata la mancanza di coordinazione. Questa volta dovremo avere già in mente cosa fare ».

« Per vostra fortuna » intervenne Steven, esponendo una bisaccia che era a metà tra una borsa e uno zaino « avevo immaginato una situazione simile. Come saprete mio padre è titolare della Devon Corporation, che produce tra le altre cose Poké Ball e simili oggetti. Vi sfido a indovinare cosa c'è in questa sacca ».

« La butto lì: PokéNav? » fu la scommessa di Rowan, fino ad allora rimasto defilato.

« Molto arguto, professore, le spedirò un Devonscopio come premio appena rientro a Hoenn. Ebbene sì, ce ne sono a sufficienza per tutti ».

« Cosa sarebbe un PokéNav? » domandò interessato Lance.

« Una versione avanzata del vostro PokéGear. Tra le altre cose consente chat di gruppo, il che vuol dire che se ci sintonizziamo su una certa frequenza potremo parlare con tutto il resto dell'allegra brigata senza digitare alcun numero ».

« Direttive in diretta » commentò affascinato il Superquattro.

« Esatto. Punti bonus per l'allitterazione » Steven ne distribuì uno a testa con impressionante rapidità « Sintonizzatevi sul canale 23 Alfa ».

« 23 Alfa? » domandò Rowan stupito.

« È un canale segreto situato appena dopo il ventitreesimo. Soltanto questi PokéNav sono abilitati ad accedervi. Inizialmente era stato pensato come canale privato riservato ai dipendenti della Devon, ma poi è stato abbandonato ».

« D'accordo » Lance si sintonizzò come indicato « Faremo una prova quando staremo aspettando Dà Hàak. Per il piano? ».

« Ne discuteremo dopo » decretò Drake « La prima cosa da fare è liberare Pallet ».


E così avvenne. Buona parte del neonato gruppo rientrò nel borgo con il compito di convincere ogni singolo abitante a trasferirsi temporaneamente a Saffron, mentre i rimanenti si erano spostati nella metropoli per preparare gli alloggi. Non vi fu affatto la resistenza immaginata: Dà Hàak aveva infuso tale terrore con le sue due aggressioni che Pallet fu ripulita in tempi brevi. Quanto alla nuova collocazione, la Silph Corporation offrì alloggio nella sua ampia sede centrale a quasi un terzo di tutto l'agglomerato, mentre il rimanente fu diviso negli svariati condomini sparsi nella città. Come risultato, già due ore dopo i tredici allenatori si riunirono nel grande e deserto avamposto di guerra che Pallet Town era diventato, elaborando una tattica di combattimento.

Si optò per una scelta che comprendesse sia terra che aria, concordando comunque che era essenziale mantenere la pressione alta per impedire a Dà Hàak di utilizzare le sue micidiali sfere purpuree. Anche lo Specchiovelo aveva insegnato molto, così come l'intero scontro della notte prima: mosse fisiche e speciali sarebbero state alternate, nonché le Protezioni attivate al minimo accenno di un ritorno, per limitare i danni il più possibile – a questo proposito Drake riprese in mano i suoi due Shelgon, addestrati proprio per questo scopo. Infine fu deciso di scindersi in quattro diverse squadre che sorvegliassero i quattro edifici maggiori citati in precedenza – per chi non li ricordasse Berries For Two's, boschetto, imbocco del Route 1 e i rimasugli di dove era una volta locato il laboratorio di Oak –: Lance, Drake, Lucian e Steven ne sarebbero stati i leader. Non fu neanche trascurato lo scenario: affinché Pallet sembrasse immersa in una sera come tante altre fu fatta irruzione in alcune case perché almeno una luce per ogni rione rimanesse accesa.

Una volta disposto quanto era necessario per la grande battaglia, il gruppo si ritirò a Viridian per cenare insieme a Rowan e Albert; quest'ultimo diede fondo a tutta la sua pazienza per soddisfare i gusti di ciascuno dei convitati. Al termine del pasto, circa verso le nove e mezzo, molti si ritirarono a riposare per qualche ora prima dell'attacco che, se seguiva davvero un trend caratteristico, era prevedibile tra l'una e le due del giorno dopo.

Lance, ovviamente troppo nervoso per dormire o anche solo rilassarsi, stava passeggiando senza meta nella città desertica che appena quella stessa mattina era stata gremita di reporter, allontanatisi dopo essere stati appagati con le notizie sull'evacuazione. Ma ovviamente non erano i cronisti a rendere il Superquattro nostalgico: ciò che più gli era rimasto impresso era la via commerciale che aveva percorso inseguendo Blue. Il suo pensiero andò a Pikachu ed Eevee, lasciati al loro destino. « Non vi accadrà nulla » promise ammirando la luna, come se quell'eburneo satellite luminoso potesse girare la sua frase ai pokémon e al suo piccolo protetto.

« Anche tu insonne, vedo » disse una voce dietro di lui « Manca ancora un po' alla venuta di quello spettro, no? ». Effettivamente era appena mezzanotte, ben distante da quanto ci si attendeva.

« Come si può pensare di dormire in una situazione simile? » chiese Lance, ma era più un interrogatorio introspettivo che una effettiva domanda.

« Sai, quella luna mi ricorda una notte di tanti anni fa » Drake alzò lo sguardo alle stelle « Era un inverno molto freddo per i nostri standard, e io mi ero coperto molto poco prima di quel viaggio. Ero con il mio Salamence, sai, e me ne volavo lontano da Hoenn, non distante da qui. Mi sono preso un simpatico raffreddore il giorno dopo, che per il mio fisico è un evento straordinario ».

« Che stavi facendo d'inverno a volare? Te le vai proprio a cercare ».

« Ero andato a trovare un vecchio amico. Allora avevo qualcosa come trent'anni, parliamo di eoni fa ».

Lance sorrise, poi però riassunse l'espressione mesta che lo caratterizzava in quei frangenti di tensione estrema « Secondo te come andrà a finire stanotte? Ce la faremo? ».

Il volto di Drake divenne tale e quale a quello di coloro che devono annunciare alla madre la morte di un figlio. Non sarebbe stato nemmeno necessario parlare dopo, ma optò comunque per una spiegazione « Sai bene che sono un uomo molto schietto. Vuoi la mia idea o parole di incoraggiamento? ».

« Deduco che le due non coincidano ».

« Stiamo parlando di un demone di potenza sconfinata. Mi sono fatto un'idea, seguendo le tue parole e quelle dell'Antologia, di come questo Dà Hàak deve essere. Da soli, anche in tredici come siamo, dubito potremo abbatterlo ».

« Non capisco. Perché allora mi hai convinto a partecipare a questa battaglia? Perché stiamo combattendo? Per morire onorevolmente? ».

« Non sono uno che corre rischi di quel tipo. Sai che per me l'onore è qualcosa privo di significato ».

« Dunque? ».

« Quella notte di trent'anni fa il mio amico mi disse una cosa che non scorderò mai » replicò Drake « Qualcosa di grave sarebbe successo. Qualcosa era stato alterato. Sono convinto che si tratti di Dà Hàak Loi'i, anzi ne sono certo ormai ».

« Ma io? Cosa c'entro io? ».

« Da tutto ciò che mi ha raccontato in quell'occasione ho imparato che siamo tutti importanti, che tutti nasciamo con uno scopo e che il singolo può fare la differenza. Tu sei uno dei più grandi allenatori viventi. Tu, Lucian, Steven… siete gente che sposta gli equilibri. ».

« Dimentichi te stesso ».

« Io ho smesso di essere un elemento decisivo decenni fa » fu l'aspro commento di Drake « Voi siete la nuova leva, e per quanto mi riguarda siete ben superiori a coloro che erano giudicati i migliori ai miei tempi. Era fondamentale che ci foste tutti in quest'occasione. Magari non servirà a niente, ma c'è una possibilità remota che possiate fare la differenza come il mio amico mi ha insegnato. Se qualcuno può, siete voi e nessun altro ».

« E allora perché chiamare a morire anche tutti gli altri? » spirava una leggera brezza marina, sembrava di trovarsi in riva al mare e non nella campagna di Kanto.

« Personalmente, se potrò perire per aumentare di un nonnulla le vostre possibilità di farcela sarò fiero di dare la mia vita per la causa ».

Lance non fu in grado di replicare. La sola idea che Drake potesse andarsene quella notte non l'aveva nemmeno sfiorato. Aveva certo pensato agli innocenti, a coloro incapaci di difendersi, forse anche a qualcuno del suo gruppo d'élite, ma mai lui. Era una leggenda, tutti lo ritenevano quanto di più vicino ci fosse all'immortale, eppure era effettivamente umano. Anche lo stesso Lance, d'altro canto, era creduto eterno dai più, e solo poche ore prima aveva rischiato di essere ucciso.

E di nuovo non riusciva a motivare la decisione di quel demone ardeco di attaccare. Troppe cose non quadravano. Perché tre giorni? Perché Blue e Red tra i tanti erano stati deputati a ritrovare il professor Oak? Perché Red era entrato in quello stato catatonico e Blue no? Perché iniziare la propria opera di distruzione da un borgo come Pallet?

No, non aveva senso arrovellarsi su pure supposizioni. Doveva evidenziare le uniche certezze che aveva, o sarebbe impazzito, oppure anche peggio rimasto intrappolato tra le sue congetture. La sola sicurezza era che quella notte sarebbe stata l'ultima del mondo come gli antichi la immaginavano, con un solitario giustiziere venuto a sommergere con un oceano di silenzio e desolazione la terra densa di malvagità. Restava da stabilire solo l'ora.

« Sai » disse Lance a un tratto « Sono felice che tu sia qui con me. Qui, alla fine di ogni cosa ».


Ci sono momenti nella vita in cui non vi è traccia di curiosità. Talvolta proviamo un amalgama di interesse e terrore verso lo sconosciuto, anzi è più comune di quanto ci si aspetti. Non era questo il caso: nessuno dei tredici, nessuno degli abitanti di Pallet trasferiti a Saffron, nessuno in tutta Kanto, nessuno in Johto, nessuno in Hoenn e Sinnoh dove la notizia era giunta con leggera dilazione, nessuno di loro voleva sapere come sarebbe andata a finire. Troppo gravi le premesse, troppo fiacche le evidenze per avere anche solo quel barlume di ottimismo necessario per voler conoscere il futuro. Il mondo intero stava per assistere a quanto di più grandiosamente devastante si fosse mai verificato in tempi recenti, e lo sapevano tutti. E ci fosse stata la possibilità di arrestare retroattivamente il tempo a tre giorni prima, come avviene in svariate commedie, così che lo stesso dì si ripetesse all'infinito, nessuno a parte forse Drake avrebbe rifiutato dietro qualsivoglia compenso.

No, effettivamente Lance ipotizzava che qualcuno l'avrebbe fatto. Fu così, senza alcun preavviso, che gli tornò in mente James. Chissà cos'avrebbe detto in un'occasione come quella. Forse le stesse cose dette da Drake, o forse avrebbe optato per un eloquente silenzio. Non si sa mai cosa dire di fronte al pericolo, nonostante le frasi arrivino quasi spontanee al termine di esso.

« Ehi, nuove istruzioni? » gracchiò una voce dall'interfono del PokéNav di Lance, interropendo il flusso dei suoi pensieri.

« No, Phoebe » replicò Drake con il suo usuale tono austero.

« È da pazzi » esclamò Aaron, che si trovava proprio nella squadra del Campione di Kanto « Siamo qui da quasi un'ora e ancora niente. Sembriamo dei deficienti ».

« Meglio deficienti che morti » fu la secca ribattuta di Steven.

« Ma non si fa vivo! In base a cosa avete deciso che–– ».

« Ma fatti i fatti tuoi » proruppe Lance « È così e basta ».

« Ah, beh, scusa se i fatti vi danno torto, Campione ».

« Aaron, finiscila » dal PokéNav parlava ora una voce autorevole che nessuno tardò a riconoscere « Non abbiamo alcun dubbio ».

« Mi scusi, professore, ma qui non c'è segno di vita ».

« Magari l'ora non è quella giusta. Aveva ritardato anche ier–– » Lance fu come fulminato. Era ovvio, gli era stato davanti per tutto quel tempo « Fermi! Dà Hàak non ha mai attaccato alla stessa ora! ».

« Che intendi? » domandò Drake a distanza.

« Ieri era arrivato verso le due di notte, ma non l'altroieri! » proseguì il Superquattro « Lorelei, tu ricordi benissimo l'ora giusta, no? ».

« Cos'era, l'una mi pare ».

« Un'ora di distacco. Il che vuol dire che–– ».

Un flash accecò tutti i presenti per qualche secondo, mentre una sferzata di vento investiva Pallet, ma era talmente ampia che avrebbe benissimo potuto essere diretta all'intera Kanto. Vi fu un rumore sordo, come di vortice che si richiude, e lentamente iniziarono a riacquistare la vista. Nessun Dà Hàak, con meraviglia generale.

« COS'È QUELLO? » gridò nel panico Flint. Nel cielo, non eccessivamente distante, si era formato un colossale simbolo luminoso dai colori tendenti all'indaco. Un altro suono sommesso risuonò nell'atmosfera e il desertico borgo si accese in un immane incendio. Con più attenzione, però, le fiamme non erano rossicce ma bluastre, non emanavano affatto calore e soprattutto non stavano bruciando niente. L'impressione generale era di trovarsi in un gigantesco set teatrale.

« Che succede? » fu l'unica frase pronunciata via PokéNav, senza che se ne potesse identificare la voce distorta dall'angoscia.

« Dà Hàak » rispose Lance con amarezza, e proprio in quell'attimo si formò una colonna fulgente che nasceva nel centro dell'emblema celeste e discendeva con violenza fin giù al terreno. Un'immensa lingua di fuoco cerea iniziava a essere intravista da Pallet Town, ma non era affatto prossima alla cittadina.

« Dove? Dov'è? » domandò convulso Lucian.

« SAFFRON! » fu l'improvvisa realizzazione di Drake « Attacca Saffron City! ».

Una sensazione di vuoto improvviso si creò nello sterno di Lance. Saffron City. Li avevano mandati tutti a morire, tutti. « Perché? Perché cambiare il luo–– ». Si interruppe. Non c'era il tempo di porsi quesiti inutili. Non c'era tempo per niente. « Presto, ogni squadra salga su una monta e accorra subito » disse lanciando due dei suoi draghi « Aaron, Bruno, Glacia, voi prendete il mio Charizard. Io e Dragonite andiamo da soli ».

I suoi tre accompagnati tentarono di dire qualcosa, ma già il campione sfrecciava a cavallo del suo pokémon verso la metropoli, mentre Dà Hàak Loi'i era già completamente emerso dall'oscurità in quell'ultima, fatale notte.

   
 
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