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Autore: Celestellina    02/10/2012    0 recensioni
FANFICTION SU RAIN, KIM HYUN JOONG, YESUNG, SIWON, EUNHYUK, DONGHAE, SEUNGHO (MBLAQ), JUNHO (2PM), L, WOOHYUN (INFINITE), ALTRI PERSONAGGI. Sono passati trent’anni da quando siamo sposati, e ci amiamo ancora come il primo giorno. Io per lui ho lasciato il mio mondo e la mia patria, lui per me ha cambiato la sua vita in mille piccoli modi. Il nostro amore non ci ha reso la vita semplice e bella, anzi ci ha complicato tante, troppe cose. Ma grazie all’amore siamo stati in grado di arrivare qui dove siamo. La fotografia della nostra famiglia mi sorride da sopra il camino, e siamo belli, siamo tanti. Ognuno di noi ha la propria storia racchiusa in cuore, e in ognuno di noi c’è un po’ della storia degli altri, perché nella nostra famiglia è così. Le gioie di uno sono le gioie di tutti e i dolori di uno sono i dolori di tutti. Ma il tempo, nel suo corso infinito di mesi, anni e stagioni, ci ha fatto un grande regalo: ci ha permesso di essere presenti ognuno nella storia dell’altro. Perché voglio raccontarvi questa storia? Perché è la storia della nostra vita. E questa vita che non mi aspettavo così… è ogni giorno un regalo.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il regalo del tempo capitolo 37

Capitolo 37

Lucia era seduta al tavolino di una sala da tè, sorseggiando la calda bevanda dalla tazza di porcellana che il cameriere le aveva appena portato.
Di fronte a lei Siwon la guardava corrucciato, senza parlare, col braccio poggiato al tavolo. 
Lucia era in silenzio praticamente da quando erano arrivati, mantenendo un atteggiamento scostante. 
Siwon stava perdendo la pazienza. Prima di allora era sempre stata una ragazza gentile e sorridente con tutti, e lui non sopportava che la gente non gli desse retta. Stavano lì da dieci minuti e ancora non aveva capito cosa pensava lei del loro fidanzamento, la sola cosa che aveva intuito era che Lucia ce l’aveva con lui, e anche tanto. 
Quando finalmente la ragazza lo guardò da sopra il bordo della tazza fumante Siwon le disse diretto – Mio nonno vuole che ci sposiamo. – 
Ostentava sicurezza mentre in realtà si stava solo nascondendo dietro le decisioni degli anziani. Quello che voleva veramente sposarsi era lui e nessun’altro. 
Al sentire quelle parole il tè andò a Lucia di traverso. – Sposarci? – 
La ragazza alzò gli occhi al cielo mentre posava la tazza sul tavolo. 
– Questa è bella. Ora è tuo nonno a volere che ci sposiamo? – 
Siwon era stranamente intimorito dall’atteggiamento sicuro di lei. Nonostante questo tentò di difendersi. 
– Non mi credi? Non sai che i nostri nonni sono amici di vecchia data? - 
- Non farmi ridere. Ti sembra che siamo nel Medioevo? - 
- No, ma se non ci sposassimo i nostri nonni sarebbero delusi. - 
- Se ne faranno una ragione. Io ho già detto a mio nonno che non ho intenzione di sposare un ragazzo di cui non sono innamorata. Se tu desideri così tanto fare contento tuo nonno lascia che scelga per te un’altra ragazza e sposa lei. – 
Siwon la guardò con ostilità. Dove lo teneva nascosto quel caratterino?, si chiese prendendo un sorso d’acqua e posando con un gesto deciso il bicchiere sul tavolo. 
Lucia lo guardò sorpresa. Da quando lo conosceva non gli aveva mai visto fare un gesto di impazienza né dire una parola scortese, e aveva sempre avuto un estatico sorriso sulle labbra. 
Lucia lo aveva sempre giudicato come un bamboccio tutto muscoli e niente cervello, capace solo di sorridere automaticamente e fare il cascamorto ogni volta che si trovava davanti una ragazza carina. Da dove veniva quell’atteggiamento irriverente nei suoi confronti? Lei era arrivata là pensando di convincerlo a parlare con suo nonno per ritirare la proposta di matrimonio, invece fare un po’ la dura non sarebbe bastato. 
– Pensi che sia facile trovare una ragazza? I nostri nonni vogliono che io sposi te, non un’altra! – 
Siwon stava cercando di controllarsi, ma non sopportava che lei lo contrariasse. Perché non voleva sposarlo? Non era forse un ragazzo perfetto lui? Era bello, ricco, famoso, beneducato e religioso! Non era quello che tutte le ragazze sognavano? 
– Vuoi smetterla di agitarti? Finirai per attirare l’attenzione. – gli disse Lucia abbassandosi sul tavolo verso lui parlando sottovoce. 
Siwon cercò di contenersi, poi più calmo ripeté. – Per quale motivo non vuoi sposarmi? Non c’è niente in me né nella mia famiglia che tu possa criticare. Quindi perché non dovremmo sposarci? - 
- Perché io quasi non ti conosco! Non sono innamorata di te! Quindi perché dovrei sposarti? Sai quante sono ogni anno le cause di divorzio in Corea? Pensi che io sia stupida a sposarmi così perché lo dice mio nonno o il tuo? Pensaci bene, tutta questa storia è un’assurdità! – 
Siwon la guardava senza riuscire a interromperla. Quando finalmente lei smise di parlare, incrociando le braccia davanti a sé e girando il viso lateralmente, lui sussurò sospirando. – In che guaio mi sono cacciato? – 
Lucia con uno scattò tornò a guardarlo. 
– Quindi tu pensi che io sia un idiota, dato che voglio sposarti, vero? – disse lui indicandosi, le spalle curve dal peso delle parole che la ragazza gli aveva lanciato contro. 
– È così. – asserì la ragazza. – Questa storia non è altro che una pazzia. – 
Siwon poggiò scoraggiato le spalle allo schienale della poltroncina di pelle scura, portandosi una mano alla fronte. – Qui sono io quello che sta per diventare pazzo. - 
- Hai finito di dire stupidaggini? Dovrei andare a prepararmi per la festa di mia cugina, io. – 
Siwon scostò la mano dalla faccia e la fissò mettendosi a ridere, quel quarto d’ora con lei era stato più stressante di un’intera giornata di prove. 
Lucia lo guardò con aria sconcertata, non capendo cosa ci fosse da ridere in quell’assurda situazione. Aveva acconsentito con suo nonno ad uscire con lui per 10 mesi prima di decidere, ma di certo se lui si fosse tirato indietro prima suo nonno non avrebbe avuto nulla da ridire, continuava a ripetersi.  
– Fammi capire – continuò Siwon – non pensi che prima o poi dovrai sposarti comunque? Perché almeno non consideri l’idea? Le ragazze di tutta la Corea farebbero carte false per essere al tuo posto! - 
- E perché mai? Perché fai parte di un gruppo di cantanti? - 
- Beh, non solo per quello! Sai che la mia famiglia è molto ricca. - 
- Sì, lo so. Anche la mia lo è, quindi non ho bisogno dei tuoi soldi in ogni caso. – 
Lucia prese un altro sorso di tè. – O forse vorresti dirmi che saresti lusingato se una ragazza ti sposasse per i tuoi soldi? – continuò fingendosi scandalizzata. 
Siwon roteò gli occhi esasperato. Qualsiasi cosa dicesse lei se lo rigirava come un calzino. – Ho capito. Preferisci sposare qualcuno tra i tuoi numerosi corteggiatori allora? Loro non vogliono sposarti per i soldi immagino.- le disse sarcastico. 
– Non preoccuparti di questo, non sceglierei mai un marito da una lista. – rispose Lucia poggiando nuovamente sul tavolo la tazza ormai vuota. - Almeno scegliendo me devo ammettere che tuo nonno ha avuto buon senso. – 
Siwon la guardò e iniziò a contare nella sua testa per trattenersi dal dirle qualcosa di poco carino, tipo “Maledetto il momento in cui ho detto a mio nonno di proporre questo matrimonio.” 
– Allora? Sei ancora convinto di volermi sposare? – incalzò Lucia vedendolo sul punto di cedere. – Pensi per caso di essere innamorato di me? – gli chiese con un sorrisino quasi di scherno sulle labbra. 
Siwon mandò già l’ultimo sorso d’acqua. – Neanche per sogno. – 
Lucia si poggiò allo schienale soddisfatta. 
– C ‘è qualcos’altro che volevi dirmi?- 
Siwon mise una banconota sul tavolo e si alzò. 
– Andiamo. – disse senza guardarla e incamminandosi verso l’uscita del locale. 
Lucia prese la borsa e lentamente si avviò dietro lui, col sorriso del vincitore stampato in viso.

Nadech entrò nel lussuoso albergo in cui gli aveva dato appuntamento la sua matrigna e si recò al ristorante con vista panoramica all’ultimo piano. 
Un cameriere lo accolse, e non appena diede il suo cognome, lo accompagnò ad un tavolo appartato, vicino la vetrata dalla quale si poteva dominare con lo sguardo l’immensa bellezza delle luci di Seoul. 
La sua matrigna era già arrivata e gli dava le spalle. Come sempre, perfetta in un tailleur chiaro, i capelli scuri che toccavano appena le spalle inanellandosi in morbide onde. 
Giunto accanto al tavolo, Nadech tossì leggermente per far accorgere la donna della sua presenza, e non appena lei volse il viso perfettamente truccato a guardarlo, chinò il capo e si sedette di fronte a lei. 
Dopo essersi scambiati dei saluti formali e le solite domande di cortesia, i due rimasero in silenzio, come sempre imbarazzati dall’essere così vicini pur non avendo nulla da dirsi. 
Nadech era cresciuto sentendosi tenuto a distanza, aveva avuto un’infanzia solitaria trascorsa nel ricordo della madre e degli anni vissuti in Corea. Nella sua nuova casa non aveva nessuno a cui poterne parlare, e nessuno che lo capisse parlare in coreano, a parte il padre e la matrigna. 
Il padre era quasi sempre assente per lavoro, o per divertimenti personali, e delegava la sua paternità ai domestici e agli assistenti. Quella che si occupava dei suoi bisogni era la matrigna, che nonostante avesse tanto desiderato un figlio, non riusciva ad accettare quel bambino, frutto di un rapporto extraconiugale del marito con un’altra donna, limitandosi a trattarlo con distaccata cortesia. 
Quando, dopo la scoperta dell’ennesima scappatella del marito, si era resa conto che anche Nadech, come lei, era vittima della situazione, avrebbe voluto avvicinarsi a lui, e liberare quel represso istinto materno che si portava dentro da troppo tempo. Ma ormai Nadech rifuggiva ogni tentativo di avvicinarsi a lei, aveva imparato anche lui a trattarla con distaccata cortesia e a struggersi in solitudine per il desiderio che aveva di una vera famiglia, e i lunghi silenzi e i moti d’affetto inespressi erano la norma tra loro. 
Nadech aprì il menu che il cameriere gli porgeva e iniziò a studiarlo. La donna lo osservava in silenzio. Gli sembrava un po’ più sciupato di quando se n’era andato, e si chiese se mangiava regolarmente o che tipo di vita conducesse davvero. 
Sapeva che in fondo quello che diceva a lei era solo ciò che voleva farle sapere. Nadech era uno spirito libero, sognatore, ed era sempre stato costretto a fare ciò che lei e suo padre avevano scelto per lui. 
In fin dei conti per lei era la sua famiglia, e voleva solo il suo bene. La loro azienda era prospera e in espansione, e se Nadech avesse voluto sarebbe stato di certo in grado di occuparsene. Ma anche se aveva studiato economia, si era rifiutato di entrare nell’azienda ed aveva voluto partire per la Corea con quell’assurda idea del teatro. 
Lo faceva per sua madre, e quella consapevolezza le provocava un bruciante fastidio allo stomaco. 
Il cameriere si avvicinò ancora una volta al loro tavolo, accompagnando un altro ospite. 
Nadech alzò lo sguardo e si ritrovò davanti suo “cugino” Mark. 
Mark lavorava nell’azienda, e se Nadech non ci fosse stato avrebbe ereditato tutti i possedimenti dei Kugimiya, e nonostante avessero la stessa età e avessero frequentato la stessa scuola, lo stesso ambiente e le stesse persone, Mark non si lasciava scappare occasione di rinfacciare a Nadech che la sua esistenza lo privava di una grande fortuna, e che Nadech era uno stupido a rifiutare un’azienda solida come la sua per il vano diletto del teatro. 
Alla vista di Nadech, Mark gli rivolse un – Ma guarda chi si vede – e poi si sedette accanto alla zia, salutandola con un bacio sulla guancia. 
Il fatto che fosse di poco più grande di Nadech e che la zia avesse riversato incondizionatamente su lui tutto il suo affetto fino a quando non era arrivato il figliastro lo metteva in posizione di vantaggio davanti al ragazzo, che non aveva mai osato dimostrare a nessuno il proprio attaccamento, convinto che l’unica persona bisognosa del suo affetto se ne fosse ormai andata da questa terra.
– Scusa il ritardo, zia Tasanee. – disse Mark, prendendo il menu che il cameriere gli porgeva e iniziando anche lui a valutare le possibili scelte.  
– Allora, Nadech, hai finalmente trovato il tuo futuro nel teatro? – disse poi dopo aver comunicato al cameriere il suo ordine. 
Nadech si sentiva sempre a disagio con il cugino intorno. Era stata sua la scelta di non fare carriera all’interno dell’azienda, e nonostante il padre e la matrigna non ne fossero stati contenti, non gli avevano neanche sollevato eccessive opposizioni. 
D’altronde, che ruolo avrebbe dovuto svolgere in un’azienda nella quale non era mai stato ufficialmente presentato? Anche se era stato legalmente riconosciuto e accolto in seno alla famiglia del padre, la sua esistenza era piuttosto stata considerata come qualcosa di cui vergognarsi, facendolo sentire fuori posto. E le allusioni di Mark di certo non diminuivano questa sensazione di inadeguatezza, dato che lui faceva la figura dell’incapace, mentre Mark del giovane brillante e di talento che aveva preso il posto dello stupido figlio illegittimo. 
– Nadech non ha ancora preso una decisione definitiva a riguardo, Mark. – lo zittì la donna. – E tu, durante quest’anno, cerca di capire cosa vuoi fare. – disse poi alzando gli occhi su Nadech. 
– Sì, lo farò. – rispose Nadech. 
I tre rimasero in silenzio mentre un cameriere serviva loro le portate. Dopo aver mangiato per qualche minuto in compagnia del lieve tintinnio delle posate Mark tentò di animare la conversazione portando la serata a suo vantaggio. 
– Allora, zia. Cosa indosserai per l’Anniversario dell'apertura della filiale coreana? Hai scelto ancora uno stilista italiano? – 
La donna alzò di scatto gli occhi dal piatto e guardò prima il nipote, poi il figliastro. 
Anche Nadech aveva fissato gli occhi addosso al cugino. 
Mark continuò, incurante della reazione dei due. – E tu, Nadech? Hai già comprato il vestito da indossare? Sarà la tua prima apparizione ufficiale, se non sbaglio. – 
Nadech spostò lo sguardo da Mark alla matrigna. La donna distolse lo sguardo imbarazzata. 
– Ah! Non lo sapevi? – continuò il cugino, con finto rammarico. – Pensavo che almeno stavolta ci saresti stato, dato che ti trovi in Corea. Evidentemente mia zia non ti ritiene ancora all’altezza. Dovresti dargli un’occasione stavolta, zia Tasanee. – 
Nadech abbassò lo sguardo e continuò a mangiare in silenzio, mentre Mark si versava da bere soddisfatto. 
– Pensavo che ti saresti rifiutato di venire, impegnato come sei con il teatro. – disse la donna con tono pacato. – Non è un’occasione importante, ma se hai tempo, mi farebbe piacere che ci fossi. – continuò sollevando lo sguardo sul figliastro, immobile con le posate in mano e lo sguardo fisso sul piatto. 
Il ragazzo increspò un angolo della bocca in un sorriso mal riuscito. 
– Tu cosa desideri che faccia, madre? – parlò finalmente guardandola negli occhi. – Vuoi che continui a restarmene nell’ombra, o che venga fingendomi il tuo vero figlio? – 
La donna non riuscì a reggere quello sguardo colmo di accuse e di delusione, e abbassò il capo senza rispondere nulla. 
Avrebbe voluto con tutto il cuore la sua presenza, ma non aveva voluto dirgli nulla per lasciargli la libertà di scegliere, soprattutto ora che aveva lasciato casa e si era messo in gioco con la storia del teatro. Aveva sperato che non se ne andasse, che la considerasse una vera madre, e avrebbe fatto di tutto perché la sua carriera in teatro fosse piena di difficoltà, solo così avrebbe potuto scegliere senza fuggire da lei. 
Sapeva che per lui la Corea e il teatro erano legati ai ricordi d’infanzia e della madre, quindi Nadech li associava naturalmente a sensazioni positive. Lei voleva che capisse che anche il teatro aveva le sue difficoltà. Se doveva scegliere, che scegliesse valutando bene ogni cosa. 
Ma Nadech interpretò diversamente il suo silenzio. 
– Non mi sento molto bene, vi rovinerei la cena restando qui. – disse alzandosi in piedi. – Mi dispiace, ma devo andare. Arrivederci. – chinò il capo, poggiò il tovagliolo accanto al piatto e si allontanò. 
Mark fece un cenno con la mano e continuò a mangiare come se nulla fosse. 
Tasanee avrebbe voluto fermarlo, ma l’unica cosa che fece fu lanciare un’occhiata di traverso al nipote, che alzò le spalle come a dire che lui non c’entrava niente.

Eh, sì. Abbiamo conosciuto la matrigna e il "cugino" di Nadech.

Ma povero ciccino! Non pensate che gli serva qualcuno che lo consoli?*_*

E Lucia e Siwon... ma quanto saranno diversi da quello che si aspettavano?

Credo che nessuno dei due rinuncerà facilmente... Vedremo, vedremo!

   
 
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