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Autore: Eterno    03/10/2012    3 recensioni
- Emily! - , esclamò. Le poverina si girò di scatto, impaurita. Fece per urlare, ma in un attimo il ragazzo le fu dietro, premendole la mano contro la bocca. - Silenzio, silenzio... Non vorrai mica che i tuoi genitori mi scoprano? - , le sussurrò all' orecchio. Lei cercò di liberarsi, ma la presa del ragazzo era troppo frotte, e alla fine dovette arrendersi.
Genere: Dark, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era l' anno 1876, e in Scozia, nella grande villa di campagna del signore e della signora Watson, tutti gli orologi appesi alle pareti nelle varie stanze della casa, avevano appena annunciato la mezzanotte. Mentre la coppia dormiva tranquilla nella propria camera, la figlia, Emily, era ancora sveglia, e stava seduta su una bella poltrona in camera sua, intenta a pettinarsi i lunghi capelli rossi. I due occhi verdi fissavano la parete di fronte, senza lasciar trasparire neanche la più piccola delle emozioni, come sempre, in fondo...

Emily Watson era una ragazza davvero stupida, almeno così la consideravano i pochi che la conoscevano. " Una bellezza sprecata, visto il cervello che si ritrova " ,  dicevano le vecchie pettegole alle feste. E, in effetti, era vero. Considerandola dal punto di vista estetico, era davvero una bella ragazza: alta, prosperosa, con due occhi verdi e le labbra piccole e rosso sangue, per non parlare dei capelli... andavano dal rosso scuro all' arancione più chiaro, quasi giallo. Ma, ahimè, era di una stupidità inaudita. Certo, gli uomini dell' epoca non davano molta importanza a questo dettaglio, e infatti molti di loro avevano chiesto la sua mano, ma lei aveva sempre rifiutato, e adesso, a ben venticinque anni, si ritrovava a vivere ancora con i genitori. Che le venisse un colpo! Che cosa aveva nel cervello quella povera ragazza? Molto probabilmente, la signora Gray, amica di vecchia data dei Watson, avrebbe risposto: " Niente! " .

Comunque, Emily continuava a pettinarsi i capelli, mentre alcune ciocche si impigliavano nei denti della lussuosa spazzola. Indossava una lunga camicia da notte, di seta, che le scivolava lungo fianchi mettendo in risalto le sue forme. La dolce melodia che proveniva dal piccolo carillon poggiato sullo scrittoio, riempiva l' intera stanza, e il freddo era insopportabile! Quella stupida di Emily aveva lasciato la finestra aperta, benché fosse pieno inverno... ma a cosa pensava? Passarono i minuti, ore, molto probabilmente, e lei continuava a starsene seduta sulla poltrona a pettinarsi i capelli, mentre il freddo pungente la faceva tremare. Dava l' impressione di aspettare qualcuno. Detto fatto! Seduto sul davanzale della finestra, con un sorriso perverso stampato sul volto, c' era un ragazzo davvero affascinante. La pelle bianca come il marmo sembra risplendere nella notte scura, e corti capelli neri gli incorniciavano il viso. Era vestito in modo elegante, sembrava un aristocratico. Doveva avere una ventina di anni... anno più anno meno. Chissà da quanto tempo osservava la povera Emily. Abbastanza, comunque, da doverla chiamare, visto che non sembrava avere la minima intenzione di girarsi verso di lui.

- Emily! - , esclamò. Le poverina si girò di scatto, impaurita. Fece per urlare, ma in un attimo il ragazzo le fu dietro, premendole la mano contro la bocca. - Silenzio, silenzio... Non vorrai mica che i tuoi genitori mi scoprano? - , le sussurrò all' orecchio. Lei cercò di liberarsi, ma la presa del ragazzo era troppo frotte, e alla fine dovette arrendersi.

- Così, da brava - , disse il ragazzo lasciandola andare. Lei corse subito via da lui, andandosi a riparare dietro una sedia, come se questa avrebbe potuto salvarle la vita!

- Chi sei? - , esclamò Emily in preda al panico, con le labbra che le tremavano.

- Shh, shh... - , continuava a ripetere il ragazzo aggirandosi per la stanza, guardando e toccando gli oggetti personali della ragazza come se la camera fosse sua.

- Chi sei? - , ripeté. L' intruso continuò a ignorarla, esaminando una costosa collana di perle. - Non toccare la mia roba! - , esclamò. Questa volta il ragazzo parve averla sentita, e si girò verso di lei, guardandola con un falso dispiacere, e lasciò cadere la collana sul pavimento. - Come vuoi - , disse sorridendo. Per qualche secondo esaminò la ragazza impaurita, in preda al panico, poi si avvicinò a lei.

- STAI LONTANO DA ME - , urlò, prendendo fra le mani la sedia. Il ragazzo non si scompose, poi, con voce calma, disse: - Ti ho detto di non urlare, non voglio farti del male. E posa la sedia -

- Se non vuoi farmi del male allora perché sei in casa mia? -

- Niente, una semplice visita - , le rispose beffardo. - Sai, sei proprio una bella ragazza - aggiunse, con lo sguardo puntato sul decolté della ragazza. Lei non sembrò accorgersene, comunque. - Come ti chiami? - , gli chiese. Lui la guardò accigliato per un attimo, poi rispose: - David Austen - .

- Non ci credo - , disse Emily.

- Non sono affari miei. Tu mi hai posto una domanda, e io ti ho risposto - , le rispose in tono secco.

- Co... - , Emily sembrò pensarci su due volte prima di parlare, cosa rara, per lei. Alla fine stette zitta, senza sapere cosa dire, mentre il cuore le batteva all' impazzata a causa della paura. Non voleva urlare, chissà cosa gli avrebbe fatto, quel maniaco, se avesse urlato.

- Si? - , domandò David, adesso sembrava davvero interessato.

- C- c- cosa sei? - , disse infine Emily, tremando.

- Una domanda davvero interessante... Ecco, vedi, io sono un vampiro - . Emily scoppiò a ridere. - Non esistono i vampiri, sono tutte sciocchezze! - , esclamò in preda alle risate. David sembrò irrigidirsi, non le piacevano le parsone che non credevano a ciò che diceva. - Vuoi che te lo dimostri? - , sussurrò in tono di sfida. Emily continuò a ridere. - Coraggio, fammi vedere... vampiro! - , e rise ancora. In men che non si dica, il vampiro fu sopra di lei, ringhiando e cacciando fuori i canini. Emily questa volta cercò di urlare, ma David le coprì nuovamente la bocca con una mano, era abbastanza forte da poterla trattenere con una mano sola. Pochi secondi dopo, succhiava il sangue dal polso della ragazza. La sentiva indebolirsi sempre di più a causa della perdita di sangue. Dopo qualche secondo si alzò, leccandosi il labbro superiore. L' intero viso era ricoperto di sangue cremisi. Emily rimase stesa per terra, un po' a causa della debolezza un po' per la paura.

- Allora, adesso mi credi? - , disse, e poi le sferrò un calcio alla testa. La ragazza gemé per il dolore, rimanendo stesa per terra. Gli occhi del vampiro, prima neri coma la notte, andavano a sfumarsi di un rosso chiaro. David adesso camminava attorno al corpo della ragazza, osservandola.

- Dunque, cosa possiamo fare io e te adesso? -

- No... no... - , continuava a ripetere piano Emily.

- Cosa? Vuoi giocare a marito e moglie? Ok, sarai accontentata -  .

- No... no... - .

- Stai calma, mi sto preparando - , le disse mentre si levava gli stivali, poi il pantalone, poi la camicia, rimanendo solo in mutande. Prese la ragazza e la buttò con violenza sul letto, iniziando a toccarla ovunque. All' inizio Emily cercò di liberarsi dalla morsa del ragazzo, ma poi si abbandonò a lui, sprofondando nel piacere. Adesso erano entrambi nudi, e gemevano tutti e due per il piacere, mentre David spingeva sempre più in profondità nella ragazza. Non erano più David e Emily, erano una persona sola, si erano fusi. Dopo quelle che parvero ore, David urlò appena, e poi si stese accanto alla ragazza, mentre lei sprofondava nel sonno.

- Che sciocca... - , sussurrò a se stesso, mentre le accarezzava i capelli. - Che sciocca... che sciocca... - , continuava a ripetere, e poi, con un solo gesto del braccio le staccò la testa del corpo, gettandola sul pavimento. Il sangue ricopriva le lenzuola, e David iniziò a leccarlo, gustando il meraviglioso sapore di quel liquido. Solo quando il sole fu quasi sorto se ne andò, con tutta calma, poggiando la collana di perle sul seno nudo della ragazza.

Qualche ora dopo, quando i genitori di Emily entrarono nella stanza della ragazza, e videro quello spettacolo raccapricciante, non seppero resistere al dolore, e si suicidarono, accanto alla figlia.

David Austen, aveva procurato altre tre vittime al mondo.

  
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