È nella natura del desiderio di non poter essere
soddisfatto.
Aristotele
E’ da poco passata la mezzanotte.
Luci e ombre si rincorrono
sulle pareti della mia stanza, bagliori iridescenti danzano veloci come abili
ballerini in un teatro gremito.
Nuove forme si definiscono, ora nitide,
ora più sfocate; inconsistenti, appaiono e scompaiono come bianchi fantasmi
luccicanti nelle tenebre.
Il loro pianto è solo un’eco lontana al grido
del mio cuore, soffocato da una morsa gelida che sembra non voler svanire,
lontano dal tuo abbraccio.
Il mio corpo richiama il tuo con tutta la
disperazione di un amore proibito, celato tra i segreti della notte,
addormentato.
Sconfitto.
Lottare non è servito a nulla; in tutti
questi anni abbiamo dimenticato, relegando i nostri sentimenti nella soffitta
polverosa delle nostre menti annebbiate, oscurate.
Abbiamo dimenticato
che la cosa più importante era non perderci, assistendo giorno dopo giorno alla
lenta trasformazione del nostro sogno in un incubo.
Oh, ti amo ancora.
Ti amo con la stessa implacabile forza, la stessa disperazione del primo
giorno.
Ti amo quando mi fai piangere, dimostrandomi quanto sono
fragile, indifesa; quanto ho ancora bisogno di te.
Ti amo quando le tue
mani scorrono su di me, e i fremiti del mio corpo vibrano nei tuoi pensieri come
le corde tese di un violino.
Ti amo per ogni lacrima che ho versato in
nome di questo nostro amore, per ogni sorriso che ha illuminato il mio volto, e
per tutte le volte in cui il mio sguardo è annegato nei tuoi occhi.
Ti
amo per ogni tua carezza, e per ogni bacio a fior di labbra che ti ho rubato,
senza riuscire mai a toccarti l’anima con la mia anima.
E’ qualcosa che
mi accompagnerà sempre, una dolce condanna che sopporterò con gratitudine.
Sento la porta chiudersi alle mie spalle, e il fruscio della stoffa che
scivola sulla tua pelle di velluto, che ha il profumo dei desideri più torbidi e
delle passioni più profonde.
Lentamente, il mio sguardo si volge ad
incontrare il tuo corpo, ancora ricoperto da mille gocce d’acqua, come torme di
fedeli giunti da lontano per rendere omaggio alla perfezione.
Le tue
braccia si aprono per accogliermi, con la stessa dolcezza della prima volta, lo
stesso timore di ferirmi, di qualcosa che potrebbe accadere; e ancora una volta
i miei passi incerti cancellano la poca distanza tra noi, accordi perfetti di
un’orchestra in equilibrio su se stessa, terminando quella lenta e magica
sinfonia quando finalmente mi lascio andare nel tuo abbraccio.
La tua
mano scivola lenta sulla mia schiena, le tue labbra mi accarezzano lievi,
sfiorando i luoghi del piacere più intenso, sulla pelle e nell’anima.
Quanto ancora durerà la tua lenta tortura?
Quanto ancora potrai
cancellare, quando il tuo sguardo avrà divorato ogni centimetro di me, e le tue
mani avranno liberato i nostri corpi da ogni indumento ormai superfluo?
Nuda, non posso che arrossire davanti alla perfezione del tuo corpo
scolpito; ma i tuoi occhi sono dolci mentre ti sollevi sopra di me.
Per
ore le tue membra si muovono sulle mie, per ore il tuo seme germoglia dentro di
me; i desideri nascono e si assopiscono, uno dopo l’altro.
Il mondo
continuerà la sua corsa, e quando verrà l’alba, ci troverà ancora qui, amici,
amanti, uomo e donna a completare il cerchio.
Questo è un addio.
Non una parola, tra di noi.
Amarti è l’unica cosa che so fare,
amarti è l’unico modo per non perderti.
Per ricordarti che resterai sempre
legato a me.
Lo sapevamo da tempo, e tuttavia il dolore che mi
attanaglia l’anima è quasi insopportabile.
Le lacrime scorrono sulle mie
guance, lacerando il velo che avevo intessuto intorno a me.
E’ sangue
quello che sto piangendo, poiché il mio cuore ormai è prosciugato di ogni
emozione.
Lacrime salate, che le tue abili dita possono cancellare solo
superficialmente.
Il dolore rimane.
Come abbiamo potuto perderci
così?
Come ha potuto il nostro amore, così puro ed innocente, macchiarsi
della corruzione degli uomini, quando ci eravamo giurati di appartenerci per
l’eternità?
Non ci siamo mai appartenuti realmente.
Destino,
sfortuna... non è colpa di nessuno, o forse di tutti e due.
I fantasmi
del passato tornano ancora una volta, più vividi che mai, a ripopolare la mia
mente, immagini di giorni felici e di mani intrecciate, di baci soffocati e
giuramenti accennati.
Non è rimasto che un ricordo sfocato di quel
sentimento.
Una condanna all’inferno, che ci lega entrambi l’uno
all’altra, indissolubilmente; che ci riporta al passato per ricordarci ciò che
abbiamo perso, e che non ritroveremo mai più.
E’ troppo tardi, amore
mio.
Anche l’ultima stella si è spenta e ormai di questo amore, un tempo
splendente come il sole, non rimane altro che il gelo del distacco.
Mentre le pagine nere della notte accolgono il disordinato fiume dei
miei pensieri, ti sento accanto a me, immobile come solo tu sai essere, il
respiro appena accennato, il lieve scintillare della tua pelle nella pallida
luce della luna.
Che ne sarà di questo amore?