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Autore: nikita95    01/10/2012    1 recensioni
E se John non trovasse un modo per fare sopravvivere le cara figliola Elena come umana, e Klaus accettasse lo scambio di Stefan con la zia Jenna? Se Damon non fosse stato morso da Tyler?Vi piacerebbe conoscere un risvolto alternativo della storia? Continuate a leggere!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ancora lì a ripercorrere ogni parola del racconto tanto sorprendente di Charlotte, ma il punto era che non era tutto finito c’era dell’altro e probabilmente quella sarebbe stata la svolta decisiva.
“Allora dimmi” disse Elena.
“Si narra una profezia,
un mezzosangue nascerà
che più potente diventerà,
ma presto morirà per mano dello stesso sangue che creato avrà” recitò Charlotte, e dopo qualche secondo riprese.

“Il mezzosangue è Klaus, in quanto i licantropi sono chiamati anche così poiché sono essere umani che durante le notti di luna piena assumono le sembianze di lupi famelici.
È già diventato più potente, ma morirà presto per mano, del sangue che ha generato...”
“...Suo figlio” la interruppe Elena “Klaus e Jasper hanno lo stesso sangue in quanto appartengono alla stessa stirpe” disse mesta la vampira.
Charlotte annuì solamente.
Per un attimo i soli respiri furono udibili nell’immenso salone, poi Elena ruppe quella perfetta armonia.
“Quindi tutto questo è stato inutile, cercare di uccidere Klaus prima che ci uccidesse, cercare di non morire, di contrastare il suo volere, era tutto inutile perché era destino che tutto ciò accadesse, e io che pensavo che noi dopotutto eravamo stati forti, non era vero era tutto una messa in scena, un falso tentativo di resistenza, perché alla fine il fato ci remava contro.

E allora mi chiedo voi in tutto questo dove eravate?” sbottò la ragazza agitata alzandosi di botto dal divano.
Fu Jasper a cercare di calmarla.
“Purtroppo io non sapevo, nessuno di noi due sapeva” disse l’originale dagli occhi azzurri tutto di un fiato.
Elena prese un grosso respiro, non avrebbe ricominciato a piangere, non in quel momento, se fosse stato possibile mai più.
Chiuse gli occhi e li strinse forte.
Quando li riaprì in lei c’era solo confusione.
Prese di slancio le chiavi che aveva lasciato sul tavolinetto, e corse verso la porta, la spalancò sul cortile, poi uscì correndo.

“Elena!” era l’inconfondibile voce di Damon, ma questa volta non aveva nulla di altezzoso era sincero, preoccupato.
Ma la ragazza non si fermò neanche un attimo, non si girò per rassicurare il vampiro, del resto c’era da preoccuparsi come mai prima di allora.
Continuò invece la sua folle corsa verso l’auto, salì e si perse lungo le strade di Mystic Falls.
Sapeva esattamente dove andare.
 
POV DAMON
Non era tipo da rimanere seduto inerme senza agire per tanto tempo, e il racconto della doppleganger per i suoi gusti era già troppo lungo, e poi per quanto non lo volesse ammettere lo aveva inquietato a tal punto da ritenere che fosse meglio uscire e ritornare un po’ al presente, alla realtà perfetta e tangibile.
Ma per quanto provasse a ripetersi che quella vita ormai faceva parte di lui che non c’era modo di ricominciare di cancellare e resettare tutto per dire si riparte, non riusciva a stare tranquillo nella sua nuova posizione.
Il bourbon scendeva placido lungo la suo gola, ma ad ogni sorso sprazzi del racconto di Charlotte tornavano come se li vivesse lui, e allora capiva l’enormità di ciò che stava accadendo.

Improvvisamente dei rumori piuttosto concitati provennero da dentro, Damon non agì subito preferì rimanere in ascolto e capire, e allora il vampiro seppe anche tutto il resto, e per un attimo si sentì perso anche lui.
Ma non ebbe neanche il tempo di entrare che la porta si spalancò rivelando la figura agitata di Elena, che trafelata correva verso l’auto.
Lui sapeva, aveva capito cosa stava provando, per questo alla fine l’aveva lasciata andare, sarebbe tornata da sola, e allora sarebbe stata più forte, portarla ora a casa con la forza sarebbe significato imprimerle un marchio a vita, il marchio del rimpianto e della tristezza.
Rientrò in casa con la sua solita inespressività, ma si vedeva da piccole cose quanto dentro la triste consapevolezza si era stretta attorno alla sua mente piantando le sue infide radici.
Prese posto sul divano.

“Non la insegui?” disse Jasper.
La voce dell’originale fu come una goccia che fece traboccare il vaso.
Damon si alzò di slancio dal divano e con la sua velocità vampiresca corse in contro all’altro investendolo e facendolo urtare forte contro la libreria colma di libri che caddero a terra in un suono cupo.
Damon strinse le sue mani attorno al collo di Jasper, per quanto poco riuscisse a stringere, se l’originale avesse voluto, il braccio probabilmente lo avrebbe spostato, ma Jasper non si mosse.
“Giuro che per tutto questo pagherete tutti quanti, nessuno escluso, e adesso uscite da casa mia, ORA!” disse sprezzante prima di lasciare la presa e allontanarsi per poi correre al piano superiore dove avrebbe aspettato il ritorno di Elena.
 
POV ELENA
Il gomitolo di strade che divideva la pensione dalla sua meta sembrò interminabile, e ogni cosa sembrava volerle impedire di raggiungerla.
Quando la strada era libera accelerava, forte, finché quasi non si sentiva sfinita, stanca.
Allora decelerava per scoprire come dentro la rabbia prendeva possesso di ogni parte del suo corpo.
“Maledetto” era l’unica cosa che riusciva a pensare, mentre percorreva la strada quasi come un automa.
Stringeva il volante come fosse l’unica cosa in grado di trattenerla dal compiere qualcosa di cui si sarebbe pentita.
Fermò la macchina proprio davanti l’ingresso del cimitero scese e percorse il vialetto davanti a sé con rabbia, e ogni passo diventava come uno sfogo per quanto compierlo risultasse pesante, come sollevare un blocco di marmo.

Da lontano riconobbe subito il profilo familiare della tomba della sua famiglia, più piccola a destra, quella di Stefan.
Quando lo sguardo si posò sul nome del ragazzo, le lacrime premettero per uscire, ma Elena si fece forza.
Sotto, dei numeri: nato il 5 febbraio del 1994, morto il 15 luglio del 2011.
Che enorme bugia!
Tutto a cominciare dal racconto della sua morte, un incidente stradale, come i suoi genitori, un ragazzo di 17 anni che riesce a mantenere la traiettoria, un colpo di sonno probabilmente, e via, la macchina fuori corsia.
Che enorme bugia!

L’unica cosa vera: un vampiro di 164 anni è morto per salvare qualcuno, l’unica cosa vera è che dietro il velo della menzogna si cela la verità e non è quella, non quella che si può leggere su quella tomba, non quella che si narra a chi la verità non la vuole conoscere.
I ricordi di un funerale, quello dei suoi genitori, quello di Stefan un anno dopo, sempre che si ripete la stessa storia, sempre a perdere le persone amate.
Elena chiuse gli occhi si sedette per terra, poi li riaprì e le lacrime iniziarono a rigarle il viso.
Erano morti tutti sempre con lo stesso scopo, salvare lei, sempre lei, l’amata Elena, ma alla fine non stavano facendo altro che far parte di una cruda profezia, loro erano solo parte del fato, probabilmente da qualche parte c’era qualcosa che narra della loro morte.

Lei non voleva credere a ciò che le era stato narrato, ma era più che sicura che quella fosse la verità, una forma di sesto senso glielo urlava, e allora non le rimaneva che abbandonarsi al dolore, per poi riemergere più forte di prima.
Rimase davanti le due lapidi per quelle che potevano sembrare ore, da un lato crebbe in lei l’intimo desiderio che Damon la trovasse e la consolasse, le dicesse con parole dolci che quello che stavano vivendo non era altro che un sogno, un brutto incubo, ma poi qualcosa le faceva ricordare come ogni cosa fosse vera, e allora voleva solo rimanere sola immersa nei suoi pensieri.
Sfiorò piano, con le dita, i nomi incisi in rilievo sulla pietra levigata.
Chiuse gli occhi, ma represse le lacrime, dietro il velo dei suoi pensieri si mossero piano i suoni di una vita passata, quella di quando pensava di essere una ragazza normale, che sarebbe andata all’università, si sarebbe sposata e avrebbe avuto tanti figli.
Ricordò il giorno in cui la sua vita senza rendersene subito conto, era irrimediabilmente cambiata, nel profondo.

Ricordò gli occhi perfettamente verdi di Stefan, il suo sorriso, il sentimento senza precedenti che aveva provato per lui, il vuoto derivato dalla sua mancanza, colmato poi dall’amore di Damon, anche le fatiche che aveva fatto per superare quel dolore, apparentemente imperituro, e poi il primo sorriso, il primo sguardo che esprimeva vita, la certezza di poter amare ed essere amati ancora.
Tutto prese consistenza nella sua mente, ogni ricordo bello e brutto, e ognuno di questi la fece piangere e sorridere.
Quando alla fine riaprì gli occhi, la tristezza c’era ancora, ma il ricordo di ciò che aveva detto a Katherine poco dopo la morte di Stefan, le fece tornare il desiderio di combattere, ancora per le persone che si amano, ancora per se stessa, e per la propria vita.
Si alzò con una calma quasi innaturale, percorse a ritroso le strade, non degnò di uno sguardo i passanti, ma procedette lo stesso con più calma, alla fine fermò l’auto davanti la pensione dei Salvatore.

La porche di Charlotte non c’era più, ma questo non significava nulla in quel momento.
Dischiuse piano la porta lasciata socchiusa.
La figura del vampiro invase il suo campo visivo, e lei lo abbracciò con lo sguardo, poi senza farselo ripetere gli corse in contro.
Le loro labbra si sfiorarono, le lingue si intrecciarono, e tutto scomparve, i problemi, i ricordi, le cose da affrontare.
A nessuno serviva parlare, sapevano entrambi cosa provava l’altro bastava guardarsi, e tutto diventava più chiaro.
Lui la prese per la mano e con la velocità dei vampiri andarono nella camera di Damon.
Fu un attimo come nella casa delle streghe, la pelle dell’uno era quella dell’altro, il desiderio dell’uno quello dell’altra.
Una simbiosi perfetta di mente e corpo, di amore e passione.
Come due colombe che volano al di sopra delle nuvole, l’uno godeva della vicinanza dell’altro, era una melodia la loro, pezzi di un unico grande piano chiamato amore.

Il sole dava loro la benedizione bagnando con i suoi raggi i loro corpi incastrati.
“Ti aspettavo, amore” gli sussurro lui.
“E io alla fine sono arrivata” rispose lei, prima di baciarlo un’altra volta come fosse la prima e l’ultima.
 
 
A svegliarli fu il suono del telefono che vibrava nei jeans di Elena, per terra.
Coprendosi con il lenzuolo, la ragazza prese il telefono e rispose.
La voce dolce di Bonnie le rispose.
“Elena” disse con una tono che sapeva di tragedia.
“Ciao Bonnie dimmi” rispose Elena cercando di non tessere nella sua mente immagini spaventose.
“Ti devo dire una cosa” la voce era sempre più bassa.
“Cosa è successo, Bonnie, dimmi cosa è successo!” esplose Elena.
Damon le mise una mano sul braccio, ma non servì neanche questo a calmarla.
“Questa notte Caroline ha dormito da Tyler, ma questa mattina lui non c’era, ha lasciato un biglietto sul letto dicendo, che stava andando dal suo padrone.

Io credo che l’abbiano trasformato, Tyler è diventato un ibrido” un solo singhiozzo scappò all’imperscrutabile Bonnie.
Elena riagganciò il telefono senza aspettare neanche che l’amica le dicesse altro, poi lo scaraventò dall’altra parte della stanza.
“No cazzo no” urlò con tutto la voce che aveva in corpo.
Ma non pianse, semplicemente si alzò indossò i vestiti.
Damon le venne dietro, ma non le chiese nulla, sapeva già, aveva deciso di ascoltare tutto quando aveva visto cambiare l’espressione di Elena.
Le strinse le spalle e la ragazza per un attimo si fermò, bloccò i suoi gesti ritmici e carichi di rabbia.
Fissò la porta davanti a sé, trasse un lungo respiro, poi riprese.
Questa volta tremava.
Damon la lasciò andare e si vestì anche lui, poi sempre in silenzio scesero sotto.

Bevvero entrambi un paio di sacche di sangue.
Poi uscirono per andare a casa di Caroline.
La trovarono in lacrime come se tutto quello che avevano fatto quella notte per salvare Tyler non fosse mai successo, e poi in parte era anche vero, del resto lui se ne era andato un’altra volta.
Con lei c’era anche Bonnie, che come sempre aveva cercato di mantenere la calma e il sangue freddo.
Era tonata quella mattina da un piccolo viaggio che il padre aveva deciso di organizzare e subito l’aveva sorpresa la notizia di tutto ciò che avevano fatto senza dirle niente.
Elena corse in contro alle amiche e le abbracciò entrambe.
“Non è servito a nulla” biascicò Caroline tra i singhiozzi.
E purtroppo era vero, quella volta non si poteva consolare nessuno perché quella era la verità, loro erano partite per una missione considerata suicida, avevano tentato più di quanto sarebbe mai potuto essere osato, e alla fine sembrava che ne fossero usciti incolumi.
Un’altra bugia, l’ennesima.

Ma del resto non era la vita a essere diventata solo un’enorme menzogna?
“Cosa dobbiamo fare?” chiese Bonnie, mentre Elena cercava di tranquillizzare una tormentata Caroline.
Elena guardò un attimo Damon poi seppe che il pesante fardello che aveva pianto e rimpianto doveva essere svelato.
“Prima di prendere qualunque decisone, dobbiamo parlare di una cosa” disse con tono grave.
Presero posto nel salone di casa Forbes.
Elena sospirò e ogni parola tornò come una stilettata di ghiaccio nella sua mente.

“Bene allora dovete sapere che Klaus è mio padre” quelle parole caddero come macigni pesanti nella stanza.
 
 
“Si ma perché ci stai raccontando di te, tu cosa c’entri in tutto ciò?” chiese Elena ancora più confusa.
Improvvisamente Jasper si riscosse dai suoi pensieri, rivolse uno sguardo triste ad Elena, poi sorrise, un sorriso quasi inquietante.
“Come ancora non l’avete capito? Lei è mia madre”
 
 
 
“Si narra una profezia,
un mezzosangue nascerà
che più potente diventerà,
ma presto morirà per mano dello stesso sangue che creato avrà” recitò Charlotte.

 
E ancora le stesse parole furono pronunciate, ancora ascoltate attentamente, per avere come risposte solo sguardi sconvolti.
Quando ogni dettaglio venne a conoscenza di tutti i presenti, nessuno seppe dire qualcosa che potesse risollevare le sorti della drammatica situazione.
“Ma voi vi rendete conto che anche se la profezia fosse vera, Jasper non può voler uccidere suo padre” disse Bonnie, al solito pragmatica.
Ma quelle parole non furono come un coltello che si rigira in una piaga, peggio furono un colpo fatale dato ad un innocente.
“Già” annuì Elena.

Damon scattò dalla sedia su cui era stato seduto per tutta la durata del racconto.
“Torno tra un po’” disse senza preavviso, poi scoccò una bacio sulle labbra di Elena, che presa di sorpresa per poco non fece una salto dal divano.
Le guancie della ragazza si colorarono.
Ma Damon non ci fece caso, semplicemente sorrise, il suo solito sorriso, alle ragazze, poi aggiunse.

“Così avete di che parlare nel frattempo” dopo infilò la porta.
 

salve a tutti, sono in ritardissimo con l'agiornamento quindi spero che non mi vorrate uccidere, in questo periodo sono stata molto impeganata, per diversi motivi non sempre piacevoli.
ma sorvoliamo e torniamo al capitolo, spero che vi piaccia, e non solo questo, ma la trama in se un pò tutte le vicende le situazioni che sto creando e tutto il resto, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensiate, ad esempio questi capitoli li sto facendo un pò più lunghi, se questa cosa non vi piace non rimane che dirmelo.
comunque ringrazio come sempre tutti lettori e coloro che recensicono, grazie, a voi e a questo fantastico sito.
un bacio ciao ciao.
Nikita 95 - A New Life


 
   
 
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