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Autore: Dafne    15/04/2007    4 recensioni
Una ragazzina appena investita con il nome di " Silver Saint di Linx " e con il desiderio di diventare maestra viene assegnata a Milo, portando una ventata di allegria al Grande Tempio... o meglio, un tornado di istinti omicidi. Ma è davvero tutto così allegro? Chi sta tramando nell'ombra, mietendo vittime a non finire? Nuovi personaggi, nuovi combattimenti, nuovi nemici. E stavolta, la posta in gioco è davvero troppo alta, persino per i Gold Saint.
Genere: Romantico, Comico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Febbraio

Quando Kanon si alzò, quella mattina, fu sicuro di dover prepararsi ad affrontare una giornata del tutto normale:

aveva sentito l'urlo di Cris perfettamente in orario, segno che la ragazzina era appena inciampata in uno dei cuscini buttati per terra; secondo i calcoli di Gemini, dovevano essere le cinque e mezza.
La sua ipotesi si rivelò esatta quando, poco dopo, un altro urlo riecheggiò per la Terza Casa, stavolta di Ashanti: nell'inciampare, come al solito, Linx era caduta addosso all'egiziana, sua compagna di stanza, e le aveva affondato accidentalmente il gomito nello stomaco.

L'animato litigio che ne seguì spinse le due ragazze a venire alle mani per decidere chi di loro avesse il diritto di entrare in bagno per prima; in quell'occasione volarono più complimenti del solito, a cui il cavaliere non diede tanto peso. Si limitò a scavalcare i corpi sfiniti delle sue due allieve distese lungo il pavimento ed a farsi una bella doccia rinfrescante.

Sotto lo scroscio dell'acqua tiepida udì comunque uno strano brusio di sottofondo, come sempre.
Ed allora cos'era quello strano brivido di freddo che lo tormentava fin dal risveglio?

Il brusio, se così si poteva definire, proveniva dalla cucina, dove il cavaliere si ritrovò dieci minuti dopo, mentre si passava un asciugamano tra i capelli umidi; saltò la sedia rovesciata per terra, effettuò uno splendido slalom per evitare le uova sul pavimento, eseguì qualche acrobazia alla Yuri Chechi e raggiunse il tavolo, dove Ashanti stava servendo delle brioches calde, caffè e marmellata.

Sedendosi, notò che Cris, stranamente, era già andata via.

"Buongiorno, maestro." fece l'egiziana, sorridendo in modo quasi preoccupante.
Kanon rimase un attimo interdetto, fermandosi proprio nell'atto di addentare una delle brioches che la ragazza gli stava porgendo; allontanò appena il dolce, ancora integro, e lo annusò un poco.

Niente veleno, mi pare...

" 'giorno..." borbottò di rimando, con fare sospettoso, mentre addentava finalmente il croissant; lei non batté ciglio, si limitò a sorridere ancora di più.

Il presentimento di Kanon divenne quasi opprimente, ma lui tentò di scacciare qualsiasi pensiero, preparandosi mentalmente alla nuova giornata d'addestramento.

"Kanon?"
"Uhm?"
Ashanti gli si sedette di fronte, intrecciando le mani e posandovi sopra il mento. "Non ti viene in mente nulla?"

Kanon smise di dedicarsi alla spalmatura di marmellate diverse su un'unica brioche -abitudine che aveva sempre fatto scappare via le sue due nuove allieve con un improvviso attacco di nausea- ed alzò seriamente gli occhi per guardare la ragazza. Che fosse il suo compleanno?

"Auguri." buttò lì, dedicandosi nuovamente alla sua brioches.
Lei mosse la mano in aria come per scacciare via quelle parole. "Non è il mio compleanno."
"Onomastico?"
"No! Ma ti pare che sia mai esistita una santa con il mio nome?"
"Allora non saprei." concluse, mooolto interessato, facendo lavorare le mascelle con fare stanco; ma la ragazza non demordeva e fece un ultimo, disperato tentativo.
"Sai che giorno è oggi, maestro?"
"Ehr... un Sabato come tutti gli altri?" domandò con poco interesse, mentre sentiva lo strano presentimento divenire quasi palpabile.

Andiamo, non posso essere così sfigato...

L'egiziana annuì appena. "Già, hai perfettamente ragione..."

Ecco, appunto! Menomale che oggi il Sommo Zeus è dalla mia parte!

"... visto che è un comunissimo San Valentino!"

...

...

Quando Zeus ha distribuito la fortuna agli uomini, probabilmente mi ha scambiato per un cactus...

Gemini si concesse un'occhiata penetrante delle sue, mentre ingoiava il resto della colazione. "So a cosa stai pensando, Nasser..." borbottò, alzandosi in piedi. "E la mia risposta è no."
"Uffa, ma perché?" sbottò lei, mettendo su il broncio. "L'Asse da Stiro starà fuori per tutto il giorno e anche al Santuario non si parlerà d'altro! Che ti costa accompagnarmi fuori, onorevole Gold?"

Kanon incrociò le braccia al petto, con fare autoritario. "Farai meglio a ricordarti, signorinella, che noi Gold non siamo qui per assecondare ogni tuo capriccio. Noi siamo i Sacri Guerrieri d'Atena, non abbiamo tempo per queste sciocchezze! E se vuoi continuare ad insistere, allora puoi anche andartene." Dunque si voltò, dandole le spalle, per uscire dalla cucina.

Ashanti abbassò gli occhi, tutt'a un tratto imbarazzata; poi, con voce flebile, riuscì a fare la domanda che tanto l'opprimeva.

"Se riuscirò a battere tutti gli apprendisti di Shaina in un incontro... uscirai con me?"

Gemini s'arrestò, rimanendo silente per un attimo; poi, voltando solo la testa nella sua direzione, annuì con fare grave, benché morisse dalla voglia di riderle in faccia.

Una che non riesce neanche a sollevare cinque chili non può competere con gli allievi di Shaina.

...

O forse sì?

 

 

 

"Vedi qualcosa?"
La voce di Aioria del Leone, solitamente così sicura ed allegra, tremava appena nel formulare la domanda; Milo, dal canto suo, non era messo meglio, dato che continuava a guardare fuori dalla porta appena socchiusa, come per paura di essere scoperto.

"No. Nessuna ragazza armata di cioccolato in vista." constatò infine, tirando un sospiro di sollievo e richiudendosi il portone alle spalle.
Aioria si lasciò cadere contro la colonna della Quinta, passandosi una mano tra i capelli scompigliati. "Odio San Valentino... Perché diavolo Athena non lo abolisce??"
"Forse perché altrimenti non potrebbe andare i pupazzi a Seiya..." replicò l'altro, con una smorfia di disgusto.

Sospirarono di nuovo, mentre cadeva il silenzio. Sembrava davvero tutto tranquillo.

Leo chiuse gli occhi per un attimo, come per ragionare; poi tornò a fissare l'amico. "Sei proprio deciso a partire il mese prossimo, allora?"

Milo annuì con aria grave, incrociando le braccia al petto. "Lady Saori non era proprio entusiasta all'idea di mandare me, ma alla fine ha ceduto."
"Perché ci vuoi andare a tutti i costi?"
"Non c'è un motivo particolare..." mormorò indifferente, scuotendo le spalle. "Piuttosto, oramai il pericolo è passato, sembra che le ragazze se ne siano andate..."

"Già... E comunque la mia Casa è impenetrabile, anche se volessero non potrebbero entrare!" esclamò Aioria, battendosi il petto con fare fiero. "Il portone è impossibile da sfondare, per loro; solo un Gold ci riuscirebbe."
Milo annuì, convinto. "E poi, anche se riuscissero ad entrare, non avrebbero speranze in combattimento. Siamo al sicuro!"

Alzarono entrambi i pollici in aria, come solevano fare da bambini, per poi scoppiare a ridere; ad interromperli, però, fu l'inquietante tonfo che fece il portone della Quinta Casa nel cadere a terra, completamente scardinata.

 

"Assurdo!" sbottò Marin, stringendo i pugni per la collera, mentre marciava verso la Casa del Leone. "Essere un Saint non è una gara a chi conquista più Gold! Dannazione a questa cavolo di festa inutile! Ora capisco perché il Santuario si è riempito di Apprendiste..."

Cris, che faticava a starle dietro, tentò di fermarla. "Sorellona, calma!"

"Quelle stupide oche..."
"Eddai, non è una tragedia!"
"Solo delle galline possono ronzare attorno ai Gold in modo così sfacciato!"
"... così mi offendi..."
"Al diavolo!"

La rossa si girò di scatto, fendendo l'aria con un calcio che frantumò ben tre scalini; Cris, inchiodando di colpo, si mise a distanza di sicurezza.

"Uff..." inspirò Eagle, passandosi una mano tra i capelli; riprese a camminare. "D'accordo, sono calma..."
"V-vedo..." balbettò la sorella, poco convinta, seguendola. "Comunque non ti preoccupare, è solo un piccolo incidente..."
Lo sguardo che Marin le rivolse non era proprio affettuoso. "Tento di fare una lezione un po' più leggera e le MIE allieve spariscono per andare ad infastidire i Gold." disse, serrando i denti. Cris pensò che una lezione basata su 250 flessioni per ogni dito della mano, 400 calci per gamba contro la parete e 720 giri di campo non poteva considerarsi molto leggera, ma pensò bene di tenere quel pensiero per sé.

"D'altronde..." riprese la rossa, giungendo ai piedi della Quinta Casa. "... è anche vero che Aioria non è il tipo da lasciarsi assalire da uno stormo di ragazzine urlanti."

Purtroppo dovette ricredersi non appena alzò lo sguardo: Aioria, in compagnia di Milo, stava sorridendo a tutte le Apprendiste che lo circondavano.

"La tua Casa è impenetrabile e la porta è impossibile da sfondare, eh?" sibilò Scorpio, mentre accettava l'ennesimo pacchetto di cioccolato che subito dopo veniva buttato alle sue spalle, senza farsi vedere.

"Parla quello che sosteneva di essere imbattibile in combattimento..."" replicò Aioria, a denti stretti, mentre rivolgeva un sorriso falsissimo ad una delle ragazze.

Marin fece fatica a raccogliere la propria mascella da terra e l'aura infuocata che l'avvolgeva contribuiva a farla sembrare un'indemoniata. Prima che qualcuno potesse accorgersi della sua venuta, la ragazza marciò decisa verso i due Gold, afferrò Aioria per un orecchio e lo trascinò dentro la Quinta, spostando con un calcio il portone a terra, scardinato in precedenza, per evitare di inciampare.

"Oh-oh..." fu l'unica cosa che disse Milo, mentre tutte le Apprendiste sparivano dalla sua vista. "Aioria è nei guai..."

"... e non è l'unico, a quanto pare..." borbottò una voce rude che Scorpio riconobbe appartenere ad Aldebaran del Toro. "Lady Saori ti cerca da un bel po', deve parlarti di una cosa importante..."

L'imponente Cavaliere uscì dall'ombra che celava, almeno ad occhi indiscreti, la sua presenza; in braccio a lui, bianca e pura come un angelo -o forse come un cadavere-, Elise si guardava intorno con fare curioso, sventolando la mano in segno di saluto.

Cris non si avvide subito di lei: era troppo preoccupata ad aggrapparsi al braccio di Milo. "No, non scappare, volevo chiederti una cosa!" fece, in tono lamentoso, mentre i suoi occhi si facevano lacrimosi.

L'ex maestro si liberò dalla stretta in modo brusco, freddo, allontanando la ragazzina da sé. "Smettila subito. Non sono qui per giocare." sbottò, sparendo dalla sua vista e lasciando Linx inebetita: aveva forse fatto qualcosa di male?

"Non ti preoccupare, Crissuccia, probabilmente è stata una giornata stancante per lui." proruppe con dolcezza Elise, ancora in braccio a Tauros. "Piuttosto, è da un po' che non ci si vede!"

L'altra si girò, sorridendo di rimando. "Già, è ver... EHI! UN MOMENTO!" urlò, all'improvviso, puntandole l'indice contro. "MA TU CHE CI FAI QUI??"

"Io qui ci vivo, mia cara; sono sotto la tutela del Gran Sacerdote, sono ospitata da Alby..."
"Aldy." corresse Aldebaran, con fare stanco. "Ma a questo punto chiamami pure come vuoi..."
"...ed in più aiuto in cucina con il permesso di Lady Saori." concluse la ragazza, ignorando bellamente il Gold.

Cris spalancò la bocca in modo davvero poco femminile, indi si prese la testa fra le mani, tentando di assimilare tutto ciò che l'amica le aveva detto; certo che il Santuario si stava proprio affollando!

"Comunque..." riprese Aldebaran. "Tutto bene, Linx? Non hai una bella cera..."

La ragazza fissò il Gold negli occhi per un lungo istante, come indecisa se aprire bocca o restar zitta; poi, sorridendo in modo forzato, alzò il pollice in aria. "Certo! Sono solo un po' stanca, tutto qui... Beh, ora vado, eh? A presto!"

E sparì, così com'era apparsa.

Aldebaran ed Elise, ancora in braccio a lui, stettero in silenzio per un po', come aspettandosi di riveder comparire dinanzi a loro la figura della ragazzina; fu il Gold, con voce stranamente seria, a parlare per primo.

"Pensavo volessi dirglielo..." confessò, guardando fisso la ragazza; lei chiuse gli occhi, forse per non guardarlo, mentre un piccolo sorriso le delineava le labbra.
"Non mi sembrava il caso; e poi è ancora presto, prima devo riuscire di nuovo a camminare. Sembro tanto Clara di Heidi, vero?" chiese, con un sorriso a dir poco inquietante, continuando a non guardare il Cavaliere: aveva uno sguardo troppo diretto, per i suoi gusti.

Lui gettò un'ultima occhiata al paesaggio circostante prima di girarsi, facendo svolazzare il candido mantello bianco. "Già. In fondo non penso sia il momento più adatto per dirle che diverrai anche tu un'Apprendista..."

 

Erano ormai le sei di sera quando Kanon si decise a presentarsi al campo di allenamento, curioso di sapere che fine avesse fatto Ashanti e, soprattutto, ben lungi dal credere che la ragazza fosse riuscita a vincere tutti gli apprendisti di Shaina.

L'area era deserta, coperta della sabbia e della terra smossa durante i combattimenti; ogni tanto, un piccolo soffio di vento carezzava quella superficie, facendo volare granelli di sabbia ovunque in modo quasi fastidioso.

L'armatura dorata risplendeva di una luce vermiglia sotto i raggi afosi del sole, donandogli un aspetto fiero, nobile, come si addice ad un cavaliere; forse fu proprio quella luce a catturare l'attenzione di Ashanti, seppur per un breve momento.

La ragazza era seduta sull'ultimo gradino della scalinata, mostrando un sorriso che rasentava il falso; si alzò, andando incontro al cavaliere con fare sicuro. "Hai perso la scommessa." disse solo, incrociando le braccia la petto.
Lui  restò serio. "Ah, davvero?"
"Già, li ho battuti tutti! Dal primo all'ultimo."

Silenzio, solo quello.

"Shaina si è complimentata con me..."
"Bene."

Non un'altra sillaba di più ; Kanon continuava a guardare fisso la sua allieva ed in quel momento la sicurezza che ostentavano gli occhi di lei venne a mancare.

"Non è vero niente." confessò, abbassando lo sguardo a terra. "Sono stata battuta con una velocità impressionante, al primo round. S-Shaina non ha ritenuto necessario infierire ancora... pe-però..."

E qui, due calde lacrime solcarono il volto della giovane, seguite subito da altre che lei non poteva fermare; la terra ed il sangue sul suo viso si mischiarono a quelle stille salate, lasciandole sulla pelle una scia scura al loro passare.

Ashanti si portò le mani a coprire il volto, tentando di reprimere i singhiozzi; faceva una certa impressione vederla ridotta così, piena di tagli, graffi e lividi, a piangere come una bambina.

"S-so di essere una n-nullità totale... m-ma stavolta ce l'avevo messa tutta..." un altro singhiozzo a troncare le parole. E poi, un "Mi dispiace..." ripetuto più e più volte, quasi una supplica, mentre si sfregava l'avambraccio sul viso oramai fradicio e sporco; non aveva il coraggio di guardare il maestro.

E probabilmente si stupì non poco quando sentì la mano calda del Gold accarezzarle la testa, con dolcezza. "Va bene così, Ashanti. Non sei ancora pronta per i combattimenti veri e propri, ma vedrai che dopo un mese di allenamenti farai progressi enormi."

Gli occhi verdi del ragazzo non trasmettevano alcuna emozione, ma lei sapeva che non la stava accusando di nulla; non vi fu più alcun gesto, nessun abbraccio o altro previsto dalle soap opera, ma sentire la mano di Kanon, anche solo per un momento, per lei era la cosa più importante.
Si asciugò le ultime lacrime e si mise sull'attenti, in attesa di un ordine.

"Ora non esageriamo..." fece lui, con l'ombra di un sorriso sulle labbra, prima di voltarsi "Su, andiamo... Ti devi preparare, no?"
"Come?"
"Non mi avevi chiesto di accompagnarti fuori?" Voltò la testa nella sua direzione, mentre una smorfia annoiata appariva sul suo viso. "Sbrigati, prima che cambi idea..."

Ashanti rischiò di svenire lì, in mezzo al campo d'allenamento, mentre con gambe tremanti raggiungeva il suo maestro per camminare affianco a lui.

Una barriera di vetro, fredda, li divideva; ma a lei andava bene così.

 

Si ritrovò nella propria camera, poco dopo un bagno ristoratore, intenta a guardare gli abiti adagiati sul letto; aveva rovistato nel proprio guardaroba, ma continuava ad avere dubbi su cosa indossare: minigonna era troppo mini, la gonna a pieghe era troppo spiegazzata...

Forse l'Asse da stiro non ha tutti i torti quando dice che sono una rompiballe...

Ashanti parve ricordarsi solo allora della compagna di stanza, sparita dalle cinque del mattino senza aver fatto colazione; andò allora alla finestra, guardandosi attorno come per sperare di scorgere Cris in lontananza.

"Mah... e a me che importa se si perde?" sbottò infine, voltandosi e dirigendosi nuovamente verso il letto; nel farlo, però, fu costretta ad arrestarsi di scatto, poiché si ritrovò faccia a faccia con una strana ragazza: aveva dei lunghi capelli corvini, lisci, che coprivano malamente i lividi ed i tagli presenti sul volto; il labbro spaccato, lo zigomo gonfio e l'occhio pesto di certo non miglioravano il suo aspetto da poveraccia.

Ad Ashanti prese seriamente un infarto quando si accorse di essere di fronte all'enorme specchio poggiato vicino all'armadio; posò l'indice su quella superficie fredda, come per accertarsi di non essersi sbagliata.

"Oh mio Dio..." fu l'intelligente commento che le uscì dalle labbra, prima di allontanarsi dallo specchio; non vi erano dubbi, era proprio lei!

Si stava ancora tastando uno dei lividi quando una strana canzone proveniente da fuori aleggiò nell'aria, attirando la sua attenzione; cercando di non farsi scoprire da Kanon, che era nella stanza accanto, Ashanti sgattaiolò fuori dalla Terza Casa, ben attenta a non far rumore.

Dinanzi a lei, seduta sugli scalini, una figura le dava le spalle, intenta a cantare al vento che le scompigliava i capelli; le ciocche ramate danzavano morbide sotto quel soffio, accompagnando la melodia in modo molto piacevole.

Land of bears and land of eagle
Land that gave us birth and blessing
Land that called us ever homewards
We will go home across the mountains

E le parole sfuggivano quasi dalle labbra di lei, che continuava a cantare con fare malinconico, rintanata in un mondo che lei stessa sembrava aver creato; Ashanti ne era talmente rapita che aveva paura di muoversi, come ipnotizzata dal canto di una sirena. Possibile che Marin -se era davvero lei- cantasse così bene?

We will go home, we will go home
We will go home across the mount-

Tutt'ad un tratto il canto s'interruppe bruscamente, infrangendo quel mondo fantastico in cui Ashanti si stava piacevolmente perdendo.
"Ma che..." fu tutto ciò che riuscì a dire, prima che il suo sguardo ricadesse sulle proprie mani; ed allora gli occhi di lei si spalancarono per l'orrore quando si accorse che il suo corpo iniziava ad emettere nuovamente una luce verdastra.

"... cazzo!" esclamò, finemente, prendendosi la testa fra le mani: non voleva essere posseduta ancora da quella forza estranea.

La ragazza dinanzi a lei le si avvicinò di scatto, con fare preoccupato; Ashanti fece uno sforzo immane per riuscire ad alzare la testa ed a guardare negli occhi Marin.

Le prese un secondo infarto quando la Sacerdotessa che l'egiziana aveva udito cantare si rivelò essere Cristal della Lince Bianca.

"Ehi, ET -telefono-casa, si può sapere che ti prende adesso?" sbottò la ragazzina, tentando di risultare indispettita; la piccola vena di preoccupazione nel suo tono, però, era facilmente riconoscibile.

Ashanti le lanciò un'occhiataccia, mentre la luce verde, senza che le se ne accorgesse, svaniva. "Non potresti provare ad essere più simpatica nei miei confronti?"
"Io sono sempre me stessa nei confronti di tutti!"
"Allora la tua te stessa fa schifo!"

"SENTI, TU...!"

"Ma che quadretto edificante..." sillabò una voce alle spalle della ragazzina, la quale non fece nemmeno in tempo a girarsi che subito dopo si ritrovò catapultata contro l'egiziana.

Uno dei quattro cavalieri degli elementi, il Cavaliere della Terra, apparve allora in tutta la sua statura, la mano ancora alzata in aria dopo aver sferrato il colpo contro le due ragazze.

"Ehi!" sbottò Nasser, ritrovandosi schiacciata a terra. "Non resisti proprio a non finirmi tra le braccia, eh?"
Cris la prese per i capelli "Che cavolo spari in un momento come questo, scema!"
"Scusami tanto, ma potresti lasciarmi i capelli? Sai com'è, non ho i tuoi stessi gusti sessuali..."
"Brutta-"

"Ehm..." tossicchiò il cavaliere, sbigottito, mentre osservava sconvolto le due che iniziavano a litigare ed a venir alle mani.

Lo ignorarono entrambe, mentre si azzuffavano allegramente.

"Lurida gattaccia spelacchiata, toglimi subito le mani di dosso, mi stai uccidendo per davvero!"
"E tu smettila di toccarmi!"
"Ma chi diavolo vuoi che ti tocchi, idiota! Se a malapena hai un gonfiore sul petto!"
"TI DISFO!"
"PROVACI!"

"Scusate..." continuò il cavaliere, con fare cortese. "Potrei avere un attimo la vostra attenzione?"
"Maledetto sia il giorno in cui sei venuta qui, dannata!"
"Almeno io so cucinare qualcosa di commestibile, a differenza di te!"
"Per favore, signorine..."
"Non ti dare tante arie, che come Saint fai veramente schifo! Non hai neanche i riflessi buoni!"
"Non è vero, è solo che non mi voglio sforzare per esercizi di infimo livello!"

Il Cavaliere della Terra si passò la mano sul viso, prima di mormorare qualcosa sottovoce; poco dopo, sia Cris che Ashanti furono costrette ad alzarsi in fretta per evitare di essere infilzate da lunghi spuntoni di roccia apparse all'improvviso dal terreno.

"MA SI PUO' SAPERE CHE VUOI TU?" sbraitarono le due, finalmente accorgendosi del nemico che, sorridendo, se ne stava a braccia conserte.

"Perdonatemi, madamigelle, se vi disturbo..." mormorò, esibendosi in un inchino che in un'altra occasione poteva essere scambiato per un gesto galante. "Voglio solo togliervi di mezzo. Non preoccupatevi, farò presto."

Cris lanciò un'occhiata dietro di sé, come per vedere se qualche Gold si fosse accorto della presenza di quel tizio; inutile. "Uffa, tutto qui? Combattere contro di noi sta diventando un classico, oramai... Non è che avete intenzione di rapire Athena?"

Lui la guardò dritto negli occhi, con fare serio. "... E tu come fai a saperlo?"

Un grosso gocciolone scivolò lungo la testa delle due ragazze mentre il cavaliere, imperterrito, si lanciava verso Cris. "Scusatemi se non mi intrattengo, ho fretta. Vi spiacerebbe morire senza fare storie?"

Lei scansò il colpo facilmente, portandosi di lato e spiccando un balzo in aria per evitarne un altro; atterrò indenne pochi metri più in là.

"Ehi, oca isterica!" esclamò verso Ashanti, la quale si era appena messa in posizione difensiva ma era stata comunque buttata a terra. "Invece di dormire, guarda come si combatte!"

E partì di nuovo all'attacco, portando indietro il braccio e concentrando una minima parte del suo potere nel pugno, pronta a sferrare il colpo; procedeva velocemente a zigzag, senza rallentare neanche per un momento, e la sua mano aveva ormai assunto una argentea.

"PRENDI QUESTO SE CI RIESCI!" urlò, spiccando un balzo in aria e portando avanti il braccio con tutta la forza che aveva, tentando di colpire in viso il nemico; il cavaliere, invece, non si mosse neanche di un millimetro, chiudendo gli occhi e preparandosi a ricevere il pugno.

"..."
"..."
"... Merda!" sbottò infine Cris, quando il cavaliere, con un semplice gesto della mano, le aveva bloccato il pugno proprio qualche secondo prima che lo colpisse; dalla forza della sua presa, Linx intuì che se non fosse riuscita a liberarsi la mano, probabilmente gliel'avrebbe rotta.

Rimasero immobili entrambi, forse aspettandosi una reazione dall'altro; poi, inavvertitamente, Cris fu costretta a piegarsi in due a causa di un pugno allo stomaco che le fece mancare l'aria.
Boccheggiò, accorgendosi a malapena del calcio sferrato subito dopo che la fece volare distesa vicino ad Ashanti.

"Dunque è così che si combatte, eh?" la schernì lei, inginocchiandosi per aiutarla ad alzarsi; Linx sputacchiò sangue, pulendosi poi la bocca con il dorso della mano.
"Te l'ho mai detto che ti odio, oca isterica?"
Tentò di alzarsi, ma si accorse che l'egiziana la teneva ben salda a terra, impedendole ogni movimento.
"Ma sei impazzita?"
"C'è qualcosa di strano in quel cavaliere, Linx..." sussurrò lei, tenendo gli occhi fissi sul Cavaliere della Terra che non accennava a muoversi, incrociando le braccia al petto.
L'altra represse a stento una smorfia ironica. "E quando mai i nostri nemici sono persone normali?"
"Parlo sul serio, idiota! Mentre combattevi, ho provato a scorgere la linfa vita in lui grazie ad una mia abilità speciale..."
"Hai un'abilità speciale oltre a quella di rompere le scatole?"
"CRIS!"
"Va bene, va bene, ho capito. Dì quel che devi ma sbrigati, non siamo qui per prendere un the!"
Ashanti si fece serie, rafforzando la presa sulla spalla della Sacerdotessa quasi a volerle ficcare le unghie nella carne.
"... Non ho trovato alcuna traccia."
"Del the?"
"Della linfa vitale!!!" urlò Nasser, reprimendo a stento la voglia di strozzarla; come poteva scherzare in un momento simile?
Cris inarcò un sopracciglio, scettica. "Vuoi dire che sto combattendo con un morto?"
"Beh..."
"Sicura di non essere una schiappa anche con la tua abilità speciale?"
"Non ho detto che è morto... però di sicuro non è vivo."
"Ah, beh, ora è tutto chiaro: sei una schiappa anche con la tua abilità speciale."
Una venetta iniziò a pulsare violentemente sulla fronte di Ashanti. "Io ti-"
"Avete finito?" proruppe il cavaliere, spazientito da tutto quel chiasso.

Le due ragazze si guardarono, come per decidere cosa fare; poi, allentando la presa della compagna, Cris si alzò in piedi, muovendo il collo indolenzito con movimenti circolari per sciogliere i muscoli "Beh... se è vero che sto combattendo con un morto vivente, allora è mio dovere far sì che riposi in pace, no?" esclamò, facendo scricchiolare le dita della mano destro con fare sinistro.
"Non fare l'idiota, non è solo questo... Ti sei accorta che nonostante tutto questo trambusto nessun Gold è ancora accorso in nostro aiuto?"
"Avranno di meglio da fare."
Ashanti si tirò su di scatto a quelle parole, allungando una mano verso di lei come per bloccarla. "Aspetta, non fare mosse azzarda-"
"PREPARATI!" urlò Linx, ignorando la compagna e scattando verso il nemico, pronta ad un' altra carica; Nasser sospirò, scuotendo la testa con fare sconsolato.

"Ma guarda che mi tocca fare." borbottò appena, imbronciata, mentre si lanciava anche lei all'attacco; come avrebbe fatto a combattere ancora non lo sapeva, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare, no?

Il Cavaliere, intanto, osservava il fare delle due ragazze con disinteresse, sicuro di riuscire a parare qualsiasi colpo anche senza spostarsi di un millimetro; si concesse persino il lusso di mettersi ad ammirare le stelle mentre aspettava, cosa che non sfuggì a Linx.

"Dannato..." sibilò, tra i denti, arrestando la corsa e portando avanti entrambe le mani; l'energia del suo Cosmo iniziò a fluirle attraverso il corpo, donandole una sensazione di benessere che non aveva mai provato in vita sua; distanziò le mani, tenendo comunque i palmi rivolti verso il cavaliere, e a mano a mano che si separavano, una corda luminosa si formava nello spazio creatosi, coperta da una patina gelida, di ghiaccio puro.

Ashanti ne era rimasta davvero impressionata a differenza del cavaliere nemico, che si stava semplicemente annoiando troppo per badare a quella dimostrazione...
... almeno finché non sentì quella stramaledettissima corda attorcigliarsi al suo braccio come un cobra.

"Uhm..." fece lui, apatico, tornando a guardare Cris. "Tutto qui?"
Questa sorrise, tenendo l'altro capo della corda, ed il cavaliere sembrò sinceramente sorpreso quando si rese conto che l'arma gli stava assiderando il braccio. "Tutto qui." ripose Linx, con fare amabile, soddisfatta di averlo colto di sorpresa; lo sforzo usato era enorme per lei, ma stava dando i suoi frutti.
Unica pecca, forse non prevista: la corda, dopo quell'attacco, perdeva ogni energia e perciò era inutilizzabile.

Il Cavaliere continuava ad osservarsi il braccio, soggiogato dalla luce fredda che quell'arma emanava; poi, spostando la sua attenzione sulla ragazza, il suo sguardo attraverso l'elmo si fece estremamente pericoloso.

"Pagherai per questo, mocciosa."  sibilò solo, afferrando la corda con la mano libera e tirandola verso di sè con un brusco strattone; Cris, che ancora teneva l'altra estremità dell'arma legata al polso, si ritrovò catapultata in avanti.

"Porca..." imprecò, notando come il Cavaliere si stesse preparando a darle il colpo di grazia; portò entrambe le braccia a coprire il volto, tentando di proteggersi alla bell'e meglio.

Lui sembrò divertito da quel gesto, tanto che sembrò reprimere a stento una risata.
Rise un po' meno quando il suo elmo, in seguito ad un colpo ben assestato, volò via, rotolando su se stesso una decina di volte prima di fermarsi a terra.

"Ma che..." mormorò il Cavaliere, portandosi una mano sul viso come per nasconderlo alla vista della due; Cris, senza capire bene cosa fosse successo, approfittò di quel momento per piantare i piedi per terra e fermarsi, cadendo però all'indietro quando lui mollò la corda.

"Il mio povero fondoschiena..." piagnucolò, accusando la botta che di sicuro le avrebbe lasciato qualche bel lividozzo; sollevò la testa per capire ciò che era accaduto e la sua mascella crollò a terra quando si accorse che a colpire l'avversario -e, di conseguenza, a salvarle la vita- era sta proprio Ashanti.

"Urca..." sussurrò, sinceramente colpita. "Che potenza quel calcio, oca isterica!"
L'altra, confusa e disorientata, si voltò verso di lei. "Eh?" fece, senza riuscire a capacitarsi della potenza che aveva tirato fuori; raggiunse Linx, ancora leggermente intontita, aiutandola ad alzarsi.

"Già..." fece il Cavaliere, rialzando fieramente la testa e mostrando il volto alle due.
Aveva due occhi castani davvero magnetici e capelli biondi che gli incorniciavano magnificamente il viso, donandogli un aspetto quasi angelico. "Bel colpo... Anche se sarà l'ultimo."

Peccato fosse così terribilmente bastardo.

Le due ragazze si alzarono di nuovo, traballando appena, senza distogliere gli occhi dal nemico.

"Sai, asse da stiro... Mi sa che siamo finite."
"Già, lo credo anche io, oca isterica..." sbuffò Cris, appoggiandosi malamente all'egiziana; era stravolta.
Ashanti sorrise appena. "Spero almeno di non ritrovarti anche in Cielo, non potrei sopportarti."
"Scherzi? Io in Cielo ci sarò di sicuro, anche a costo di forzare la serratura!"

Si concessero una risata lieve, complice, prima di assumere entrambe una posizione di difesa: se proprio dovevano morire, tanto vale farlo con onore.

Il Cavaliere accostò le mani dinanzi al volto, creando una sfera di luce verdastra; guardò le due, sorridendo di nuovo con fare ironico.

"E' stato un piacere conoscervi, anche se per poco..." borbottò, maligno. "Addio."

"Così presto?" chiese una voce maschile sconosciuta, proveniente da dietro le ragazze; le due si girarono di scatto, rischiando di rompersi il collo nella troppa fretta.
Vestito con la solita tenuta da Apprendista, le braccia incrociate ed un sorriso gelido, il ragazzo svizzero che Cris aveva conosciuto si fece avanti, puntando gli occhi azzurri su quelli castani del Cavaliere.

"Ah...!" fece Cris, sempre più confusa. "Sei tu... ehm..."
"... Dick." concluse per lei il ragazzo, senza degnarsi di guardarla; mosse qualche passo avanti, passando proprio in mezzo alle ragazze.
Il Cavaliere non sembrava proprio contento.
"Diamine, perché non mi fate mai finire un attacco?" sbottò, imbronciato, mentre la sfera d'energia che aveva appena creato si dissolveva nel nulla.

Dick si fermò proprio dinanzi a lui, senza lasciar trasparire emozione alcuna dal suo viso. "Tutto questo è durato anche troppo..." sibilò, serio, prima che un sorriso privo di allegria gli apparisse sulle labbra. "Sei davvero ben fatta per essere un'illusione..."

Ashanti spalancò gli occhi. "Un'illusione??" ripeté, sconcertata; Cris, invece, scosse la testa energicamente.
"Com'è possibile? Io mi sono fatta male per davvero!" esclamò, sbracciandosi come una bambina; eppure, effettivamente, ciò che diceva lo svizzero era l'unica soluzione.

Dick non si girò neanche stavolta, ma si ridusse a rispondere. "Le ferite sono reali, è vero, ma né lui..." ed indicò il Cavaliere della Terra. "... né questo luogo sono veri. In realtà, ora ci troviamo in una dimensione parallela che rappresenta le vostre menti."

Le due ragazze non sembravano aver capito granché, ma per quanto riguardava il Cavaliere si limitò a ridere appena, prima di svanire nel nulla.

"Uh?" fece Ashanti, guardandosi attorno. "Ma che diavolo..."
"L'illusione è finita." spiegò Dick, con pazienza. "State tutte e due bene?"

Nasser stava per rispondere positivamente, ma un tonfo alle loro spalle la interruppe subito: Cris, esausta, era svenuta.

 

"Aspetta un attimo..." fece un Kanon alquanto confuso, osservando il fare di Ashanti. "Temo di non aver ben capito ciò che vi è successo."

Cris, distesa sul letto, blaterava qualcosa di incomprensibile per via della febbre, dimenandosi di tanto in tanto; Nasser immerse il fazzoletto nella bacinella piena d'acqua, strizzandolo poi con cura e posandolo sulla fronte della ragazza.

"A dir la verità non ho capito molto neanche io..." confessò, sedendosi sul bordo del letto. "Dick ha detto che il Cavaliere della Terra ha creato un'illusione a distanza, entrando nelle nostre menti e facendoci credere di star combattendo per davvero."

Kanon inarcò un sopracciglio. "Dick?"
"Sì, è uno degli Apprendisti che vi ha aiutato durante l'attacco di Natale..."
"Ah."

Silenzio, di nuovo, interrotto solo dai gemiti di dolore di Cris; Ashanti pareva davvero in imbarazzo.

"Sei riuscita a colpirlo allora?" chiese il maestro, ricordando il dettagliato resoconto del combattimento raccontato dall'allieva; lei annuì, guardandosi le mani.
"In realtà l'ho colpito solo una volta e non gli ho procurato molti danni... come Apprendista ho ancora molto da imparare..."

Kanon sorrise di nascosto a quelle parole: Ashanti Nasser, l'antipatica miliardaria snob, in realtà non era così male.

"Uffa, però!" sbottò ancora la ragazza, ignara dei pensieri di Gemini. "Per colpa di questa scema oggi non siamo usciti!"
"Perché ti fai odiare a tutti i costi, Ashanti? Tu non sei la persona che fingi di essere."

Lei s'immobilizzò, voltando meccanicamente la testa verso Kanon e mordendosi segretamente il labbro.

"Ma cosa dici? Io sono così, non sto fingendo."
Lui fece spallucce. "Pensala come vuoi."

E di nuovo quello sguardo, lo stesso che le aveva riservato quel pomeriggio, lo stesso che avrebbe fatto confessare persino gli assassini più spietati; Nasser distolse gli occhi, massaggiandosi le tempie. "Certo che sei proprio bravo a smascherare le bugie, tu." borbottò, tentando di riordinare le idee.
Mentire ancora non le sarebbe servito a niente e lei era stufa di dover recitare quella parte; inspirò profondamente, prima di rispondere.

"Semplicemente, ho paura di essere ignorata."

Kanon si sedette di fianco a lei, spingendola a continuare. "La mia paura più grande è quella di rimanere sola, come già mi è successo una volta... Io voglio semplicemente che le persone si ricordino di me, per questo faccio in modo che mi odino."
"E' un ragionamento contorto."
"Sì, lo so."

Non aggiunse nient'altro e Kanon non le chiese nulla riguardo il suo passato; semplicemente, le passò una mano sulla testa, scompigliandole i capelli.

"Stai maturando, piccola Ashanti."

E lei, dentro di sè, capì che stava dicendo il vero.

 

 

 

 

Stavolta non è colpa mia se ho ritardato un sacco: mi hanno bloccato internet per un mese (se non di più), perciò sono innocente U_U

Non mi dilungherò in chiacchiere, volevo semplicemente ringraziare tutti coloro che hanno recensito e che mi danno la forza di andare avanti: GRAZIE DI CUORE!

Cercherò di rimediare al ritardo, sto già scrivendo il nuovo capitolo e proverò a postare prima che finisca Aprile. In caso contrario, fatemi gli auguri, il 26 è il mio compleanno ^-^!

Bacioni e grazie ancora!

 

Dafy

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