Anime & Manga > Vampire Knight
Segui la storia  |       
Autore: Carlos Olivera    02/10/2012    8 recensioni
Una storia nata dalla Round Robin Threads Of Fate, ed ambientata parallelamente ad essa.
E' trascorso un anno da quando Eric Flyer ha sconfitto Valopingius e fermato i piani di suo nonno, discolpandosi dalle accuse a suo carico ed ottenendo la qualifica di Hunter a tutti gli effetti.
Molte cose sono cambiate in questi 12 mesi, e anche lui un po', così sua madre decide di raccomandarlo al suo amico Kaien perché sia inserito nel progetto di scambio culturale che l'Accademia Cross si accinge ad iniziare. Eric vi si trasferisce con una cert'ansia, sia perchè nella scuola si trova la sua eterna nemesi, sia perchè alla Cross è determinata a studiare anche la persona alla quale tiene maggiormente al mondo, e che disgraziatamente attira i vampiri come le mosche con il miele.
Ma la tranquillità durerà poco. Suo nonno Augusto, infatti, non solo non ha rinunciato al suo disegno di creare con le sue mani la prossima tappa dell'evoluzione dei vampiri, ma non ha neanche dimenticato come Kaname, e soprattutto Eric, abbiano fatto naufragare miseramente il suo primo piano. Ma questa volta, Eric potrà contare su un gran numero di compagni ed alleati.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2

 

 

Al loro arrivo alla stazione di Nagano, Eric e Nagisa trovarono ad attenderli una limousine a noleggio messa a disposizione dalla madre di Eric, con tanto di stemma di famiglia sulla fiancata.

«Ma che cosa le è saltato in mente?» domandò stranito vedendo tutto quello sfoggio di notorietà

«Ho come l’impressione che abbia deciso di mettersi in mostra.» replicò Nagisa con lo stesso tono.

E non sbagliavano.

Segretamente, intimamente, Serena Lorenzi era la personificazione della superiorità e della mania di protagonismo. Ora che il suo casato aveva recuperato tutto il suo potere ed il suo prestigio, e che lei stessa ne era diventata la reggente, voleva che tutto e tutti sapessero del loro ritorno, e che mostrassero il dovuto rispetto anche nei confronti del suo adoratissimo figlio.

«Signori.» disse l’autista aprendo il portello.

Eric si sentiva come un pesce fuor d’acqua, e lo imbarazzava da morire avere addosso gli sguardi di tutta la stazione, quindi si gettò letteralmente dentro la macchina nel tentativo di nascondersi, seguito quasi subito da Nagisa; a quel punto, l’attendente caricò i bagagli che i due ragazzi avevano con sé e la macchina partì in direzione di Hakuba.

Un viaggio di circa tre ore.

«Avremmo anche potuto prendere il treno.» osservò Nagisa dopo che all’interno dell’abitacolo era regnato un interminabile silenzio

«I treni per Hakuba sono interrotti da due giorni.» rispose rispettosamente l’autista «Una frana è caduta sui binari la scorsa notte, e la linea è momentaneamente chiusa.»

«Non c’è che dire.» disse Eric «Cominciamo davvero bene».

A causa di questo contrattempo, arrivarono ad Hakuba che era già quasi il tramonto.

Da quando vi era stata impiantata la scuola nei boschi circostanti il villaggio era molto cambiato, anche se restava ancora una rinomata meta del turismo invernale ed estivo.

Molte case erano state rimesse a nuovo, così come il paese in sé e per sé, e ora rassomigliava quasi ad uno di quei villaggi da cartolina delle montagne austriache o tedesche, anche se il Japanese Style era in parte ancora evidente.

Il transito per le strade del paese di quella limousine bianco perla non attirò più di tanto l’attenzione, ma non che la cosa dovesse stupire, visto e considerato l’estrazione in genere medio alta che contraddistingueva molti degli studenti della Cross.

Sia Nagisa che Eric erano piuttosto provati per il lungo viaggio, e si sentivano le gambe atrofizzate dalla forzata ed insopportabile inattività.

Eric ora non vedeva l’ora di arrivare alla scuola, tanto più che aveva in mente di fare una bella chiacchierata con il suo vecchio amico Kaien, ma trovandosi a passare accanto ad un elegante bar in stile retrò non riuscì a resistere alla tentazione di un cocktail.

«Ferma qui.» disse, e l’autista obbedì.

Lui e Nagisa trascorsero quindi i successivi quindici minuti accomodati ad un tavolino all’aperto, sorseggiando rispettivamente un cuba libre e una bibita analcolica.

«Una città tranquilla, vero mio signore?» disse ad un certo punto Nagisa

«Ma un po’ troppo piena di brutte compagnie.» replicò Eric notando i molti vampiri che giravano per le strade, invisibili e assolutamente comuni per chi come loro due non fosse in grado di riconoscerli.

Tra questi, Nagisa notò una ragazza, quasi una bambolina, proprio come lei, lunghi capelli neri, occhi blu da cucciolo smarrito, con un piccolo neo sotto quello sinistro, e pelle candida; se ne restava seduta, in solitudine, ad una delle panchine di pietra ai piedi dell’orologio al centro della piazza, leggendo un libro.

L’aspetto era chiaramente europeo: forse era francese.

Eric invece, dopo poco, notò qualcun altro, qualcuno che non avrebbe voluto vedere.

«Izumi!» disse scattando in piedi.

Lei e Carmy erano arrivate al villaggio già da qualche ora, ma piuttosto che dirigersi subito a scuola erano volute scendere dalla corriera anzitempo per concedersi un breve giro turistico; e purtroppo, Izumi era talmente presa dal conversare con la sua nuova amica da non essersi accorta di Eric, al punto di essergli passata accanto mentre usciva dal locale dopo aver preso un gelato.

«Eric. Nagisa.» disse con tutta la naturalezza del mondo «Siete arrivati anche voi. Avete fatto buon viaggio?»

«Come sarebbe a dire, avete fatto buon viaggio!?» replicò Eric un po’ inalberato «Perché sei partita senza dirmi niente?»

«Perché sapevo che avresti fatto storie.»

«Dunque, sarebbe lui il tuo boyfriend?» irruppe Carly squadrando il giovane Flyer «Complimenti per la scelta.»

«Ancora con questa storia! Ti ho detto che non è il mio ragazzo!».

Izumi lo aveva urlato così ad alta voce che l’aveva sentita praticamente tutto il locale, e sia lei che Eric, vedendosi guardati in quel modo, abbassarono gli occhi sognando di scomparire.

Nagisa da parte sua non si era fatta coinvolgere dalla discussione, perché i suoi occhi erano ancora rivolti alla giovane ragazza ai piedi dell’orologio. Dopo averla vista la prima volta inizialmente non ci aveva più fatto caso, ma quando risollevò gli occhi vide che nel frattempo si era avvicinato a lei un giovane, più o meno della sua stessa età, aspetto pulito ma velato da quella cert’aria di superiorità propria dei ricchi figli di papà, arroganti e presuntuosi.

Di nuovo, Nagisa cercò di pensare che quelli non erano affari suoi, ma poi si era accorta che i due avevano preso come a litigare, e nel momento in cui aveva visto lui afferrare lei per i polsi, e lei che cercava inutilmente di divincolarsi, qualcosa nel suo animo si era come acceso.

«Nagisa, dove vai?» chiese Eric vedendola alzarsi e allontanarsi a passo spedito.

I due ragazzi stavano proprio litigando, e la ragazza cercava in ogni modo di liberarsi dalla stretta di lui, più giovane forse, ma anche chiaramente più forte.

«Pierre, smettila! Mi fai male!»

«Mostrami un po’ di affetto, Elodie

«Lasciala andare!» disse d’improvviso, ferma ma composta, Nagisa, comparendo come dal nulla accanto a loro.

Seguì un momento di silenzio, in cui entrambi i ragazzi scrutarono la nuova arrivata.

«E tu che cosa vuoi, mocciosa?» disse sprezzante Pierre «Gira al largo, ti conviene.»

«Ti ho detto di lasciarla andare.» replicò invece Nagisa.

Pierre allora lasciò andare Elodie e si concentrò su Nagisa, ma questa non si mostrò per nulla spaventata dai suoi occhi scuri e dai denti che sporgevano leggermente dalle labbra, né tantomeno da quel suo modo di fare da spaccone.

«Non ci senti? Ti ho detto di sparire?».

Fece per afferrarla, ma lei fu più rapida, gli prese il polso e lo costrinse a tenerlo basso dopo un breve ma violento scontro di forza.

«Dannata sgualdrina. Ora mi hai fatto arrabbiare!».

Anche se era un maledetto snob Pierre restava pur sempre un sangue puro, e dopo quello smacco non pareva avere intenzione alcuna di trattenersi, nonostante la presenza di tutti quei testimoni e il sole ancora presente, anche se ormai quasi completamente scomparso.

Poteva essere una bella seccatura, se non che all’improvviso Rohan si trovò a tu per tu con un altro impiccione, e stavolta era un suo parigrado. Se gli occhi di Pierre mettevano paura, quelli di Eric quando perdeva la pazienza o si minacciava la sua succube potevano uccidere.

«Dacci un taglio, ti conviene.»

«E tu chi sei, il suo padrone?» disse Pierre con quel suo tono saccente «Dovresti educarla meglio.»

«E tu faresti meglio a sparire.» replicò Eric

«Chi mi obbliga? Tu?».

Stavolta Rohan aveva davvero passato la misura, e dovette pentirsene; dopo quello che, secondo la sua percezione, era meno di un istante, un dolore tremendo gli aveva improvvisamente infiammato il torace, come se qualcuno gli avesse appena tirato un poderoso colpo a mano aperta.

Ringhiò, cercando di trattenere i mugolii di dolore; per qualche motivo, credeva di sapere cosa fosse appena successo. Guardò Eric, che seguitava a fissarlo, rivolgendogli mentalmente tutte le imprecazioni che conosceva.

«Vattene.» disse Eric con tono di ordine

Date le circostanze, non era proprio il caso di insistere.

«Me ne ricorderò.» disse Pierre girando i tacchi e andandosene via.

Elodie, che aveva assistito a tutta la scena confusa e senza aprire bocca, fu avvicinata da Nagisa.

«G… grazie.» mormorò.

Ora Nagisa cominciava a capire il perché di quella strana sensazione che aveva provato guardandola: forse, in un certo senso, era come lei. Con la differenza che quella poveretta non poteva contare su di un padrone onesto e gentile: al contrario.

Eric stette ad osservare Pierre finché non lo vide intrufolarsi in un vicolo con la coda tra le gambe, quindi, senza aggiungere altro, girò i tacchi e fece ritorno verso la propria macchina.

«Nagisa.» disse con tono di ordine, e lei gli andò subito dietro.

Izumi e Carmy lo seguirono con gli occhi, la seconda incuriosita la seconda quasi preoccupata, quindi lui e Nagisa risalirono a bordo e se ne andarono.

«Che tipo.» commentò Carmy

 

Lasciato il villaggio, la limousine con a bordo Eric e Nagisa si inerpicò lentamente lungo la strada a tornanti che saliva lungo il crinale di una bassa montagna, giungendo infine al cospetto dei cancelli dell’accademia, che si aprirono lentamente al cospetto dei nuovi venuti aprendo loro la strada.

La macchina si fermò davanti al portone, e qui Eric e Nagisa furono fatti scendere dall’attendente, sotto gli sguardi incuriositi e increduli di alcuni studenti che si attardavano da quelle parti attorno all’ora di cena.

In particolare, i vampiri che sostavano nel cortile non faticarono a riconoscere lo stemma impresso sulla fiancata, restando più colpiti degli altri, e quando Eric scese qualcuno azzardò anche un lievissimo inchino, o quantomeno un cenno del capo.

Il ragazzo, tuttavia, non ci fece caso, e mentre era ancora intento a recuperare i suoi bagagli gli si fece avanti una vecchia conoscenza.

Shezka Harker aveva cambiato vita dopo quanto successo durante l’Incidente della Fondazione Manovic, e adesso lavorava, per sventura di quel poveretto, come segretaria personale del direttore; l’accordo raggiunto con l’Associazione per la sospensione della pena era che non si allontanasse mai da Kaien, suo supervisore, assistendolo nel suo lavoro di direttore dell’accademia, un compito che purtroppo assolveva fin troppo bene.

«Shezka.» disse sorridendole sinceramente

«Ne è passato di tempo, Eric-dono. Nagisa-sama

«Non c’è bisogno di tutte queste formalità.»

«Il direttore Cross la sta aspettando. La accompagno da lui.»

«D’accordo. Nagisa, tu aspettami qui.»

«Sì…» rispose lei col suo solito tono.

 

Prima ancora di varcare la soglia del suo ufficio, Eric riuscì quasi a sentire la presenza del direttore Cross, letteralmente, e nell’istante in cui Shezka aprì la porta dopo aver bussato rispettosamente un paio di volte il ragazzo ritrovò il suo vecchio amico uguale identico a come lo aveva lasciato.

Kaien era spaparanzato sulla sua poltrona, una chitarrina giocattolo in mano, e mimava, senza riuscirci minimamente, la canzone riprodotta dal suo vecchio giradischi, un Armstrong anni ’50.

«Eric, amico mio!» disse posando il suo strumento e spalancando le braccia «Benvenuto nella mia umile dimora!»

«Umile, la chiama.» mormorò il ragazzo tra sé e sé

«Ma prego, non restare sulla porta! Accomodati! Abbiamo tanto di cui parlare. Shezka, per favore, portaci del tè.»

«Subito, signor direttore».

Shezka portò loro due tazze di ottimo tè inglese, e i due Hunter furono quindi lasciati soli. Eric aveva qualcosa di strano; aveva detto e ripetuto più volte che appena avesse rincontrato Kaien gli avrebbe fatto vedere le stelle, eppure sembrava calmo e rilassato come non capitava spesso.

In realtà, era solo la calma che precedeva la tempesta, nonché la volontà, stretta con le unghie e con i denti, di darsi il maggior contegno possibile.

«E tua figlia Yuuki

«L’ho mandata in Europa, da amici. Con tutti questi vampiri in giro, meglio per lei stare il più lontano possibile dalla scuola.»

«Già.» disse Eric fulminandolo «Appunto.»

«Sono felice che ti abbiano scontato la pena.» disse il direttore come se non si fosse accorto di niente «In fin dei conti, erano stati anche troppo severi.»

«Non fa niente. È la prassi.»

«Tuo nonno era sul punto di provocare un’apocalisse con i suoi progetti e le sue ricerche. Tu e Nagisa lo avete fermato, ma nonostante ciò hanno ritenuto comunque doveroso infliggerti una punizione per aver disobbedito ad un ordine che, tra l’altro, era venuto da una mela marcia.

Alle volte mi viene da dubitare della sanità mentale dei vertici dell’Associazione.»

«Quello che conta, è che si sia riusciti a fermarlo. E il fatto che negli ultimi dodici mesi non abbia più fatto parlare di sé mi fa stare tranquillo.»

«Io non dormirei troppo sugli allori.» disse Kaien facendosi serio e portandosi la tazza alle labbra «Sappiamo bene tutti e due che quell’uomo è come la fenice. Rinasce dalle sue ceneri. Lo ha già fatto una volta, e non c’è dubbio che lo rifarà, sempre ammesso che non sia già accaduto».

Poi, quasi a voler sdrammatizzare le sue stesse parole, il direttore tornò l’ebete di sempre.

«Piuttosto, Eric! Dimmi, dai! Come vanno le cose tra te e la signorina Asakura?».

Era la domanda che Eric stava aspettando… e che segnò la condanna del direttore.

Da un momento all’altro Shezka, che sedeva alla propria scrivania subito fuori dalla porta dell’ufficio, udì un gran fracasso provenire dall’interno, al quale tra l’altro non prestò la benché minima attenzione, accompagnato da grida ed esclamazioni di dolore.

Un secondo dopo, il direttore era sdraiato a terra, tutto un livido e bernoccoli, e schiacciato a terra dal piede possente di Eric che lo premeva senza pietà dietro la schiena.

«Non fare il finto tonto, razza di sciagurato! Credi che non lo sappia che tutta questa storia è opera tua?»

«Pietà! Ti prego! Ho famiglia!»

«Ti rendi conto di quello che hai fatto? Ti rendi conto di quello che rischia Izumi a stare in un posto simile?»

«In primis.» disse il direttore rifacendosi serio e rimettendosi in piedi «È stata un’idea di tua madre, e anche io all’inizio ero contrario. E in secondo luogo, con che pretesto potrei non ammettere qualcuno che ha fatto regolare domanda ed ha avuto uno dei risultati più alti di sempre agli esami di ammissione?».

Eric restò un momento basito, quindi provò a calmarsi.

Conosceva fin troppo bene Izumi e la sua testardaggine, e a ben guardare non c’era niente che potesse essere fatto per impedirle o proibirle di frequentare la scuola, a parte ovviamente legarla al letto e chiuderla in casa.

«E poi.» riprese il direttore «Se devo essere franco, non credo che tu debba vederla in modo tanto negativo?»

«Davvero? Dammi una sola ragione per non farlo.»

«La stessa per la quale lei ha voluto mettersi in gioco in questo modo. Credi che Izumi non sia consapevole del fatto di rischiare così tanto venendo qui?».

A quella domanda provocatoria Eric non seppe cosa rispondere.

«Quello che vuole dimostrare lei a te, è esattamente la stessa cosa che voglio provare io all’Associazione Hunter e al mondo intero con questo progetto.

Che tra umani e vampiri possono esservi dialogo ed amicizia dopo secoli di guerra, e che non tutti i vampiri sono bestie assetate di sangue.

Se tu stesso cominciassi a vedere i vampiri come dei tuoi pari, e dei compagni di cui potersi fidare, invece che come un abominio della natura, forse capiresti i sentimenti di quella ragazza.»

«Questo non me lo puoi chiedere.» replicò Eric stringendo i pugni «È vero che le mie posizioni sono un po’ diverse rispetto a poco tempo fa, ma c’è un limite alla fiducia che mi sento di poter riporre in quelle bestie».

Il direttore guardò un momento il ragazzo, poi andò ad affacciarsi alla finestra.

«Ad essere sinceri, non è solo Izumi ad avermi creato parecchi grattacapi. Per avere il permesso a farti frequentare questa scuola, sia io che Serena abbiamo dovuto venire a molti accordi, e accettare un gran numero di compromessi.

Il tuo sorvegliante speciale sarà qui a giorni, e fino ad allora la responsabilità della tua sorveglianza ricade su di me. Ma comunque vada, sappi fin da ora che alla minima infrazione il castello di sabbia crollerà, e tutto tornerà come prima.

Per questo motivo, ti pregherei di stare lontano dai pericoli e dai guai, e di non attaccare briga con nessuno, anche se so che sarà difficile».

Eric abbassò gli occhi: sapeva benissimo a chi il direttore si stesse riferendo, e al solo pensarci il sangue sembrò ribollirgli nelle vene.

«Comunque, per ora non pensiamoci più.» disse quindi Kaien lanciandogli una coppia di chiavi «Queste sono le chiavi della tua stanza e di quella di Nagisa. Andateci e fatevi belli, perché questa sera c’è una festa.»

«Una festa!?»

«La festa di benvenuto, ovviamente. E non cominciare come tuo solito con i “non ho voglia”, e “non mi interessa”, perché tanto ci vieni lo stesso».

Eric non poté controbattere; da una parte, per qualche motivo che ancora non capiva, rispettava ed ammirava il direttore, e non se la sentì di obiettare.

«D’accordo.» disse girando i tacchi ed aprendo la porta

«Ti è stata offerta una grande occasione, amico mio.» disse Kaien mentre il ragazzo usciva «Non rifiutarla o gettarla via per una questione di odio e di orgoglio».

 

Il ricevimento si tenne poche ore più tardi, nel grande salone adibito a refettorio, e tramutato per l’occasione in una gigantesca pista da ballo.

Tutti gli studenti di entrambi i dormitori erano presenti, ed erano a tal punto mescolati gli uni agli altri che veniva quasi difficile credere vederli come appartenenti a due mondi che, oltre ad essere così diversi, si erano fatti la guerra praticamente da sempre.

Di fronte ad una cosa simile, il sogno proibito del direttore non sembrava più così tanto un sogno.

C’era molta voglia di cominciare, molto ottimismo, e tutti si stavano lasciando trasportare.

L’unica persona che proprio non riusciva ad essere tranquillo e a godersi la serata era Eric; se ne restava in disparte, in un angolo della sala, schiena al muro e braccia conserte, con un occhio rivolto a terra e l’altro che, come un mirino, teneva sotto tiro uno solo delle centinaia di ragazzi e ragazze che affollavano il salone.

Izumi era splendida.

Aveva indossato per l’occasione il vestito bianco che i suoi genitori le avevano regalato per l’ultimo compleanno, un abito da cerimonia con una lunga gonna stretta e spalline scoperte, e conversava amichevolmente con alcuni vampiri come fosse stata la cosa più naturale del mondo, ridendo e scherzando.

Non sapeva se chiamarla perseveranza, avventatezza, o semplicemente ingenuità.

Restava il fatto che lui non riusciva ancora a fidarsi completamente dei vampiri, e non era sicuro che le cose potessero un domani cambiare.

Anche Eric, però, era osservato.

Tralasciando gli sguardi ammaliati delle giovani ragazze umane, tutti i vampiri presenti in quella sala, chi prima o chi dopo, avevano posato gli occhi su di lui, e a poterle udire voci e considerazioni a bassissima voce si inseguivano l’una con l’altra senza sosta.

«È lui? – Sì, è lui. – L’erede dei Lorenzi. – È anche un Hunter. – Dicono che abbia combattuto col capo-dormitorio».

Tra tutti, però, fu una giovane umana quella che parve mostrare il maggiore interesse nei suoi confronti, un interesse che però non aveva niente a che spartire con quello delle sue compagne.

I tratti erano dell’est Europa, aveva capelli biondi corti e occhi scintillanti, da felino riottoso, oltre a vari piercing e tatuaggi che ne accrescevano l’aura aggressiva e battagliera. Lei ed Eric d’un tratto incrociarono casualmente gli sguardi l’uno dell’altra, e per un attimo parvero quasi riconoscersi, come una coppia di spiriti guerrieri che riescono quasi a vedere nell’altro il proprio riflesso.

Fu solo quel momento, poi non si cercarono più, e ognuno tornò a farsi i fatti propri.

Ad un certo punto, però, sul fare delle dieci, vi fu un istante di assoluto silenzio, corrispondente all’istante in cui il capo-dormitorio Kuran, che fino a quel momento si era fatto desiderare, comparve al portone d’ingresso della sala con al seguito il suo entourage di fedeli seguaci al gran completo.

Erano gli studenti più in vista e rispettati della Night Class, nonché tra i pochi che fossero rimasti alla scuola al termine dell’ultimo anno scolastico, quindi la loro presenza non passava mai inosservata.

Si presentarono nel salone molto eleganti e sicuri di sé, catalizzando subito l’attenzione di tutti, o quasi, e come succedeva praticamente sempre qualche ragazza intraprendente si avvicinò ad alcuni di loro per offrire regali o qualche pensierino, puntualmente accettati.

Aidou si comportava, come al solito, da autentica primadonna immatura e narcisista, ma forse nel suo caso era proprio questo a procurargli tutte quelle ammiratrici.

«Buonasera a tutti!» disse il direttore comparendo dal nulla sul palco in fondo alla sala, rinchiuso in un abito buono che Shezka lo aveva costretto ad indossare e che non vedeva l’ora di togliere «In qualità di direttore di questa scuola, do a tutti voi un caloroso benvenuto all’Accademia Cross. Spero che vi troverete bene qui con noi, e che possiate avere la migliore esperienza possibile.

E adesso, divertitevi.» e detto questo scappò via prendendo a spogliarsi prima ancora di essere uscito.

La maggior parte dei ragazzi del gruppo di Kaname si dispersero, facendo il possibile per riuscire a mescolarsi tra gli altri studenti.

Kaname era, come al solito, guardato a vista da Seiren, e anche se Eric aveva cercato di non darlo a vedere quando era arrivato i due si lanciavano continuamente delle occhiate provocatrici, come una coppia di falchi pronti a saltarsi addosso appena uno avesse provato ad entrare nel territorio dell’altro.

Purtroppo, c’era anche dell’altro.

Ai più, uno come Enrico Lorenzi da Cassino, o semplicemente Eric, incuteva rispetto, devozione e sudditanza, come si confaceva ad un sangue puro di nobilissimo lignaggio, ma c’era chi, per propri motivi, di rispetto nei suoi confronti non voleva neppure sentir parlare.

Da qualche minuto Eric aveva iniziato a farsi i fatti suoi, fissando il terreno con la testa persa nei propri pensieri, quando una presenza fredda e minacciosa accanto a lui lo spinse a rialzare gli occhi, incrociando quelli, blu come i suoi ma pieni di apparente astio e sufficienza, di Aidou Hanabusa.

Ad Eric venne quasi da ridere: eccola la vera faccia di Aidou-sempai, pensò tra sé e sé; altro che infantile primadonna.

«Tu sei l’erede dei Lorenzi, non è vero? Il nipote di quel traditore di Augusto».

Per prassi il giovane Flyer non voleva neanche essere accostato a suo nonno, per qualsiasi motivo, ma nonostante ciò, forse per non dare spettacolo, in quell’occasione il ragazzo parve voler far finta di niente, e riabbassò lo sguardo.

Da parte sua Aidou trovò quel comportamento chiaramente provocatorio.

«Sia chiara una cosa. Non mi importa quello che gli altri pensano di te. Per come la vedo io, il tradimento è un crimine che si ripercuote di padre in figlio, e che in alcun modo può essere perdonato.

Visto che sei un mio superiore sono obbligato a comportarmi in un certo modo, ma voglio che tu sappia che il mio rispetto non lo avrai mai. E ti posso assicurare che non sono il solo a pensarla così».

Eric si trattenne dal ridergli in faccia. Come se del rispetto dei vampiri gli importasse qualcosa; e poi, essere odiato da un lacchè di Kuran era quasi una gratificazione, almeno per il suo metro di giudizio.

L’apparente insensibilità di Flyer a questa ennesima provocazione fece andare Aidou ancora più fuori dai gangheri, ma nonostante ciò il giovane Hanabusa decise comunque che per il momento era meglio lasciar perdere, se non altro per non guastarsi la serata.

Nel mentre, Izumi aveva lasciato il salone attraverso una delle numerose porte-finestre, ed era uscita nel grande terrazzo panoramico per osservare la stupenda notte stellata che il cielo aveva concesso dopo giorni di pioggia.

D’un tratto, mentre i suoi occhi erano persi verso l’alto, ebbe la sensazione che qualcuno le fosse comparso accanto, e voltatasi alla propria destra si trovò a tu per tu con Kaname.

«Kuran-sempai…» disse incredula

«È passato molto tempo, Izumi.» le disse con tutta la gentilezza ed il candore del mondo «Sono felice di rivederti».

Izumi aveva visto Kaname solo una volta, ma nonostante ciò era letteralmente terrorizzata da lui. I suoi occhi erano troppo strani, troppo magnetici; sembravano proprio quelli di un predatore che li sfrutta per individuare ed ipnotizzare la sua preda.

Non che ne avesse paura: semplicemente, a differenza di quanto accadeva con le altre persone, non riusciva a capire cosa quel ragazzo avesse dentro, ed era questo a spaventarla maggiormente. Non era certa di potersi fidare di lui.

Probabilmente Eric lo aveva capito da tempo, e forse era proprio questa la ragione tanto dell’atteggiamento nei suoi confronti quanto, peccando di generalizzazione, della sua scarsa considerazione per i vampiri.

«Dimmi. Come sta Eric? Come è trascorso questo anno?»

«Abbastanza bene.» rispose Izumi dopo qualche esitazione «È un po’ cambiato. Maturato.»

«Lo immagino. E forse, dovrei ringraziare te se questo è stato possibile.»

«Come!?».

La cosa, che già di per sé non era iniziata sotto i migliori auspici, minacciò di andare troppo oltre quando Kaname alzò una mano come a voler sfiorare quella di Izumi, senza che lei, troppo impegnata a cercare di capire quegli occhi, o forse rapita da essi, facesse niente per impedirlo.

Seguì un istante interminabile, e quella mano si ritrovò d’improvviso a venire afferrata da un’altra, ugualmente possente, che la costrinse a rimanere immobile.

Fu come se quel semplice gesto avesse attirato l’attenzione di tutti, perché per un attimo buona parte degli invitati volsero gli sguardi verso Eric che, comparso come dal nulla accanto a Kaname, stringeva saldamente il suo polso guardandolo in cagnesco, e ricevendo in cambio un enigmatico sguardo di sufficienza e sfida al tempo stesso.

I due ragazzi si fissarono per interminabili secondi, a loro volta fissati da Aidou e gli altri, oltre che da quasi tutti i vampiri abbastanza vicini da poter assistere alla scena.

«Che sorpresa.» disse Kaname gentile ma sfacciatamente provocatorio «Credevo non ti saresti mai accorto di me».

Eric non raccolse la provocazione, almeno apparentemente.

«Izumi. Torna dentro.»

«Ma… ma io…» tentò di dire lei tornando in sé

«Izumi.» replicò il ragazzo guardandola e parlandole in un modo che lei stessa avrebbe ritenuto impossibile «Devo ripeterlo di nuovo?».

Di fronte ad una simile risolutezza la ragazza non poté fare altro che obbedire; Eric aspettò che fosse effettivamente rientrata, e solo allora lasciò andare Kaname, sotto gli sguardi enigmatici, e nel caso di Aidou palesemente irati, degli altri studenti della Night.

«Azzardati ad avvicinarti a lei anche solo per sbaglio» disse nell’orecchio a Kaname mentre se ne andava «E quanto è vero iddio ti incenerisco. E vale anche per i tuoi tirapiedi».

E detto questo, il ragazzo se ne andò, sia dal balcone che dalla sala.

«Ma chi si crede di essere?» ringhiò Aidou vedendolo andare via «Se non fosse che è un sangue puro, gli darei volentieri una lezione come si deve a quel traditore rinnegato bastardo.»

«Per il tuo bene, è meglio se non ci provi.» gli disse Shiki, che Eric lo conosceva meglio di altri

«Cosa!?»

«Ha ragione.»

«Rima, anche tu!?»

«Faresti meglio a dargli ascolto.» disse Ichijo «Saresti morto prima ancora di avvicinarti.»

«Ma si può sapere che è questa storia. Sembra quasi che abbiate paura di lui».

 

Izumi, piuttosto risentita e colpita per l’atteggiamento di Eric, aveva lasciato la festa, e ora sedeva in solitudine ai piedi di un albero nei pressi della grande fontana al centro del cortile, ancora intenta ad osservare la luna piena che si stagliava nella volta oscura, parzialmente coperta dalle nuvole.

Faceva freddo.

Ad un certo punto, dopo una decina di minuti, fu raggiunta da Eric; sembrava essersi calmato, ma era chiaro che era ancora molto nervoso.

«Ma che cosa ti è preso?» gli domandò alzandosi in piedi

«Che cosa è preso a te, piuttosto. Come ti è saltato in mente di avvicinarti a lui?»

«Stavamo solo parlando.»

«Hai dimenticato tutto quello che ha fatto? Tutti i crimini che ha commesso? Se non fosse che è un sangue puro, a quest’ora sarebbe già cenere.»

«Ma ci ha aiutati. Ha aiutato te.»

«Credi che lo abbia fatto per altruismo? Kaname Kuran non è un essere vivente, è una macchina. Non fa mai niente per niente, e anche se cerca di far credere il contrario non possiede emozioni.

Quelli come lui hanno sempre un secondo fine, e speriamo di non dover mai scoprire quale sia.»

«Eric, questo odio per i vampiri e per Kaname non ti porterà da nessuna parte.

Perché ti vergogni tanto di essere un vampiro?»

«Tu non puoi capire.»

«Hai ragione, non posso. Però ho capito da diverso tempo quanto tu sia buono e nobile. Non puoi lasciare che odio e rancore intacchino quello che sei, e quello che stai diventando».

Eric guardò in basso, digrignando i denti. Quello che era successo, dal suo punto di vista, era solo l’ulteriore dimostrazione che Izumi sarebbe stata in pericolo ogni secondo della sua vita fino a quando fosse stata alla Cross.

«Non saresti dovuta venire qui. È molto meglio se torni a Tokyo.»

«Non se ne parla. Non ti lascerò qui a farti divorare dall’odio per Kaname e per i vampiri».

Per la prima volta da che ne aveva memoria, Eric sentì di stare perdendo il controllo, e forse dimenticando la sua vera forza afferrò Izumi per gli avambracci in un misto di rabbia, paura e frustrazione.

«Izumi, non puoi continuare così! Non puoi rischiare la vita in questo modo!»

«Eric aspetta. Così mi fai male!»

«Potrebbero ucciderti, lo capisci o no?».

Di nuovo, un istante parve squarciare la tensione di quel momento, e da un secondo all’altro Eric si ritrovò con una pistola puntata alla testa, ed il suo aggressore a sua volta tenuto sotto tiro da Nagisa, comparsa come al solito dal nulla in difesa del suo padrone.

Zero non aveva mai visto Eric Flyer, pur avendo sentito parlare di lui, quindi dal suo metro di giudizio, ed in base a quel poco che aveva visto prima di intervenire, quello che stava accadendo era semplicemente il tentativo di aggressione da parte di un vampiro ai danni di una ragazza umana.

«Niente vampirismo in questa scuola.» disse apparentemente indifferente al taglio di mano che Nagisa teneva appoggiato al suo collo

«No, aspetta.» si affrettò a dire Izumi, visto che Eric non pareva intenzionato in alcun modo a difendersi «Non ha tentato di aggredirmi.»

«Non è quello che ho visto io».

Eric e Zero si fissarono per alcuni secondi, poi, forse in segno di distensione, Eric ordinò a Nagisa di allontanare la mano, comando che la ragazza, pur riluttante, eseguì.

Nonostante ciò Kiryu continuò ad essere scettico, ma per fortuna intervenne il direttore a salvare la situazione.

«Lascia stare, Zero.» disse comparendo da un boschetto «È tutto apposto. Lui è Eric Flyer, ed è un mio amico».

Nel sentire il nome Flyer Zero, pur con qualche evidente esitazione, abbassò e rinfoderò la pistola; che Eric Flyer fosse un cacciatore unico nel suo genere già lo sapeva, ma che fosse addirittura un vampiro era una cosa che nessuno si era mai preoccupato di dirgli.

Da parte sua, Eric concluse che quella serata doveva finire quanto prima; era chiaro che nell’aria c’era troppa tensione, e visto che Izumi non sembrava avere alcuna intenzione di tornare sui suoi passi, l’unica cosa da fare per il momento era lasciare che gli eventi seguissero il loro corso.

E poi, nonostante tutto, si fidava del direttore, sapeva di poter contare su di lui.

«Non si era detto niente problemi?» disse il direttore quando Eric gli passò accanto.

Il ragazzo non rispose, e dopo aver augurato un’asettica buonanotte se ne andò, accompagnato con Nagisa e seguito con lo sguardo dai tre umani.

«Ora.» disse Kaien ad Izumi «Penso sia il caso che anche tu faccia ritorno in stanza.»

«Sì, capisco.» rispose lei come una bambina cattiva che viene messa in punizione «Allora… buonanotte.» e detto questo se ne andò dopo aver fatto un leggero inchino anche a Zero

«Zero.»

«Sì?»

«Tieni sempre d’occhio quella ragazza. È come un coniglio succulento in una gabbia di cani da caccia.»

«Cani selvaggi o addestrati?» domandò provocatoriamente il ragazzo

«Addestrati, credo. Ma anche il cane più addestrato a volte cede all’istinto».

 

 

Nota dell’Autore

Salve a tutti!^_^

Scusate il ritardo abnorme ed osceno, ma questa settimana ho avuto qualche problemino, e così ho avuto poco tempo per scrivere.

Ora cominciano le cose serie, e come vi avevo promesso, un po’ per volta, stanno cominciando ad apparire i vari OC arrivati fermo posta da ToF.

Inoltre, a tal proposito, vi informo che ai personaggi già citati nel prologo se ne è appena aggiunto un altro: si è appena infatti aggiunta, con l’autorizzazione di Harella, anche Raven Ohak.

Eric si mette subito in mostra, vero? Per citare Wasabi “Appena arrivato, e sei già nella m….”.

E da qui in avanti le cose si faranno sempre peggio, credetemi.

Per un po’ saranno capitoli semplici, di presentazioni, ma tranquilli che la situazione precipiterà in fretta.

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Vampire Knight / Vai alla pagina dell'autore: Carlos Olivera