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Autore: MrDarkFlame    02/10/2012    0 recensioni
"Potrebbe non bastare unesercito a salvare la mia famiglia..."
Genere: Science-fiction, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I

Miami, 7th August 2012, 11.24 PM.

Eric, un uomo di trentatré anni, con dei capelli castani e un ciuffo all'insù, alto intorno al metro e settanta, vestito con un impermeabile nero e dei pantaloni stretti, abbigliamento del tutto fuori luogo per la stagione in cui ci si trovava; era come al solito dentro la sua auto, una Renault grigia metallizzata, intento a fumarsi una sigaretta. Anche quella sera l'avrebbe trascorsa interamente a lavorare... era questo ciò che raccontava alla sua famiglia, la sua bella mogliettina Jessica e i suoi due figli Annie e Robert. Appena finito di consumare la sua sigaretta, gettò prontamente dal finestrino ciò che ne rimaneva. Stava per mettere in moto l'auto, quando il suo cellulare iniziò a squillare. Eric era visivamente irritato da questa chiamata, ma non esitò a rispondere.

"Jessica..."
"Eric, ERIC!! Mi avevi promesso che questa sera saresti tornato entro le 10... aspettavo, pensavo stessi ritardando... poi ho preso il cellulare e ti ho chiamato..."
"Ascolta, ti posso spiegare..."
"Per favore, spiegami cosa sta accadendo, c'è qualcosa che tu non vuoi dirmi, ti conosco meglio di chiunque altro... stai con un'altra? Mi hai piantata in asso, cavolo, devi darmi una spiegazione... e deve essere convincente..." "Come puoi pensare che io ti nasconda qualcosa o che ti tradisco? Tu e i bambini siete la cosa più importante della mia vita, te lo giuro..."
"Allora spiegami perché torni sempre a casa la mattina presto e durante il giorno non ci sei mai... nemmeno la Domenica..."
"Te l'ho già detto, il mio lavoro mi porta via tutto il tempo... però il nostro tenore di vita si è notevolmente alzato da quando faccio questo lavoro. Purtroppo per il momento il lavoro mi terrà ancora occupato per molto tempo, non so quando... ma appena sarò più libero giuro di riuscire a farmi perdonare, troverò un modo, te lo prometto..."
"LAVORO?! Mi hai preso per una stupida? Ti aspetti che io ci creda?"
"Le cose stanno così, che tu ci creda oppure no. Può sembrare surreale, ma ti sto dicendo la verità."
"Non è vero..."
"Merda, il lavoro chiama, ci sentiamo presto, ciao piccola, dai la buona notte ai bambini da parte mia."

Quindi, Eric riattaccò. Un uomo si avvicinò alla sua auto, salutandolo.

"Ehi, Eric! Cosa stai facendo qui a quest'ora? Sai che tua moglie ti sta aspettando?"
"Potrei chiederti la stessa cosa, Davide."
"Beh, non sai che stasera mia figlia e mia moglie verranno qui dall'Italia? Fra circa trenta minuti dovrei essere all'aeroporto, fortuna che si trova qui vicino..."
"Ah, capisco... ti va se ti offro una birra?"
"Sai, dovrei guidare..."
"Non preoccuparti, posso accompagnarti io all'aeroporto, anche per riportarti a casa. Insisto."
"D'accordo, dai, sali nella mia macchina... non dimenticare la birra."

Eric salì nella macchina di Davide con due bottiglie di birra in mano, porgendogliene una mentre prendeva le chiavi dell'auto e metteva in moto.

"Grazie, amico."
"Figurati."

Eric prese poi un aggeggio dalla sua tasca, attaccandolo alla schiena di Davide.

"Ma cosa..?"
"Oh, scusami, cercavo di abbassare il finestrino, visto che in questa tua vecchia Panda non posso abbassare il tuo dalla mia postazione..."
"Beh, ma bastava chiedere, no?"

Disse Davide, abbassando il finestrino.

"Sì, ma stavi bevendo e mi sembrava inopportuno..."
"D'accordo, ma tu stavi guidando, volevi far succedere un'incidente? Diavolo, sembri ammattito."
"Scusami, sono tre giorni di seguito che non dormo più di un'ora... la notte sono sempre fuori per lavoro..."
"Beh, a me sembri libero..."
"Non ho ancora cominciato il turno notturno, quindi ho voluto darti una mano dovendo starmene più di un'ora con le mani in mano."
"D'accordo..."

Dopo circa cinque minuti, Davide consumò la birra, così Eric gliene porse un'altra, che finì ancora più velocemente. I due iniziarono a parlare di alcuni eventi che avevano affrontato insieme, ma quando i due arrivarono a destinazione, Davide sembrava dormire. Eric fermò l'auto, cominciando a scuoterlo, poi sentì i polsi e controllò se respirava ancora.

"No, cazzo... DAVIDE, no... cos'ho fatto? Non volevo, non è possibile... non dovevo farlo, non a te..."

Eric si diede una pausa di riflessione, pensando a cosa avrebbe dovuto fare.

"Devo mettere fine a tutto questo. Non può continuare... farò ciò che avrei dovuto fare sin dall'inizio, invece di seminare morte in giro..."

Esclamò Eric, impugnando il cellulare con decisione e componendo il numero della polizia locale.

"Ho appena ucciso un uomo, venite immediatamente, mi trovo..."

Eric iniziò a indicar loro la sua posizione. Dopo una decina di minuti, Eric vide sbucare alcune volanti della polizia, che si fermarono proprio vicino alla "sua" macchina. Tre agenti si avvicinarono all'auto di Davide.

"E' lei che ci ha chiamati denunciando di aver compiuto un omicidio?"
"Sì, sono io..."

Disse Eric, prendendo un coltello e puntandolo verso la gola del cadavere di Davide.

"Confesserò tutto ciò che ho fatto, ma solo ad alcune condizioni. Innanzitutto vedete Davide? Ora sta dormendo, ma se voi non accettate le mie condizioni, potrebbe non svegliarsi più... spero abbiate capito."
"Senta, signor... Eric Blade? Si calmi, e mi dica, cosa desidera che facciamo?"
"Desidero tre cose... la prima è che mi consentiate di chiamare mia moglie; la seconda è una protezione assoluta per mia moglie e i miei due bambini. E la terza, è consentirmi di darvi un aiuto a proteggerli."
"Beh, per la prima può farlo anche ora..."
"Bene."

Eric prese il cellulare in mano, cercando di comporre il numero di sua moglie, quindi la chiamò.

"Eric? Cos'è successo?"
"Beh, ho appena ucciso Davide, e adesso la polizia mi vuole arrestare. Non temere, ti manderò a casa qualcuno a proteggere te e i bambini, e ci sarò anch'io. Ah, aspetta, non farti idee sbagliate, non sono un assassino, ti spiegherò tutto a tempo debito, di persona..."
"Aspetta, cos'hai detto?"
"Questo!"

Esclamò Eric, mozzando la testa di Davide con una coltellata. Un agente lo colpì subito in faccia, l'altro aprì lo sportello a riuscirono a disarmarlo e a mettergli le manette. Mentre la moglie di Davide e sua figlia, Lisa, si avvicinarono riconoscendo la sua macchina e la testa mozzata dell'uomo caduta giù dal finestrino.

"Papà! Papà!"
"Davide, no... cos'è successo?"
"A quanto pare, quest'uomo l'ha appena... ehm..."
"Decapitato."
"Sì, giusto..."
"NO, NO! Mi dispiace, non sono io il cattivo qui, NON SONO IO IL CATTIVO! Daniela, Lisa... mi dispiace, davvero..."
"Sei un bastardo... SEI UN MOSTRO... BASTARDO!"

Gli agenti portarono via Eric nella centrale, per interrogarlo.

"Bene, caro il mio assassino... se volevi attirare la nostra attenzione, ci sei riuscito. Adesso spiegami il perché di un gesto del genere."

"Mi ascolti bene, testa di cazzo... io NON sono il cattivo."
"Le conviene cercarsi un avvocato... e che sia bravo, perché ormai sei praticamente spacciato."

Disse l'agente, avvicinandosi ad altri due agenti che seguivano l'interrogatorio da fuori, quando uno dei due gli rispose che ci avrebbe pensato lui, entrando nella stanza e sedendosi davanti ad Eric.

"Bene, Eric... io sono l'agente Mike Diamond, raccontami la tua versione dei fatti."
"Non c'è tempo per farlo. La mia famiglia è in pericolo, dovete subito andare a proteggerla... potreste non bastare a farlo... forse nemmeno un esercito basterebbe."
"E da cosa dovremmo proteggerla?"
"Al momento non è importante. E' invece importante che sia presente anch'io... voglio solo che loro si salvino, poi potrete farmi marcire in galera a vita senza nessun problema... e magari poi, con comodo, posso spiegarvi tutto sin dall'inizio e raccontarvi di tutti i delitti che ho compiuto... potrete consolare parecchie persone."
"Mi sembri molto sicuro di te... e poi perché mi racconti questo? Non fai che peggiorare le cose per te stesso."
"Semplicemente perché così avrete un motivo per darmi ciò che chiedo. Non mi accontentate? Beh, non saprete mai chi ha ucciso tutte le vittime del caso V5 e per quale motivo... non lo saprete MAI, perché non ci sono tracce, tutte le prove sono in mio possesso e nessun altro può fornirvele, ve l'assicuro."

L'agente Mike tornò con gli altri due per consultarsi con loro, quindi tornarono tutti e tre dentro la stanza.

"Ascolti bene, signor Eric Blade... se lei non parla noi non proteggeremo nessuno. Vuole far morire la sua famiglia per un errore grossolano come questo?"
"A me non cambia nulla, sinceramente. Di certo voi potrete fare poco, ma se io dovessi essere presente, potrei spiegare loro tutto, e riabbracciarli un'ultima volta... anche se non è detto che vada così... chissà, magari possiamo salvare la mia famiglia."
"Che cosa intende dire? Chi vuole uccidere la sua famiglia?"
"Mi ascolti bene, le ho già detto che non c'è più tempo da perdere, se ci sbrighiamo potrebbe esserci una possibilità di salvezza per loro... ma se continuate a fare gli sbirri che seguono la legge alla lettera, loro moriranno e non uscirà più nemmeno una parola da questa bocca."
"Mi ascolti bene..."
"NO. Adesso muovete il culo, preparate una squadra ben organizzata e che sia in gamba che mi accompagnerà a casa mia. Altrimenti starò zitto per il resto della mia vita, qualunque cosa voi facciate. Fate la vostra scelta."

I tre uscirono nuovamente dalla stanza.
"Mi sa che dobbiamo assecondarlo... non sembra aver paura di ciò che gli aspetta."
"Secondo me è una farsa il fatto che lui voglia venire con noi... proverà a svignarsela."
"Dobbiamo rischiare, se sa davvero qualcosa sul caso V5 ne vale la pena. E poi potrebbero esserci delle persone in pericolo."
"D'accordo, allora... organizzo la squadra."

L'agente Mike tornò dentro la stanza in cui risiedeva Eric.
"La tua richiesta è stata accordata, stiamo preparando la squadra, ma nel frattempo parliamo un po."
"Saggia scelta, agente... ma preferisco parlare solo quando tutto sarà finito. Potrebbe benissimo essere una trappola per fregarmi, no?"
"Potenzialmente potrebbe esserlo, ma si può fidare di noi."
"Mi dispiace, la risposta non varia."


P.S. Mi scuso per gli errori presenti, ho scritto velocemente sia questo che il secondo capitolo.
  
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