Cominciai a correre nel bosco, nello scuro bosco brasiliano che aveva accolto il mio sconforto, che mi aveva consolato quand'ero triste.
Gli dissi addio, perché sapevo che una volta vista non sarei più riuscito a starle lontano, mai più.
Ero stanco di provarci, stanco!
Andai verso l'aereoporto ed accesi il telefono dopo mesi.
Tante chiamate perse da Alice, due da Esme, tre da Emmett e... quello che lessi mi sconvolse, non ci credevo.
Strizzai gli occhi, sperando che fossi rintontito dentro quel buco.
Bella mi aveva chiamato? Lei aveva pensato a me, povero mostro senza cuore?
La chiamata risaliva a tre mesi prima.
Intanto ero giunto davanti al grande edificio.
In circa mezz'ora arrivai nell'aereo.
Quello fu il viaggio più lungo della mia vita, il più penoso.
Tante domande e nessuna spiegazione o risposta.
Come poteva aver pensato a me dopo tutto quello che le avevo fatto?
Mi amava ancora o voleva farmi sapere che era felice? Che magari aveva trovato l'amore della sua vita.
Scesi dall'aereo.
Seattle, aria di casa, aria di quel paradiso dove avevo trovato il mio angelo personale, quell'angelo che avevo tanto ferito andandomene.