Quattro ottobre
E fu quasi come cadere.
Scivolasti nel tuo stesso dolore,
uno squarcio nel cuore e
tutto ti apparve così vuoto,
inutile,
grigio,
impossibile.
E fu quasi come morire.
Non incontrasti i suoi occhi
cerulei, né un suo cenno,
nulla.
Solo un momento
nello spazio,
solo un secondo
per disintegrare i tuoi sogni.
E fu quasi come affogare.
Le lacrime continuarono a scorrere,
nonostante il volto
nel morbido cuscino
e il soffocare
dei singhiozzi violenti.
E fu quasi come volare.
La lametta luccicava
nella pallida luce della stanza,
mentre il sangue stillava,
dai tuoi polsi,
lentamente denso.
E fu quasi come inghiottire ossigeno a vuoto.
Cos’avevi fatto?
Perché?
Dove mettere tutto quel sangue?
Come nasconderlo?
Cos’avevi fatto?
E fu quasi come uno schiaffo.
Ti abbracciò stretto,
singhiozzando contro il tuo collo debole e pallido,
Ti strinse forte nel suo tiepido petto.
E fu come una domanda.
Perché piangeva?
E fu come un sogno
l’addormentarsi tra quelle braccia profumate,
le labbra rosee contro la tua fronte.