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Autore: Momos    01/10/2012    2 recensioni
Fic sui Falling in Reverse
-se vuoi provarci fallo con qualcun'altra, non so se te ne sei accorto, nel caso contrario te lo dico apertamente. Mi stai sulle palle.- disse Guen scandendo bene le parole. Forse nessuna ragazza si era mai rivolta così a Ronnie, per questo si alzò nella stanza un -oooh- generale.
-Mi piacciono le sfide bella roscia- la provocò Ronnie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono altri due giorni in cui Guen si fece raccontare tutto quello che era successo per filo e per segno da tutti, compreso il barista del locale in cui aveva bevuto per l’ultima volta. Il medico gli aveva detto che sarebbe dovuta rimanere per un altro giorno e poi sarebbe potuta tornare a casa per riposarsi e tornare ogni settimana per dei controlli. Ronnie e Ryan avevano preso accordi con la due assistenti sociali proprio per l’ultimo giorno in ospedale di Guen. Li aspettarono per qualche minuto all’entrata dell’ospedale finché non li videro arrivare tutti e tre insieme.
-Salve signora- disse stringendo la mano di lei e poi quella del suo collega
-Grazie per aver accettato, grazie davvero- disse Ronnie. Loro sorrisero
-Di niente, è un piacere conoscere la mamma del piccolo Brian. Ci siamo sempre chiesti come fosse- rispose lei accarezzando il bambino.
-Bè ora non è proprio in forma ma spero ci saranno altre occasioni per vederla al massimo- rispose subito Ryan
-Oh ma certo- rispose l’uomo. Ronnie si mise in ginocchio di fronte al piccolo Brian. Era proprio uguale a Guen. Aveva i suoi stessi occhi.
-Ciao piccolino- disse Ronnie. Brian sorrise e lo salutò con la manina.
-prego è di qua- fece strada Ryan.
-Guen non sa niente, è una sorpresa- li avvertì per le scale Ronnie.
-Scusa signore, ma tu mi stai portando dalla mia mamma?- gli chiese Brian tirandogli un piccolo lembo della maglia
-Si piccolino sei contento?- gli chiese. Lui annuì. Quando arrivarono davanti la porta della stanza di Guen, Ronnie bussò e la aprì.
-Buongiorno Guen, come stai?- chiese Ronnie
-Felice di uscire di qui e di nuovo roscia! I medici hanno fatto uno strappo alla regola, qui dentro non si potrebbe ma io sono un ottima paziente- rise lei alzandosi per abbracciarlo.
-Senti io ho una sorpresa per te- disse poi facendo entrare il bambino seguito dai due assistenti sociali. La ragazza rimase immobile per qualche secondo. Non capiva chi fosse quel bimbo, non lo vedeva da sei anni.
-Ciao- disse il bimbo avvicinandosi. Guen si mise in ginocchio con gli occhi pieni di lacrime e gli cinse i fianchi con le braccia. Era così piccolo.
-Come ti chiami?- gli chiese cercando conferma
-Brian. Tu sei la mia mamma?- appena sentito quel nome aveva lasciato scorrere le lacrime sul viso.
-Si, io sono la tua mamma- gli disse un attimo prima di stringerlo in un forte abbraccio. Non si sentiva così viva da tanto tempo, era come rinata.
-Che bei capelli che hai- gli disse il bimbo accarezzandogli la chioma folta
-Grazie, e tu lo sai che hai proprio dei bei occhi?!- gli disse.
Il bimbo sorrise. Era una scena davvero commovente, Ronnie era rimasto in un angolo insieme ai due in silenzio. Era il loro momento. Poi Guen si alzò e prese per mano il piccolo
-Salve- disse stringendo la mano ai due
-Molto piacere signorina- disse l’uomo. –Sta meglio?-
-Ora potrei scalare una montagna- rispose lei guardando il piccolo.
-I suoi amici sono molto convincenti sa?- rise la donna indicando Ronnie e Ryan.
-Siete stati voi?!- chiese stupita la ragazza
-Ryan ha uno zio avvocato molto bravo- rispose sorridente Ronnie.
Guen tornò in ginocchio di fronte al bambino accarezzandogli i capelli.
-Ma posso chiamarti mamma?- gli chiese lui. Guen si sentì in difficoltà così alzò lo sguardo verso la donna
-Come vuole lei- disse rivolgendosi alla signora
-Se il bambino vuole chiamarla mamma è libero di farlo, in fondo sei quella vera- gli rispose dolcemente.
-Allora si, puoi chiamarmi mamma- rispose Guen al bambino.
-Che bello! Ora ho una mamma- disse abbracciandola. –meno male che sei arrivata, pensavo di dover restare lì tutto il tempo-
 
 
 
Passarono il resto della giornata insieme, tra risate, disegni e abbracci. Aveva ragione Isabel, Guen era diversa, aveva una luce negli occhi mai vista prima. Brian aveva preso bene il fatto di aver ritrovato la sua mamma a differenza di quanto avevano detto gli assistenti sociali, avevano paura potesse restare traumatizzato da questa scoperta.
-Mamma quando ci rivediamo?- gli chiese il bambino prima di andare via
-presto spero- rispose Guen.
-Molto presto- la corresse la signora.
 Appena il bimbo scomparve dalle scale Guen si lanciò tra le braccia di Ronnie. Lo aveva ringraziato per tutto il giorno ma non era mai abbastanza secondo lei.  
-Ronnie, grazie grazie grazie- continuava a ripetergli
-me lo avrai ripetuto circa 80 volte, può bastare- disse accarezzandole il braccio senza sbilanciarsi troppo –l’ho fatto per vederti sorridere un po’- continuò lui.
-Ci voleva proprio un po’ di sole, mi sembrava di vivere in una galleria buia, mai un uscita, ma un po’ di luce- rispose lei. Aveva mentito in parte, un po’ di luce l’aveva vista, quando aveva conosciuto Ronnie per poi ricadere nel baratro più totale. Quando guardò Ronnie negli occhi venne travolta dalla irrefrenabile voglia di riassaporare quella labbra che gli erano tanto mancate e per la prima volta in amore, agì senza riflettere e rapidamente lasciò che il sapore della labbra del ragazzo si mescolasse con il suo. Si senti quasi volare quando Ronnie la trattenne a se per prolungare quel bacio tanto desiderato.
-Mamma, ma ora ho trovato anche un papà?- la voce di Brian rimbombò nei corridoi vuoti dell’ospedale. Guen arrossì e si inginocchio davanti al bambino.
-Lui non è il tuo vero papà- rise lei abbracciandolo. Quando si separarono il bambino guardò Ronnie e lo fece avvicinare.
-Ronnie, devo chiamarti papà anche se non lo sei davvero?- gli chiese lui appoggiando le manine sulle guance del ragazzo che arrossi forse per la prima volta in vita sua.
-Come preferisci tu, io sono solo il fidanzato della mamma- disse con tono fiero. Il bambino ci pensò un po’ su
-Credo che per ora ti chiamerò Ronnie, se poi sposerai la mamma diventerai papà- rise e lo abbracciò. Si era voltato per scendere di nuovo le scale quando una voce lo chiamò dal corridoio.
-Brian, amore di papà- urlava Tom in lontananza. Il bambino scivolò dalla presa dei due e corse verso Guen saltandogli in braccio.
-Mamma io non lo voglio vedere quello- gli sussurrò il bambino all’orecchio. Guen lo strinse forte e lo rassicurò.
-Tom che vuoi?- chiese Guen a brutto muso
-Voglio vedere mio figlio- rispose lui con tono fermo avvicinandosi al bambino che si stringeva sempre di più al collo di Guen.
-Vattene via- urlò il bambino da sopra la spalla della Rossa.
-Non vuole vederti mi pare- sottolineò lei.
-Non importa cosa vuole lui, è mio figlio ed è piccolo posso decidere io per lui- rispose con tono aggressivo.
-No, è diverso! A te non importa di nessuno a prescindere da che età abbia. Quando mi hai tolto il bambino non ti importava cosa volessi io, cosa provassi o quanto abbia sofferto! Volevi solo liberarti di lui e di me e ora hai anche il coraggio di dire amore di papà? Devi solo vergognarti. Questo bambino potrà anche essere tuo figlio perchè quella notte purtroppo ero con te, ma non lo sarà mai veramente, tu non lo hai mai amato. Ti giuro che farò di tutto per riprenderlo con me e farlo vivere in una vera famiglia- urlò lei iniziando a piangere. Tom si girò e tornò in camera. Si sentì accarezzare i capelli
-mamma non devi piangere, ci sono qui io- il bambino le sorrideva e lei non poté fare a meno di ricambiare con un grande abbraccio.



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Ok, visto che vi ho fatto aspettare quasi un mese ho deciso di pubblicare due capitoli oggi! Mi perdonate per l'attesa?
Continuate a seguire la Fic perchè ci saranno altre sorprese assolutamente da non perdere ** 

   
 
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