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Autore: orso1992    02/10/2012    0 recensioni
racconto della storia di un ragazzo la cui mente cela segreti anche a lui sconosciuti
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La musica suonava nella stanza… il ragazzo sull’orlo della follia scriveva parole alla rinfusa su un piccolo quaderno a quadretti quasi come un tentativo di far rinsavire la sua mente assorta da mille pensieri.

Respinto dalla sua amata e auto-esule dal mondo, sollevava un malridotto bilanciere nella pausa tra una frase e l’altra.

La testa gli faceva male… faticava a respirare per non si sa quale motivo.

Emise uno sbuffo che sollevò una nuvola di polvere, tirò fuori dal cassetto una bottiglia di whisky… ne osservò il colore ambrato, tolse il tappo ed esalò gli aromi del suo contenuto, quando d’un tratto ne trasse un sorso e veloce come la aveva tirata fuori la ripose nel cassetto.

Gettò via la penna e si appoggiò allo schienale della sedia, dopo aver chiuso gli occhi, qualche secondo gli riaprì tirandosi su dallo schienale della sedia e si mise a osservare la stanza come fosse la prima volta che la vedesse… come un malato di amnesia che ricorda pian piano, gli oggetti e le cianfrusaglie gli portarono alla mente alcuni suoi momenti della vita, i suoi sogni e le sue speranze infrante… in un angolo gli schizzi dei suoi disegni, i suoi cd che non ascoltava mai, i libri di scuola, i ricordi dell’amata che lo aveva lasciato e quelli della ragazza che lo aveva dolcemente respinto… il cellulare inizia a suonare interrompendo il turbinio dei ricordi: numero sconosciuto, il cellulare emette ancora due suoni e torna inanimato.

La radio maligna manda un pezzo cupo… uno dei preferiti del ragazzo che lo interruppe dall’attività di contemplazione della stanza, per un attimo fissa lo stereo poi si porta le mani al volto scoppiando in un silenzioso pianto, la canzone gli riporta alla mente le sue delusioni amorose, essa parla di una rosa conquistata correndo innumerevoli rischi che viene regalata alla donna amata ma che lei respinge.

La canzone arriva a circa metà ed il ragazzo tira su la testa facendo cadere all’indietro i suoi lunghi capelli, con una mano si asciuga gli occhi, ripresa in mano la penna ritorna a scrivere parole di una pazzia agli inizi mentre la canzone termina lasciando il posto ad un’altra melodia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Passa un giorno e il ragazzo si trova sull’orlo dell’esilio totale dal mondo che lo circonda… continua a scrivere nervosamente sui fogli del quaderno parole senza senso nella disperata ricerca di una calma mentale irraggiungibile.

La sveglia se ne stava senza vita su un lato della scrivania indicando le otto spaccate, all’improvviso il cellulare squilla e il ragazzo seppur di malavoglia risponde portandosi la scatoletta nera all’orecchio.

Dopo un veloce scambio di parole riattacca e sbuffando, e chiaramente seccato, si alza dalla sedia lasciando vuota e silenziosa, tranne alcuni rumori esterni, la stanza.

Passarono i minuti ed il ragazzo rientra nella stanza e dopo aver caricato e regolato la sveglia sulle 9 e 35, raccoglie da terra un paio di pantaloni e tira fuori il portafogli dalla tasca posteriore, sentendolo più leggero inarca il sopracciglio destro, vuoto!

Lancia il portafoglio sul tavolo, impreca e tira un pugno sul muro, sente colare un liquido caldo lungo le dita esclama il ragazzo mentre osserva quasi ipnotizzato le ferite portandosele alla bocca e leccando il sangue che usciva lento.

Il ragazzo aprì un cassetto e tirò fuori una garza e iniziò a pulire le nocche dal sangue caldo che colava, intanto fissava il portafoglio vuoto sentendo una rabbia intensa salire… un sapore strano gli si presentò in bocca… all’improvviso strinse il pugno ferito facendo sanguinare più copiosamente le ferite e continuò a leccare il sangue dalle nocche.

Dopo qualche secondo il ragazzo rilassò la mano e tornò a medicarsela come meglio riusciva, in quel momento entrò un altro ragazzo più giovane di lui, probabilmente il fratello, che aprì la bocca per parlare ma fu subito raggiunto da un pugno sul plesso solare che gli ruppe il respiro disse il ragazzo .

Senza aggiungere altro tornò a sedersi, l’altro ragazzo tossì e riprese lento a respirare, e barcollando uscì dalla stanza imprecando tra i denti, l’altro ragazzo fece scrocchiare il collo e la mano sana, fece un respiro profondo e tornò in uno stato di pazzia controllata.

Uscì dalla stanza e andò a farsi una doccia per rilassare i muscoli del corpo.

Al suo ritorno notò che il portafoglio era spostato da come lo aveva lasciato e visivamente più pesante, con un sorriso che ricordava il ghigno di un lupo lo aprì e fu felice di constare che tutti i suoi soldi erano tornati al loro posto, poi gli venne un dubbio, aprì il cassetto del whisky e fu felice di notare che i suoi coltelli, i suoi accendini da collezione ed altre cianfrusaglie varie erano tornate al loro posto.

Scoppiò in una risata e tirata fuori la bottiglia di whisky ne bevve un sorso, fissando fuori dalla finestra vide il sole alto e dopo aver alzato la bottiglia brindò ad un’altra giornata nascente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era passata una settimana ed il ragazzo dava continuamente segni di cedimento mentale aggravati dal fatto che non dormiva bene da giorni e i suoi nervi erano tirati come corde di violino.

Inoltre la ragazza per cui spasimava non dava segni d’interessamento, lasciandolo solo e instabile come un candelotto di dinamite nelle mani di un pazzo, il ragazzo continuava a fissare la scrivania come in attesa di un qualunque segno che non sarebbe mai avvenuto.

La gamba gli faceva male… i tendini o i nervi dovevano essere infiammati, faticava a muoverle ed ogni movimento gli provocava forti dolori che a volte lo perseguitavano minuti interi senza accennare a scemare.

La situazione peggiorava di giorno in giorno, neanche le deliranti parole di pazzia che si affollavano sul quadernetto bastavano a lenire la pazzia che logorava la sua mente.

Decise allora che quella sera sarebbe uscito da quella prigione che chiamava casa, cercando di lenire il suo dolore in una serata di solitudine, ma il paese era piccolo e l’unico pub decente era a dieci chilometri di strada, cosi prese la macchina e vi ci si diresse.

Il pub era quasi vuoto, ed una band blues suonava un pezzo di Cash, il ragazzo si diresse al bancone si sedette e ordinò una birra media, che beveva piano mentre pensava alla sua situazione schifosa.

Mentre rifletteva, successe una cosa inaspettata, una ragazza entrò nel locale, indossava un abito di pizzo nero, un paio di occhiali da vista bianchi e portava i capelli scuri sciolti sulle spalle, il ragazzo non se ne accorse subito e fini di bere la sua birra, lei si diresse verso un lato luminoso e vuoto del locale e tirò fuori un libro iniziando a leggere.

La band terminò la canzone, ed i pochi presenti batterono le mani ridestando il ragazzo dai pensieri che affollavano la sua testa, e subito notò la nuova arrivata, e ne rimase fulminato, chiese al barista chi fosse ma lui si limitò a scuotere la spalle.

Il ragazzo si fece coraggio e si diresse verso di lei sedendosi nel tavolo a fianco mentre la ragazza continuava a leggere il libro, raccolto altro coraggio chiese e subito gli venne voglia di spararsi una fucilata in testa.

La ragazza alzò gli occhi di uno splendido colore azzurro dal libro e fissò il ragazzo che sorrise timido e sempre più intenzionato ad ammazzarsi rispose lei contraccambiando il sorriso.

Il ragazzo riprese a respirare normalmente e il suo cuore riprese a battere con regolarità, si sedette al suo tavolo e con la voce quasi sotto le scarpe si presentò, e lo stesso fece la ragazza.

chiese lui rispose lei, il ragazzo si diresse al bancone ed ordinò due birre medie.

Tornato al tavolo, chiese timido alla ragazza la ragazza scosse le spalle e disse il ragazzo sorrise e disse > e lei chiese disse lui serio.

I due si fissarono e scoppiarono a ridere, e dopo aver fatto cozzare i boccali di birra bevvero.

Finito entrambi di bere il ragazzo andò a pagare e il barista guardò la ragazza al tavolo fissò il ragazzo e gli fece l’occhiolino disse il ragazzo scoppiando a ridere.

Entrambi uscirono dal pub ed andarono nel parcheggio chiese lui disse lei con un sorriso chiese lui rispose lei chiudendo la borsa.

I due salirono in macchina e parlarono fino a casa di lei, che prima di scendere ringraziò il ragazzo della bella serata e scese entrando nel cancello di casa, il ragazzo aspettò che fosse entrata e partì per tornare verso casa, quando si ricordò che non gli aveva chiesto il numero oppure un altro appuntamento.

Tirò un pugno sul volante e notò che sul sedile del passeggero c’era il libro che la ragazza stava leggendo, incuriosito, lo aprì, dove c’era il segna-libro che cadde fuori.

Il ragazzo lo raccolse e notò che c’era scritto qualcosa sopra: “GRAZIE DELLA BELLA SERATA!” “P.S. CI VEDIAMO DOMANI SERA SOLITO POSTO SOLITA ORA =)” con un piccolo teschio disegnato dopo il punto esclamativo, il ragazzo sorrise e tornò a casa sentendo che finalmente la sua vita stava migliorando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È passato circa un mese… Il ragazzo è nella sua stanza con la testa fra le mani seduto sulla sedia che piangeva lacrime cariche di tristezza… piange soffocando i suoni… non vuole farlo sapere all’altra gente in casa… lei lo ha lasciato… la ragazza per la quale respirava ormai lo aveva lasciato… si alzò e chiuse a chiave la camera.

Voleva restare solo… solo… come era destinato a restare a quanto pare… lui aveva dato tutto per lei.. era cambiato… aveva speso tanti soldi tempo benzina per stargli vicino e farla stare bene.

E lei lo aveva lasciato con un futile motivo: “Non sei il mio tipo” diceva… una settimana prima lo chiamava amore ed era fiera di farlo… lui era felice di avere lei al suo fianco, finalmente si sentiva completo… alzò la testa e la luce illumina il suo volto distrutto dal dolore… gli occhi rossi che disegnano solchi sulla sua pelle.

Aprì il cassetto e tirò fuori la solita bottiglia e bevve… bevve tanto… appoggiò la bottiglia sul tavolo… e si mise a guardare davanti a se… i suoi libri di scuola che significavano il suo futuro… senti la tristezza scemare… ed un senso di quiete che lo pervadeva.

Si legò i capelli dietro la testa e andò a lavarsi la faccia… il pomeriggio sembra tutto normale… una normale giornata passata in casa… esce pure il sole ma lui non se la sente di uscire… la sera scorre uguale al pomeriggio.

Durante la notte la sogna… si sveglia di soprassalto sentendo una lama che gli trafigge il cuore… prova a non pensare a lei ma tutto in quella casa gli ricorda i bei momenti passati assieme… il letto dove facevano l’amore… la bottiglia con la sua vodka preferita.

Il ragazzo torna a dormire inquieto, si alza dopo due ore di sonno tormentate… le sei del mattino… tutti in casa sono usciti… lui scende e va in sala davanti al televisore… pochi minuti ed inizia a piangere poche lacrime e torna tranquillo… arrivano a casa i suoi genitori e gli chiedono di andare giù garage a sistemare la macchina… lui accetta… ma appena vede la macchina scoppia a piangere… troppi ricordi.

Su quella macchina avevano fatto per la prima volta l’amore, da quella macchina aveva visto i suoi bellissimi capelli l’ultima volta… su quella macchina gli fu rifiutato l’ultimo bacio… mentre puliva il vetro piangeva lacrime amare… gli mancava… gli mancava tanto… rivoleva la sua amata tutta per se… il suo corpo, il suo profumo, i suoi occhiali che non toglieva mai… neanche per dormire.

Sali e si sedette sul sedile del guidatore… accarezzò il sedile del passeggero… dove gli bastava appoggiarci la mano perché lei gliela stringesse… la appoggiò un ultima volta… come se sperasse di sentire ancora la mano che tocca la sua.

Scese dalla macchina sbattendo la porta… Sali in casa e si chiuse in camera e ricominciò a piangere a dirotto… tutti i suoi progetti... passare le festività assieme... lei che lo veniva a trovare scuola... tutti i suoi castelli di nebbia spazzati via da una folata di vento freddo e umido... si sentiva svuotato... abbandonato da solo alla sua esistenza... fuori era tornata la pioggia nel suo cuore le solitudine.

 

 

Passarono le settimane… la ragazza si faceva sentire ogni tanto finche un giorno non fece un passo falso… il ragazzo aveva ricevuto minacce per lasciarla stare… coloro che considerava amici lo avevano pugnalato alle spalle insultandolo pesantemente… ma lui li ignorava… sperava un giorno di tornare con lei… di portela stringere ancora a se... ma ormai non riusciva a vivere… ogni volta che la vedeva una lama gli trapassava il cuore… vederla con altre persone lo faceva stare male alcune volte fino al vomito… ma da quel giorno tutto cambiò.

Il ragazzo da piccolo orso che era, divenne un grizzly bramoso di vendetta… gli bastò l’ennesima litigata… un paio di parole dette senza pensare e subito riuscì a ribaltare la situazione… e per la prima volta in due mesi passò all’attacco… era stufo di fare il bravo e subire… era il momento di tirare fuori gli artigli.

Le parole gli uscirono naturali e la ragazza che si era mantenuta sempre calma si trasformò mostrando il suo vero volto, la bruma che offuscava la sua immagine si diradò mettendo in mostra ciò che era davvero… lei aveva perso la calma ma il ragazzo no.

Per la prima volta in due mesi la ebbe vinta… aveva trionfato come gli inglese a waterloo sconfiggendo il più forte condottiero di allora… il suo ultimo ballo sulla pista del diavolo lo aveva visto lui dirigere.

Tornato in camera, si sedette sulla sedia e tirò fuori la sua bottiglia di whisky, ma non bevve come un ubriacone che manda giù senza criterio, attaccato al collo della bottiglia, no, lui prese un bicchiere e lo riempì e lo osservò per alcuni minuti facendo ruotare il liquido ambrato al suo interno.

Si fermò… aspetto che il liquido si fermasse… e lo mandò giù tutto di un fiato… il migliore whisky che beveva da mesi… il whisky della vittoria pensò fra se e se scoppiando a ridere… risate spontanee… segno del ritorno ad una normalità da tempo ricercata… segno di un ritorno ad una dolce sensazione di follia che lo rassicurava e lo spaventava.

Messa via la bottiglia e il bicchiere tirò fuori il suo basso… la sua Lety… ed iniziò a fare scale musicali di esercitazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

All’alba del terzo giorno colei che aveva acceso le mie passioni e le aveva spente con uno sputo, venni a sapere che mi aveva rimosso da quelli che considerava “amici”…

Un solco mi si disegnò lungo il volto… non più lacrime… ma un sorriso… un sorriso di vittoria

 

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Caro lettore che sei rimasto fino in fondo a leggere questo corto libro… se ti stai chiedendo quale canzone mi ha fatto piangere all’inizio, si tratta di rosenrot dei rammstein, mentre quella che suonava il gruppo di blues al pub era i walk the line di johnny cash…

Alla fine invece mi piace immaginare che la canzone che da sottofondo alla mia vittoria sia devil’s dance floor dei flogging molly…

Ora non so se questo sarà il mio ultimo scritto… oppure il primo di una lunga serie… solo ti posso augurare che la tua vita sia più calma della mia… e che la tua ex non ti minacci di sfregiarti appena ti vede (si, la mia ex, quella citata nel libro, mi ha minacciato di sfregiarmi) (ride).

  
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