Fumetti/Cartoni americani > I Vendicatori/The Avengers
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Autore: lunariflessiva    02/10/2012    1 recensioni
Loki era stato sconfitto, ma sarebbe tornato. Aveva già un piano. Un asso nella manica che nessuno conosceva. Non lo conosceva suo fratello nè quei maledetti vendicatori che lo avevano umiliato e si erano presi gioco di lui. Sorrise pensando al potere che lo aspettava. Una debole e fragile umana con un grande potere, e presto quel potere sarebbe stato al suo servizio. Già gustava che cosa lo aspettava.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1 - Lilith

Era già un bel pò di tempo che lo sguardo di Lilith si era imbambolato sul prodotto. Era una confezione di uova di cioccolato per bambini, quelle da cui escono la sorpresa, e Lilith si domandava cosa ci facesse davanti a lei e perchè se ne stesse lì seduta a fissarlo
"Signorina?"
Qualcuno la stava chiamando. on lentezza infinita, alzò lo sguardo e vide una ragazza con un bambino di pochi mesi in braccio e altri due più grandi attaccati alle gambe della madre. La ragazza la stava guardando preoccupata.
"Tutto bene signorina? Si sente bene?"
Ora si ricordava cosa ci faceva seduta lì, stava lavorando.
Ringraziando la signora con un sorriso, prese la scatola di uova e passò il codice a barre sulla cassa, e così tutti i prodotti che lentamente venivano verso di lei
"Desidera una busta?"
"No, grazie, ce l'ho"
Finì di passare i prodotti e si asciugò le mani sudate sulla divisa "Sono ventitrè dollari e settanta"
La signora pagò con la cinquanta. E ti pareva. Anche alle nove di sera, c'era sempre qualcuno che aveva bisogno di cambiare le banconote di grosso taglio. Diede il resto alla signora augurandole buona serata e passò al cliente successivo.
Quello era il suo secondo giorno da cassiera ed era un disastro. Non sapeva fare bene i calcoli per dare il resto, a volte lo dava sbagliato, e doveva mettersi a contare sulle dita, così che la fila alla cassa si accumulava. Lavorava alle tre stelle da ormai otto mesi, e la direttrice del piccolo supermercato di Harlem l'aveva voluta promuovere da addetta agli scaffali a cassiera. Con sconforto pensò che se continuava a sbagliare così, Angela l'avrebbe rimessa agli scaffali entro due giorni.
D'improvviso si sentì osservata, così alzò lo sguardo e vide una bambina di circa sette anni che la stava osservando a bocca aperta, o meglio stava osservando i suoi capelli. Tutti guardavano sempre i suoi capelli, perchè Lilith aveva dei meravigliosi lunghissimi capelli rosso porpora, e ce li aveva di natura, senza averli mai tinti nè colorati. Li aveva talmente lunghi e spaiati in tutte le direzioni che le ragazze che lavoravano al supermercato la chiamavano "Medusa", ma a lei non importava. Lilith era fiera dei suoi capelli. Spesso si era chiesta da chi li aveva presi, ma nessuno era mai stato in grado di dirglielo, neanche le suore della Divina Carità, dove Lilith era stata abbandonata pochi giorni dopo essere stata partorita.
Dalle suore Lilith era cresciuta praticamente ignorata da tutti, finchè a tredici anni le suore non la potevano più mantenere. La colpa non era la loro ovviamente, i soldi erano pochi e i bambini tanti, ma dalle suore Lilith aveva imparato a leggere, scrivere e a cucire, che era la cosa che le aveva salvato la vita. Per sei anni aveva lavorato come cucitrice vivendo in un bidone dell'immondizia rovesciato all'interno di un canale di scolo. Mangiava tra i rifiuti e si lavava una volta alla settimana ai bagni pubblici. Con i primi risparmi come cucitrice si era comprata una enorme coperta che le faceva da letto e la proteggeva contro il freddo, e in sei anni aveva messo da parte circa trecento dollari. Ora a diciannove anni, aveva preso in affitto una stanza da una vecchia, la signora Bones, e aveva trovato lavoro al supermercato tre stelle.
"Si avvisa la gentile clientela che il supermercato tre stelle chiuderà tra dieci minuti". Il supermercato aveva spostato l'orario di chiusura alle 21.30 perchè gli affari non andavano molto bene, ma a quell' ora le strade di East Harlem erano davvero pericolosissime. C'erano sempre in giro scansafatiche, disoccupati o operai ubriachi alla continua ricerca di ragazze da stuprare. Un mese prima Lilith si era comprata un impermeabile nero di tre taglie più grandi al mercato degli stracci, e quando usciva la sera dal lavoro nascondeva i suoi capelli porpora e la sua carnagione color latte alla pesca all'interno dell'impermeabile. Così nascosta, raramente qualcuno le dava fastidio.
"Si avvisa la gentile clientela che il supermercato tre stelle chiuderà tra cinque minuti"
Con un sospiro di sollievo, Lilith finì di servire l'ultimo cliente, chiuse la cassa e depositò la busta nell'ufficio di Angela, dopodichè si tolse la divisa, indossò i suoi vestiti e infilandosi nell'impermeabile, uscì.
La strada in cui si trovava il supermercato era buio pesta, ma chissà come, anche al buio totale Lilith lo vide fuori dal supermercato che la aspettava. Era questo il bello, non aspettava qualcuno, aspettava lei. La conosceva.
Il giorno prima aveva visto questo ragazzo sui ventisette, ventotto anni che la aspettava fuori dal supermercato. Non aveva intenzione di farle del male, anzi si era avvicinato e si era presentato
"Ciao"
"Ciao. Ci conosciamo?"
"No, ma ho sentito parlare di te"
"Da chi?"
"Oh, solo delle voci. Voci sulla tua importanza"
Sulla sua importanza? "Quale importanza?"
Il ragazzo sorrise in modo strano, mettendo in risalto la pelle bianchissima più della sua, i capelli nero corvino e i suoi meravigliosi occhi color smeraldo. "Importanza che evidentemente non sai ancora di possedere"
Ma come diavolo parlava questo qui?
Lo sconosciuto la fissava come si fissa un oggetto che non si è mai visto prima e che si vuole conoscere per capire come sia fatto e come funzioni. Doveva venire dall'Inghilterra. Tutti quelli con quella carnagione venivano dall'Inghilterra. A parte lei ovviamente
"Come ti chiami?"
Il ragazzo sembrò indeciso se dirle o meno la verità "Mi chiamo Loki"
Loki? Ma che razza di stupido nome era? Chi erano i suoi genitori, degli Esquimesi???
"E da dove vieni Loki?"
Ancora quel sorriso enigmatico "Vengo da un posto molto lontano chiamato Asgard"
Asgard. Lilith non aveva i soldi per comprarsi un computer o un cellulare con la connessione ad internet, ma sapeva che più su della Scozia ci sono delle isole ghiacciate con nomi come quelli
"Hai dei bellissimi capelli lo sai? Fin dove ti arrivano?"
"Fino alle ginocchia" rispose sorpresa che lui avesse toccato quell' argomento
"Solo fino alle ginocchia?" Il ragazzo le prese una ciocca tra le dita sorridendo in modo quasi maligno "Oh, sono sicuro che se vuoi riesci ad allungarli molto molto più"
Gli occhi di Lilith si spalancarono dal terrore. Quel ragazzo conosceva il suo segreto. Il suo cuore perse un battito e cominciò ad avere paura. Molta molta paura. Nessuno conosceva il suo segreto. Nessuno. Neanche le suore erano mai venute a saperlo. Sentì la paura farsi strada fin dentro le ossa.
"Vattene via e non rivolgermi mai più la parola. Se ti rivedo corro a denunciarti alla polizia" Si nascose dentro il cappuccio e corse via, mentre il ragazzo continuava ad osservarla sempre con quel suo sorriso enigmatico
   
 
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