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Autore: _vdechelon    01/10/2012    1 recensioni
“Strano, mi hanno sempre raccontato che chi va in guerra soffre…”
Alzo lo sguardo e sul suo viso c’è un sorriso strano. Alzo un sopracciglio e si avvicina a me.
“Sai, non tutti hanno la fortuna di avere nell’equipaggio una bella ragazza…” Con la mano mi sfiora la guancia e solo adesso capisco la natura di quel sorriso perverso. Mi allontano e lo guardo in malo modo." (dal cap. 2)
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Erano passate due settimane da quel tragico incidente. Si, incidente. Forse è meglio pensarlo come un incidente, e non un omicidio. Siamo qui per portare sicurezza, non fare la guerra. Ma questi talebani non ne vogliono proprio sapere. Tutto quello che conta è uccidere, uccidere, uccidere.
Ora i soldati sono nelle loro stanze, a riposo, ogni tanto sento delle risate, abbastanza rumorose, e anche qualche battutina volgare. Si sa, sono uomini. Ora sono l’unica donna rimasta, dovevano inviare un’altra recluta, al posto di Sofia, ma hanno mandato un uomo, di sicuro richiesto dal signor James, forse non sopporta le donne, o le donne non sopportano loro. Opto per la seconda.
D’improvviso sento della musica che viene da fuori, dalla qualità deduco sia di una radio. Esco e vedo Leo esaltato che mi chiama agitando la mano.
“Ci sono riuscito, porca puttana!”
“Davvero?” Ah, adesso ricordo. Leo ha sempre provato ad aggiustare una radio vecchia che trovammo nei rifiuti, ma sembrava ormai andata, invece.
Dalla scatolina usciva musica anni ’30, quella che veniva ballata nei locali di lusso dove si fumava e beveva.
Leo inizia a canticchiare e a fare delle mosse strane che mi fanno ridere. È buffo. In queste ultime settimane abbiamo legato molto, forse perché avevo bisogno di supporto, e anche di una distrazione. Un ragazzo con i capelli nero corvino corti, la pelle olivastra e gli occhi azzurri come il mare. Da sposare, diceva Sofia, ma non ho mai avuto quel tipo d’interesse. In realtà, non ci avevo mai pensato. Non ero venuta qui per rimorchiare. Poi è arrivato Jake, e mi ha completamente travolta. È una settimana che non ci parliamo, l’ultima volta l’ho mandato a fare in culo, per il suo atteggiamento rude e antipatico. Non so perché si comporta così, prima ci prova, poi mi corteggia, poi mi consola, poi ritorna ad essere uno stronzo. Dopo quel giorno maledetto mi è stato abbastanza vicino, ogni tanto parlavamo, di Sofia, e lui era lì e mi ascoltava, senza commentare, senza giudicare. Poi ha rovinato tutto.
Un senso di malinconia rovina il momento di spensieratezza con Leo, e ritorno nella mia stanza. Mi stendo sul mio letto e guardo il soffitto. Così passo le mie notti, a guardare il soffitto. Ho paura. Ho paura di poter perdere qualcun altro. Joe, Leo… Jake. No, non ci devo pensare.
Il capitano James chiama in schiera i suoi soldati. Strano. Non c’erano in programma addestramenti o prove varie oggi. Esco ancora una volta fuori e sono già tutti in ordine ad ascoltare ciò che dice James.
“…Ricordate, solo quelli con le armi!” Sono arrivata alla fine, e riesco a sentire solo l’ultima parte. Mi avvicino a Leo, con la sua radiolina stretta tra le mani e chiedo a lui.
“Un attacco ad un'altra base, però questo è più grave, hanno bisogno di rinforzi!”
Più grave? Cerco tra i ragazzi Jake, spaventata, quando lo vedo, si sta preparando per salire sul fuoristrada con gli altri, poi i nostri occhi s’incrociano. Vorrei corrergli incontro e abbracciarlo, tranquillizzarlo, dicendogli che sarebbe tornato, sarebbe tornato da me. Ma non posso, non ci riesco. Il mio sguardo gli sta dicendo di fare attenzione, ma lui abbasso il viso, ignorandomi.
Partono e dentro di me rimane un senso di vuoto. Perché? Pensavo ci fosse qualcosa tra di noi, forse mi sbagliavo. È andato, forse non ritornerà e non mi ha degnato neanche di un sorriso rassicurante. Sono delusa, arrabbiata.

Sono passate parecchie ore ormai da quando sono andati in aiuto all’altra base,  in cielo le stelle sono numerosissime. Sono seduta al mio solito posto, con la mia solita birra.
Il rumore del motore dell’auto cattura la mia attenzione e mi alzo di scatto, lasciando a terra la bottiglia quasi vuota.
Dai fuoristrada scendono i ragazzi, alcuni feriti, altri intatti. Sembra che non manchi nessuno. Quelli feriti vengono aiutati da Leo. Non vedo Jake. Mi agito, alzandomi sulle punta dei piedi, lo cerco, ma niente. Il respiro mi manca, il battito a mille.
Tutti vanno dentro per medicarsi e lavarsi e non ho visto ancora Jake. Sono preoccupatissima. Mi avvicino al fuoristrada dov’era salito prima e ci sono delle macchie di sangue.
Metto una mano davanti la bocca, e le lacrime stanno per uscire.
“Hey.” Quel suono dolce, sensuale, mi ritorna alla mente e di scatto mi giro.
“Va tutto bene?” Corro verso di lui e lo stringo tra le mie braccia, affondando la mia testa nel suo petto.
Sentire il calore del suo corpo, il suo profumo, il suo battito.
“Pensavo che…” Ho la voce spezzata, lui mi prende per le mani la testa e mi guarda dritto negli occhi.
“Sono qui, nessuno mi può abbattere!” Sorrido, poi mi avvicino e gli lascio un bacio casto sulle sue labbra, morbide, ben disegnate.
“Hai capito cosa vuoi?” Mi sussurra dolcemente, massaggiandomi con il pollice il viso. Abbasso lo sguardo, poi ritorno sui suoi occhi verdi. Annuisco e gli prendo la mano. 
  
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