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Autore: Thisastro    02/10/2012    4 recensioni
Per il mio migliore amico volato in cielo esattamente un mese fa.. una piccola storiella per ricordarlo e per omaggiarlo. Ti voglio bene amore mio.
p.s. mi scuso per alcune parole in dialetto tarantino, ma volevo riportare le sue esatte parole.. .
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È come se ancora sentissi il suono della tua voce, della tua risata. La tua allegria coinvolgente che illuminava il mondo e dava un senso alla mia vita.
A 15 anni cosa ti aspetti?. Le delusioni d’amore, i 4 in matematica, il genitore ‘x’ che non ti fa uscire il sabato.
Ma la morte? No… quella no.
Perché?. Perché le persone muoiono? È facile, questo è il cerchio della vita. Ma questo sembra più un cerchio di merda.
Non ti ho mai detto ciao, non ti ho mai abbracciato come avrei voluto, non ti ho mai detto troppe volte, quanto ti amassi, e quanto avrei voluto vivere la mia vita, i miei successi, i miei fallimenti insieme a te. Avevo così tante cose da dirti, troppo da raccontare. E tu!, tu avevi così tanto da vivere, da sorridere, da dare un senso alla mia vita e quella della tua adorata mamma alla quale non rimane che piangere e addolorarsi per la tua scomparsa.
 
Ricordo il primo giorno che ti ho visto. In quel residence estivo. Mi avevano detto che sarebbe arrivata una nuova persona, pensavo… non pensavo a nulla. Fortunatamente, forse, uno dei miei pochissimi pregi, è quello di essere sociale, quindi non fantasticai troppo su chi potesse essere, a prescindere ci avrei fatto amicizia.
Non avrei mai pensato che quel giorno, avrei incontrato la persona che avrebbe cambiato la mia vita, e che ne avrebbe dato un senso.
Quella persona, si chiama Alessandro, e non uso il passato, perché è troppo triste, e lui non vorrebbe tristezza… .
Aveva 14 anni quando ci siamo conosciuti, e non era altro che un ricciolo simpatico e pieno di vita. Quando lui arrivò, io ero in partenza, ma ci parlai, con la promessa di chiederci l’amicizia su Facebook. Ah Facebook!, che rovina! Ma per noi, è stata una salvezza... .
Mi ricordo troppo bene, stavo partendo, ed eravate tutti poggiati alla rete del campo da tennis, tu compreso. Mi salutavate con la mano, ed io vi sorridevo, mentre stringevo tra le mie braccia la gabbia del mio piccolo criceto.
Tornata a casa, ti chiesi l’amicizia, ma la nostra reale amicizia, doveva aspettare Settembre per prendere piega. Ahimè, come urlava mia mamma, perché passavo le ore al pc, ma me ne fregavo alla grande, parlavo con te, ed era tutto perfetto, destinato però a finire... .
 
Mano a mano, i mesi passavano, e la nostra intesa cresceva ogni giorno di più. Penso che non avrò mai un altro migliore amico, tu per me sei l’unico ed il solo... .
Ti eri fissato con quella stupida marionetta della pubblicità. Avrei voluto strozzarti con i fili del pupazzo stesso, ma la tua risata e la tua voce acuta che cantavano ‘sono una marionetta ia ia oh’ mi impedivano ogni gesto maligno. Forse fu Gennaio... no non credo... mi sa Marzo. Ma faceva freddo, e quel giorno, ci fu lo sciopero al Pacinotti.
Come dimenticarlo!.
La tua giacca lunga e nera, i tuoi capelli scompigliati dal vento, le tue scarpe bianche, il tuo jeans blu e la tua voglia di vivere… .
Eri venuto a prendermi da scuola, ed io, per tutte e cinque le ore che precedevano quell’evento inatteso, ero nervosa ed agitata.
Stressavo le mie compagne:
E se non viene?
E se mi prende per il culo?
E se…
E se... te lo dico!. Se tu non fossi venuto, non avrei smesso un secondo di piangere. Ma tu c’eri.
 
Eri solo da incontrare, ma tu ci sei sempre stato... .
 
E così, nonostante il casino che si crea all’una, ti saltai addosso. Ti regalai il più bell’abbraccio che abbia mai dato in tutta la mia vita... . Ti ho stretto così forte, e non volevo lasciarti andare per nulla al mondo... . ti amavo, ti amavo così tanto! L’amore che provavo per te era immenso. Ma... amore quale?. Non quello stupido, del vissero felici e contenti o quello frivolo ed insignificante, di chi dice di amare ogni giorno, ma in realtà non ama mai abbastanza. Amore vero, amore eterno.
Camminammo lungo la via, e ti parlai di quella ragazza che non sopportavo, e che odiavi.
- La chiamano tutti, la puttana cinese .- mi dicesti, e non potrò MAI scordare questo nomignolo!.
Poi mi avvicinai, e puzzavi di birra in una maniera assurda, e se non erro, ne avevi una bottiglia proprio in mano.
- No che c’è stato lo sciopero al Pacinotti, e stavano impazzendo tutti. Con le moto, ad urlare ‘eeeh’ come i pazzi. Con le moto a correre ed io dietro come un coglione ‘aspettatemi, aspettatemi!’.- allora io ti sfottevo.
- E tu la moto Alessà?.- ti girasti verso di me sogghignando e compiendo un gesto con la mano.
- Al massimo il monopattino elettrico!. Se mi va bene il triciclo!.- e cominciammo a ridere come malati, ed io ti dicevo:
- IL GIRELLO ALÈ, IL GIRELLO ALÈ!!.-
e tra una parolaccia ed una risata, arrivammo infondo alla via e le nostre strade si divisero... .
a Maggio invece, c’era quello stupido che mi faceva stare male. Ti ricordi Ale? La sera che andò a quella festa, e che non rispondeva ai messaggi, e che c’era con lui la cosidetta puttana cinese?. A mezzanotte e mezza, il telefono vibrò più lungo del solito. Non un messaggio, ma una chiamata da ‘Amore mio <3’ risposi, tirando su col naso. E la tua risposta al mio ‘Pronto?’ tu molto semplicemente:
- Ha risposto il pirla?.- è così che lo chiamavi, e con tanti altri nomignoli che ora la mente purtroppo ha rimosso. E nel pieno della notte, ridemmo, e tanto. Tu eri a Verona, per dei controlli, ed io a Taranto, a controllare te!.. .
Quella sera che mi chiamasti, invece, eri per le strade di quella grande città. Dopo nemmeno un minuto, cominciasti a starnutire più volte.
- Amò? Ma che hai?.- ti chiesi con un tono leggermente preoccupato.
-Citt che ho vinto sto peluche alto un metro di Topolino, no? E mi sta dando una cazzo di allergia! Sto starnutendo come un mongoloide!.- e poi cominciasti a dire che quel Topolino era più alto di me e blah blah blah... .
 
Un altro giorno, invece, mi ricordo che dovetti andare al santuario di Padre Pio. Una gita con amici di papà. Entrai in una bella stanza, enorme. Con un quadrato di vetro aperto da sopra, e dentro, centinaia di lettere e di monete. Mi spiegarono che… aspetta, la memoria sta scarseggiando di nuovo... non mi ricordo se nelle lettere si chiedeva la grazia, oppure si scrivevano perché la si era ricevuta, ma era comunque una cosa bellissima... . Entrata in una cappella, vidi sempre una cosa del genere, ma molto più piccola. E così, dato che c’erano pochi fogli, decisi di imbucare la mia richiesta lì, così l’avrebbe vista sicuramente.
Perdona la mia mente, ma non ricordo proprio cosa scrissi… forse:
FAI GUARIRE IL MIO MIGLIORE AMICO ALESSANDRO.
Con la mia scrittura a zampa di gallina(non che ora sia migliorata), e la imbucai. Speranzosa e felice, perché pensavo davvero di averti aiutato. Infondo, ero ancora piccola, non avevo compiuto tutte le stupidaggini che ho fatto adesso, e la mia mente era ancora da bambina, e forse Padre Pio avrebbe esaudito il desiderio di una bambina. Te lo dissi, e tu, rispondesti semplicemente con un ‘grazie(:’ ma sapevo, che per te, avrebbe significato molto.
 
Poi arrivò l’estate. Quella maledetta estate, che ci portò via... .
Ale mi viene da piangere. Forse lo farò alla fine, o rileggendo tutto questo. Ma lo farò. È stato tutto così triste senza di te... .
Mi ricordo quando arrivasti, ero tornata da mare e vidi un’ombra dietro il portone della palazzina... mi avvicinai cautamente e poi, tu sbucasti dalle tenebre, come per salvarmi, come per dimostrarmi che ci saresti stato sempre nei momenti più brutti, o forse era soltanto un altro dei tuoi scherzi cretini. Sta di fatto che sobbalzai, pronta ad abbracciarti. Apristi le tue ali, o come le chiamiamo noi, braccia, ma ti ritraesti.
- No no no ce cos! Sei tutta bagnata!.- ti spostai, corsi su, e mi vestii alla velocità della luce. Scesi e corsi verso il campo da tennis, e lì, condividemmo il nostro abbraccio più bello.
Tutto destinato a svanire. Scomparire. Finire per sempre... o forse no!.
Quella bugia, quella maledetta bugia, che ci allontanò senza pietà. Tu lo sai, l’hai sempre saputo, non era vero nulla. E adesso che sai tutto quanto, penso che ti rattristi il fatto di aver creduto a loro. Ma non voglio ricordare quei brutti giorni, sono passati, ora ce ne sono di peggio... .
 
Il 6 Maggio, il giorno del tuo compleanno. Ti mandai gli auguri, nonostante tutto, perché niente e nessuno, poteva impedirmi di dirti ‘buon compleanno(:’ tu mi risposi, con un ‘grazie, devo parlarti’. Parlammo... e tanto!. Chiarimmo... e parecchio. Fui di nuovo felice, ed il mio mondo, aveva di nuovo senso. Incredibile, come una persona sola, ti possa rendere felice, ah?. E tu, tu eri quella persona. Proprio quella!.
 
Insomma, secondo me, se non si litiga almeno una volta, non è una vera amicizia. Perché se litighi, capisci se vale la pena o no, tornare, rischiare, dare di nuovo tutto, con la paura, di un’ennesima delusione.
Pochi giorni dopo, eravamo di nuovo a scherzare, come prima!. A ridere, di quanto costasse l’ingresso allo Yachting:
- Muert lor quand cazz cost! ma poi par nu matrimonij!. Re e reginetta, vestiti eleganti, vai a vedere che a mezzanotte arriva la tizia che perde la scarpa .- Mi dicesti proprio questo!.
E poi, Gordon Ramsey. L’amore della nostra vita! Lo chef inglese incazzoso per eccellenza!. Il nostro mito in poche parole!.
 
Ed infine, l’estate. L’estate 2012… la nostra ultima.
Quando arrivasti, ti abbracciai, e risentii la vita scorrermi nelle vene.
Ricordavo la tua PESSIMA battuta
- maaa… lo sapete cosa dice Michele Misseri quando gioca a burraco? Chi ha preso il pozzo?.- guarda. Eri da prendere a pugni. Squallida e divertente, come te ahah. Oppure la nostra battuta ‘un dino, due dino, tre dino… chi sono? Un contadino!’
 
Perdonami… perdonami se non ti ho calcolato fin troppo quest’estate. Se ti ho lasciato solo qualche volta, se non ho sfruttato a pieno la nostra seconda opportunità. Ma quando ti guardavo, provavo la sensazione più appagante del mondo. Sei sempre stato un angelo, ma solo ora hai messo le ali… .
 
L’ultima volta che ti ho visto, ero seduta e la tua macchina è sfrecciata davanti a me. Mi hai guardato. Fu uno scambio di sguardi, troppo intenso da ignorare. Mi smosse fin dentro l’anima e non feci altro che seguire con lo sguardo la tua macchina. Avevi la mascherina, e la bombola d’ossigeno di fianco a te. La tua mamma, era seduta dietro, ed il tuo finestrino era abbassato. Solo dopo, seppi che eri diretto a Cerignola, quel posto, che sarebbe diventato il tuo limbo tra questo mondo, ed un mondo che ancora non ci appartiene. Il pomeriggio ti scrissi che non feci in tempo a dirti nulla, ma che ti auguravo di stare bene. Ti mandai altri due messaggi simili, ed il 29 Agosto ti sentii per l’ultima volta. Un link del nostro Gordon. Ti taggai, ti feci ridere. E tutto finì così.
Il 2 Settembre, guardavo la partita della Juve. Della nostra magica.
Il telefono di mio padre squillò, il suo viso si oscurò e non gli rimase che annuire. Chiuse la chiamata e gli chiesi cos’era successo.
- Alessandro... .- rispose. Mi alzai subito in piedi.
- BEH?.-  fece un gesto con le dita.
- È morto.- le tre parole che non avrei mai voluto sentire in vita mia.
Alessandro – è – morto.
Continuavo a ripetere: no, no impossibile... no ti prego Signore no... .
E da quel giorno in poi, la mia vita non fu mai più la stessa.
 La mattina dopo, montai un bel video per te, che piace molto a tutti quanti, e questo mi allieta.
Nel pomeriggio, ti venni a trovare. Piansi già da quando ero in casa, e tutt’ora scrivendo i miei occhi si riempiono ma devo essere forte, questa è una storia che va raccontata!.
Entrai e ti guardai. Immobile, come un angelo. Steso sul letto, con la camicia viola e la cravatta, il pantalone elegante e le tue amate converse. Le mani giunte, ed il crocifisso intrecciato. Stavo per stendermi e per rimanere lì con te per sempre, ma non mossi un solo muscolo. Piangevo, piangevo e basta. Recitavano una specie di preghiera per te, e con la voce rotta dal pianto, provavo a spiccicare qualche parola. Poi c’era la tua mamma. La tua bellissima mamma. Sembrava calma e tranquilla, poi l’abbracciavano e piangeva dicendo:
- Alessandro mio, Alessandro non c’è più!.- Ed i suoi singhiozzi mi distruggevano l’anima.
Stetti lì 4 ore e mezza, ad osservarti, pregando che ti svegliassi da un momento all’altro. Che balzassi in piedi mettendoti a ridere, parlando con la tua voce a paperino come la chiamavo io. Ma da quel giorno. Non avresti più detto nulla.
 
Adesso non mi rimane che attendere la sera giusta. La sera in cui vieni nei miei sogni per farmi capire qualcosa. Forse semplicemente che ci sei.
 
La prima volta, eravamo in acqua, e tu ti stavi sentendo male. Chiamai subito aiuto ed un signore corse in tuo soccorso. Tu ti sentisti meglio, e ti detti uno schiaffone sul braccio dicendoti
- Stupido!, mi hai fatto preoccupare!.- così sorridesti, e mi abbracciasti.
 
Sabato notte invece... tu eri di fronte a me, con la tua mamma e gli altri. Ti venni incontro e ti abbracciai fortissimo, tanto da sentirla sulla mia pelle quella stretta. Ti mettesti a piangere. Non molto, giusto un paio di lacrime. Te le asciugai, e ci stringemmo nuovamente, più forte. Mi sono svegliata e mi sono messa subito a sedere, guardandomi intorno. Dov’eri?. Mi aspettavo di vederti materializzato da qualche parte. Ma tu non c’eri... .
 
Grazie al libro dei sogni, ho scoperto che il pianto è sinonimo di gioia, e vuol dire che stai bene. Mentre gli abbracci... stanno a significare ‘falsa notizia’ queste due parole si rincorrono nella mia mente e mi tormentano. Chi? Chi mi mente Ale, chi?.
 
Ma a parte questo, adesso ne ho la conferma, mi proteggi anche da lassù...
 
Rebuzzi è il mio angelo custode…. .
 
   
 
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