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Autore: Juliett828    01/10/2012    0 recensioni
Giu è una studentessa italiana che per un anno vivrà al liceo Dolce Amoris a New York
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La lezione di violino si svolse tranquillamente. Giu provò i pezzi per il saggio di Natale: uno da singolo, uno con un’altra violinista la sua amica Violette e uno con un pianista che purtroppo non era riuscito a venire e che quindi avrebbe conosciuto solo il giorno dopo. Finita la lezione uscì da scuola. Attese un po’ sui gradini per vedere se qualcun altro aveva finito la lezione in modo da tornare a casa insieme ma non arrivò nessuno e così si incamminò verso casa. Dopo che aveva deciso di trasferirsi a New York sua madre aveva telefonato a sua zia che viveva  a Manhattan e le aveva chiesto di ospitare Giu per un anno. La zia aveva subito acconsentito. Era una donna un po’ strana che amava chiacchierare e fare regali e indossava sempre uno strano costumino da fata. Purtroppo (o fortunatamente) faceva la giornalista all’estero e quindi non era quasi mai a casa ma tutto sommato a Giu non dispiaceva avere un po’ di spazio per lei. Il suo appartamento era un po’ distante sia dalla scuola di musica che dal Dolce Amoris ma non tantissimo e quindi Giu amava tornare a casa a piedi anche perché bisognava passare attraverso un parco stupendo con un piccolo laghetto, tanti alberi e fiorellini. Aveva appena imboccato l’entrata del parco, appunto, quando sentì tre vocine e alcune risate. Si voltò e si guardò in giro ma non vide nessuno.
>Me lo sarò immaginato< pensò.
Però dopo qualche passo ecco ancora quelle tre vocine e le risatine ma di nuovo no vide nessuno. Mentre rifletteva su cosa poteva essere stato iniziò a piovere molto forte.
>Oh no! Il violino, se si bagna si rovinerà e non suonerà più bene< A quel violino ci teneva particolarmente perché era un regalo che sua nonna le aveva dato prima di morire quando Giu aveva solo sei anni. Da quel momento  aveva iniziato a suonarlo e tutte le volte le sembrava che sua nonna fosse li con lei.
>Non si deve assolutamente rovinare<  pensò correndo sotto ad un grande albero.
> Finirà tra poco meglio che aspetto un po’ qui<
Ma i minuti passavano e ancora non aveva smesso.
>Ah.. come sarebbe bello se arrivasse qualcuno con un ombrello< disse facendo senza volerlo un piccolo tondo  con il dito indice.
Dopo pochi istanti arrivò effettivamente un qualcuno. Era un ragazzo alto e robusto, con una grossa felpa che li copriva il viso. Aveva in una mano una cartellina con dei fogli che sembravano degli spartiti e nell’altra teneva un ombrello. Si fermò davanti a Giu e le sorrise. Sorridendo alzò la testa e il cappuccio scivolò all’indietro. Aveva un sorriso stupendo. I capelli biondissimi e due occhi dorati che sembravano quasi irreali.
>Serve una mano?<
> Magari!< rispose Giu soridendo >Andrei anche sotto la pioggia ma ho paura che il violino si rovini<
> Posso accompagnarti io!< disse il biondino continuando a sorridere >Sono Nathaniel, suono il piano<
> Piacere! Io sono Giu e, come avrai capito, suono il violino<
Si strinsero la mano.
>Allora.. accetti il mio invito?<
>Volentieri però solo fino al bar più avanti, casa mia è abbastanza lontana, aspetterò lì che smetta di piovere<
>Ok, andiamo?< disse Nathaniel porgendole l’ombrello.
Giu si infilò sotto con lui e si incamminarono.
>Giu sta per?<
>Giulietta< sorrise lei ripensando all’incontro con Jade.La lezione di violino si svolse tranquillamente. Giu provò i pezzi per il saggio di Natale: uno da singolo, uno con un’altra violinista la sua amica Violette e uno con un pianista che purtroppo non era riuscito a venire e che quindi avrebbe conosciuto solo il giorno dopo. Finita la lezione uscì da scuola. Attese un po’ sui gradini per vedere se qualcun altro aveva finito la lezione in modo da tornare a casa insieme ma non arrivò nessuno e così si incamminò verso casa. Dopo che aveva deciso di trasferirsi a New York sua madre aveva telefonato a sua zia che viveva  a Manhattan e le aveva chiesto di ospitare Giu per un anno. La zia aveva subito acconsentito. Era una donna un po’ strana che amava chiacchierare e fare regali e indossava sempre uno strano costumino da fata. Purtroppo (o fortunatamente) faceva la giornalista all’estero e quindi non era quasi mai a casa ma tutto sommato a Giu non dispiaceva avere un po’ di spazio per lei. Il suo appartamento era un po’ distante sia dalla scuola di musica che dal Dolce Amoris ma non tantissimo e quindi Giu amava tornare a casa a piedi anche perché bisognava passare attraverso un parco stupendo con un piccolo laghetto, tanti alberi e fiorellini. Aveva appena imboccato l’entrata del parco, appunto, quando sentì tre vocine e alcune risate. Si voltò e si guardò in giro ma non vide nessuno.
>Me lo sarò immaginato< pensò.
Però dopo qualche passo ecco ancora quelle tre vocine e le risatine ma di nuovo no vide nessuno. Mentre rifletteva su cosa poteva essere stato iniziò a piovere molto forte.
>Oh no! Il violino, se si bagna si rovinerà e non suonerà più bene< A quel violino ci teneva particolarmente perché era un regalo che sua nonna le aveva dato prima di morire quando Giu aveva solo sei anni. Da quel momento  aveva iniziato a suonarlo e tutte le volte le sembrava che sua nonna fosse li con lei.
>Non si deve assolutamente rovinare<  pensò correndo sotto ad un grande albero.
> Finirà tra poco meglio che aspetto un po’ qui<
Ma i minuti passavano e ancora non aveva smesso.
>Ah.. come sarebbe bello se arrivasse qualcuno con un ombrello< disse facendo senza volerlo un piccolo tondo  con il dito indice.
Dopo pochi istanti arrivò effettivamente un qualcuno. Era un ragazzo alto e robusto, con una grossa felpa che li copriva il viso. Aveva in una mano una cartellina con dei fogli che sembravano degli spartiti e nell’altra teneva un ombrello. Si fermò davanti a Giu e le sorrise. Sorridendo alzò la testa e il cappuccio scivolò all’indietro. Aveva un sorriso stupendo. I capelli biondissimi e due occhi dorati che sembravano quasi irreali.
>Serve una mano?<
> Magari!< rispose Giu soridendo >Andrei anche sotto la pioggia ma ho paura che il violino si rovini<
> Posso accompagnarti io!< disse il biondino continuando a sorridere >Sono Nathaniel, suono il piano<
> Piacere! Io sono Giu e, come avrai capito, suono il violino<
Si strinsero la mano.
>Allora.. accetti il mio invito?<
>Volentieri però solo fino al bar più avanti, casa mia è abbastanza lontana, aspetterò lì che smetta di piovere<
>Ok, andiamo?< disse Nathaniel porgendole l’ombrello.
Giu si infilò sotto con lui e si incamminarono.
>Giu sta per?<
>Giulietta< sorrise lei ripensando all’incontro con Jade.
  
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