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Autore: Christielle    03/10/2012    2 recensioni
Dal testo:
"Era giunto il momento.
Il vento si scagliava contro il mio corpo ed il freddo mi entrava persino nelle ossa, malgrado tutto era una sensazione quasi piacevole.
La neve era ormai sciolta, lasciando il posto a quel sottile strato di poltiglia bianca mista a terra.
Mi ritrovai ad osservare il cielo, nuvoloso come sempre, tipico di Londra.
Avrebbe sicuramente piovuto.
Il mio sguardo si spostò sull’immensa distesa d’acqua salata che tutti chiamavano mare.
Analizzai le onde infrangersi sulle rocce, forti e rabbiose, ed indietreggiare nuovamente.
Non potevo ancora credere a quello che stavo per attuare, poiché era una cosa che pochi trovavano il coraggio di fare ed io, sicuramente, ero una di loro".
. . .
Ho scritto questa one shot in un momento molto rilevante della mia vita e, se vi ho incuriositi almeno un po', leggete e commentate.
Ve ne sarei eternamente grata,
Christielle.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Grace’s POV}

Era giunto il momento.
Il vento si scagliava contro il mio corpo ed il freddo mi entrava persino nelle ossa, malgrado tutto era una sensazione quasi piacevole.
La neve era ormai sciolta, lasciando il posto a quel sottile strato di poltiglia bianca mista a terra.
Mi ritrovai ad osservare il cielo, nuvoloso come sempre, tipico di Londra.
Avrebbe sicuramente piovuto.
Il mio sguardo si spostò  sull’immensa distesa d’acqua salata che tutti chiamavano mare.
Analizzai le onde infrangersi sulle rocce, forti e rabbiose, ed indietreggiare nuovamente .
Non potevo ancora credere a quello che stavo per attuare, poiché era una cosa che pochi trovavano il coraggio di fare ed io, sicuramente, ero una di loro.
Mi allontanai di qualche passo dal baratro, mentre alcune lacrime traditrici iniziarono a rigarmi il volto.
Purtroppo, però, prima che potessi condurre il mio corpo verso la fine, qualcuno, alle mie spalle parlò.
-Signorina?- era un uomo.
Non mi voltai.
Ero sicura che a quell’ora del mattino sarei stata sola e che nessuno mi avrebbe avvistata, cavolo.
-Si?- tentai di nascondere il tutto con una maschera di dolcezza, per non farlo insospettire.
-Sta bene?-.
-Sì, certo-.
Non si sarebbe mai accorto di nulla, se un maledetto singhiozzo non mi avesse tradita.
Sentii dei passi avvicinarsi.
-Stia indietro- lo avvertii.
-Cosa vuole fare?-.
-Se ne vada da qui- continuai, avanzando di un paio di passi verso il burrone.
-Non faccia pazzie-.
Solo a quel punto mi voltai.
Voi credete nell’amore a prima vista?
Io no, eppure, quando mi girai, i miei occhi si posarono su quelli dell’uomo che mi stava, ora, difronte.
Erano di un castano così scuro, che si confondevano col nero ed erano semplicemente stupendi.
Moro, coi capelli lunghi quasi sino alle spalle, viso maturo ed elegante.
Immobile com’era, sembrava persino una statua di cera.
Continuavamo a scrutarci, intensamente e silenziosamente.
Era un silenzio pieno di parole, ma restava pur sempre un silenzio.
I nostri occhi.
Verde nel nero, smeraldo nell’onice.
Decisa, feci qualche passo all’indietro, continuando a fissarlo.
Mi stavo avvicinando sempre più pericolosamente al dirupo.
-Si fermi- sussurrò per l’ennesima volta l’uomo.
-Non posso-
-Si che può, se lo vuole-.
Il suo tono di voce era allarmato, al contempo dolce.
-No- singhiozzai, dirigendomi sempre di più all’abisso che mi avrebbe condotta alla morte.
-La prego, non faccia nulla per salvarmi- sussurrai, lasciandomi finalmente cadere nel vuoto.
-No!- lo sentii gridare ed affacciarsi dal precipizio.
Al contrario di ciò che pensa la gente, la caduta, mi sembrò lunga e rilassante.
L’unica cosa che vidi, prima di serrare gli occhi, furono i suoi, grandi e neri, che mi osservavano con un espressione indecifrabile.
Pensai che, in fondo non mi sarebbe dispiaciuto di certo incontrarlo prima, questo tizio.
Mi schiantai contro l’acqua gelida del mare ed a quel contatto, il mio corpo rabbrividì.
Dopodiché la mia testa batté con violenza contro qualcosa, indubbiamente si trattava di uno scoglio.
Fu così che persi i sensi.
Sicuramente per sempre.

. . .

{Samuel’s POV}
 
Era così indifesa.
-Non faccia pazzie- azzardai.
Dopo quelle parole, finalmente, si voltò.
Voi credete nell’amore a prima vista?
Io no, eppure il mio cuore perse un battito appena i suoi occhi di un verde intenso, arrivarono ai miei.
I suoi capelli, lunghi fino alla vita e rossi, la sua pelle così candida.
Semplicemente perfetta.
Le mie pupille, in ventisette anni, non avevano mai visto una creatura così meravigliosa.
Continuavamo a scrutarci, intensamente e silenziosamente.
Era un silenzio pieno di parole, ma restava pur sempre un silenzio.
I nostri occhi.
Verde nel nero, smeraldo nell’onice.
I suoi passi verso il baratro mi riportarono alla realtà.
Voleva buttarsi?
Sicuramente non per fare un bagno.
-Si fermi- ritentai.
-Non posso-.
-Si che può, se lo vuole-.
Cercai di assumere un tono di voce rassicurante, per farle forza.
Non doveva assolutamente farlo, era troppo giovane per morire così.
-No- singhiozzò, facendo gli ultimi passi che la lasciavano sospesa tra la vita e la morte.
Quella mattina neanche volevo andare fino lassù, con quel freddo pungente.
-La prego, non faccia nulla per salvarmi- sussurrò, lasciandosi cadere nel vuoto.
-No!- urlai istintivamente, correndo come un pazzo, sull’orlo di quel maledetto strapiombo ed osservandola precipitare velocemente in acqua.
Troppo velocemente.
Ebbi modo di vedere un’ultima volta i suoi immensi occhi verdi, prima che si chiudessero, forse per sempre.
Non ci pensai due volte e chiamai subito un’ambulanza, che giunse nell’arco di dieci minuti.
Ormai, però, era troppo tardi.
In seguito, ci fu il funerale, dove scoprii il suo nome: Grace Peterson.
Non lo avrei mai scordato.
Aveva appena ventun anni ed era gravemente malata.
Leucemia.
Sarebbe morta comunque, un mese dopo.
. . .

Ancora adesso, a distanza di quattro anni, vado una volta a settimana, a portarle dei fiori ed osservare la sua splendida foto poggiata su quella fredda lastra di marmo bianco.
Sono uscito con molte ragazze, dopo quel giorno, ma non riesco a starci assieme più di qualche settimana, al massimo qualche mese.
Dentro di me, sono certo che lei era quella giusta.
Purtroppo il destino è troppo vile con le persone che non se lo meritano affatto…




Se siete arrivati sino a qui, ne sono felice e spero che vi sia piaciuta.
Non mi vergogno di dire che, scrivendola, ho pianto.
Spero di non averlo fatto fare anche a voi xD
Se volete, lasciatemi un piccolo commentino, per sapere cosa bensate di questa one shot.
Ancora grazie,
Christielle.











  
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