Ossequi. Questa
è la prima FanFiction che
pubblico su questo sito. È una brevissima One-Shot che
tratta di un personaggio
piuttosto insolito, inusuale.
Spero che comunque
la lettura per voi sia piacevole, e sarei estremamente contenta che
qualcuno di
voi la recensisca, in modo che io possa sapere se è qualcosa
di buono (o
quantomeno di accettabile) o di veramente pessimo.
E dopo questa
premessa… Buona lettura!
Vivere
e morire
Vivere
e morire.
Queste
due parole hanno perso qualsiasi accezione per me, perché
io vivo e muoio continuamente, in una danza infinita, senza paura.
Vivo
osservando tutto ciò che mi sta attorno, quasi nel totale
silenzio, ma anche se parlassi, difficilmente mi si capirebbe. Io ho
visto
tutto, tranne che me stessa.
Ho
visto i loro sguardi di assoluto stupore, i sorrisi incerti
pieni di gratitudine, occhi giovani e curiosi che mi fissavano
insistentemente,
senza comprendere.
Ma
qual è il mio aspetto? Mutevole e misterioso. Che cambia,
che
trasfigura in un processo senza fine, perché nemmeno la
morte mi può sfiorare.
Eppure
io muoio, e continuerò a morire. La mia morte non rattrista
nessuno, la mia morte è veloce e leggera, nessun rumore,
nessun dolore.
La
mia è una morte avvolta dalle fiamme.
Avverto
la Morte che mi afferra, con i suoi lunghi artigli e mi
allontana dal mondo; ma poi, schiudendo le mani mi libera e io torno a
vivere.
E
il mio unico scopo è quello di riportare la
felicità sulla
Terra, e per far ciò ho dovuto rinunciare alla mia, e alla
possibilità di amare.
Sono
una compagna fedele, ma nello stesso tempo rimango sola, per
tutta la mia vita.
Non
ho nemmeno un Maestro, perché io mi creo da me.
Non
ho bisogno di nessuno, ma gli altri hanno bisogno di me. La
mia sofferenza dona benessere agli altri; una lacrima, un
canto… Bastano per
rasserenare qualcuno.
Io
vivo così, nella speranza che ci sia almeno una persona al
mondo ad avere bisogno di me, a necessitare di cure; una persona che
però mi
porti al contempo rispetto, perché io ne sono degna.
Ma
io non chiedo mai nulla in cambio.
Odo
una serie di colpi, poco distanti da dove mi trovo: veloci,
agitati, quasi timorosi. Oltre quell’uscio avverto una
presenza, ma una
presenza conosciuta.
Ci
siamo incontrati più volte, noi due. Lo sento.
La
porta si apre, ma non riesco ancora a vedere di chi si tratta,
in modo da rischiarare i miei dubbi.
Poi,
la voce che mi fa compagnia in tutte le mie vite, mi si
rivolge:
«Fanny,
guarda
un po’: Harry è venuto a
trovarci…»