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Autore: MiaBonelli    02/10/2012    0 recensioni
Lo guardai negli occhi e quello fu un grande errore del quale mi resi conto solo quando inconcontrai quella tonalità di turchese strabiliante incorniciata da ribelli ma soffici boccoli biondi, mascelle pronunciate evidenziavano le labbra carnose strette in una morsa di sofferenza.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La dolce melodia del pianoforte impregnava l'aria quasi a sovvrastare l'allegro chiacchiericcio di dame e cavalieri all'interno dell'enorme salone da ballo; note limpide simili allo scrosciare dell'acqua erano accompagnate da quelle più rudi che entravano nell'armonia del giardino di quell'enorme castello.
Sorrisi mentre cercavo di farmi largo tra la moltitudine con gentil parole; raggiunta finalmente la scalinata che portava nell'immenso e ignoto giardino che quella sera trapelava inquietudine e nello stesso tempo una calma irreale,
Mi voltai a guardare la nobiltà che popolava il salone e chinando il capo, con le vesti fruscianti, m'avviai nel cuore del giardino cercando di farmi notare il meno possibile.
Dopo svariati passi, assicuratami di non essere vista mi tolsi le scarpe e mi misi a correre sollevando il pesante abito bianco drapeggiato e impresiosito da perle e gioielli.Inspirai pesantemente come di certo non s'addice ad una nobildonna del mio rango, ma non ne potei fare a meno poichè la breve corsa e lo stretto corpetto mi toglievano il fiato.
Mi ritrovai, ad un certo punto, stesa per terra con un dolore lancinante alla testa-devo essere inciampata - mi dico, ma so nel profondo del mio cuore che non è così.
Percepisco un'aleggiare di terrore che si fonde con la nebbia che sale e piccoli brividi di freddo percorrono il mio corpo, o forse brividi non erano, quanto una senzazione di sgradevole preoccupazione e paura.
Cerco di rialzarmi ma qualcosa o forse qualcuno me lo impedisce.
Sopprimo un gemito di sofferenza e trovo un momento di sollievo quando un leggero alito di vento porta a me l'innebriante odore di rose e fiori d'arancio.
Non capisco.
Non riesco a capacitarmi di cosa stia succedendo.
Mi sentiì girare col volto verso il cielo stellato e fu in quel momento che si sciolsero i fluenti ricci capelli neri.
Rudelmente sbattei il capo su una pietra mentre quell'essere mostruoso provvedeva a ricoprire, di graffi e tagli,il mio candido corpo. Cercai di urlare ma non serviì a nulla.
Riusciì solo a piangere.
Mi sentivo distrutta.
Era la fine.
La fine dei sogni e della gioventù, non avrei mai amato nè gioito.
Chiusi gli occhi.
Ormai era finita.
Le tenebre pervadevano la mia mente e il sangue scuro come la notte scorreva fluido sull'asfalto caldo.
Quel tepore riscaldava la mia pelle marmorea ma nonostante ciò sentivo freddo. cercai di muovere le dita della mano ma erano come di marmo.
Voltai lentamente il collo verso destra e vidi allontanarsi da me nella notte una figura vestita rigorosamente di nero.
Sospirai e mi resi conto solo in quel momento che il mio torace era totalmente schiacciato.
Respiravo a fatica e l'abito bianco del ballo di quella sera era ormai tinto d'una inquietante tonalita cremisi.
Cercai di urlare ma l'unico suono che uscì dalla mia gola fu un lieve rantolo di morte.
Sobbalzai lievemente per quanto le forze me lo potevano permettere quando una mano fredda e liscia mi accarezzò la fronte Sussurrandomi parole dolci per tranquillizzarmi come se io fossi una bambina ammalata a cui la mamma promette dolcetti dopo la guarigione.
Riusciì a sollevare il braccio e ad aggrapparmi al forte collo e solo allora mi accorsi che un braccio di quell'essere misterioso mi stava Trattenendo per la vita al fine di non farmi poggiare la testa a terra.
Lo guardai negli occhi e quello fu un grande errore del quale mi resi conto solo quando inconcontrai quella tonalità di turchese strabiliante incorniciata da ribelli ma soffici boccoli biondi, mascelle pronunciate evidenziavano le labbra carnose strette in una morsa di sofferenza.
Accennai ad un sorriso, reso una smorfia da una lancinante fitta al cuore.
Mi abbandonai all'ignoto dopo aver chinato la testa all'indietro ed emesso un urlo disumano.
Poi solo buio.
Buio e silenzio.
Silenzio e buio.
Un lampo squarciò il cielo ed io aprì gli occhi.
Ero un'altra.
  
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