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Autore: FairySweet    01/10/2012    1 recensioni
Era semplicemente una seconda occasione e niente di più. In fondo, lui non aveva chiesto niente dalla vita ...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Short film 9                                                                                                         Custoditi dal Mare






Per colpa di quel maledetto fuso orario non riusciva a regolare l’organismo al contrario invece, Lisa non sembrava risentire di quel cambio repentino. In fondo lei era rimasta a Londra solo tre giorni.
Il sole era caldo e la spiaggia quasi deserta, sorrise cercando di infilare a Rylie il costume ma la piccola continuava ad agitarsi infastidita da quella costrizione “Avanti piccola … non puoi andare in spiaggia nuda”  ma Rylie continuava a fare i capricci incurante della poca pazienza del padre “E va bene” fece un bel respiro cercando di mantenere la calma “Ti concedo ancora due ore per scatenarti poi andremo in spiaggia” la prese in braccio spalancando la porta “Ehi” Lisa era immobile con la mano a mezz’aria “Stavo per bussare ma poi ..” “Inizio ad odiarla” sbottò chiudendosi la porta alle spalle “Cosa ..:” le posò un dito sulle labbra trascinandola verso la hall “Andiamo a fare colazione”.
 Di certo averla seduta di fronte non aiutava per niente, cercava di evitare i suoi occhi ma erano una calamita e non poteva far altro che rimanerne affascinato. Finì di corsa la colazione e assieme a lei si incamminò verso la spiaggia, la sabbia bollente scivolava fine sulla loro pelle  e il profumo del mare era così intenso da stordirli “Così … questo è il nuovo dottore?” la guardò incuriosito “Questo è il nuovo te?” “Non ti piace?” sorrise tornando a concentrarsi sul mare “No, solo, è strano” “Perché?” “Perché non sono abituata a vederti così tutto qui” le sorrise di nuovo raddrizzando il cappellino sulla testa di Rylie “Nemmeno io sono abituato a vedermi così” “È bello” mormorò  passandosi una mano tra i capelli “Almeno so che l’egoista bastardo che conoscevo si è volatilizzato” “Oh io non direi, preferisco pensare che si sia ammorbidito” ribatté allegro sfiorandole una spalla “Non posso prendere per il culo una bambina no?” “No, direi di no” “Almeno su questo siamo d’accordo” gli occhi di Lisa si piantarono nei suoi “Che c’è?” domandò incuriosito ma la risata di Rylie interruppe il loro discorso, si voltarono verso di lei e scoppiarono a ridere assieme “Non mangiare la sabbia peste!”  Lisa sorrise passandogli un fazzolettino “La sabbia non è come il latte Rylie, se la mangi  papino è costretto a farti una lavanda gastrica” ma la bambina sorrise posando le manine sporche sulla sua faccia “Divertente” sussurrò baciandola “Andiamo a giocare?” allungò una mano verso Lisa e la tirò dolcemente verso l’acqua.
Forse non era poi così male pensare di averla nella sua vita, in fondo lei era l’unica donna che avrebbe mai potuto resistere al suo carattere marcio e contorto.
Di certo non era lei a tenerlo lontano anche perché non ci sarebbe riuscita in nessun modo. La sua pelle accarezzata dal sole era meravigliosa e il suo corpo … il suo corpo perfetto stretto a lui mentre l’acqua gelida le faceva il solletico. Quelle gocce di perla sfioravano appena le linee delicate del suo corpo quasi come se avessero paura di rovinare un capolavoro ma lui sapeva bene quanto calore era custodito in lei.
Conosceva la sua passione e la sua voglia di vita ed era questo a frenarlo, aveva paura di cambiarla, di spegnere quella luce accecante che riempiva il suo cuore fino a lasciare un immagine opaca e confusa di lei. Non voleva farle del male, non un’altra volta.
Ci provava, ci provava con tutte le forze  a lasciarla fuori dalla sua vita, provava ad andare avanti lasciandola libera di decidere ma lei continuava a tornare indietro. Tornava dall’unica persona sbagliata che per contro aveva un bisogno quasi viscerale di averla accanto.
Sole e mare, lontano da tutto e da tutti, solo con lei e la sua bambina in un mondo che sembrava distante anni luce dal suo passato “Smettila di guardarmi” “Ehi, non sto facendo niente” sbottò allegro “Già, così come non facevi niente ogni volta che aspettavi l’ascensore dietro di me” alzò arrendevole le mani al cielo “D’accordo, questa l’hai vinta tu” sorrise reggendo con una mano la bambina “Hai intenzione di usarmi come baby sitter?” Rylie si attaccò alle sue gambe “Saresti una sexy baby sitter e poi guarda” indicò appena la piccola “Prova ad alzarsi” Lisa sorrise inginocchiandosi accanto a lei “Non sei piccolina ancora?” ma la risata cristallina di Rylie era meravigliosa, la prese in braccio passando a Greg la borsa “Andiamo a fare merenda piccola” “Ehi, hai intenzione di usarmi come facchino?” ribatté ironico seguendola ma lei non rispose, si limitò a ridacchiare giocando con le manine di Rylie.

Sei giorni passati a ridere e scherzare e ora, ora che tutto sembrava perfetto, di nuovo il mondo, quello vero a riportarli indietro.
Rylie aveva passato una settimana a giocare abbracciata a quella ragazza meravigliosa che dormiva nella camera accanto. Per quel breve lasso di tempo aveva provato le brezza di passare del tempo con una specie di famiglia. In fondo loro erano questo no? Per quanto si allontanassero uno dall’altro finivano irrimediabilmente per ritornare al punto di partenza ma questa volta, ci sarebbero state miglia e miglia marine a separarli “Ehi” esclamò allegro spalancando la porta “Hai già finito di fare le valige?”  annuì appena sedendosi sul letto accanto a lui  “Cos’è questa faccia?” “Devo aspettare altri sei mesi prima di rivederti?” bella domanda, che diavolo poteva risponderle ora? Forse sorridere come un’ebete era la cosa più logica da fare visto che non poteva usare nemmeno Rylie come scusa “Senti” iniziò sfilando il cellulare dalla tasca “Questo è il mio nuovo numero. Se lo dai a Wilson ti faccio del male chiaro?” sorrise appena abbracciandolo, ci mise qualche secondo a realizzare ma per quanto provasse a convincere le braccia ad allontanarla da lui, il cervello ripeteva sempre e solo la stessa frase “Non lasciarla andare” la strinse più forte nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
Immobili nel silenzio ad ascoltare l’uno il cuore dell’altro, fece un bel respiro e la stacco leggermente da sé, giusto quel tanto  che bastava per guardarla negli occhi “Lisa non …” ma la sua mano si posò dolcemente sulle labbra “Come mi hai chiamato?” era così vicina da poter sentire il suo profumo “Lisa” sussurrò baciandola.
Ecco fatto, ora era tutto completamente fuori posto, lei stretta tra le sue braccia  e lui, innamorato pazzo di quella ragazza non aveva la minima intenzione di lasciarla scappare via “Aspetta” mormorò staccandosi appena da lei, solo pochi millimetri per riuscire a riprendere fiato “Me  ne sono andato per evitare di farti male di nuovo e se ora resti qui ..” scosse leggermente la testa passandole una mano tra i capelli “ … se resti qui io ti farò del male”  quello sguardo caldo e sensuale si perse in lui, i suoi occhi cristallini come l’acqua e la profondità di quello sguardo lo faceva inevitabilmente cadere verso quella passione che ben conosceva “Vuoi che vada via?” sussurrò sfiorandogli il viso “Vuoi che smetta di amarti?” non riusciva  a mettere in fila nemmeno una stupida frase, chiuse gli occhi e tornò a baciare quella pelle di sole profumata di vita.
Lei, la ragazza che comandava con rigore ogni suo dottorino ora era una dolcissima donna stretta a lui, i capelli sciolti sul cuscino e le cosce strette attorno ai suoi fianchi, i sospiri e quei baci rubati al silenzio che nessun’altra era in grado di creare.
Movimenti lenti ed estenuanti e  pelle di seta che scorreva veloce sotto le dita a lasciarlo stordito e indifeso, l’amava, l’amava da morire  e sapeva che l’avrebbe distrutta ma in quel momento, niente e nessuno l’avrebbe convinto ad andarsene da quella camera, non l’avrebbe lasciata, perché farlo significava scappare un’altra volta e rinunciare a quella dolcezza, rinunciare a lei e alle sue labbra.
Tutto quel tempo passato a cercare di annullare il suo ricordo era stato improvvisamente cancellato da quei baci, quelle carezze silenziose che sapevano di lacrime e rabbia. Ora come avrebbe fatto? Non poteva lasciare Londra
ma non poteva nemmeno lasciare lei e doveva pensare a Rylie.
Perché non poteva essere semplice? Perché ogni volta che doveva scegliere era tutto così complicato? Nove mesi passati ad ignorarla per non complicare ulteriormente le cose, le urla e i litigi, quegli sguardi rubati quando lei non  guardava e poi la nascita di Rylie, la consapevolezza che niente sarebbe stato più come prima, partire, lontano, dall’altra parte del mondo per evitare di pensare a lei e poi quella visita, di nuovo i suoi occhi e quel sorriso che lo faceva impazzire, quel viaggio deciso all’improvviso solo per poterla avere accanto qualche secondo, egoista e bastardo come sempre aveva pensato a se stesso ma Lisa … lei l’aveva seguito senza protestare e ora, tra quelle lenzuola di seta quei sospiri sarebbero stati custoditi dal mare.
  
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