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Autore: kiara_star    03/10/2012    2 recensioni
Agosto 2012 | Norvegia | Set di Thor 2
Chris Hemsworth e Tom Hiddleston sono impegnati nelle riprese del loro nuovo film. Tutto nella norma, se non fosse che il dio interpretato dall’attore inglese, si materializza nel loro mondo.
Follia? Magia?
Forse è tutto reale. Forse, è solo un inganno.
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“Nel momento esatto in cui aprì gli occhi, Loki capì di trovarsi in un luogo diverso da Asgard. Solo qualche istante dopo si accorse di non avere più il bavaglio meccanico né le mani legate.
...
Seguì silente i due umani per qualche minuto in cui si sentì rivolgere domande a cui non poté che dare risposte vaghe, considerando che non sapeva davvero di cosa stessero parlando.
Una cosa però era chiara, quei due continuavano a chiamarlo Tom.
...
«La tua roulotte non è ancora pronta, comunque puoi usare quella di Chris» "

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[Storia Completa]
Genere: Commedia, Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Chris Hemsworth, Tom Hiddleston
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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2

Loki: The Bright World




C
iak 2. "Se vuoi giocare a questo gioco, va bene"



Durante il viaggio in macchina attraverso il verde dei paesaggi norvegesi, Chris non disse più nulla. Il suo silenzio si fuse con quello del compagno alla sua destra. Non c’era più neanche la musica a risuonare nell’abitacolo, perché quest’ultimo l’aveva spenta senza sospirare una parola. Chris dal canto suo non aveva più alcuna voglia di ritrovarsi intrappolato in inconcludenti conversazioni come quelle di poco prima, e Tom... beh, lui pareva essere con la testa da tutt’altra parte.
Per dieci interminabili minuti, tutto ciò che si udì nell’auto fu il respiro del biondo ed il continuo cozzare dei suoi bracciali d’acciaio.
Poi, poco prima di giungere a destinazione, Chris fu il primo a spezzare il soffocante atono clima.
«Ho intenzione di farti ubriacare.» Il moro si voltò appena con un’espressione incuriosita dipinta sul viso.
«Le tue perverse intenzioni non mi spaventano, sappilo!» Fu la volta dell’australiano di sorridere beffardo.
«Non farti strane idee… Voglio solo che sputi il rospo.» Imboccò poi un viale immerso nella vegetazione, da cui si intravedeva la sagoma del Losby. «Con un po’ di alcol in circolo, sarai di certo più loquace» ghignò ancora.
«Beh, come al solito le tue strategie mancano di furbizia. Per riuscire nel tuo intento non avresti dovuto mettermi a conoscenza del tuo piano.» La smorfia divertita sul volto del moro si specchiò negli occhi azzurri di Chris. «Il tuo è il solito eccesso di sicurezza, o semplice stupidità?» Il sorriso del biondo non si spense neanche dopo quelle frecciatine. «Io opterei decisamente per la seconda.»
Ok, Tom stava diventando una bella gatta da pelare, ma Chris non si sarebbe potuto definire un vero amico se si fosse tirato indietro davanti al suo strano malumore.

«Vedremo...» si limitò ad alitare vago, parcheggiando davanti all’entrata. Il suo viso non accennava a perdere il sorriso da poco ritrovato, mentre gli occhi del compagno di bordo parevano intenti ad analizzare e decifrare anche il più piccolo movimento delle sue espressioni facciali.
Tom era importante per lui, era una persona davvero speciale... Dal primo istante i cui si erano guardati e poi parlati, Chris aveva capito che poteva avere con quell’uomo un legame particolare. Come non ne aveva mai avuti. Un legame di forte complicità, di immediatezza di pensiero. Si erano sempre capiti al volo, con un semplice sguardo, con un mezzo sorriso. Non importava la durata del tempo trascorso fra i loro vari incontri, perché solitamente con un solo sguardo, riuscivano tutte le volte a riacquistare la loro tanto invidiata intesa. Per cui Chris non poteva accettare che quella stessa persona, ora si stesse comportando in maniera tanto assurda. Si stesse comportando in maniera tanto assurda, nei suoi confronti.
Avrebbe fatto qualcosa, anche la più azzardata se fosse stato necessario. Tom non poteva certo scappare da lui.
Prima di scendere dall’auto gli regalò un largo sorriso alzando appena le sopracciglia.
«Non scendi?» gli chiese poi.


- - -


Loki fissò quel suo sorriso con una voglia incontrollabile di afferrargli la nuca e sbatterlo con violenza con la faccia sul volante.
Magari poteva farlo sul serio...Una, due, tre... dieci volte...
«Non scendi?»
Si ritrovò la portiera aperta e la faccia di un terrestre che lo guardava gentile. Al “prego” sospirato dall’essere inferiore, il dio mise un piede fuori dall’abitacolo, chiedendosi perché non avesse ancora relegato almeno uno di quegli insulsi midgardiani nei meandri più angusti dell’oltretomba. Luogo che per altro, spettava loro di diritto.

Sceso dall’auto si ritrovò davanti all’enorme struttura di legno. Gli diede un’occhiata rapida prima che la voce del biondo ritornasse ad urtargli i timpani.
«Grazie.» Lo vide porgere le chiavi della macchina al ragazzo di prima, ed affiancarlo tenendo ostinatamente sulla labbra quel fastidioso sorriso. «Ceniamo al ristorante o in camera?» Non lo degnò di una risposta. Si avviò passo spedito verso le scale di marmo che davano all’ingresso. «Allora in camera.» Velocizzò il passo, ma avvertì Thor accostarlo rapidamente per poi piantarsi sicuro di fronte a lui, arrestandogli così la breve corsa. «Camera mia o camera tua?»
«Piantala adesso!» Con un gesto secco lo scostò e riprese la fuga, ma fece solo pochi passi. Non sapeva dove si trovava, non sapeva dove andare, non sapeva che razza di malsana intenzione guidasse le parole e le azioni di Thor. Non sapeva perché era ancora una volta in esilio...
«Ehi!» Se lo ritrovò nuovamente davanti. Il tono della sua voce però era cambiato. Non ironico e beffardo come prima, ma era tornato profondo e serio, come lo ricordava così dannatamente bene. «Scusami.» Sentì la sua mano poggiarsi lieve sulla spalla e quegli occhi penetranti come uno zaffiro guardarlo con una nauseante tenerezza. «Ora andiamo in camera. Ti calmi, ti fai una doccia e ti rilassi un po’. Ok?»
No. Non era per niente ok, non c’era una sola cosa che fosse ok, come quello stupido idiota continuava a ripetere. Non ci sarebbe stato più un singolo tassello nella sua vita che sarebbe stato OK!

Perché faceva tanta fatica a farselo entrare in quella sua testa ottusa?!
«Dimentichi troppo in fretta, fratello... Non accetto la tua amicizia, tanto meno il tuo aiuto!» Gli spostò la mano e si avviò verso l’uscita.
«Tom!» Sentì la sua voce alle spalle ma non fermò i suoi passi. Uscì dalla porta e prese a scendere le scale. Un bosco, un lago, una grotta, le fiamme della dannazione. Sarebbe andato ovunque pur di non restare un altro singolo secondo lì. Con lui.
«Adesso basta!» Loki si ritrovò nuovamente nella sua morsa. La mano stretta attorno al suo braccio e il suo sguardo a trafiggerlo. «Che ti sta succedendo? Ti prego, dimmelo!» Anche l’altro arto fu intrappolato fra le sue dita. «Non puoi comportarti così ed aspettarti che io ti lasci andare via.» Il dio rimase silente di fronte alla rabbia che leggeva nelle sue iridi.
Rabbia o dolore? Thor era l’unico che era sempre stato capace di fonderle in un unico patetico sentimento.
«Che significava quella frase di prima? Che significa che non accetti la mia amicizia?» Ma non ci furono ancora risposte a quelle domande che si persero nella quiete del tramonto. Il sole spariva lento nella volta, sfumando il suo arancio con il viola del cielo. Un debole vento prese a soffiare scompigliando appena le nere ciocche del dio.
«Significa quello che ho detto» sospirò poi con un sorriso spento a piegargli gli angoli della bocca. Vide il biondo sbattere le palpebre e socchiudere le labbra pronunciando un sordo vocabolo.
«Cosa?...» Solo la seconda volta la sua voce si udì appena. Loki lo guardava con un ghigno che avrebbe voluto essere divertito. Ma in realtà, era solo una smorfia di sofferenza accuratamente celata. «Smettila di comportarti come quello psicopatico di Loki!» Ma a quella frase sussultò appena.
Psicopatico?
Le sue braccia furono libere, e Thor scosse poco la testa prima di dargli le spalle.
«Non so che ti stia prendendo Tom, e se non hai voglia di dirmelo.... Ok, è solo una tua scelta.» Il suo sguardo gli fu di nuovo addosso. «Se ti fa stare meglio, insultami e fai il pazzo quanto vuoi. Ma non chiedermi di non esserti amico, perché io...»
«Che diavolo stai farneticando, Thor?» Con uno scatto d’ira il dio spezzò il discorso dell’altro. «Non capisci che quello che sta facendo il pazzo sei tu? Sei tu che non vuoi vedere. Sei tu che hai gli occhi completamente coperti dalle tue infantili illusioni! Sei tu l’unico che crede ancora in una speranza inesistente!» Il biondo lo guardò per qualche secondo in silenzio. Il corpo di Loki era attraversato da impercettibili tremori mentre i suoi occhi erano divenuti lucidi.
Dannato! Dannato Thor ed il suo insulso sentimentalismo!
«Se vuoi giocare a questo gioco, va bene.» Con pochi passi il dio vide l’altro raggiungerlo e guardarlo con una luce diversa. Da quando si era risvegliato su Midgard, era la prima volta che gliela vedeva. Non poté impedire ad un brivido di attraversargli la schiena. Era ritornato quello di prima. «Ascoltami bene: qualunque sia la follia che ti sta pervadendo il corpo o la mente, non ha importanza. Ora tu vieni in camera con me, ti metti seduto e parli. Altrimenti, ti prendo a pugni finché non rinsavisci. Ti è chiaro il concetto, Loki?» Il moro corrucciò la fronte saettando con lo sguardo da un occhio all’altro dell’asgardiano, mal trattenendo un sorriso.
«Credi di intimidirmi?» Inghiottì quando il viso di Thor fu pericolosamente vicino al suo.
«Tu che dici?» Avesse avuto meno amor proprio, di certo Loki gli avrebbe tirato una testata ed avrebbe iniziato a correre con tutte le sue forze verso il bosco di pini che aveva adocchiato a nord. Ma per sua fortuna, o sfortuna, dipendeva dai punti di vista, non era così.

Vergogna.
Provò una forte e bruciante vergogna per se stesso, mentre lo seguiva silente, mentre andava dietro i suoi passi con le labbra serrate e lo sguardo ridotto ad una lama. Non aveva neanche badato agli umani che continuavano a rivolgersi a lui usando quel ridicolo nome.
Avesse almeno avuto i suoi poteri, di certo gliela avrebbe fatta pagare. Eccome, se gliel’avrebbe fatta pagare.
Ma non li aveva. Non aveva né la sua magia da dio, né le capacità intrinseche della sua maledetta natura. Non aveva nulla per contrastarlo, se non il suo odio.
Quando furono giunti davanti ad una porta con la scritta 63 scolpita in oro, Loki provò il desiderio di gettarsi giù per le scale e pregare la morte di coglierlo in fretta. Chissà se quella volta l'avrebbe ascoltato...
«Entra!» A quell’ordine, ritornò con gli occhi sul viso del biondo, e dopo pochi passi la porta si chiuse alle sue spalle.


- - -


Non aveva avuto l’impressione sbagliata: quel posto era di quanto più vicino ci potesse essere al Paradiso, anche se nel suo caso, sarebbe stato più indicato usare il termine "Valhalla". Mentre passeggiava per i sentieri che tagliavano i verdi prati, Tom si sentì come se l’intera landa fosse sospesa nello spazio. Tutto era attutito, ogni singolo suono era perfettamente in armonia con il resto, i colori della natura si sfumavano in totale sincronia, come fosse una sensuale danza angelica. Non poté che sentirsi appagato mentre ritornava in albergo. Quella passeggiata era stata quasi un’esperienza. Certo sarebbe stato meglio tenere per sé quelle considerazioni. Tutti sapevano che era un tipo alquanto riflessivo, ma se avesse riferito ciò che gli era passato nella mente, ad esempio a Chris... beh, poteva già sentire la sua risata mentre gli dava del "fanatico shakespeariano". Sorrise a quel pensiero salendo le scale dell’hotel.
«Mr. Thomas Hiddleston, qual buon vento!» Si fermò a quella voce familiare, ritrovandosi davanti il viso di Kat[1].
«Miss Dennings, lieto di rivederla!» La ragazza accennò ad un inchino per poi ridacchiare seguita dall’inglese.
«Allora è vero quello che si dice in giro?!» Si scambiarono un bacio sulla guancia mentre rientravano in albergo.
«Perché, che si dice?» Alla domanda di Tom, la ragazza non nascose una risata divertita.
«Che il perfetto Tom Hiddleston si è presentato sul set nel giorno sbagliato, con tanto di costume asgardiano indosso!» Si portò una mano a coprire la fragorosa risata mentre l’inglese corrucciava la fronte con un sorriso di circostanza. Non aveva davvero capito se fosse uno scherzo a altro, e l’attrice parve aver colto quel dubbio. Fermò il suo eccesso d’ilarità continuando a guardarlo divertita. «Dico davvero! Mi ha mandato un messaggio Barbara. Dice che c’è una voce che correva su di te che gironzolavi "Lokeggiando" per i verdi prati norvegesi.» Accompagnò la spiegazione con un movimento della mano che fece sorridere Tom. Va bene che sul set bisognava spezzare lo stress, ma che avessero già iniziato a inventarsi storie nei primi giorni di ripresa, era preoccupante.
«Neanche tu hai girato oggi?» Cambiò registro seguendola fino alla reception. Lei gli spiegò che avrebbe iniziato solo il giorno dopo.
«Domani pomeriggio... Alan ha cambiato qualche scena, quindi è tutto slittato» sospirò stringendo gli occhi con fare annoiato. Tom rise annuendo. Il loro nuovo regista era un tipo abbastanza, come dire, imprevedibile. Lavorare con lui sarebbe stato interessante.
«Hai già cenato, Kat? Vuoi unirti a me?» chiese cortese, ma lei scosse la testa ridacchiando.
«Ti ringrazio, ma ho già un impegno.» Fece tintinnare nella mano le chiavi che il receptionist le aveva appena allungato, facendo intuire che la sua serata sarebbe stata alquanto movimentata.
«Oh, capisco» sorrise ancora l’inglese.
«Sono certa che Chris sarà più che felice di farti compagnia...» Il ghigno compiaciuto che le comparve sul viso fece sospirare l’attore.
«Se lo vuoi sapere, non ci siamo neanche salutati. Sono atterrato solo stamattina... Sei la prima persona del cast che incontro.» La sua avrebbe voluto essere una specie di dichiarazione ufficiale per mettere a tacere qualsiasi allusione più o meno velata che la collega avesse ancora intensione di lasciar trapelare dalle sue parole. Kat finse un’espressione di stupore portandosi scenica una mano al petto.
«Quale onore!» Si sciolse poi in una limpida risata mentre si dirigevano verso le scale. «Quindi la storia di te che sbagli giorno sul set è falsa?» Più che una domanda un’affermazione. Tom sorrise ancora alzando di poco le spalle.
«Te l’ho detto, sono arrivato solo stamattina.» Kat emise un lungo sospiro che lasciava intendere una più o meno sincera delusione.
«Che peccato... Sarebbe stato bello scoprire che anche Mr. Perfezione può sbagliare.»
«Smettila, Kat.» Un leggero rossore tinse le guance dell’attore che sorrise imbarazzato. Lui non si considerava certo perfetto, anzi. Era solo un tipo professionale e gentile, se poi la maggior parte della gente trovava queste caratteristiche tanto rare da rasentare la perfezione, era un’altra questione.

«Come vuoi» cantilenò lei alla seconda rampa.

Quando Kat arrivò alla sua camera, i due si salutarono, ma mentre Tom le augurò un’appagante serata, lei ne approfittò per chiedergli di salutare Chris anche da parte sua.
«Come fai a sapere che lo vedrò stasera? Magari lo vedrai prima di me.» Purtroppo però era fin troppo facile leggere nei suoi occhi chiari. A differenza della sua controparte scenica, lui non era per niente portato a mentire, e l’espressione sul viso della collega lo faceva intuire apertamente. «Buona serata, Kat.» Decise di tagliare lì il discorso, prima di ritrovarsi intrappolato in qualche domanda o frase ambigua che la Dennings era capace di tirare fuori in ogni circostanza.
«Buona serata anche a voi!» Come non detto. Si ritrovò a sorridere sconfitto salendo la sua ultima scalinata. Accidenti, avrebbe dovuto imparare un po’ da Loki a non farsi sempre raggirare in modo così imbarazzante.
Imbucò il corridoio e si fermò davanti alla porta con il numero 63. La stanza di Chris.
Chissà se aveva già cenato...
Era sul punto di bussare quando si ritrovò a chiedersi se l’amico fosse già tornato in camera. In fondo non erano neanche le 7 di sera, o magari, se era rientrato, aveva voglia di rilassarsi un po’.

Si morse appena un angolo della bocca, indeciso sul da farsi.


- - -


Era ormai una buona mezz'ora che Loki se ne stava seduto sul letto con lo sguardo del biondo a troneggiare su di lui.
Non aveva detto una sola parola, a parte qualche blando insulto diretto a Thor e velatamente ad Odino, che era certo Heimdall sarebbe subito corso a riferire al vecchio All-Father.
«Avanti Tom, smettila!» Sorrise alla sua espressione. Era arrivato al limite della sopportazione, presto sarebbe di certo scoppiato.
Ah Thor... come era divertente prenderlo in giro.

«Se credi che l’averti seguito senza obiettare sia stata una dichiarazione di resa, ti sbagli.» Il sorriso sul viso del moro si fece più largo. Accavallò una gamba sull’altra incrociando le braccia sul petto. «Mi sono soltanto mosso a pietà davanti alla tua evidente limitatezza di argomentazioni verbali.» La verità era che aveva temuto che la collera del dio del tuono si scagliasse contro di lui con la stessa foga delle saette che per sua natura divina padroneggiava. Ma se lo chiamavano il dio degli inganni, un motivo c’era. Anche se era certo che continuando a provocarlo in quel modo, non ne avrebbe ricavato nulla di buono. Ma al contrario di ciò che Loki aveva previsto, Thor non si era avventato saturo di collera contro qualche oggetto per scaraventarlo a terra, o più precisamente contro di lui, ma era rimasto li a mal nascondere un sorriso.
«Cosa c’è di così divertente? Hai perso quel poco di senno che ancora ti accompagnava?» Ma l’espressione cupa del moro si scontrò con quella insopportabilmente divertita del biondo. Quest’ultimo si passò stancamente poi una mano sul viso, sedendosi accanto a lui.
Gli occhi del dio si specchiarono nelle iridi cristalline dell’altro per qualche secondo di silente attesa. Provò a capire cosa gli passasse per quella testa dura.
«Tom, se hai finito di fare l’isterico, io andrei a farmi una doccia.» Loki sentì la sua mano schiaffeggiargli un paio di volte la coscia, prima che Thor si alzasse e si dirigesse silente verso una porta in legno che, a quanto aveva intuito dalle sue parole, doveva dare nel bagno.
Si ritrovò a scuotere la testa incredulo.
Che razza di piano contorto e folle aveva ingegnato Odino? Quale era la sua speranza? Che impazzisse? Che perdendo del tutto il senno forse lui sarebbe riuscito a manipolarlo per fargli credere alle sue bugie su quanto lo amasse? Era questo lo squilibrato piano del padre degli dèi?
Loki non avrebbe più creduto alle sue menzogne, né a quelle di Thor, né a nessun’altra voce che avesse avuto la pretesa di parlargli di Asgard come della sua casa. Lui non ne aveva più una. La sua dimora era il caos, la sola casa che conoscesse era la solitudine della sua anima lacerata. Mai più colonne dorate, solo rocce lunari di grigio odio.
Ricordava bene il suo sguardo mentre cadeva nel vuoto. La sua delusione. In fondo, al potente AllFather, non sarebbe costato nulla allungare una mano ed afferrarlo. Ed invece aveva lasciato che si perdesse.
Si alzò dal letto guardando la porta. Poteva uscire, poteva andarsene da lì senza problemi. Ed allora che cosa aspettava a farlo? Il rumore dello scosciare dell’acqua prese a risuonare nella stanza e gli occhi del dio si posarono sul pavimento. Per la prima volta in tutta la sua vita, non sapeva cosa fare. Non aveva nessuna strategia, non riusciva ad elaborarne alcuna.
Era giunta la sua fine? L’oscuro mandante che gli aveva consegnato il potente scettro, forse gli era già vicino. Forse Odino aveva stretto un accordo con lui e...
La musica che aveva udito nel pomeriggio riecheggiò nella stanza spezzando il corso dei suoi pensieri, e d’istinto guardò verso il piccolo cellulare che Thor aveva poggiato sul tavolo,.
Se fosse stata ancora quella mortale, avrebbe avuto l’occasione per assaporare almeno una piccola dose della sua tanto agognata vendetta. Si diresse a passo spedito e lo afferrò. Poteva leggere qualcosa sullo schermo. Un nome, un nome che gli suonava dannatamente familiare. Sapeva come usarlo, così premette il tasto verde.
«Ehi Chris!» La voce che udì dall’altra parte gli provocò un brivido insolito lungo la spina dorsale. «Chris, mi senti?» Riconosceva quella sensazione. L’aveva provata la prima volta quando era riuscito a realizzare la sua prima vera illusione. Un sorriso maligno gli piegò le labbra.
«Chris è sotto la doccia.» Il silenzio rispose dall’altra parte.
Forse aveva trovato il modo di risolvere tutta quella situazione. Quell’insensato gioco, da chiunque fosse diretto, sarebbe presto giunto al termine.
«Oh... Va bene, lo chiamerò più tardi.» Si trattenne dal ridere soddisfatto, mentre pian piano gli parve di aver trovato il bandolo della matassa.
«Come preferisci... Tom».












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[1]. Kat Dennings è l’attrice che interpreta Darcy in Thor. [A detta di Kenneth Branagh (regista del film), Kat assomiglia molto caratterialmente al personaggio di Darcy. È simpatica ed ironica, quindi mi sono ispirata proprio a Darcy per caratterizzarla]



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Note saltabili dell'autrice indegna di tale nome
Salve mie prodi lettori!
Perdonatemi se vi ho fatto aspettare, ma fortunatamente sono riuscita ad aggiornare prima del previsto. Spero la cosa vi faccia piacere.
Ringrazio nuovamente chiunque abbia apprezzato la storia e mi auguro che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Spero anche che il cambio di format per i dialoghi non sia stato “antipatico”, ma mi sono convertita da poco alle caporali e quindi ho pensavo fosse bene rieditare l’intera storia.
Ma questi lati tecnici non interessano a nessuno, quindi ritorno alla storia.
Come avrete capito, c’è stata una svolta, perché pare che il nostro caro Loki abbia intuito qualcosa...
˜Sarà sulla strada giusta?
˜Chris capirà finalmente che l’uomo nella sua stanza non è il suo adorato compagno di merende?
˜E soprattutto, riuscirà il piccolo Tom a trovare qualcuno con cui cenare?

Le risposte a tutte queste domande nel prossimo capitolo.
Vi aspetto ^_^
kiss kiss Chiara


  
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