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Autore: Banana_Mecha    04/10/2012    1 recensioni
"La signora Kim siede vicino alla vetrina, nella sua caffetteria.
La porta è stata chiusa dall'interno con una spessa catena allucchettata; eppure non è neanche il tramonto.
Dentro le luci sono accese, e diffondono un caldo bagliore arancione, ma adesso che questo locale è vuoto… Prima che scatti il coprifuoco c'è ancora chi si azzarda a venire a trovarla. Sono molte meno di prima, certo, però vengono quasi ogni giorno.
Le passano ancora le lettere. Alcune addirittura portano del cibo.
Le si avvicinano e le sussurrano: «Yesung sta bene?»
Gli occhi della signora Kim si riempiono di lacrime. Non lo so, vorrebbe rispondere, mi manca mio figlio e non so niente di lui da mesi. Però non dice niente. Annuisce, e cerca di sorridere."
Settembre 2013. E' bastata una notte, e nessuno poteva sospettare che sarebbe accaduto così. Il Nord ha attaccato il Sud e la capitale è in ginocchio. La musica viene bandita dalla legge.
Gli artisti vengono costretti a rifugiarsi e a combattere contro i traumi di una guerra crudele e la paura di essere trovati. Non saranno soli però. Presto nel sottosuolo di Seoul nascerà la ribellione.
SJ, SNSD, B1A4, B.A.P.
Genere: Generale, Guerra, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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INTRODUZIONE Mi scuso in anticipo. In prim luogo perchè ho ricopiato il capitolo direttamente da deviantArt e quindi non sono stata molto dietro a errori e correzioni. In secondo luogo perchè questo è uno dei capitoli che mi soddisfa meno nella parte relativa ai SuJu. Mi perdonerete?


Forse è opportuno spiegare cosa sia successo, però. 
Alle 21.27 del 6 settembre, ora coreana, Anne McDevory, 16 anni, sta guardando in streaming sul computer la puntata in diretta del nuovo veriety con i Super Junior, nella sua casa nel Vermont. Distesa sul letto, con le finestre tappate sgranocchia popcorn  contraendo le meningi e cercando di capire qualche passaggio dei dialoghi. Da quando Leeteuk è partito per il servizio militare non è più lo stesso, ma i ragazzi cercano di andare avanti. Ora l'MC è Eunhyuk. Mentre chatta su skype con  Stacey, anche lei davanti allo schermo del pc per il solito motivo, entrambe si trovano d'accordo sul dire che oggi il rapper ha qualcosa che non va. Guarda continuamente fuori camera. Ad un tratto si sente un fischio continuo. Tutti gli ospiti della trasmissione alzano gli occhi al cielo.
-Woah, sarà un colpo di scena, una sorpresa?, scrive Stacey. 
Tutti però si alzano in piedi. Sunny delle Girls' Generation sta urlando, ma ben presto quasi tutti le fanno compagnia. Rovesciano panche e sgabelli e corrono via mentre il fischio si fa più forte.
-CHE CAZZO STA SUCCEDENDO?!
Anne per lo spavento ha lasciato cadere i popcorn sulla moquette.
Tutti se ne sono andati, tranne Eunhyuk che dal punto in cui era ha dovuto prima far passare il resto degli ospiti, e ora sta scavalcando le panche in tutta fretta. Un rombo assordante e l'inquadratura che traballa. Sul computer di Anne è comparso per qualche istante il logo della SBS. Poi una schermata nera. 
Nello stesso momento, qualche meridiano più a ovest, Barbara, 20 anni, sta girando per il centro di Roma con il suo cellulare. Sono le due e mezza locali e il sole batte a picco sulle mattonelle della strada. Con il suo gelato in mano sta disperatamente cercando una rete wi-fi, e quando finalmente la trova, ci mette qualche secondo prima di collegarsi a twitter. Scorre un po' la t-list. Sembra che parlino di un programma. Ah, certo, il nuovo variety show con i Super Junior! Perché lei oggi doveva finire il turno alle una? In breve riesce a farsi un'idea di ciò che è successo; perlomeno delle espressioni dei partecipanti, visto che per capirci qualcosa si dovranno aspettare i sottotitoli in inglese.  A un certo punto però la t-list va nel panico. Barbara si avvicina il cellulare agli occhi per vedere meglio. 20 nuovi tweet. 40 nuovi tweet. Impossibile fare in tempo a leggerli tutti.
@Kpop_fan_2000
CHE CACCHIO STA SUCCEDENDO?!
@JJSeoul
C'E' UN TERREMOTO???
@MyBiasIsAJHSAHDFS
Ma cos'è? Uno scherzo?
@Mary_Hallyu
SUNNY STA PIANGENDO!!! ODDIO CHE STA SUCCEDENDO, HO PAURA!
@__SHINee_Boo
Hey! Perché stanno scappando tutti?!?

Nello stesso istante le sorelle Kim, Sehyung, 16, e Youngjoo, 12, vedono la stessa trasmissione in tv, sedute in salotto nell'appartamento in cui vivono con tutta la famiglia, a Seul. La piccola Youngjoo stringe fra le braccia un cuscino con stampata la faccia di Siwon, e i suoi occhi liquidi sono diventati tutt'uno con le immagini sullo schermo. Non sa, o forse non trova rilevante che mezzo mondo sta guardando in diretta quelle stesse immagini, non curante dell'orario o della connessione internet che va a rilento, né tantomeno sospetta quel che sta per accadere.
«Eonnie…», dice la piccola, senza distogliere lo sguardo dalla tv.
«Mhm?», le risponde la sorella.
«Sento un fischio. Non sarà che il tè è pronto?»
Sehyung si alza, liscia i pantaloncini del suo pigiama rosa tenue, si infila le pantofole e si trascina in cucina, legandosi i lunghi capelli in una coda. 
Arrivata ai fornelli alza il coperchio della teiera. 
«Mah…», borbotta perplessa. L'acqua non sta ancora bollendo. Ma allora che cos'è questo fischio? Ora lo sente distintamente anche lei.  Guarda sua madre seduta al tavolo che sta facendo le parole crociate.
«Mamma, cos'è questo rumore?», le domanda.
La donna alza gli occhi e tende le orecchie. 
«Sembra provenire da fuori…»
Con un rapido gesto Sehyung spegne il fornello e si precipita ad aprire la finestra, poi si sporge dal davanzale e guarda il cielo ancora non del tutto rabbuiato.  Lassù, decine di aerei stanno sorpassando le montagne, e dalle loro pance metalliche cade qualcosa che fa un fischio stridulo e assordante. Poi grandi nuvole di fumo si alzano dai grattacieli. Sehyung si gira tremando verso sua madre, che la guarda con gli occhi sbarrati per la paura. 
«PORTA FUORI TUA SORELLA!», le urla la donna alzandosi di scatto e lasciando cadere la sedia a terra. Sehyung scappa in salotto urlando "merda,merda,merda" a più non posso. Un rapido sguardo alla tv dove tutti urlano e scappano, poi afferra la sorellina per il polso e senza neanche darle il tempo per infilarsi le scarpe la trascina a rotta di collo giù per le scale del palazzo. 
«Che succede???», le sbraita dietro la bambina, piangendo. NON LO SO, YOUNGJOO, NON LO SO!!!, vorrebbe urlarle, ma finirebbe per scoppiare in lacrime anche lei. Non è pratica di queste cose, ma è abbastanza sicura di aver visto qualcuno sganciare delle bombe su Seul.

«Cominciamo fra 10 minuti»
«Ok, sono quasi pronto», risponde Hyukjae. La donna con l'auricolare annuisce e richiude la porta del camerino. Il ragazzo sospira, lisciandosi la maglietta sul petto e ravviandosi i capelli. Prende il mazzo di fiori secchi posati sulla specchiera e mentre esce li getta nel cestino.
«Due minuti alla messa in onda!», annuncia la voce metallica della regia. Hyukjae rimette in ordine il suo copione da dietro il bancone dell'MC. Da quando non c'è Leeteuk gli resta ancora un po' difficile fare tutto questo da solo, specialmente oggi che è arrivato in ritardo allo studio.  Passa in rassegna con lo sguardo tutti gli ospiti della trasmissione che hanno già preso posto sulle loro panche. Hyoyeon incrocia il suo sguardo e gli sorride.
Non oggi, ti prego, pensa Hyukjae. Non oggi che è tornato all'agenzia solo per constatare che Yangee non ha preso i suoi fiori. Continua a guardare, sparsi per lo studio ci sono tutti e otto i Super Junior che chiacchierano fra loro come stessero prendendo il tè. Certo, mica sono loro a dover condurre un programma. 
«Eccomi»
Hyukjae si gira. 
«Hodong sunbae, ci siamo tutti»
«Fantastico scusa il ritardo, mia moglie era rimasta chiusa fuori di casa coi bambini…»
Hyukjae sorride divertito al vecchio MC Kang Hodong, e gli sistema il cravattino che per la fretta gli si è spostato.
Per lui ormai è come un amico. Hanno condotto insieme anche Strong Hearts, quando ancora c'era Leeteuk. 
«Tre, due….!», annunciano dalla regia mentre parte il gingle della trasmissione e Hyukjae sfodera il suo miglior sorriso per i telespettatori.
«Buona sera e ben sintonizzati su Star Chat Box!», annuncia. Tanto lo so che mezzo mondo sta ridendo di come pronuncio l'inglese, pensa senza smettere si sorridere.
«Io sono il vostro Jewel Boy, Eunhyuk dei Super Junior, piacere!»
Attacca Kang Hodong e Hyukjae non è più camera. Sospira e legge nel copione le sue prossime battute.
Alza lo sguardo proprio mentre fuori dall'inquadratura , pochi metri più in là, la porta d'ingresso allo studio si apre senza il minimo rumore, una ragazza sgattaiola indisturbata fra il pubblico e va a sedersi nelle prime file. Hyukjae guardandola si è perso la battuta per cui tutti gli spettatori stanno ridendo, e non si è neanche accorto che è inquadrato. Abbozza una risata, lo show deve proseguire.
Mi era sembrato di vedere Yangee per un attimo, ma mi sarò sbagliato. Sono così fissato che ormai la vedo ovunque, si rinfaccia fra sé.
«Il nostro prossimo argomento saranno le vostre love story!», annuncia Kang. Gli ospiti applaudono sorridenti, ormai lo show è entrato nel vivo. Eunhyuk lancia un rapido sguardo al pannello elettronico. E' passata quasi un'ora. La ragazza è troppo in ombra perché possa distinguerla, ma quella sagoma gli è così familiare.
«Dunque Hyoyeon, parlaci delle tue lovestory!»
Proprio lei? Perché?? , pensa disperato Hyukjae anche se fuori è una maschera impassibile. 
«Oddio, no mi vergogno!»
«Una bella ragazza così… c'è un uomo nella tua vita?»
«Sì», Hyoyeon si ravvia i capelli sorridendo e arrossisce. Hyukjae è perplesso. C' stato un tempo in cui erano davvero amici per la pelle. Perché ha dovuto rovinare tutto?
«Possiamo sapere chi è?»
Hyukjae guarda preoccupato in platea. La ragazza non si è mossa.
«Eunhyuk-sshi, ti vedo distratto!», la voce di Kang lo riporta bruscamente alla realtà?
«Cosa?»,balbetta.
«Non è che hai una ragazza che ti frulla in testa anche tu?»
Il pubblico applaude e ride. Solo la ragazza che sembra Yangee non si muove.
«Ah, Hodong Sunbae, ma cosa dici…?»
La ragazza si alza, e il suo volto è finalmente visibile nella penombra.
Hyukjae ha un sussulto, ma sorride. Yangee non ricambia. Yangee sta piangendo. 
«Oh!», interviene Ryeowook. Hyukjae si gira verso di lui, malgrado tutto non deve dimenticare che è in diretta in questo momento. Ma Yangee ha il volto rigato di lacrime e non può fare a meno di sentirsi in colpa.
«Ryeowook-sshi!», Hyukjae lo esorta a continuare, avvicinandosi a lui, nella terza fila di panche.
«Niente, sentite anche voi questo fischio?»
Kang interviene ridendo: «Il nostro piccolo Ryeowook ha le traveggole!»
La gente ride.
«No, seriamente, lo sento anch'io!», esclama Siwon. Due secondi di silenzio.
«E' vero!», iniziano a mormorare tutti.
«Ahahah, pubblico a casa, ecco le scuse che si inventano i vostri idol per non parlare delle loro storie d'amore!», esclama Hyukjae, beccandosi una gomitata da Ryeowook. 
Il fischio però si sente davvero. Lui stesso ora alza gli occhi verso il soffitto, mentre il rumore aumenta d'intensità.
«Che sta succedendo?», mormorano gli ospiti. 
Tutti si guardano attorno sconcertati.
Dalla platea si alza un brusio mentre i tecnici corrono tra le file di poltroncine a rotta di collo urlando alla gente di uscire.
«Scusate, c'è stato un piccolo problema tecnico, stiamo cercando di risolverlo...», Hyukjae non capisce più niente. Il rumore sta aumentando e i cameramen e il regista stanno facendo segni disperati indicando l'uscita di emergenza. Se ci fosse Leeteuk, saprebbe cosa fare ora, pensa il ragazzo. Deglutisce: «… vi preghiamo di dirigervi verso le uscite d'emergenza per precauzione…»
Anche gli ospiti della trasmissione si stanno alzando, nervosi. Il visetto di Sunny è contratto in una smorfia di apprensione e si guarda intorno come se le mancasse l'aria. Poi un botto in lontananza. La ragazza sussulta e caccia un urlo e inizia a piangere aggrappata a Hyoyeon. Stanno correndo tutti fuori.
Hyukjae guarda Yangee. E' ancora lì, in piedi e stringe i pugni. Ogni tanto sparisce dietro la gente in fuga, poi riappare, come se fosse immobile in mezzo a una giostra. Ha il viso rigato di lacrime. Hyukjae vorrebbe correrle incontro e dirle di scappare, ma è paralizzato. E' nell'angolo più lontano e davanti a sé Ryeowook deve ancora liberarsi dagli ostacoli delle panche che si sono rovesciate in mezzo a quel casino, ma appena ci riesce scappa fuori dall'uscita, confondendosi con la massa. Il fischio ormai è diventato assordante. Dura almeno dieci secondi prima del botto. Il frastuono è assordante, tutto trema mentre dal soffitto cadono dei riflettori. La gente rimasta in sala urla, mentre le grosse telecamere sotto il palco cadono a terra con un suono di metallo e vetri in mille pezzi.
Hyukjae ha letteralmente il cuore in gola. Che diamine sta succedendo? Non vede neanche più Yangee. La gente sta gridando e piangendo. Almeno una ventina di persone sono ammassate vicino all'uscita di emergenza.  Perché non escono?
Hyukjae si sente svenire. Una trave del tetto è caduta davanti alla porta, rendendola inagibile. Ecco un nuovo fischio, stavolta così forte da far male.
«Al riparo!», grida invano, e si getta sotto l'unica panca rimasta in piedi, avvicinandosene un'altra rovesciata per coprirsi dal lato. Si tappa le orecchie e stringe i denti. Sta piangendo. 

Hyukjae trema come una foglia. Non di paura, né di freddo. Quelli che gli percorrono le gambe e gli fanno battere i denti sono più gli spasmi di quando le forze hanno totalmente abbandonato il tuo corpo. Come dopo  essere scesi dal Giro della Morte e sei stato così rigido che ora anche camminare ti costa fatica.
Non ha smesso un attimo di piangere; con i denti stretti e in posizione fetale sotto una panca strettissima non singhiozza più, ma le lacrime continuano a scendere. 
Saranno passate su per giù due ore da quando l'esplosione ha raso al suolo l'edificio: e lui è vivo. Sente un fischio continuo nelle orecchie, dopo quel botto c'è da aspettarsi che sia una  diventato sordo. 
Voglio uscire, voglio svegliarmi, pensa. Ma non è un sogno e lo sa bene. I fumi della nuvola rossa sono penetrati così in profondità che hanno scavalcato anche il suo rifugio improvvisato, e il polpaccio destro gli lancia una fitta atroce. Non importa, sono vivo grazie a Dio, continua a ripetersi. La panca ha retto per miracolo; dal frastuono che c'è stato dev'esserci crollato sopra mezzo tetto, ma evidentemente la bomba è esplosa lontano, sopra la platea.
Adesso però non può continuare a restare qui. Gli manca l'aria, fa caldo ed è nella stessa posizione da troppo tempo.
Lentamente allunga una mano a toccare i calcinacci e i mattoni che crollando gli hanno tappato ogni via d'uscita. Sono ancora caldi. 
Con uno sforzo di volontà, anche se sente le lacrime tornare a pungergli gli occhi inizia a spingerli via con i piedi e scava con le mani disperatamente finchè non si apre miracolosamente uno spiraglio e non sente un getto d'aria fresca accarezzargli il volto ormai violaceo per la mancanza d'aria. Chiude gli occhi umidi e inspira. Poi con ancor più foga di prima riprende a spingere via i detriti, finchè anche l'ultimo non rotola via alzando un nuvolone di polvere. Hyukjae striscia fuori tossendo e avanza carponi sul pavimento che ormai è una distesa indistinta di calcinacci appuntiti. Riprende fiato, e si guarda smarrito intorno tentando di riconoscere in quella distesa di rovine traballanti lo studio televisivo di poche ore prima. Il tetto e un pezzo di muro sono stati completamente strappati via dall'esplosione. Ai piedi della parete ancora intatta, l'enorme megaschermo  dietro il bancone dell'MC giace a terra fumante e con il vetro completamente in pezzi.  Si accorge solo ora di quanta aria gli fosse mancata. La testa gli fa male e continua ad ansimare come fosse stato sott'acqua in apnea per ore. Tenta di mettere a fuoco. La platea è irriconoscibile. Sono solo una cinquantina di file di scheletri fusi di poltroncine che emanano un odore tossico. Le poltrone più lontane non sono ancora del tutto consumate: la stoffa rossa continua a ardere scoppiettando. 
Con uno sforzo incredibile riesce ad alzarsi, anche se procede malfermo e il terreno è irregolare. Zoppica, e ha i pantaloni bruciati fino al ginocchio: il polpaccio è diventato carne da macello. Tenta di ignorare il dolore e raggiunge l'uscita di emergenza. Via via che si avvicina tenta di capire cos'è quella cosa nella penombra. Quando lo realizza è troppo tardi; si regge alla parete con una mano, l'altra la porta al collo mentre qualcosa dentro si smuove, come un vulcano in eruzione. Deve fermarlo, deve riuscirci, ma è più forte di lui: china il capo e vomita, sentendo le lacrime pungergli gli occhi. 
La cosa sono persone. Tutte pressate insieme, come un mostro con tante teste, e non hanno più la pelle da quanto sono bruciate. Non hanno fatto in tempo a uscire e la bomba è caduta esattamente su di loro. Barcollando indietreggia; uscirà dalle quinte. Ma non importa quanto si faccia lontano, sa che la visione lo tormenterà per sempre. Specialmente la ragazza. Sa che la sua memoria si è impressa a fuoco il braccio scheletrico teso verso l'alto, i muscoli del viso contratti in un grido muto e soprattutto gli occhi liquefatti e lattiginosi. Pur senza pupille sembrava che lo fissassero. Chissà quanto rimarrà lì, con i capelli scompigliati dal vento, senza che nessuno senta le sue urla…
Scivolando dietro le quinte, constata che laggiù i danni sono molto più limitati. E' crollato tutto il telaio dei riflettori e delle corde di scena, e ai carrelli sono appese file di grucce infuocate. I vestiti hanno preso fuoco e si sente la puzza insana delle fibre sintetiche fuse. Deve uscire al più presto. Zoppica fino alla porta di metallo. Prima ha visto che un fattorino stava scaricando una tanica d'acqua da lì, perciò presume che dia sulla parallela alla strada principale. Spinge la maniglia e apre. La brezza notturna gli scompiglia i capelli arruffati. Sente che ora potrebbe anche svenire di sollievo. La richiude alle spalle, e rimane in piedi nel vicoletto buio, a respirare l'aria a pieni polmoni. C'è qualcosa di strano stasera. A parte i bombardamenti. L'ha chiaramente percepito anche poco fa, sotto il tetto sbranato. Osserva meglio il cielo, e trattiene il fiato qualche istante. Non ha mai visto una notte così stellata a Seul. I lampioni sono tutti spenti, e sembra di guardare il cielo dalla campagna.
Un piede dietro l'altro, a fatica gira l'angolo  e si ferma in silenzio.
Seduti sul bordo del marciapiede, ci sono tutti e otto. Guardano la strada, dove un'intera colonna di auto bruciate (alcune addirittura capovolte, altre ancora ardenti), sono ferme a un semaforo che non diventerà mai più verde. Non dicono niente, addirittura i loro respiri sono inconsistenti. Posano l'uno la testa sulle spalle dell'altro come se aspettassero qualcosa. Vorrebbe vedere le loro facce, ma sono tutti rivolti di spalle.
«Mhm…», si schiarisce la voce, arrochita dai fumi che ha respirato finora. Tutti drizzano il capo e si girano verso di lui. Sungmin ha il viso rosso e bagnato e lo fissa come se si trovasse davanti a un'apparizione mistica. Tira su col naso, ed è l'unico rumore che si sente. Forse si aspettano che dica qualcosa lui?
«Andiamo a casa…»
Non fa in tempo a finire di parlare che tutti e otto balzano in piedi e gli si attaccano al collo. Sungmin gli singhiozza nell'orecchio e continua a strisciargli le guance umide sul collo.
«Abbiamo passato un'ora terribile, tutti avevamo paura che fossi morto e nessuno aveva il coraggio di dirlo e siamo stati qui ad aspettarti tutto il tempo!», piagnucola Donghae. 
Un'ora. Hyukjae avrebbe detto molto di più. 
«Che è successo?», domanda mentre a poco a poco i Super Junior si allontanano da lui. Solo Sungmin rimane a piangergli sulla spalla. 
«Che ne so. Cioè, è facile dedurre che la città è stata bombardata, ma non siamo sicuri su chi sia stato. L'elettricità è stata tagliata e guarda,» prosegue Shindong  mostrandogli il display del cellulare, «Niente rete. Tutto kaputt.»
Hyukjae annuisce, allontanando delicatamente Sungmin e barcollando fino al bordo del marciapiede dove si siede con un sibilo. Maledetto polpaccio, per un'ustione tutte queste storie?!, sdrammatizza fra sé. 
«La casa più vicina a qui è quella dei tuoi, Yesung. Voi siete tutti interi? Io non credo riuscirò a camminare così a lungo…», tenta di fare mente locale. I ragazzi si guardano negli occhi, ma nessuno apre bocca. 
«Veramente …», alla fine è Shindong, come sempre, a farsi coraggio. 
«Che?»
«La madre di Teuk vive a due isolati da qui».
Hyukjae sospira. Poi suo malgrado annuisce. In fondo non pensa che la signora Park negherà loro l'accoglienza, almeno per stanotte. Anche se Leeteuk non c'è…
«Eunhyuk, non preoccuparti, sorreggiti a me…», Kyuhyun gli tende il braccio per farlo alzare.
«Tu», lo apostrofa Hyukjae, accettando la proposta suo malgrado. «Devi essere realmente sconvolto se ti offri di aiutare me»
«Ah, piantala scimmia o ti lascio qui!»
«Mhm… era troppo bello per essere vero!»

Jinyoung si gira. Non sente più il calore della mano di sua sorella. Gli è scivolata fra le dita come un drappo di seta.
«Noona!», grida correndo sui suoi passi e cadendo i ginocchio vicino all'esile corpo della ragazza.
«Mhm..», è l'unico suono che le esce di bocca prima che con un rigurgito rivoltante dalle sue labbra non inizi a colare un rivolo scuro. La ferita all'addome è troppo profonda, non può camminare.
«Dobbiamo chiedere un passaggio…», singhiozza Jinyoung incespicando per rimettersi in piedi. 
Non passano macchine però. La strada è buia, l'unica luce proviene dal cofano della macchina su cui viaggiavano, in fiamme. Le ferite del ragazzo sono niente in confronto allo squarcio che i detriti dell'esplosione hanno provocato nello stomaco della sorella maggiore. 
«Jin……young…»
«Non parlare», la supplica il ragazzo tornando a chinarsi su di lei e accarezzandole una guancia. Gli occhi liquidi della ragazza non guardano niente in particolare, sono come due pozzi neri in cui danza il riflesso delle fiamme. Continua a ansimare come se non riuscisse più a sentire l'aria.
«Augurami… la buona…notte», rantola e cerca di aggiungere un sorriso debole e privo di sguardo. Jinyoung piange scuotendo il capo, ma la sorella a fatica gli afferra la mano come per esortarlo.
«Baby goodnight, dormi tranquilla, e ora sto ballando, ballando al chiaro di luna…», tira su col naso asciugandosi le lacrime con la spalla, poi prosegue: «Uohohuhoh oh…»
La ragazza chiude gli occhi sorridendo.
Non si sforza neanche più di respirare e appoggia la testa nell'incavo del collo del ragazzo.
«Dì a mamma e papà… che vorrei… che fossero qui».
«Noona non dire sciocchezze. Potrai dirglielo tu», singhiozza Jinyoung. Le gli strofina il naso sul collo, come se stesse scuotendo il capo, e lui le accarezza le scapole fragili.
«Smetti…  sto… morendo…», sussurra con un fil di voce ancor più sottile di prima.
«Smettila tu. E' solo un taglietto, ora montiamo sulla prima macchina e ci facciamo portare all'ospedale…»
«C'erano tante cose…»
«Smetti».
«… che volevo fare…»
«SMETTI! Le farai, LE FARAI! Ti porto in ospedale e quando starai bene troverai un uomo e ti sposerai. Farai il viaggio di nozze in Olanda che hai sempre sognato e al ritorno scoprirai di essere incinta e diventerò zio! E' così che andrà!», urla il ragazzo stringendola più forte. Fa' che arrivi un'auto ora, arriva, ti prego!
«Trova... una brava... moglie...», l'ultima parola è quasi sussurrata. Jinyoung ha smesso di sentire il suo respiro sulla pelle. Le ultime parole di sua sorella sono: «Le canterai per dirle che la ami. Prometti».

Soon Mi osserva dalla cima del monte su cui è atterrato il suo aereo la città, nella valle. Non somiglia a niente di mai visto; le mancano i film americani apocalittici in cui si vedono città distrutte e fumanti come ciminiere. Gli angoli distrutti dei tetti dei grattacieli però le sembrano giganteschi biscotti mordicchiati.
«Tenetevi pronti, si inizia a scendere fra 10 minuti!», annuncia il capitano. 
Min Ji accanto a lei guarda le costruzioni bombardate, ma è come se con i suoi occhi riuscisse a vedere oltre quei muri grigi e spessi. E' come se stesse guardando le vite che le popolavano fino a poche ore prima, le vede dalla nascita e il suo sguardo le segue mentre crescono, trovano un lavoro, si innamorano, mettono su famiglia e magari ogni tanto c'è qualche difficoltà ma la superano. Min Ji riesce a vedere tutto questo nei muri crettati e nei tetti scoperchiati e vorrebbe che lo vedessero tutti. Avete bloccato l'enorme meccanismo creato da queste persone, e avete reso vani anni di vita vissuta con fatica. Non è come schiacciare una formichina sapendo che al resto del formicaio non importerà niente. Qualcuno verserà lacrime fino anche sul letto di morte in memoria di questa sera.
Soon Mi in un certo senso ammira la capacità di Min Ji di immedesimarsi in ogni situazione con tanto pathos; è un dono che a lei manca. Min Ji è sensibile e si perde in pensieri altamente filosofici; Soon Mi ha imparato a leggere la sua espressione e ormai sa quando i pensieri le scorrono in testa come fiumi attorcigliati. Non prova mai a capirla però: al contrario lei è molto pragmatica. I suoi pensieri si dividono in causa-effetto-soluzione, ed è un'ottima stratega, ma quando si tratta di cose più astratte le etichetta come inutili viaggi mentali, e le ignora. Soon Mi sente le cose con la pancia. Mentre Min Ji deve dare un nome a tutto, Soon Mi non si prende neanche la briga di riflettere troppo se quello che sta provando le piace o meno. Lo prova. Punto.
Adesso però vorrebbe dare un nome alla tempesta che ha dentro. Non saprebbe neanche descriverla, ma se dovesse associarla a qualcosa è simile alla sensazione di quando hai la febbre alta.
Si sente una scatola dentro cui è stato liberato un tornado e sente caldo e freddo insieme, la testa gira e qualcosa preme per uscirle dalla gola, qualcosa che non si capisce se è vomito o voce. 
Che faccio? Non posso, non posso!, si sorprende a formulare dentro di sé. Non posso cosa?
Guarda nuovamente la città con un nodo in gola. 
Causa: il regime sta invadendo la Corea del Sud. Effetto: bandiranno la musica anche da qui.
Soon Mi non si apre facilmente agli altri e Min Ji è l'unica a cui ha confessato quel che pensa. Non c'è veramente una ragione dignitosa per cui valga la pena voler vivere in Corea del Nord. Non è raro che ragazzi anche molto giovani tentino di suicidarsi, a volte con successo.
Soon Mi è una capa tosta; ci sono state volte in cui se ne è fregata delle regole e ha fatto valere le sue ragioni alzando la voce. E' finita sempre in punizione.
Quando lavava le pentole della mensa o rimaneva chiusa in detenzione per ore a scrivere intere pagine di codice civile sul quaderno però pensava sempre: non voglio diventare la moglie di un uomo violento come mio padre. Non voglio finire in vecchiaia e non avere neanche più il coraggio di alzare gli occhi dal pavimento. Io valgo più di questo! Sono la studentessa più intelligente della scuola, diamine! Voglio morire piuttosto che finire al servizio di uno stupido. Voglio sposare un uomo che sappia cos'è l'amore. 
Con la punta della penna, quasi senza accorgersene, scriveva "Leeteuk" a bordo pagina. Poi lo sottolineava, faceva per disegnarci un cuore, si fermava, lo cancellava con un frego veloce e tornava al suo castigo. 
A casa però si chiudeva in camera ogni volta, accendeva il vecchio portatile e a volume bassissimo ascoltava il cd lasciatole da Yangee. In quei momenti poteva anche piangere a dirotto, ascoltando le parole d'amore che nessun uomo le avrebbe mai dedicato.
Adesso in un certo senso si sente Min Ji. Con quella pessima sensazione che non fa che gonfiare, pensa a tutte le ragazze che anche lì ormai non riceveranno più una singola dolce canzone dai loro fidanzati. E quando saranno  poveri e affamati, si dimenticheranno anche loro dell'amore e il più debole diventerà succube del più forte.
«Avanti march! Attenti a dove mettete i piedi, nel bosco non ci sarà illuminazione. Muovetevi!»
Nel cuore di Soon Mi il sentimento prende finalmente una forma e una consistenza. Sono tre parole, che pesano come un macigno. Abbiamo rovinato tutto.
Soon Mi caccia indietro le lacrime e avanza, imbracciando il suo fucile.
  
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