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Autore: Ordinaryswan    02/10/2012    3 recensioni
Serena, non è la solita ragazza sfigata, è bella con un autostima sotto le scarpe. Passa i giorni a studiare per non deludere i propri genitori. Non si lascia andare mai. E' all'ultimo anno di liceo, tormentata per non aver mai avuto esperienze con un ragazzo. Beh, prima che non le si presenti alla porta di casa un odioso fratellastro.
-“A casa mia, tranquilla non c'è nessuno” Se ne uscì con il suo sorriso malizioso che mi fece perdere un battito. Non doveva avere quell'effetto su di me. Non poteva. Lui era solo uno stronzo, bello e stronzo come tutti, come tutti quelli, no come tutto il genere maschile. -
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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“Che giornata di merda” dissi tornando a sedere al mio posto.

“Che hai?”

“Senti mi ha tenuta due ore per un interrogazione, e mi chiedi cosa ho?”

“Sì, eri nervosa già prima, solitamente quando insulti Silvia lo fai solo per sfogo” Come faceva a saperlo? Sorvolai su questa cosa, ci avrei pensato nuovamente in un altro momento.

“Niente, ho un impegno scomodo stasera”

“Cos'è il trombamico non funziona più?” Non gli risposi nemmeno, alzai solo gli occhi al cielo scuotendo la testa. Ci mancava solo lui con le sue cazzate e poi la mia giornata sarebbe stata l'incubo fattosi realtà.

 

A casa studiai come una pazza per il compito, menomale il mio compleanno era di sabato. E io il sabato non andavo a scuola.

Tolto quell'impegno aiutai mia sorella a prepararsi per la cena, voleva essere come Alice nel Paese delle Meraviglie, mi chiedevo cosa le mettessero nel latte le maestre di scuola. Okay che si chiamava Alice però non era quel personaggio.

Era il contrario di me, espansiva, carina, sportiva, bella e bionda con i miei stessi occhi, almeno quelli. Il grigio, cupo e misterioso, che su di me però faceva schifo.

La mia non era non autostima, ma consapevolezza.

“Papà mi ha detto che lei ha anche un figlio” disse come se fosse niente.

“Cosa?”

“Ah e che devi far trovare tutto pronto per quando arrivano” continuò la mocciosa.

“Una fettina di culo no eh?”

“Non dire quelle parole!”

“Scusami principessa” Sì, principessa sul pisello. Se si aspettavano che facessi da cameriera avevano proprio sbagliato.

Sbuffando e borbottando cose non definite preparai un arrosto e il contorno.

Verso le otto sentii suonare alla porta, il cuore prese un ritmo anomalo. Se fosse stata come la matrigna cattiva? Se il figlio fosse un drogato o un neonato? Il panico.

Arrivai, mentre il mio cervello lavorava tutte queste cose, alla porta ed aprii.

Il sorriso di mio padre mi incoraggiò per un attimo.

Poi vidi accanto a lui una donna, castana, bella con degli occhi azzurri a me conosciuti. Spostai lo sguardo ancora un po'.

No! Non era vero. Era il peggior incubo. Il peggior disastro. Lui come me mi fissava allibito. Quegli occhi azzurri si scontrarono violentemente con i miei grigi. Dannazione, perché proprio lei e proprio lui?

“Serena, lei è Giulia e lui è Mattia” disse mio padre.

“Piacere bella” si sporse Giulia, le diedi la mano ancora con lo sguardo vago. Mi girava la testa.

“Piacere Mattia” Disse lui ridacchiando.

Gli diedi le spalle e li feci entrare.

“Non essere maleducata!” mi rimproverò Alice che quasi gli era saltata in collo, prima con lui e poi con Giulia.

Ero irritata come non mai.

Lui no. Tutto tranne lui come fratellastro.

… Mi tornò in mente perché lo odiavo

 

Ehi hai visto la mia bicicletta nuova?” chiesi io. Avevo appena compiuto otto anni.

Quella che ha rotto Mattia.. Sai ci ha fatto ridere”

Chi è Mattia?”

Il nuovo arrivato, è tremendo” La bici era l'unico regalo che avevano potuto farmi i nonni, quelli lontani. Ci tenevo.

Ah e dov'è?”

Lì” era con Marina, la bambina che più detestavo.

Andai di corsa, quasi piangendo.

Perché hai rotto la mia bici”

Perché sei brutta”

 

Da quel giorno non lo incontrai più fino al liceo, anche lì si era dimostrato per lo stronzo deficiente che era. Per lui ero brutta e lo sapevo dall'età di otto anni. Lui in prima liceo si mise insieme a Marina, quella befana. Ancora stava per i corridoi del liceo.

Poi, troppi episodi erano successi nel corso di quei quattro anni. Solo che stavolta rispondevo altrettanto. Non mi piaceva e non lo volevo in casa mia.

Ci sedemmo a tavola subito. Rimasi in silenzio mentre mia sorella raccontava la sua giornata, risposi solo a qualche domanda generale che mi fece Giulia.

“Sere, fai vedere la casa a Mattia, dai che domani vengono a vivere qui”

“Torno da mamma” sbottai, mi stavano fissando tutti, fantastico.

“No, tu sei affidata a me due settimane e devi accettare anche loro” disse serio mio padre.

“Caro, non forzarla è una ragazza” disse Giulia. Oh fanculo anche a lei.

Guardai Mattia e gli feci cenno di seguirmi.

Mi mise un braccio intorno alle spalle e dovetti respirare profondamente per evitare di prenderlo a pugni.

“Questa è la mia stanza, ora le hai viste tutte e due”

“E' più carina l'altra” disse. Era vero, erano solo due giorni che stavo in quella. E c'era solo l'armadio leggermente decorato.

“Pensi che mi piaccia questa situazione?” mi domandò.

“Non lo so cosa pensi”

“Non mi piace, ma tuo padre rende felice mia madre, non la vedevo sorridere da anni, vedi di non mettere i bastoni tra le ruote” Sentii una fitta allo stomaco. Ero stata egoista, molto. Non avevo minimamente pensato a cosa potesse provare lui o lei, dopo tutte le cose che gli erano successe.

“Scusami” dissi e lui mi sorrise. Si guardò ancora intorno.

“E questo cos'è?” domandò retorico prendendo in mano un reggiseno in pizzo che stupidamente avevo lasciato fuori dal cassetto. Diventai rossa, sentii il sangue riempirmi le guance.

“Sei carina come pomodoro”

“Mettilo via” dissi e tornammo dagli altri.

Giulia non era affatto male. Ci parlai un po' anche per scusarmi per come avevo reagito dopo la cena.

Ci salutarono con dei baci sulla guancia. Arrossii come una stupida quando Mattia mi venne incontro, ripensai a quel fottuto bacio, che sciocca! Era un gioco.

“Ciao pomodoro” mi disse all'orecchio. Perfetto, aveva notato il rossore, di nuovo!

“Ciao idiota” sempre carina.

 

A scuola ci evitavamo come sempre. A lezione poche parole e nessun commento sulla serata precedente. Era inutile commentare il mio incubo, ormai c'ero dentro.

Prendere l'autobus insieme mi fece ancora più nauseare.

“No aspetta, io dovrei condividere con te pure il bus?”

“Sì e la camera”

“Cosa?!”

“Il salone è grande e faranno una divisione facendoci una camera per me, nel frattempo dormo nella tua” Mi girai dall'altra parte, ottenendo solo delle risate. Sentii poi il peso sulle spalle farsi leggero, mi stava togliendo la cartella, ancora.

“Domani tuo padre ci lascia casa libera per il tuo compleanno, invitiamo un po' di gente ti va?” Oh fantastico, avrei dovuto organizzare qualcosa? Ovvio che no.

“Okay, non voglio nulla di esagerato” Entrammo in casa, vuota ovviamente. Alice faceva il tempo pieno. Padre a lavoro, e Giulia... che ne sapevo io di Giulia?

Buttò gli zaini per terra.

“Ah, immagino che tu dormirai per terra così tieni compagnia al mio zaino visto che ci tieni tanto” frecciatina. Annuì solamente e dopo aver mangiato uscì senza dire niente.

Le sorellastre, per quanto ne sapevo, si facevano i cazzi propri. Mi buttai sul letto e finii per addormentarmi.

 

Mi svegliò mia sorella, squillante come non mai.

“Dov'è Mattia??” urlava, pazza.

“È uscito”

“E quando torna? Dimmelo!” Mi girai dall'altra parte.

“Mai spero”
“Speri male” mi arrivò la sua voce calda dal corridoio.

Alice gli saltò in collo e lui la riempì di baci. Un bruciore allo stomaco. Possibile? Forse era fame.

Gelosia stupida voce nella testa, taci!

Mugolai e spiaccicai la faccia sul cuscino.

“Non vuoi salutarmi anche tu?”

“Sparisci!” dissi e rise di gusto.

Si infilò in bagno, lo vidi con la coda dell'occhio. A fianco alla porta c'era una valigia, così decisi di fargli spazio nel mio armadio lasciandogli un cassetto, e uno scomparto. Gli altri tre erano miei, e per tutte i miei pazzi vestiti.

Non mi feci trovare in camera quando uscì dalla doccia. Ma fu lui a trovare me.

Era in boxer, gli addominali scolpiti uno ad uno. Pettorali, braccia muscolose, mi soffermai anche troppo a guardarlo.

“Mi puoi dire dov'è il phon?” e mi travolse con il suo sguardo. Perché quella tortura? Perché non poteva chiederlo ad Alice?

“Mobiletto a destra nel bagno”

“Grazie Sere” non aveva usato nomignoli. Wow. Passi avanti.

Tornò a capelli asciutti e proprio in quel momento rientrarono anche i genitori, di uno e dell'altro.

Iniziai a cucinare per tutti, fortunatamente Giulia mi aiutò e Mattia apparecchiò il tavolo. All'apparenza sembravamo una famiglia.

I suoi occhi continuavano a fissarmi. Oh avrei avuto tregua? Perché si divertiva così?

 

“E quindi domani sono diciotto” Annunciò mio padre a cena.

“Piccoletta” disse Mattia guardandomi dritta negli occhi, gli tirai un calcio da sotto il tavolo. Fece una smorfia ma non disse nulla.

“La torta te la portano domani nel pomeriggio, per il resto ci pensa Mattia” concluse Giulia.

“Grazie” dissi in un sussurro, ci mancava solo che dovessi dipendere dai loro piaceri.

 

POV Mattia

Amavo farla sbuffare, farla arrossire, chiamarla nei modi più assurdi e darle noia.

Non lo so, lei era così e basta.

Ero uscito perché avevo voglia di stare con qualche ragazza di quelle superficiali, ti soddisfano, non chiedono niente e se ne vanno.

Certo non ti regalano i sorrisi belli come quelli di Serena. Ah, era inutile pensare a lei, lei era off limits. Si vedeva con Alessandro, e di questo ne ero certo, quale altro ragazzo che lei conosceva poteva aver fatto sesso con lei? Lui e basta.

Gli altri la desideravano, sì, quanti pensieri ci eravamo fatti su di lei io e miei amici.

La misteriosa ed affascinante Serena. Quella strana ma sexy. Quella che quando ti guarda ti fa morire dentro. Beh, non dovrei esagerare, quelli erano i pensieri dei miei amici.

Per me rimaneva la sfigata Serena, certamente sexy, ma sfigata e fastidiosa. Odiosa ragazzina viziata.

Meglio sua sorella!

Anzi Alice era qualcosa di tenero e carino, una sorellina da strapazzare.

Se Serena si lasciasse andare come la sorella, sarebbe davvero scopabile. Oh quante cazzate dicevo, ero solo nervoso di dover rientrare in casa e dormire nella stessa sua stanza. Ero nervoso? Cazzo, quella situazione mi stava facendo rammollire.

Offendetemi pure, lo so che può essere scontato, molto scontato il fatto che Mattia sia il suo fratellastro, ma volevo che andasse così.  Graaazie tanto ^^ A presto, Cri
 

  
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