Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Portuguese_D_Ace    04/10/2012    5 recensioni
Secondo voi, due vite possono completamente essere sconvolte? Ribaltate come se niente fosse, mentre la vita degli altri continua ad essere sempre la stessa, mentre il tempo scandisce minuti e secondi che non possono mai essere sprecati?
Lily e Luke, due normali sedicenni che vivono a San Diego, California, impareranno cosa vuol dire cercare e cercare senza sosta, senza trovare qualcosa, a volte.
Ma non tutte le ricerche sono inutili. E impareranno anche questo.
Se vi ho incuriosito, leggete questa storia.
Genere: Comico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lily

Dov’è? Dov’è? Dov’è??!!
Possibile che l’abbia persa? E’ la cosa a cui più tengo, come ho potuto non accorgermi della sua assenza? La mia medaglietta, la mia amata medaglietta, non è più al mio collo. Non tintinna leggermente quando cammino, non mi rilassa quando sono nervosa, non mi fa sentire il suo rassicurante calore sulla pelle. Non me la levo nemmeno quando dormo, solamente quando faccio la doccia, il che mi fa pensare che da quando l’ho trovata non me ne sono più separata. E’ il mio piccolo tesoro, ho sempre creduto che lo fosse. Eppure non avevo mai pensato all’eventualità che questo tesoro potesse essere scovato e portato via dai pirati. Stamattina, appena mi sono svegliata, ho portato le mie dita al mio collo, nell’abituale gesto di stringere tra le mie dita il ciondolo d’oro e quando non l’hanno fatto, mi sono alzata di colpo dal letto e sono scesa al piano di sotto agitata, chiedendo a tutta la mia famiglia se l’avessero vista. Ho persino chiesto a Evie se ieri me l’avesse vista al collo, nonostante lei non conoscesse nemmeno l’esistenza di questo piccolo oggetto tanto importante per me. Ho cercato in tutta la casa, anche nei luoghi più nascosti e impensabili, ma niente. Per oggi le lezioni sono finite e sono intenzionata a chiedere all’infermiera e a quella di ginnastica se per caso hanno trovato una collanina incustodita ieri. Mi dirigo correndo verso il campo di atletica e scorgo una figura, dai capelli cotonati e dal profumo che si sente a cinque chilometri di distanza: la mia professoressa. Nonostante insegni educazione fisica si veste sempre elegante, con tanto di gioielli e tacchi alti. La raggiungo.
<< Buongiorno, professoressa. >>
<< E tu chi sei? >> Mi squadra sa testa a piedi con fare altezzoso. << Ah si, quella che ieri è svenuta. Non dovresti recitare per farti notare dai ragazzi. Io ho fatto finta di non capire, ma che non si ripeta! >> Spalanco la bocca, sorpresa da questa sua risposta-cavolata. Si può sopportare una persona così stupida? Qualcuno potrebbe riuscirci, ma io cerco di reprimere quel mucchio di insulti osceni che mi stanno pregando di uscire dalla mia bocca. Come posso rispondere a questa snob colossale?
<< Io, veramente, sono svenuta davvero. Da cosa deduce che fingevo? >> Dico infine.
<< Intuito femminile. Il mio non sbaglia mai. >> Fa una smorfia e mi guarda con aria di sfida.
Vuole sapere cosa dice il mio intuito femminile? Che lei è una stronza, ecco cosa mi dice. Questa si che sarebbe stata una risposta degna di un applauso, come al solito però, cerco di rimanere calma e rispondere educatamente.
<< Evidentemente, questa volta si è sbagliato. >> Apre la bocca, probabilmente per farne uscire qualche altra “supposizione intelligente dovuta al suo spiccato intuito femminile” e io, non volendo ascoltare quello che ha da dire, la blocco continuando a parlare. << Me lo dice il mio intuito femminile. >> Sorrido falsamente e ironicamente, pensando che sono stata educata ma pungente. Questo ovviamente non è nemmeno un quarto di quello che le vorrei dire, ma è tutto ciò che le posso dire. Non dice niente, colpita (e affondata nei più profondi e oscuri abissi) e io passo al punto. << Comunque, ero venuta qui per chiederle se per caso nel campo o negli scalini aveva trovato una collanina con una medaglietta. La porto sempre al collo e stamattina mi sono accorta di non avercela più. >> Sta a pensare un attimo, poi muove \la mano, facendo tintinnare rumorosamente i numerosi bracciali che ha al braccio.
<< No, non ho trovato niente di niente. Non dovresti indossare gioielli mentre fai ginnastica, potresti perderli, come ti è successo ora. >> Il trucco che ha sulla faccia è talmente tanto che potrebbe essere pari all’antipatia che si porta dietro. Per non parlare dei gioielli che porta lei: dieci bracciali in un braccio, dodici nell’altro, collana dalla catenina pesante e dal ciondolo abbastanza grande e orecchini più lunghi della sua faccia. Quadretto adorabile. Giro gli occhi.
<< Grazie comunque, arrivederci. >> Giro i tacchi e me ne vado. Lei è la seconda persona nella mia lista nera, mi fa irritare quasi quanto fa Luke. Pazzesco, è una professoressa così, così, così…grrrrrrr. Cammino velocemente verso l’infermeria, l’ultimo posto dove può essere la mia medaglietta. Busso alla porta e la dottoressa Ross mi dà il permesso di entrare. Si volta verso di me e subito sorride, qualche ciocca che sfugge dal perfetto chignon.
<< Cara. >> Si alza dalla sedia di morbida pelle nera, l’unica macchia di colore in quella stanza completamente bianca. << Cosa ti porta qui? Innanzitutto, ieri sei stata bene? >>
<< Si, ieri poi mi sono sentita bene, non si preoccupi. >> Entro nella stanza chiudendomi piano la porta alle spalle. << Ero venuta per chiederle se, per caso, ieri ha trovato una collanina. L’avevo al collo e solo stamattina mi sono accorta che non c’era più. Però a casa non c’è, quindi dovrebbe essere qui. >>
Assume un’espressione pensierosa, poi il suo sguardo s’illumina. << Ah si, ricordo che ieri ti ho tolto una collanina con una medaglietta dal collo! >> Cammina lentamente e si ferma accanto al lettino dove ieri ero stata distesa. << L’ho posata… >> Si guarda intorno. << Proprio qui. >> E poggia una mano sulla scrivania.
<< E c’è? >> Domando impaziente.
<<  No, stranamente no. >> Prende a controllare tra le carte, sul lettino e io mi abbasso per guardare a terra. Purtroppo non c’è. Sospiro delusa. << Grazie davvero dottoressa Ross. >>
<< Oh cara, non fare quella faccia. >> Agita le mani in modo simpatico. << Mi dispiace tanto per la tua medaglietta, ci tenevi molto? >>
<< E’ la cosa per me più preziosa. >> Rispondo automaticamente, rendendomi conto che mi manca più di quanto un oggetto possa mancare ad una persona.
<< Sono desolata. Se per caso la troverò, ti cercherò immediatamente. >> Sorride amorevolmente e io ricambio il sorriso, un po’ tirato, a causa della tristezza che mi opprime e rea un peso all’altezza del petto.
<< Grazie, arrivederci. >> Le faccio un cenno di saluto con la mano ed esco dall’infermeria. Mi dirigo verso l’uscita, essendo appena terminate le ore di lezione. Non ho per niente voglia di tornare a casa; per ora ci sono troppe persone e io voglio stare da sola, almeno adesso. Mi dirigo sconsolata verso la macchina e guido senza meta, quando vedo che vi è un parco con un bel prato curato, degli alberi e dei giochi per bambini. Parcheggio, prendo la tracolla ed entro nel parco. Qualche bambino sta giocando felice; chi sullo scivolo, chi sul prato, chi sull’altalena. Decido di sedermi all’ombra di una grande albero. Appoggio la testa al tronco e chiudo gli occhi, godendomi il leggero venticello che mi muoveva piano i capelli. Mi piace stare qui, all’aria aperta, facendo defluire i pensieri come se fossero semplice acqua. Porto istintivamente la mano al mio collo e, quando le mie mani stringono il nulla, capisco che devo ragionare e trovare assolutamente la mia medaglietta. Dove può essere andata a finire? All’improvviso, mi appare in mente il viso di Luke, che sorride beffardo. Apro di scatto gli occhi e mi alzo velocemente. Ho il presentimento che ci sia qualcosa sotto, che sia stato lui a prendere la mia medaglietta per non si sa quale motivo. Come ho fatto a non pensarci prima? Era ovvio che stesse architettando qualcosa alle mie spalle. Eppure, non credevo che avesse mai notato quel ciondolo che non ha mai abbandonato il mio collo. Raggiungo la macchina e, dopo essere entrata, metto in moto. Comincio a guidare, ma dopo un po’ mi rendo conto che non so dove sto andando, perché io non so dove abita quel cretino di Luke.
Però so dove abitano i suoi amici, so dove abita Miles. Svolto di colpo a destra e mi dirigo verso casa di Miles. Lui mi dirà sicuramente dove vive Luke, dopotutto, anche se non siamo amici come prima, quando siamo da soli abbiamo una certa confidenza. Cerco con gli occhi la casa del mio “amico” e, avendola trovata, parcheggio nel vialetto. Scendo dalla macchina e suono il campanello. Mi viene ad aprire un Miles assonnato, dai morbidi capelli neri scompigliati. Con una mano si sfrega gli occhi color grigio chiarissimo, così diversi dai miei. << Miles. >> Lo saluto con un gesto della mano. Mi osserva e poi si raddrizza, come se mi avesse notata proprio in quest’istante. La maglietta nera è stropicciata ed è senza scarpe. Rido sotto i baffi. << Stavi dormendo? >>
<< Mi sono addormentato mentre stavo guardando la tv. >> Sorride e mi fa spazio per entrare. Quando ho varcato la soglia di casa, lui chiude piano la porta. Che strano senso di familiarità. Sono tre anni che non entro in questa casa, prima ci venivo spesso. Alcune volte studiavamo, altre giocavamo ai videogiochi e altre ancora stavamo semplicemente insieme a parlare. Adoravo stare con lui, era una delle poche persone che mi capivano con solo un’occhiata, nonostante mi conoscesse da poco tempo. In realtà, io e Miles abbiamo fatto anche l’asilo insieme, solo che abbiamo cominciato a parlarci solo in quinta elementare.
<< Vuoi qualcosa da bere?  >> Mi siedo sul divano e scuoto la testa. Lui si siede accanto a me. << Come mai sei venuta qui? Cioè, non che mi dispiaccia… >> Mi guarda serio. << Ma è da tanto tempo che non…ehm..come posso dire? >> Si porta una mano dietro la testa, leggermente imbarazzato.
<< Grazie anche a te per ieri. >> Dico all’improvviso, nonostante non sia questo il motivo della mia visita. << Luke mi ha detto che lo aiutato. Grazie. >> Sorride.
<< Di niente. >> Sposta lo sguardo e io mi ritrovo ad osservarlo. In questi anni, Miles è cresciuto molto. Prima, quando eravamo in terza media, lui era alto quanto me, portava gli occhiali e i lineamenti del suo viso erano decisamente più delicati. Adesso invece, io gli arrivo a malapena sotto il viso, non porta più gli occhiali e gli zigomi sono più marcati. Lo sguardo, però, è sempre quello. E’sempre quello sguardo che sa riscaldarti immediatamente se sei consapevole del bene che ti vuole. E Miles è un ragazzo che sa volerti bene sinceramente, senza malizia o doppi fini; se ti è amico, significa che vuole esserlo e se fa qualcosa per te, significa che gli importa di te. Perché non sono più sua amica come prima? Perché ho lasciato che un’amicizia del genere si sgretolasse?
<< Miles, in realtà sono venuta a chiederti una cosa ben precisa. >> Annuisce. << Dove abita Luke? Ho bisogno di chiedergli una cosa. >>
<< Non gli puoi chiamare? Se vuoi ti do il numero di telefono. >>
<< No! >> Esclamo a voce un po’ troppo acuta. << Io…devo vederlo. >> Al telefono negherebbe tutto e sono sicura che lo farà anche dal vivo, ma almeno posso assicurarmi che non ce l’abbia davvero lui.
<< Ok. >> Sospira. << Ma io non so dove abita Luke. >>
<< Cosa?! >> Sbotto io. Come fa a non sapere dove abita?! Sono amici, o no? Miles sembra leggermi nel pensiero, infatti, si affretta a precisare.
<< Siamo buoni amici, ma lui non ha mai fatto riferimento alla sua vita familiare, tantomeno alla casa dove abita. >> E ore come faccio? Miles è sincero, si vede. Eppure non pensavo che Luke fosse così riservato. Che abbia qualcosa da nascondere? No, ma cosa vado a pensare.
<< Davvero Miles? Non lo sai, veramente? >> Annuisce e mi guarda intensamente.
<< Lily…>> Si ferma un minuto, come se debba pensare attentamente a cosa dire. << …perché? >>
Lo guardo confusa e lui si affretta a continuare a parlare. << Perché non siamo più amici come prima? >> Lo osservo anche io e il suo sguardo non fa altro che sembrarmi così…così…triste. No, nessuno merita di avere una tale tristezza negli occhi, soprattutto Miles. Circa quattro anni fa, suo fratello James è morto in un incidente stradale. Brutto impatto di sera con un ubriacone. Miles era molto legato a lui e ci rimase molto male; ricordo che si chiuse in se stesso, mettendo in mostra un guscio duro e impenetrabile, anche con me. A quei tempi, eravamo diventati amici da nemmeno un anno e non parlò più neanche con me, però io, da brava amica, gli sono sempre stata accanto: andavo a casa sua e facevamo i compiti insieme, anche se stavamo quasi sempre in silenzio, ritornavamo insieme da scuola e gli telefonavo sempre, cercando di farlo aprire, di farlo ritornare il Miles di sempre. E piano piano lui ricominciò a parlare, a sorridere, ad essere Miles. Ricordo che gli feci compagnia al funerale e che gli tenni la mano per tutto il rituale. Lui non oppose resistenza e tutt’ora mi sento felice al pensiero che, per quanto potesse essere stato brutto quel periodo, io gli ho dato almeno un po’ di forza. Non voglio che Miles soffra, lo ha già fatto abbastanza. E quella tristezza stona con i suoi occhi, così mi decido a poggiare la mia mano sulla sua e a fargli uno dei miei sorrisi migliori. Inizialmente, lo sento irrigidirsi, colpito dal mio gesto improvviso.
<< Siamo stupidi. >> Comincio io. << Siamo due stupidi che per qualche motivo hanno permesso che il loro fantastico rapporto non avesse più importanza. >>
<< E se ti dicessi che per me questo rapporto è ancora importante? >> Sospira. << Lily, io non dimentico quello che tu hai fatto per me. Non potrei. >>  Intreccia le sue dita alle mie e stringe forte. << Lily, perché non recuperare l’amicizia che avevamo? >> Sorride e i suoi occhi brillano; finalmente quell’odiosa tristezza è andata via. Sorrido nuovamente anch’io.
<< Non potrei chiedere di meglio. >> Si alza e le nostre mani si allontanano. Sono felice di essere venuta da Miles. Non immaginavo che avremmo ripreso i contatti, proprio come un tempo. Mi metto in piedi anche io.
<< Scommetto che adesso devi andare. >>
<< E scommetti bene. >> Sospiro.
<<  Ti accompagno alla porta. >> Ci incamminiamo verso la suddetta porta e io gli chiedo di Jason, il suo fratellino più piccolo. Ha solo due anni ed è adorabile. Quando sua madre scoprii di essere incinta, si convinse che quello era un dono inviato dal cielo, in memoria di James. Per questo diedero al bambino un nome iniziante per “J”, per la memoria, che non può essere in qualche modo cancellata. Miles mi risponde che sta bene e che quando piange è una cosa insopportabile, ma che, tutto sommato, dona un po’ più di allegria a quella casa.
Apre la porta di casa e proprio quando siamo sulla soglia, lo saluto. << Ci vediamo domani a scuola. >> Lui mi sorride e mi si avvicina. Intontita non capisco cosa stia cercando di fare, poi, però, sento che qualcosa si sta posando sulla mia guancia. Le sue labbra calde sfiorano delicatamente la mia pelle e un brivido mi percorre giù per la schiena. Si stacca lentamente e sento il suo respiro su di me. << Ci vediamo. >> Sorride e io mi giro velocemente, dirigendomi verso la mia macchina. Cos’è questa storia? C’è la moda dei baci sulla guancia per ora? Sento che sto arrossendo e quando entro in macchina, dopo aver controllato che Miles avesse chiuso la porta, osservo il mio riflesso allo specchietto retrovisore e in effetti noto che un lieve rossore si staglia sulle mie guance mettendo in evidenza le mie lentiggini. Metto in moto mentre penso a come posso contattare Luke. Forse dovevo prendere il suo numero di telefono...oppure, posso andare nel negozio dove lavora! Lì sanno sicuramente dove abita. Guido  verso il negozio e parcheggio nello stesso posto dell’altra volta. Quando entro, noto che vi sono poche persone e che è in servizio solamente dai capelli castani dell’altra volta. Mi avvicino e notando che lui non alza lo sguardo dal foglio che sta guardando, mi schiarisco la gola. Mi squadra con i suoi occhi marroni e dice: << Posso esserti utile. >> Avrà pochi anni in più di me, se non la mia stessa età.
<< Ehm..a dire il vero, si. Sono un’amica di un ragazzo che lavora qui: Luke Bennett. >> Dopotutto, perché non definirmi anche io come una sua “amica”?
<< E allora? Volevi sapere se è qui a lavoro? >> Sorride mostrando i denti perfettamente bianchi. << Mi dispiace, ma questo è il suo giorno libero. >> Per mia fortuna, ovviamente.
<< E non è che puoi dirmi dove abita? >> Mi guarda storto, inarcando un sopracciglio.
<< Perché dovrei? Sicura di essere una sua amica? >> Cavolo.
<< Certo che lo sono. E’ che Luke non parla mai di queste cose. >> Mi mostro il più disinvolta possibile. << Adesso ho bisogno di vederlo, quindi volevo sapere dove abita, visto che non me l’ha mai detto. >> Fa uno sguardo ironico, leggermente divertito. Certo che non è un ragazzo facile da convincere.
<< Se non ti ha detto niente significa che, evidentemente, non vuole che scopri dov’è casa sua. >> Ma guarda a questo! Io non mi arrendo, gli farò sputare il rospo.
<< Per favore, ho davvero bisogno di vederlo. >> Lo guardo seria e lui, rimanendo impassibile, non abbandona quella maschera di ironia mista a divertimento. << Luke non ti ammazza se mi dici dove abita. >>
<< Senti, ragazzina. Non ho tempo da perdere con te e non ti andrò a raccontare i fatti di Luke. Sei solo la sua nuova conquista, niente di più. >> Bisbiglia lui. Questo qui che si è messo in testa? La sua nuova conquista? Ma chi, io? Per favore! Ora gli faccio vedere io.
<< Punto uno: ragazzina a chi? Non mi sembra che tu sia più grande di me! >>
<< Ho diciassette anni. >>
<< Ecco, e io ne ho sedici. Il che vuol dire che non sono poi così tanta ragazzina, no? >> Sbuffa e gira gli occhi. << Punto due: non sono la nuova conquista di Luke e mai lo sarò. Non farti strane idee, non mi conosci affatto. Ora vediamo se mi dai questo maledetto indirizzo, così la finiamo qua e tu puoi continuare a sprecare il tuo “preziosissimo tempo” a non fare niente. Ok? >> Faccio un sorrisino falsissimo, cercando di sembrare il più antipatica possibile. Ho detto tutto ad un fiato e ripensando alle mie parole, devo dire che non sono stata niente male. Sembra sbalordito; evidentemente non si aspettava una simile reazione. Probabilmente, credeva che fossi una delle tante ragazze zucchero a velo e coniglietti. Beh, ha pensato male.
<< Dimmi una cosa di Luke che sanno pochissime persone. >> Non si arrende! Ora cosa gli dico? Che è egocentrico, modesto, rompi scatole e odioso? No, non posso rispondergli così…
Che prende voti alti a scuola quando sembra fregarsene bellamente? No, nemmeno questo va bene. Un momento, Luke suona il pianoforte. Luke sa suonare magnificamente il pianoforte. Ho ancora in mente le dolci note dell’altro giorno, quanto mi piacerebbe riascoltarlo…no, adesso che sto andando a pensare?
<< Luke suona il pianoforte. >> Cole (è questo che c’è scritto sulla targhetta attaccata alla maglietta) sgrana gli occhi. Ho colpito nel segno. << L’ho sentito suonare l’altro giorno ed è…semplicemente fantastico. >> Riduco la mia voce ad un sussurro e mi guardo le mani, intrecciate sul bancone. Alzo lo sguardo e noto che Cole è ancora impalato, completamente sconvolto. << Allora, me lo dai il suo indirizzo? >> Ingoia rumorosamente e annuisce.
Vittoria. 

Lo stupido angolo dell'autrice

Ciao a tutti!!!!!! Come va???
Ed eccoci al sesto capitolo!!! Spero davvero che vi piaccia :') 
E, soprattutto spero di aver reso al massimo l'amicizia perduta tra Miles
e Lily. Si, lo so, quello che è accaduto a Miles è così triste.
Però ho scoperto che sono brava ad inventare passati tragici e carichi di tristezza, 
quindi, perchè non sfruttare questa dote? 
Mi piace l'idea che Lily ci sia sempre stata per Miles e adoro il fatto che lui
gli sia tuttora grato. Amo il rapporto che c'è tra loro due e mi chiedo se anche a voi piaccia.
Allora, cosa ne pensate di Miles? Vi piace l'amicizia tra lui e Lily e l'idea che possa essere recuperata?
Se vi va, rispondete a queste mie domande nelle vostre recensioni :D
Come avrete notato, questo capitolo è raccontato interamente dal punto di vista di Lily e il nostro
caro Luke non è apparso completamente! Ma non preoccupatevi, diciamo che ho dato spazio anche ad altri contesti,
però già nel prossimo capitolo accadranno cose che non solo porteranno avanti la trama principale della storia, ma 
che ci avvicineranno, se non ci faranno entrare, nel parte fantasy della storia.
Grazie mille a chi segue questa storia. Grazie a Merida, a topilu98, a luxaar e a Domi_Loves_Lou (sono sicura che 
non hai recensito perchè non hai avuto tempo, ma non importa, aspetterò con ansia anche una tua recensione ;) )
Grazie grazie 
Bene, adesso vi lascio
ciaooooooooooooooooooooo


   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Portuguese_D_Ace