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Autore: FlooIdiot    04/10/2012    2 recensioni
1989, Berkeley (California).
Alexandra è una studentessa modello. Cosa succederà alla normale vita della ragazza dopo l'incontro con tre ragazzi mai visti prima?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Nuovo personaggio, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Colgo l'occasione per dire che tutta la storia è frutto della mia fantasia, dato che non l'ho specificato nel primo capitolo. Mi piace immaginare Billie Joe, Trè Cool e Mike da giovani.
E' la prima volta che scrivo una FanFiction nella quale i Green Day fanno parte dei personaggi.

Comunque ecco qui il secondo capitolo di questa storia. Spero sia di vostro gradimento e mi raccomando recensite (si accettano anche critiche negative)! :D
Ringrazio Vale Dirnt e lilith93 per le recensioni!
Vi lascio alla lettura. Alla prossima!
P.S.: scusate eventuali errori di battiura.

                                                                           Flo.

Capitolo 2: Now, I'm alone.

All’uscita da scuola, notai che avevo perso un’altra volta il pullman per tornare a casa. Colpa dei professori che mi trattenevano sempre di più a parlare. Questo voleva dire solo una cosa, tornare a casa a piedi, di nuovo. Mi rassegnai e mi incamminaio verso casa quando mi sentii chiamare “Aleeeex. Aleeex”. Era Mike, possibile che anche lui ora era ovunque? Mi fermai per aspettarlo, dato che stava correndo verso di me. “Hey ciao Alex, dove stai andando di bello?”
“Mike, ciao! Stavo tornando a casa, ho perso di nuovo il pullman. Tu invece?”
“Anche io sto tornando a casa. Sono rimasto a scuola un’ora in più del previsto…in detenzione.” Disse sbuffando.
“No, che cosa hai combinato?”
“Parlavo con il vicino di banco e quando l’insegnate mi ha richiamato ho detto che la sua lezione non mi interessava e che era noiosa, dunque ho continuato a parlare con il mio vicino di banco. Quindi si è incazzato e ci ha mandati entrambi in detenzione.”
“Ho il sospetto che l’altro ragazzo era Trè o Billie, giusto?”
“Ehm, si era Trè…solo che lui doveva rimanere un paio d’ore in più, perché nel momento in cui ci ha detto di restare a scuola un’ora in più, lui l’ha mandato a quel paese.”
Pensai: Cavolo che razza di personaggi ho incontrato? Non avevo mai visto qualcuno che mandava a quel paese il professore o che diceva, senza alcun problema, all’insegnate che la sua lezione non fosse interessante.
“Comunque da che parte vai?” interruppe i miei pensieri.
“Di qua” dissi facendogli segno.
“Anche io, facciamo la strada insieme allora.” Bhè, Mike non era male, a differenza di Billie Joe mi stava simpatico nonostante anche lui non fosse un ragazzo “modello”, di quelli che mio padre era contento che frequentassi.  E lo stesso pensavo di Trè.
“Ok, va bene.” Sorrisi. “Ma l’altro tuo simpaticissimo amico dov’è?”
“Chi Billie? Proprio vi odiate voi due eh!” si mise a ridere “Comunque lo devo incontrare per la strada, devo andare a provare da lui oggi.”
“Si, odio è proprio quello che provo verso di lui. E’ irritante.” Feci una pausa e poi ripresi ”Ah provate? Quindi avete una band, giusto?” chiesi curiosa.
“Sisi, i Green Day. Ogni tanto suoniamo in qualche locale qui in città. Io suono il basso, Trè la batteria e Billie è la voce e chitarra.”
“Wow, interessante.” Sorrisi.
“Se hai voglia alla prossima serata fai un salto e vieni a guardarci, magari con i tuoi amici. Ti faccio sapere quand’è appena so qualcosa.”
“Con i miei amici…” dissi titubante. “Sarà difficile” pensai. ”Ehm dai vediamo, cerco di far di tutto per venire, ma non so se ci saranno anche i miei amici. Tu comunque fammi sapere.”
“Ok perfetto!”
Camminammo per ancora qualche minuto parlando e poi Mike disse: “Oh, ecco Billie, io mi fermo qui.”
Solo vedendo quella testa bionda mi veniva il nervoso.
“Ciao Mike” disse lui, poi girandosi verso di me: “Ragazzina.”  Si girò nuovamente verso Mike e indicandomi gli chiese: “E lei che ci fa qui?”Cavolo, ma era davvero irritante.
“Ci siamo trovati fuori scuola e dovevamo fare la stessa strada, così l’abbiamo fatta insieme. E non essere sempre così antipatico Billie!” rispose Mike.
“Niente, io vado. Ciao Mike, ci si vede in giro.” Sorrisi, poi tornado seria: “Armstrong.”
“Ciao ragazzina.”
“Alex, ci vediamo. Ciao” mi salutò Mike. Io mi voltai e proseguì per la mia strada. Vedere Armstrong mi metteva sempre di cattivo umore.

Arrivai a casa poco dopo e trovai i miei genitori ad aspettarmi e dissi loro che avevo perso il pullman come il giorno prima. Dopo poco suonò il campanello e mi venne in mente che mi dovevo vedere con Chris per studiare insieme. Mi era proprio passato di mente. Andai ad aprire, lo salutai e lo feci entrare. Prima mangiammo qualcosa guardando la tv. Ad un certo punto mi disse: “Hey, oggi ti ho vista che tornavi a casa a piedi, hai perso di nuovo il pullman eh? Non ti ho chiamata, perché ho visto che eri con i tuoi nuovi amici.”disse con tono sarcastico.
“Hai dei nuovi amici Alexandra?” chiese mio padre.
Chris l’aveva fatto apposta a dire così quando c’era mio padre in salotto con noi. Che stronzo.
“Si papà, gente che ho conosciuto stamattina sul pullman, sono simpatici.”
“Come si chiamano?” chiese ancora, curioso. Conosceva gran parte della cittadina di Berkeley e anche lui era abbastanza conosciuto.
“Michael Ryan Pritcharde Billie Joe Armstrong, ma forse lei li conoscerà già signor Cooper.” Rispose al mio posto Chris. Perché faceva così? Perché doveva mettermi nei guai con mio padre? Lo sapeva come la pensava lui. Chris poi è sempre stato il mio migliore amico, mi ha sempre ascoltata e aiutata quando avevo bisogno.
“Quei due? Certo che so chi sono e non hanno una bella fama, per niente! Ti proibisco di parlare con loro ancora Alexandra. Se lo farai sarò costretto a metterti in punizione.” Ecco, come immaginavo, li conosce anche. Sì, ora sì che ero nei guai. Ma perché doveva decidere lui chi avrei dovuto frequentare? Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che se ne andò, uscendo dal salotto.
“TU! Ora vieni di sopra con me. Io e te dobbiamo parlare.” Dissi a Chris con tono molto alto.
Lui non disse niente, mi seguì lungo le scale e arrivammo in camera mia. Chiusi la porta e iniziai: “Perché l’hai fatto Chris? Perché hai detto a mio padre di loro?”
“Lo sai perché, io e Joe te lo abbiamo detto oggi a pranzo il perché. Non è bella gente, hai sentito tuo padre? Sai quante volte li ho visti fumare? Sai quante volte li ho visti ubriachi al pub? Cristo Alex hanno la nostra età!”
“Non mi interessa. Ho 17 anni, credo che io sia in grado di decidere con la mia testa con chi parlare e con chi no. Poi tu sei sempre stato mio amico, il mio migliore amico. Cosa ti prende ora? Mike, Trè e Billie Joe li ho incontrati per caso. Siamo solo “conoscenti” non amici.  E poi non sopporto Armstrong.”
“Io non voglio solo che giri con quei tre e nemmeno che ci parli. E anche gli altri della nostra compagnia sono d’accordo con me e Joe, anche le ragazze.”
“Ma il punto è che non devi decidere tu e nemmeno mio padre dovrebbe. Quindi mi parlate alle spalle voi tutti eh? Voi non siete nessuno per decidere con chi devo parlare. Ti rendi conto a che punto siete arrivati? Questa è la mia vita, decido io cazzo.”
“Vedi stai già cambiando. Diventerai come loro Alex. Vuoi essere loro amica? Va bene, ma poi non venirci a cercare.”
“Cosa? Chris ma ti senti? Ora mi fai i ricatti? Siamo arrivati a questo punto? Sai una cosa Chris? Vai al diavolo, non voglio più vederti e anche gli altri. Potevano venire pure loro a parlarmi, dicendomi le cose in faccia, ma vabbè.”
Chris si alzò dal mio letto sul quale era seduto, si avviò verso la porta ma prima di aprirla si girò dicendomi: “Se è questo che vuoi…Ciao Alex.” Aprì la porta e uscì sbattendola.
Mi sdraiai sul letto e mi misi a piangere. Loro non capivano, mio padre non capiva. Mi sentivo oppressa, mi mancava la libertà, la libertà di scelta. Fino a quel momento la mia vita era stata tutta decisa da altri e mai da me.
I miei amici mi avevano abbandonata solo perché ho avuto un paio di semplici conversazioni con quei tre ragazzi. Dopotutto a me non sembravano tanto male, a parte Armstrong lui era insopportabile.
In quel momento mi trovavo sola, non avevo più nessuno con cui confidarmi e come se non bastasse mio padre e mia madre mi avrebbero chiesto sicuramente il motivo per il quale non vedevevano più i ragazzi e le ragazze (quelli che consideravo miei veri amici) venire a casa.
 
Ero rimasta da sola, non c’era più nessuno che mi capiva…forse nessuno mi aveva mai capito e me ne ero accorta solo in quel momento.
  
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