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Autore: AndersonL    03/10/2012    1 recensioni
Ciao a tutti!
Cercherò di essere meno prolissa possibile nel raccontare a grandi linee di cosa parlerà il racconto (anche perché c'è un limite prefissato alle parole da utilizzare).
Willy Wonka è il mio personaggio preferito in assoluto, non tanto come aspetto fisico, ma come caratterizzazione: un folle imprenditore dal cuore d'oro; mi è piaciuto così tanto da spingermi a scriverci sopra una piccola storia d'amore fra me e lui. Non si risparmiano colpi di scena!!
Ci saranno tutti quanti i personaggi del film di Tim Burton, con l'aggiunta di due donne: le sorelle Aurora e Laura Valentini -io- (chiamata con lo pseudonimo di Diana Hudson, in onore del grande chitarrista Saul Hudson, meglio noto come Slash).
Ogni capitolo avrà il titolo di una canzone che mi ha ispirato durante la scrittura del racconto (vi consiglio vivamente di leggere ogni capitolo con quella canzone come sottofondo, è una mano santa per l'immaginazione!!), e... Basta così, spero vi piaccia!!
See you soon!
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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I giorni di "lacrime e sangue" per gli italiani stavano volgendo al termine.
Il popolo e la guardia Variaga si radunarono davanti a un patibolo eretto in piazza Venezia, davanti all'Altare della Patria.
Su questo patibolo fecero la loro comparsa Laura e Rita, che annunciarono l'imminente esecuzione dei nemici del paese.
-Compatrioti, amici, fratelli!! Oggi siete chiamati a dare la vostra sentenza sui crimini di questi traditori!! Ricordatevi però, fratelli miei, di decidere secondo giustizia: che sia una pena giusta, quella che voi sceglierete per questi nemici del popolo!! Non lasciatevi prendere dalla rabbia o dal risentimento, agite secondo coscienza!! E ora basta perdere tempo, portate qui i prigionieri!!
Basaglia, Merlin, Brambilla, Rossi, il deputato assassino e Manfredi d'Altavilla fecero la loro comparsa sul patibolo, dove il popolo li accolse come più meritavano: a insulti e ingiurie.
-Vergognatevi, assassini!!!
-Traditori!! Affamatori!! Maiali!!!
-Meritereste di morire dal primo all'ultimo!!

Il caos fu tale da dover costringere Laura a riprendere la parola, per calmare gli animi bollenti.
-Fratelli, vi prego, calmatevi!! Dimostrate a questi maiali chi si merita, fra voi del popolo e questi affamatori, l'appellativo di "onorevole"!! Ma chi è un "onorevole"?? Onorevole è chi dimostra di combattere fino allo stremo per i propri ideali!! Onorevole è chi sa vincere con classe e fair play, ma anche chi sa accettare la sconfitta con dignità! Onorevole è chi da' la propria vita per il benessere dei suoi compatrioti!! Ma soprattutto, Onorevole è chì sa somministrare le pene nella giusta misura! Animo, signori miei, animo!! Cominciamo con il primo condannato, il presidente della Camera dei Deputati Rossi!!
Rita sciolse le corde che legavano i polsi del politico e lo portò di fianco a Laura, che elencò i suoi crimini.
-Sei accusato di corruzione, di peculato, di tangenti alla Polizia di Stato e di appropriazione indebita di beni del popolo. Italiani, cosa vogliamo fare di lui?? Ergastolo, esilio o pena di morte??
Dalla massa accalcata davanti al patibolo si sentì una debole voce: -Io sarei propenso per l'ergastolo. I suoi reati non sono così gravi da meritarsi l'esilio o la pena di morte, giusto??-
-Giusto!! In galera!! In galera!!
"Hanno capito al volo quello che intendevo!!" pensò Laura con orgoglio.
Rita espose la sentenza al popolo e al condannato: -Onorevole (?) Rossi, lei è condannato all'ergastolo. Il popolo così ha deciso. Verrà trasferito subito al carcere di Poggioreale.
-NO!!! A POGGIOREALE NO!!!- urlò Rossi dal furgone ove era chiuso.

-Ah-ehm, bene, passiamo al prossimo condannato!- proseguì Laura. -Il presidente del Senato Brambilla!!-
Stavolta toccò a Ruggero d'Este portare il condannato vicino a Laura.
-Sei accusato di abuso di potere, corruzione in atti giudiziari e di aver fatto imprigionare ingiustamente degli innocenti affamati. Italiani, a voi la parola!!
Si sentì un'altra voce provenire dalle file del popolo: -Ha sporcato ingiustamente le fedine penali di innocenti esponenti del popolo!! L'accusa è abbastanza grave, non trovate fratelli??-
-Sì ma non si merita la morte. C'è chi ha fatto di peggio!!
-Allora cosa ne facciamo?? Lo esiliamo??
-Sì!! Sì!! Vada per l'esilio!! ESILIO!! ESILIO!!
Rita espose di nuovo la sentenza: -Senator Brambilla, lei è condannato all'esilio. Verrà trasportato subito nella remota Mongolia, dove non potrà più nuocere al popolo.
-Che sia.- disse rassegnato Brambilla. -Me lo merito.-
"Finalmente qualcuno che riconosce di aver sbagliato" pensò Laura.

-Perfetto, adesso passiamo al prossimo condannato: il presidente del Consiglio Merlin!!
Roland gli sciolse i legacci e lo portò sul patibolo.
-Sei accusato di aver varato leggi contro il benessere del popolo, di peculato, di tangenti alla Polizia di Stato e di conflitto di interessi!! Signori: lui è l'artefice del vostro malessere!! Cosa volete farne??
Senza nemmeno consultarsi, il popolo emise la sua sentenza:
-A MORTE!! A MORTE!! A MORTE L'ASSASSINO!!!
-Onorevole-manco-per-le-mie-braghe presidente Merlin,- intervenne Rita. -il popolo ha deciso: condanna a morte!!-
-NO, VI PREGO, NO!!! NON UCCIDETEMI!!
-Mi dispiace,- disse Laura estraendo la sua spada. -ma il popolo ha emesso la sua sentenza. Alza il collo, e adesso vedrai cosa significa veramente l'espressione "lacrime e sangue", lurido maiale!!-
E giù, taglio netto sulla trachea.

Laura guardò il popolo esultante e il cadavere di Merlin.
Aveva ucciso l'affamatore del suo popolo, doveva sentirsi gratificata per il servigio offerto alla sua gente, ma qualcosa non quadrava.
Sentiva qualcosa per quel suo simile, quell'essere umano come lei: le aveva fatto pena, del resto morì completamente solo, senza qualcuno che lo sostenesse.
Trattenendo il pianto, ordinò il silenzio generale al popolo, raccolse con due dita poche gocce del sangue di Merlin, le stese sul suo Mjöllnir e disse alla folla:
-Si, è inconsueto quello che ho fatto, signori. Ma sapete certamente meglio di me che il rispetto fra gli altri viene prima di tutto. Ebbene sì: rispetto questo essere umano come me, morto per mano mia. Lo rispetto e mi rammarico per quanto ho fatto, pur sapendo che l'ho fatto per voi. Detto questo, riposa in pace fratello Merlin. Il tuo sangue macchierà il mio martello, in ricordo del giorno in cui ho ucciso un mio simile.
Il popolo rimase basito: aveva sempre immaginato la figura di Laura-Mikla come un generale senza pietà, come una combattente che non passa su chi ha trattato male la sua gente. Ora vide la figura di un'umana, non priva di sentimenti, che si rammaricava del fatto di aver ucciso un suo simile e che provava pena per lui; anche se quell'essere umano aveva portato alla rovina il popolo.
Commossa, la folla levò un lungo applauso al morto e al suo generale.

Laura fece portare via dal patibolo il corpo di Merlin e disse: -Alto, singori miei! Continuiamo! Passiamo al presidente della Repubblica Basaglia!!
Leoncavallo sciolse le corde e lo portò vicino a Laura.
-Sei accusato di totale neutralità di fronte al caos creato dalle riforme scellerate: nonostante tu abbia letto il contenuto di quei fogli maledetti, hai dato il permesso a varare quelle leggi! Italiani, cosa ne facciamo?
-Esilio!!- gridò qualcuno dal mezzo della piazza. -Che mediti su quello che ha fatto!!-
-ESILIO!! ESILIO!! ESILIO!!
Rita fece nota della sentenza: -Presidente Basaglia, lei è condannato all'esilio. Verrà trasportato in Islanda seduta stante, ove potrà meditare su quello che ha fatto.-
-Che sia!- disse il condannato. -Io non sono pentito delle mie scelte.-
-Ah beh, faccia come crede, razza di presuntuoso.- concluse Rita.

-Mikla,- disse Ruggero d'Este -sono rimasti Manfredi d'Altavilla e il deputato che ha ucciso i tuoi genitori. Chi vogliamo mandare avanti per primo??-
-Manda avanti Manfredi.- disse con tono perentorio Laura.
Roland sciolse i legacci e portò Manfredi al patibolo.
-Sei accusato di alto tradimento, verso l'esercito e verso il popolo. Italiani, soldati, fratelli miei, cosa vogliamo farne??
-Che vada in galera!!- urlò a gran voce Rinaldo. -La morte è troppo immediata: non gli lascia il tempo di pensare, e l'esilio è troppo poco: non può vedere il popolo, che egli ha tentato di soffocare, risorgere come una fenice!!-
-Sì!! Siamo d'accordo!! In galera!!!
Come da solito, Rita enunciò la sentenza: -Manfredi d'Altavilla, sei condannato all'ergastolo per alto tradimento. Verrai trasferito a Poggioreale immantinente.-
Mentre Manfredi si allontanava, Laura gli urlò la frase più brutta che lei abbia mai potuto dire finora:
-SEI LA DELUSIONE PIÙ GRANDE DELLA MIA VITA!!

-Mikla,- disse Willy. -Manca quell'infame che ha ucciso i tuoi genitori. Te la senti di continuare, amore mio??-
-Sì, Hakon. Portalo qui.
L'arrivo di quell'assassino non venne preannunciato da nessun discorso: semplicemente venne portato da Laura con i polsi ancora legati.
Vedendo quell'infame ai suoi piedi, Laura ebbe subito l'egoistico desiderio di ucciderlo, ma prima avrebbe dovuto sentire il parere della sua gente.
-Fratelli! A voi probabilmete questo volto non è noto, ma a me sì!! Lui è il maiale che ha ucciso i miei genitori!! Lui mi ha privato delle mie guide, dei miei fari, delle persone che più amavo: della mia mamma e del mio papà! Non ho mai chiesto nulla a voi, gente italiana, compatrioti, amici; ebbene ora vi chiedo solo una cosa: vorrei il vostro consenso per poter dare la morte a chi ha decretato morte a sua volta! Compagni, non lasciatevi influenzare dalle mie parole, ricordatevi sempre di agire secondo coscienza. Detto questo lascio a voi la decisione.
Dalle file del popolo si sentì bisbigliare qualcosa.
-A morte... A morte... A morte...
Prima sembrava un soffio di vento, ma poi si tramutò in un brusio, in un urlo, in un caos!!
-A MORTE!! A MORTE!! A MORTE!! A MORTE!!!
-Sai, mia cara Valentini??- disse l'infame. -Tuo padre era un grand'uomo, ma mi stava mettendo troppo i bastoni fra le ruote.-
-Silenzio infame!! Ah i miei genitori ti mandano tanti saluti dal Paradiso, ma tu salutami i tuoi compagnucci dall'Inferno!!!
E tagliò di netto la gola di quell'infame con la sua spada.

Non se ne volle andare da quel patibolo, senza aver prima steso due gocce del sangue di quell'infame sul suo Mjöllnir, in segno di rispetto.

  
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