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Autore: Mistral    16/04/2007    1 recensioni
Quando l’aveva vista scendere dal treno quella sera, occhiali da sole e capelli rosso fuoco raccolti in una coda alta, la cosa gli aveva fatto un certo effetto - doveva ammetterlo. Erano mesi che non si vedevano neanche di sfuggita, ancora di più che non si scambiavano un saluto. E un tempo indefinito che non facevano conversazione. E pensare che fino a un anno e mezzo prima o giù di lì erano una coppia inseparabile...
Genere: Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Al mio Dottor House personale

Al mio Dottor House personale,

con tanto affetto.

 

16 Aprile 2007

 

Questa storia è frutto di fantasia, quindi ogni riferimento a persone, fatti e luoghi reali esistiti o esistenti è da considerarsi puramente casuale.
La canzone Ti vorrei rivivere è di Eros Ramazzotti ed è qui utilizzata senza alcun fine di lucro.

 

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Ti vorrei rivivere

 

Quando l’aveva vista scendere dal treno quella sera, occhiali da sole e capelli rosso fuoco raccolti in una coda alta, la cosa gli aveva fatto un certo effetto - doveva ammetterlo. Erano mesi che non si vedevano neanche di sfuggita, ancora di più che non si scambiavano un saluto. E un tempo indefinito che non facevano conversazione. E pensare che fino a un anno e mezzo prima o giù di lì erano una coppia inseparabile (e anche una delle più chiacchierate - ma questo non deve stupire in un paesino come il loro, dove tutti conoscono tutti)… poi qualcosa si era incrinato e lui l’aveva lasciata, tra lo stupore generale.

Passandogli accanto, lei non l’aveva nemmeno visto - o forse aveva fatto finta di non riconoscerlo, chissà - ed aveva proseguito per la sua strada. Per lui non sarebbe stato affatto difficile raggiungerla, bastava girare la moto e affiancarla; ma Daniele preferì non muoversi e rimanere fermo al passaggio a livello, ad osservarla allontanarsi verso la sua auto. Era dimagrita - notò - e, piccola di statura com’era, ora sembrava incredibilmente fragile; ma lui sapeva bene che non lo era affatto, anzi dietro quell’apparenza esile si nascondeva un carattere testardo e determinato.

Dalle cuffie dell’i-pod partì una canzone che gli fece ricordare ancora una volta del perché amava tanto la musica - la voce dell’anima, come lei una volta l’aveva definita; si passò una mano dietro al collo, disorientato, mentre Valeria scompariva oltre l’angolo della strada.

 

Certo che rivederti ancora adesso

qualche brivido mi dà,

certo che non è più lo stesso,

e tu puoi non credermi

ma non ti ho scordata mai,

davvero…

 

Il clacson nervoso dell’auto in fila dietro di lui lo riscosse da quella specie di stato catatonico in cui era scivolato osservando la sua ex e Daniele si affrettò a ripartire; macchinalmente si rimise in sella e si diresse verso casa, ma intanto non riusciva a togliersi dalla testa quel non-incontro.

Se voleva essere completamente sincero con sé stesso (anche perché mentirsi non sarebbe servito proprio a niente), si trovava costretto ad ammettere che non si era mai ripreso del tutto dalla fine della loro relazione - sebbene fosse stato proprio lui a decidere di troncare. La loro era una storia seria, non certo un’avventura nata per gioco, anche perché lui non era il tipo e lei nemmeno; il punto era che, dopo più di due anni passati assieme, si era sentito in un certo senso ingabbiato da quello stesso legame con lei, che pure egli voleva fosse solido e stretto. E quindi l’aveva lasciata.

Ma, col senno di poi, si rendeva conto di aver fatto un’immane cazzata, giusto per dirlo in termini semplici. E adesso si trovava single (vabbè, non che quello fosse il primo dei problemi) e soprattutto confuso e incerto sul da farsi. La storiella che aveva avuto in seguito con Sara, durata qualche mese e ormai finita da un po’, non aveva quasi lasciato traccia - anche perché non si era fatto coinvolgere più di tanto - ma di sicuro era servita a fargli capire che stava prendendo la direzione sbagliata.

 

Certo che sto cercando ancora adesso
un equilibrio che forse non ho
quello che tu dicevi sempre
d'esser sicura di
averne trovato un po’
con me…

 

Valeria invece, almeno stando a quel poco che gli aveva detto una volta un’amica di lei, aveva reagito piuttosto bene. Dopo un iniziale periodo di apatia, si era ripresa ed era tornata a sorridere, più forte di prima. Quando la ferita brucia, la tua pelle si farà diceva il mitico Liga. Niente di più vero, e lei ne era la dimostrazione.

Scosse la testa con un sorriso amaro. Con Vale si erano incontrati un’estate di quasi quattro anni prima e nel giro di un paio di mesi si erano messi insieme. All’epoca, lui aveva poco più di 16 anni e lei nemmeno 17. Troppo presto forse, troppo giovani entrambi. Eppure erano riusciti a costruire qualcosa che a tutti e due era sembrato meraviglioso, destinato a non finire mai. Adesso, in retrospettiva, non la pensava più così: non che avesse cambiato opinione su quello che era stato il loro amore (tutt’altro!), solo era diventato più scettico ed era giunto alla conclusione che un’idea espressa utilizzando termini come “sempre” e “mai” parte da presupposti sbagliati, perché concetti del genere non funzionano se applicati alla realtà umana. E infatti la loro storia era finita.

Poi c’era stata Sara, una ragazzina al suo confronto, la classica quindicenne un po’ oca che vuole vantarsi con le amiche del fidanzato più grande. Per lui una storiella poco impegnativa, che gli avrebbe lasciato quella libertà di cui sentiva avere disperatamente bisogno per poter scappare dal ricordo di Valeria, rifugiandosi nella compagnia degli amici di sempre - che pure non capivano assolutamente il suo atteggiamento.

E così aveva ceduto in fretta alla corte, ingenua e smaliziata insieme, di Sara e ci si era messo assieme, finendo poi per affezionarsi a quella bimba dal corpo di piccola donna. Finché non si era reso conto che Sara stava cominciando a farsi troppe illusioni e costruire troppi castelli in aria, che lui non aveva nessuna intenzione di concretizzare.

Negli ultimi tempi, dopo aver lasciato Sara, si era chiesto spesso come sarebbe stato avere avuto al suo fianco Valeria in quel periodo così particolare e intenso della sua vita, come sarebbe stato se la loro storia fosse nata allora e non quattro anni prima… ma non era mai riuscito a darsi una risposta. Forse solo con lei avrebbe potuto farlo.

 

Forse chissà come sarebbe stata
la mia vita insieme a te
me lo sono chiesto spesso sai
me lo chiedo ancora adesso sai…

 

Arrivato a casa, si buttò sul letto, musica a palla e porta ben chiusa alle sue spalle. Lasciò scivolare uno sguardo inerte sulle pareti della sua stanza: lì ogni piccola cosa raccontava una storia, raccontava qualcosa di lui… anche quel gigantesco puzzle… ripensandoci sorrise. L’avevano fatto lui e Valeria, impiegandoci un’eternità. Non ricordava nemmeno come si chiamasse quel quadro di Escher, sapeva solo che si erano quasi cavati gli occhi per controllare ogni singolo pezzo e trovare quello giusto. Ecchecavolo, mezzo metro di righine sottilissime bianche e nere, tutte identiche, avrebbe fatto impazzire chiunque! Poi, lì accanto, la foto di loro due il giorno del loro primo anniversario: com’era bella Vally così abbronzata, appena tornata dal mare... beh, non che nel resto dell’anno non fosse bella, eh! Solo era molto chiara di carnagione, color cera - diceva lei, e l’abbronzatura indiscutibilmente le donava molto.

Si passò una mano sulla fronte: inutile stare lì a girarci attorno. Non aveva smesso di volerle bene… forse il suo non era più (o forse era meglio dire ancora?) amore, ma di certo Valeria non gli era indifferente. E lui aveva una voglia matta di incontrarla, di parlarle, di vedere il suo sorriso. Se l’avesse chiamata per invitarla a bere qualcosa?

Si girò su un fianco, storcendo la bocca in una smorfia. Forse non era una buona soluzione: nel migliore dei casi avrebbe declinato l’invito, nel peggiore l’avrebbe mandato a quel paese. Anche perché, per quanto ne sapeva, lei poteva anche essere fidanzata…

Un messaggio? Nah, troppo impersonale… e poi non è il massimo che un tuo ex che non senti da secoli salti fuori dal nulla tutto a un tratto e ti inviti fuori, così, senza manco chiederti come va.

Scartò anche l’idea dell’incontro casuale - perché, visto quante volte si erano incrociati in quegli ultimi tempi, avrebbe rischiato di diventar vecchio nell’attesa. Alla fin fine, non gli restavano molte alternative: se ci teneva davvero a vederla, o la chiamava o sperava nell’aiuto del cielo, ma sinceramente dubitava che lassù avessero tempo anche per piccolezze del genere.

Con un profondo sospiro, allungò un braccio a cercare il telecomando dello stereo, disperso da qualche parte sulla mensola dietro la sua testa, poi spense la musica e si mise a sedere. Tirò fuori il telefonino dalla tasca dei jeans, lo aprì e rimase immobile a fissare lo schermo. Stava facendo la cosa giusta? Non aveva molta voglia di fare la figura dell’idiota - cosa che riteneva molto probabile… se poi lei si fosse arrabbiata? Se… oh, al diavolo! Tanto cos’aveva da perdere? Compose velocemente il numero (nonostante la sua pessima memoria non se l’era dimenticato) e, teso come non mai, restò ad ascoltare gli squilli del telefono.

 

E mi torna in mente quando eri
la ragazza del mio cuore tu
quella luce che negli occhi avevi
come vedo non si è spenta più…

 

Come d’abitudine, Valeria lasciò suonare il cellulare un paio di volte e, quando rispose, la sua voce parve piacevolmente sorpresa.

Mentre aspettava che lei gli rispondesse, Daniele aveva cominciato a maledirsi mentalmente per quella geniale trovata, oltre a prepararsi tutto un discorso elaboratissimo che, a suo parere, avrebbe potuto limitare i danni che di sicuro avrebbe provocato chiamandola dopo tutto quel tempo. Ma, davanti al saluto cristallino di lei, nella sua mente si era fatto il vuoto. Dopo l’imbarazzo iniziale, il ragazzo aveva preso a parlare a ruota libera, incredibilmente rilassato, e non ci aveva messo molto ad invitarla ad uscire. A quel punto però, Valeria aveva esitato un attimo, un attimo che a lui era sembrato lungo un secolo.

E alla fine un “Ok, quando?” che era suonato come una liberazione.

 

Ti vorrei, ti vorrei rivivere
anche solo per un attimo
io vorrei rivivere
quella prima volta io e te...

 

 

...continua...

 

 

   
 
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