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Autore: ChiaKairi    03/10/2012    4 recensioni
Salve a tutti, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima in assoluto che decido di postare.
Non voglio sprecare troppe parole, ma potrebbe esservi utile sapere che ogni luogo descritto è reale, infatti mi sono ispirata alla mia città di villeggiatura (le foto di mare che inserirò sono state scattate quasi tutte da me e vi aiuteranno ad entrare nella giusta atmosfera).
Questa è una storia di mare, di mistero, di amore e di libertà. E' una storia dove gli Occhi, sono i veri protagonisti.
"Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione-uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa."
Buona lettura e spero di conoscere tante nuove, belle persone qui. :)
Enjoy!
Chiara
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15.Into his mind
 

Minho si inginocchiò al fianco di Kibum, sentendo le gambe molli e pesanti. Si sforzò di tenere gli occhi aperti nonostante gli lacrimassero per il mal di testa. Poggiò una mano sulla fronte di Taemin, e la sentì gelata, imperlata dal sudore. Guardò Kibum col cuore in gola.
“Spiegami. Voglio sapere.” Jonghyun scivolò al fianco di Minho, poggiandogli una mano su una spalla.
“Forse è meglio se ti spiega lui.” Rispose Kibum, a bassa voce. Minho fissò la schiena di Onew.
“Mi chiamo Lee Jinki, ma per lui ero solo Onew.” Iniziò il ragazzo, a voce alta, in modo che tutti lo sentissero. “Sono il Primo Fratello, il primo scelto dal Maestro per diventare suo allievo. Dopo di me, sono giunti Kibum e infine Taemin. Sono quello che è stato nelle mani del Maestro per più tempo. Ho acconsentito a diventare suo schiavo molti anni fa, quando ero poco più che un bambino. Da allora, la mia coscienza gli è appartenuta ed io non ho mai avuto ricordi, né volontà. Ero suo e basta.” Fece una pausa. “Credevo ciò che credeva il Maestro, pensavo ciò che lui pensava, facevo solo ciò che lui voleva. Ero convinto che anche Kibum e Taemin avrebbero presto acconsentito a lasciarsi prendere da lui… ma mi sbagliavo. D’altra parte, anche il Maestro la pensava così.”
“Come hai fatto a liberarti?” chiese Jonghyun, ansioso di sapere.
“Sono cambiato. Sono diventato un’altra persona, la mia coscienza si è modificata e quindi il suo controllo su di me è svanito, senza che lui si accorgesse di niente. È proprio qui che stava l’errore più grave del Maestro, non è vero Kibum?”
“Sì. Lui era convinto che le persone non potessero cambiare, che fossero solo una cosa, una personalità ben definita e immutabile.”
“Fortunatamente ho sentito i discorsi che facevano i miei fratelli, in segreto, e ho cominciato a capire. Non l’ho detto a nessuno, ma dentro di me qualcosa si è modificato.”
“Non sapevamo niente… non ci siamo mai accorti della tua presenza.” Disse Kibum. “Pensavamo che fossi perduto e quindi ci siamo sempre guardati da te.”
“Lo so, non ve ne faccio una colpa. Vi devo solo ringraziare, perché se tu, Kibum, non avessi iniziato a parlare con Taemin, se non aveste preso a studiare il mondo con i vostri occhi… io sarei rimasto schiavo della filosofia chiusa e fredda del Maestro per sempre.” si voltò verso di loro e sorrise.
“Onew… cosa posso fare per Taemin?” chiese Minho, quasi supplichevole.
“Chiamami Jinki. È questo il mio vero nome.” Precisò il ragazzo, gli rivolse un ultimo sguardo dolce e malinconico e tornò a guardare il mare, immerso nell’oscurità della notte.
“Quando io ho acconsentito a lasciarmi prendere dal Maestro, ho lasciato che lui cancellasse i miei ricordi e la mia vecchia personalità per plasmarne una nuova, di suo piacimento. Taemin ha fatto lo stesso, e gliel’ha lsciato fare di sua volontà. Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto ma il Taemin che tu conoscevi, non esiste più.”
La mano di Jonghyun si strinse attorno alla spalla dell’amico, mentre questo si sentiva schiacciato da un macigno. Abbassò il capo e le lacrime, silenziose iniziarono a scorrere.
“Ma non… non può essere, lui è sempre lui, che significa che…”
“Aspetta. Non credere che sia tutto perduto.” Minho rialzò il capo, tentando di darsi un contegno. Strinse una mano attorno ad un braccio sottile di Taemin, mentre questo sembrava dormire tranquillo.
“Io sono la prova vivente che non si è mai, del tutto perduti.” Continuò Jinki, in tono pacato. “La trasformazione di Taemin è avvenuta da poco, è normale che lui appaia come un guscio vuoto. La nuova coscienza ha bisogno di tempo, per stabilizzarsi. Nella mente di Taemin ora, c’è ancora un grande caos. Inoltre bisogna considerare che il Maestro è svanito. Nella sua testa e nel suo cuore, era lui ad occupare lo spazio maggiore dopo la trasformazione, ma ora che non c’è più, lo shock per Taemin deve essere stato tremendo, come se l’intero suo mondo si fosse sgretolato in un istante.”
“Puoi… puoi salvarlo?” chiese Minho. Si stava sforzando di capire.
“No, non io. Tu.” Jinki si voltò nuovamente, per sorridergli con sguardo audace. Minho sbatté le palpebre, stordito.
“C’è un altro elemento che bisogna considerare. Il Taemin che il Maestro ha spazzato via, non era già più quello che tu hai conosciuto. Da quando si è separato da te, anche la sua coscienza è cambiata drasticamente, e nel momento in cui ha accettato di diventare il suo burattino, essa si è modificata ancora. Tu hai conosciuto il Taemin che ha creato Kibum, il ragazzino gentile e determinato che abbiamo tutti ben presente… quel Taemin, non è morto. Sta solo dormendo, da qualche parte.”
Il silenzio che seguì, espresse tutta la perplessità dei ragazzi che ascoltavano le parole di Jinki.
“Minho… proprio tu, dovresti capirmi meglio di tutti.” Sorrise il giovane. “Tu sei il Minho forte e sfrontato che fa innamorare le ragazzine, ma non sei anche il bambino solo e impaurito che ha dovuto lottare con un padre violento e con la droga? E non sei forse anche quel ragazzo gentile e determinato che ha salvato un ragazzetto biondo dalle acque del mare, una sera? Tu sei tutto questo Minho, sei tutto questo e molto di più. Forse domani sarai ancora diverso, o forse fra un anno, chi lo sa!” esclamò Jinki, allegro. “Le persone evolvono continuamente, ma ogni fase lascia un segno, niente viene del tutto dimenticato. È come una montagna, che cresce sempre di più, arricchendosi di piante, animali ed elementi, crescendo di strato in strato. Ma se non ci fossero gli strati più interni, la montagna non sarebbe mai nata e non starebbe nemmeno in piedi. Mi sono spiegato?”
“Sì.”
Adesso Minho capiva. Si asciugò le lacrime e i suoi tornarono fiammeggianti. “Dimmi come devo fare.”
“Ascoltami. Il Taemin che è stato cancellato dal maestro, l’ultimo Taemin, era quello spaventato, solo e senza speranza. Era un Taemin convinto di averti perso per sempre. Quella personalità è svanita e non tornerà più. Tutte le altre invece, sono sommerse sotto l’immenso vuoto che ora è dentro di lui, il vuoto lasciato dalla scomparsa del Maestro. Quelle altre coscienze svaniranno presto, si stanno già sgretolando, quindi devi fare in fretta. Devi andare da lui e farlo ricordare. Devi fare riemergere il Taemin che tu conosci meglio. Se riuscirai a trovarlo e a convincerlo a tornare, allora sarà tuo.”
“Non voglio che sia mio, voglio che sia se stesso.” Gli occhi di Jinki brillarono nella notte. Sospirò.
“Se riuscirai a farglielo capire, ce la farai.”
“E tornerà a ricordare?”
“Sì.”
“Tornerà ad essere quello che era?”
“Sarà diverso da come lo conoscevi, ma sarà lui.”
Minho annuì.
“Insegnami.”
 
Jinki aveva spento il motore e si era seduto di fronte a Minho e Taemin. Jonghyun e Kibum li osservavano, seduti in un angolo, le loro mani intrecciate e i corpi vicini che si riscaldavano a vicenda nell’aria fresca della notte. Le luci della città erano lontane, l’aria calma e silenziosa. Il motoscafo dondolava leggero, sospinto piano dalle onde.
“Prima di lasciarti andare, devo spiegarti perché è meglio che lo faccia tu.” Iniziò Jinki, scostandosi un ciocca dei capelli lisci dagli occhi. Parlava in modo chiaro e pacato, i gomiti poggiati sulle ginocchia incrociate. “Io ho scavato a fondo dentro di te e anche dentro Taemin, prima che il Maestro lo cambiasse, quindi conosco i veri sentimenti di entrambi.” Gli occhi di Jinki guizzarono su Kibum e Jonghyun.
“Non ti preoccupare, dì pure quello che devi.” Lo tranquillizzò Minho, apprezzando la sua delicatezza.
“So quello che è successo tra voi. So anche che Taemin ti ama. L’unico incerto, sei tu, Minho.” Il ragazzo moro annuì, serio.
“Io ho difficoltà a lasciarmi andare ai sentimenti.” Spiegò il ragazzo. “So solo che Taemin è tutto quello che voglio e che non riesco più ad immaginare una vita senza di lui, adesso.” Jinki gli sorrise.
“Grazie, vedo che sei sincero. Sarà importante esserlo, quando parlerai con lui. Non devi ingannarlo, devi convincerlo, ricorda. Per ora è sospettoso, segue ancora scrupolosamente tutto ciò che il Maestro gli ha fatto credere. Capisci?”
“Sì.”
“Bene. Taemin è innamorato di te, e questo è il sentimento che più caratterizzava la sua anima prima che venisse travolto dalla paura e dalla disperazione. È per questo che devi farlo tu. Sarà più facile per te catturare la sua attenzione. Anche se la tua mente è inesperta, lui ha una speciale considerazione di te e se ne accorgerà, se gli parlerai usando le parole giuste.”
Minho ricordò come si era comportato Taemin poche ore prima, mentre aveva tentato di convincerlo a seguirlo, e si sentì morire.
“Come… come dovrei fare? Ho paura di non riuscire a farmi ascoltare. Non sono bravo con le parole.” Jinki gli sorrise.
“Devi fare come stai facendo con me adesso. Devi aprirti completamente, senza nascondere nulla. Taemin deve sentirti. Non con le orecchie, eh.”
“Sì, questa lezione l’abbiamo imparata.” Sorrise mesto Minho, rivolgendosi a Jonghyun che annuì, come per rassicurarlo con gli occhi.
Jinki gli pose improvvisamente le mani sulle spalle.
“Vedrai, ce la puoi fare. Rilassati e non avere fretta. Devi avere pazienza, con lui. Assecondalo. Aiutalo. Non posso dirti esattamente come dovrai agire, perché non lo posso sapere. Dovrai vedertela da solo. Ok?”
“Ok.”
“Bene. È meglio se ti sbrighi. Se entri mentre sta dormendo, sarà tutto più semplice. Vieni, sdraiati anche tu.”
Minho fece per distendersi vicino a  Taemin, ma Jonghyun corse da lui. Gli sorrise e lo abbracciò. Minho sentì che stava per commuoversi e si affrettò a spingerlo via.
“Ehi… che ti prende?”
Jonghyun si passò il dorso di una mano sul naso e gli diede una sonora pacca su una spalla.
“Muoviti amico, che non vedo l’ora di farmi una doccia. Riportalo qua e andiamocene, ok?”
“Certo.”
Minho si sdraiò e chiuse gli occhi. Sentì Kibum che gli apriva un palmo e gli metteva la mano di Taemin nella sua. D’istinto, la strinse. Respirò a fondo e sentì la coscienza di Onew premere leggermente. La lasciò passare.
Rilassati. Allungati verso di lui ed entra. Sai già come fare. Buona fortuna.
Grazie.
Ne avrò bisogno.
 
 
 
“Dio che freddo, ma non ce n’è di riscaldamento qui?” sbottò Minho, irritato. Si strofinò le braccia e si guardò intorno. Era tutto bianco.
Taemin stava a pochi metri di distanza, camminando piano, in su e in giù gli occhi azzurri persi nel vuoto.
“Che cerchi?” gli chiese.
“Non lo so… dov’è?”
“Dov’è cosa?”
“Mm… manca qualcosa. Anzi, mancano molte cose. Non riesco a capire.”
“Beh.” Minho si mise le mani su i fianchi e si guardò intorno. “In effetti manca tutto. Qui non c’è niente.”
“Come non c’è niente? Vorresti dire che sono vuoto?” Taemin sembrò irritato. Non lo guardava mai.
“Così sembri.”
“Vattene via! Mi infastidisci.”
“E perché?”
Silenzio.
“Taemin.”
“Che c’è?”
“La smetti di camminare?”
“No. Vattene via ho detto.” Il ragazzino continuò a cercare, concentrato. “Dov’è, dov’è… mi ha detto che non mi avrebbe lasciato mai e invece non c’è.” Sussurrò tra sé e sé.
“Chi, Taemin?”
“Lui. Guarda che disastro ha combinato! Lo odio. Anzi no… non è vero. Ho bisogno di lui.”
“Il Maestro?”
“Sì! Ecco. Lo conosci?” Taemin si voltò di scatto, finalmente sembrava interessato.
“Uhm… diciamo di sì.”
“Sai dov’è?”
“Non c’è, Taemin. Adesso ci siamo tu ed io.”
“Se non sai dov’è vattene, ho da fare.” Il ragazzino si voltò di nuovo, deluso. Minho sospirò e gli si avvicinò. Provò l’istinto di prenderlo per mano, ma si trattenne.
Si sedette e iniziò ad osservarlo mentre camminava, voltando la testa da una parte, poi dall’altra.
“A che pensi?”
“Ho detto di andartene, cavoli non vedi che ho da fare?”
“Yah! Ti sembra il modo di parlare al tuo hyung?”
“Non sei nessuno.”
Minho sentì una strana inquietudine montargli dentro, ma la soppresse con forza.
“Voglio aiutarti. Lascia che ti aiuti.”
“No.”
Silenzio. Minho attese.
“Sai dov’è?” ripeté Taemin dopo un po’, come se si fosse dimenticato quello che si erano appena detti.
“No Taemin… non c’è.”
“Allora vattene.”
“Non posso.”
“Perché?”
“Devo prima farti vedere delle cose.” Taemin lo guardò, scocciato.
“Tipo?” Minho gli sorrise. Si alzò.
“Mmm… vediamo. Te lo ricordi questo?” Fra i due ragazzi comparve un fiore, dai colori vivaci, sull’arancione. Un bel, grande fiore.
“No.”
La stanza tornò vuota.
“Uhm. Sei sicuro? Guardalo meglio.” Insistette Minho, e il fiore ricomparve, insieme allo zampillo di una fontana.
“Ho detto di no!” ripeté Taemin. “Però… è carino.”
“Già. Anche tu lo sei, Taemin.” Il ragazzino lo squadrò. Scomparì tutto mentre questo si voltava.
Minho si morse la lingua.
Doveva essere cauto.
Con calma.
Il ragazzino aveva ripreso ad ignorarlo e gironzolare.
“Sai dov’è?”
“No, Taemin.”
Pazienza…
“Allora perché continui a infastidirmi? Non dovresti essere qui.”
“Invece sì che dovrei esserci.” Gli occhi di Taemin lo inchiodarono e Minho si sentì scoperto, nudo.
“Perché? Non sei nessuno.”
“C’è stato un tempo, Taemin… in cui questo posto, lo vedi?” e Minho alzò le braccia, indicando il vuoto che li circondava. “Tutto questo posto… era pieno di me e te.”
“Non ti credo, io non ti conosco.” Minho gli sorrise, teneramente.
“Lascia che te lo dimostri allora.”
Taemin sembrò rifletterci su.
“Hai altro, da farmi vedere?”
Minho annuì.
Erano in una stanza ora, un piccolo soggiorno, semplice ma accogliente. Un tavolino, un divano, una poltrona, dei quadri alle pareti, i resti di una pizza sparsi in giro.
Taemin si aggirò fra il tavolino e il divano mentre Minho si sedeva sulla poltrona.
“Ti ricorda niente?”
“Cos’è?” chiese Taemin. Si sedette titubante sul divano, scostando la leggera coperta che vi era poggiata.
“Sdraiati.”
“Non mi va.”
“Dai… fallo per me.” Taemin sbuffò.
“Che palle che sei.” Con un gesto stizzito, si sdraiò, gli occhi che guizzavano in giro. Minho, veloce e silenzioso come una pantera, spense le luci e si inginocchiò sul tappeto, vicino al volto di Taemin.
“Un giorno, io e te eravamo esattamente così. Era una sera speciale… prova a vedere se te la ricordi.”
Taemin si agitò. Iniziò a respirare più velocemente.
“Io… aspetta.”
“Ho tutto il tempo che vuoi.”
“Tu… no, non eri così.” Lo guardò e sembrò vederlo davvero per la prima volta. I suoi occhi analizzarono i lineamenti di Minho per un attimo, poi lo prese per le spalle e lo fece salire sul divano, sopra di sé. Minho gli poggiò le mani ai lati del capo e attese, il cuore che gli martellava nel petto. Fece di tutto per non pesarsi troppo sul corpo del più piccolo e trattenne il fiato. Taemin si morse un labbro.
“Manca ancora qualcosa…” alzò il capo e Minho non si mosse. Le loro labbra si stavano avvicinando pericolosamente…
“No, tu mi stai prendendo in giro!” le mani di Taemin lo spinsero via, premendo sul suo petto.
In un istante, tutto tornò bianco. Stordito, Minho si ritrovò in piedi. Si guardò intorno e scoprì che Taemin era lontano, di spalle. Corse da lui, spaventato.
“Taemin!” lo chiamò. Il ragazzo non si girò. “Taemin… è tutto vero, io so che te lo ricordi!” il ragazzino si girò di scatto.
“Lasciami. In. Pace. Io sto cercando lui. Sparisci!”
“Non posso…”
“Non mi interessa, ho detto che devi andare via!” Taemin lo spinse di nuovo, con forza. Minho avrebbe voluto afferrarlo per le braccia e trattenerlo, ma si costrinse a non farlo. Lasciò che si allontanasse.
“Taemin… cerca di capire.” Le mani del ragazzino affondarono nei suoi capelli biondi.
“Cosa, cosa c’è da capire?” gridò, esasperato. “Vattene! Non voglio saperne più niente di te!”
“Allora ti ricordi!”
“No, io non ti conosco. C’è… c’è qualcosa che… non voglio più vederti, vai via.”
“Ti prego… non mi mandare via.”
Nel vuoto, risuonò una voce, supplichevole.
Hyung, non mi mandare via…’
Taemin si guardò intorno, con gli occhi spaventati. Si morse di nuovo il labbro inferiore e si andò ad accovacciare, la testa tra le mani. Minho gli si avvicinò e gli appoggiò una mano su una spalla, con tutta la delicatezza di cui era capace.
“E’ così semplice Taemin… potresti essere felice, se solo mi ascoltassi.”
“Lui ha detto che non devo più pensare, gliel’ho chiesto io. Perché adesso ci sei tu e non lui, non capisco…”
“Adesso ti senti così, sei confuso, è normale. Non avere paura, ci sono io ad aiutarti.”
“Quello che non capisco è perché devo ricordare. Non vado bene così come sono?” gli occhi di Taemin si alzarono su Minho, lucidi.
“Certo che vai bene. Tu vai sempre bene.” Le labbra di Taemin tremarono per un attimo. Si alzò e Minho lo seguì.
“C’è qualcosa. Dimmi cos’è.”
“Va bene.”
 
Si ritrovarono sulla spiaggia, in un punto familiare. Minho riconosceva le sdraio chiuse, gli ombrelloni nel buio. C’era anche la luna.
Era quella notte, non c’erano dubbi.
Taemin avanzò verso le onde del mare calmo. Alzò il capo e la brezza gli liberò il viso dai capelli. Minho osservò il suo bellissimo profilo e strinse i pugni.
“Io ero qui.”
Minho inclinò il capo. Fece per prenderlo per le spalle ma quello lo guardò male.
“Posso…?” gli sfiorò un braccio e lo fece spostare leggermente verso destra, di qualche passo.
“Ecco.”
Taemin lo fulminò e sospirò.
“E’ vero. Questo è il posto.”
Lentamente, il ragazzino si voltò verso di lui. Si guardarono.
“Cos’è successo poi? Non riesco a…”
“Non fa niente, ti aiuto io adesso.” Lo rassicurò Minho a bassa voce. “Tu eri svenuto, ricordi? È qui che ho visto la prima volta i tuoi occhi. Pensavo fossi un bambino.”
“Sì… mi hai tirato su, a riva.” Camminò piano, verso l’interno della spiaggia. “E poi ti ho visto.”
“E anche io, per la prima volta.”
Taemin annuì.
“Non ricordo come ti chiami.”
Un’altra pugnalata.
“Aspetta, non me lo dire.” una mano di Taemin salì verso la sua tempia, accrezzandogli i capelli per poi scivolare giù fino allo zigomo.
Minho sentì la fredda coscienza del ragazzo premergli nella mente. Chiuse gli occhi e si lasciò guardare.
Fece male.
Taemin esplorò con irruenza, come quella prima volta, guizzando di ricordo in ricordo.
Poi si ritrasse. Quando Minho riaprì gli occhi, il ragazzo lo fissava con occhi terrorizzati.
“Taemin…”
“No… no, basta. Basta, lasciami andare.”
“Aspetta, dimmi almeno se ti ricordi.”
“No, non voglio…”
Minho lo afferrò per un braccio, trattenendolo.
“Ascoltami un attimo, non voglio farti niente.”
“Lasciami!”
La spiaggia scomparve.
 
Il bianco li avvolse, fastidioso. Minho sospirò. Sbattè un pugno per terra, frustrato, poi si morse le nocche.
Non perdere il controllo…
“Te lo dico per l’ultima volta.” Sibilò Taemin. Minho si preparò psicologicamente all’ennesimo rifiuto. “Devi lasciarmi in pace.”
“Ho bisogno di te.”
“Non mi interessa.”
“Taemin… io, credo di amarti.”
“Anche io credo di averti amato, una volta. Ma faceva troppo male. È meglio che te ne vai.”
“Non farà più male adesso, te lo prometto.”
“Io non sento niente. Niente.
“Non è vero.”
“Ti credi tanto intelligente? Credi di sapere tutto?”
“Io?” Minho rise. “No, affatto.”
“Voglio mostrarti io qualcosa, adesso. Poi vedrai che mi darai ragione.” Taemin lo prese per un polso e lo trascinò con sé, mentre attorno a loro compariva una strada, poi un ponte, delle rotaie…
Minho deglutì a fatica.
Un’altra notte inconfondibile.
Taemin si voltò a guardarlo, stando nel buio del sottopassaggio, serissimo.
“Questo è un altro ricordo che mi è appena venuto in mente.” Spiegò il ragazzino. “Questo, è uno di quelli che fa male.”
“Mi dispiace.”
“Troppo tardi.”
“Avrei fatto qualsiasi cosa per tenerti con me, lo giuro. Non ero pronto.”
“Tu mi hai lasciato. E all’inizio nemmeno mi volevi. Sei esattamente come lui, che adesso non c’è e non so dove sia.”
“Hai ragione. Io sono qui adesso, però. Non ti lascio più.”
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Buooooooooonasera XD
Allura, rieccoci con un nuovo aggiornamento, questa volta ci ho messo un po'. Sono successe parecchie cose, capitemi: il flash mob a Milano è stato FANTASTICO, non mi sembrava di essere nemmeno in Italia, c'erano megaschermi con kpop a tutto spiano, poster e musica coreana ovunque. Siamo stati meravigliosi, modestamente XD La Korean Week a Milano è stata davvero una figata. Procede il mio 'progetto' e anche oggi sono andata in università, sto conoscendo gente e per ora è tutto ok.
Sperem XD
Per quanto riguarda la storia.... siamo davvero vicini alla fine, la sentite, che si avvicina? Come vi sembra? Questa parte è profonda ed importante, vi prego di leggerla con attenzione, tutti voi che seguite la mia storia.
Vi adoro.
Baci!
Chiara

  
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