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Autore: shevaara    02/10/2012    0 recensioni
"Guardò a terra, attenta a dove metteva i piedi e quando rialzò il viso un occhio dorato la fissava. Si bloccò, intimidita da uno sguardo tanto profondo. Ormai scoperta si girò di scatto, pronta a scappare verso la panchina dove sua madre sedeva, ma una voce la fece fermare.
- Perché scappi? -
Lisa si voltò verso il gatto, corrucciando le sopracciglia.
- I...Io? - chiese, esitante."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Conoscete le Choderwa? No? meglio così

Era nero come la notte e i suoi occhi rilucevano come due stelle


Lisa si nascose dietro il cespuglio, scostandone appena i rami per guardare oltre. Il gatto era nero come la notte e i suoi occhi rilucevano come due stelle. Muoveva pigro la coda, lo sguardo fisso su una lucertola che si crogiolava sotto il sole estivo. C'era qualcosa, in quel gatto, che gli ricordava una fiaba. Non una fiaba in particolare, ma piuttosto la sensazione di una fiaba, come quando, sdraiata a letto, sua madre legge dal libro con la sua voce melodiosa e quel senso di magiche avventure la pervade. Lo vide alzarsi, dare una zampata alla lucertola e poi, senza curarsi della sorte dell'animaletto, dirigersi verso un albero ed acciambellarsi tra le sue radici, chiudendo i vispi occhi ramati. Si spostò un poco, per non perderlo di vista tra le foglie del suo nascondiglio. Lo fisso per poco prima di decidersi ad avanzare verso di lui. Trattenne il fiato, mettendo un piede di fronte all'altro lentamente, temendo che il minimo rumore l'avrebbe fatta scoprire. Guardò a terra, attenta a dove metteva i piedi e quando rialzò il viso un occhio dorato la fissava. Si bloccò, intimidita da uno sguardo tanto profondo. Ormai scoperta si girò di scatto, pronta a scappare verso la panchina dove sua madre sedeva, ma una voce la fece fermare.
- Perché scappi? -
Lisa si voltò verso il gatto, corrucciando le sopracciglia.
- I...Io? - chiese, esitante.
- Si - le rispose il gatto alzando il muso per puntare entrambi gli occhi su di lei - Perché scappi? -
- Non volevo che tu mi vedessi.... - borbottò la piccola. Normalmente si sarebbe guardata i piedi, imbarazzata, ma non riusciva a staccare gli occhi da quelli del felino.
- Io invece aspettavo che tu ti facessi avanti -
- Mi avevi già visto? -
- Si, ma non volevo spaventarti -
Lisa fece un passo verso il gatto, incerta.
- Posso venire vicino a te? -
- Certo -
La bambina lanciò un occhiata alla madre e poi corse avanti, sedendosi sull'erba in fronte al gatto.
- Come ti chiami signor gatto? - gli chiese guardando con occhi sognanti il suo lucido pelo nero. Avrebbe voluto allungare una mano per sfiorarlo, ma non osava.
- Mi chiamo Choden - rispose l'animale poggiando il muso sulle zampe - E sono una signora gatto - continuò con un risolino.
- Scu... Scusa! - si affrettò a rispondere Lisa.
- Non ti preoccupare, non potevi saperlo -
- Io invece sono Lisa -
Rimasero un attimo in silenzio, ma poi la piccola parlò di nuovo.
- Vuoi giocare? -
- Non posso -
- Perchè? -
- Non sto molto bene -
- Devi andare dal veterinario allora - le rispose la bimba con enfasi.
La gatta non rispose subito. Chiuse gli occhi, muovendo appena la coda.
- Non è necessario, mi basta poco per star meglio... - Aprì un occhio ramato guardando la bimba con sguardo malizioso - Tu potresti aiutarmi -
- Davvero? Come? -
Choden non le rispose, studiandola con attenzione.
- No, forse no... - disse poi, richiudendo l'occhio.
- Dimmi come! Posso farlo! -
La gatta non si mosse, la sua coda si acquietò e lei rimase ferma come se non avesse affatto sentito le parole della bambina.
- Ti prego! Ti prego! Dimmelo! -
Choden la guardò assonnata. Si alzò allungandosi sulle zampe con un pigro sbadiglio e poi saltò nell'incavo creato dalle gambe incrociate di Lisa.
- Sicura? -
- Si, sono sicura -
Quanto entusiasmo e quanto altruismo nel cuore di una bambina così piccola.
- Ma bada, è un segreto, non dovrai parlarne a nessuno. Lo prometti? -
Lisa annuì con foga.
- Promesso -
Choden si drizzò sulle zampe posteriori poggiando le anteriori sul petto della piccola.
- Avvicinati - sussurrò e la bambina l'ascoltò, eccitata.
La gatta guardò Lisa negli occhi, l'ombra del dispiacere nello sguardo.
- Sei stata tu ad insistere - sussurrò e poi, tirando fuori la piccola lingua ruvida leccò le sottili labbra della bimba. Gli occhi di Lisa persero la loro vitalità, assomigliavano ad un cielo che dopo tanto sole si copriva di nubi.
- Torna da tua madre, fai finta di non avermi mai visto. Continua la tua vita come hai sempre fatto e non fare mai parola di me. Hai capito? -
Lisa annuì, senza aggiungere una parola.
- Bene - e dopo quella singola parola, pronunciata con freddezza, il felino si dissolse in fumo nero quanto il suo manto.
La piccola si alzò e correndo tornò da sua madre, un finto sorriso ad illuminargli il volto spento.

Choden allungò le braccia, da troppo ferme, stirando le gambe fin contro la pedata del letto. Si sentiva ancora debole, ma presto nuova energia sarebbe fluita in lei. Quella piccola ingenua bambina. Le era dispiaciuto privarla di un futuro, ma non era colpa sua, i suoi genitori avrebbero dovuto metterla in guardia contro le Chodrewa, le streghe vampire, le gatte dal bacio della morte.
   
 
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