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Autore: OkinoLinYu    05/10/2012    4 recensioni
Due figure su una barca, avvolte dalla nebbia.
«Devi consegnarlo a Re Uther. E’ estremamente importante.»una voce di donna, severa, ma amorevole.
«Certo, madre.» l’altra voce, giovane, ma sicura.
«Sii prudente…» la voce di donna si fa preoccupata.

Una ragazza arriva a Camelot con un messaggio per Re Uther, ma la sua missione avrà dei risvolti inaspettati, che condurranno alla scoperta di altri misteri...
[Dal CAP 3: Erano ad un passo di distanza e Brigit sentì uno strano fremito, dapprima cercò di non pensarci ma poi, sentendo che si faceva più insistente ogni passo che il ragazzo faceva nella sua direzione, decise di ascoltarlo. Come guidata da una forza estranea alla sua mente, si avvicinò a Merlino e gli prese le mani; al semplice tocco aveva già capito, e i suoi occhi s’illuminarono.
«Sei un figlio di Avalon!» esclamò gioiosa.]
Salve a tutti, questa è la mia prima ff su Merlin. La storia che ho pensato è un misto di leggende celtiche, miti dell'antica britannia, del ciclo arturiano, con un po' di storia e un pizzico di fantasia.
Mi auguro che vi possa piacere.
OkinoLinYu
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galvano, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Writer's Corner: Ringrazio per la recensione e spero tanto ve ne saranno delle altre! :3 Per ora posso dirvi che questo capitolo pone le basi di....qualcosa ^w^, non vi svelo altro ;P Al prossimo Capitolo!

OkinoLinYu





Capitolo 4: Piccole Spiegazioni

«Sono figlio di cosa?» rispose Merlino alzando un sopracciglio e facendo una smorfia con la bocca.
«Sei uno di noi! Sei un essere magico!» Brigit era al settimo cielo, sempre più esaltata.
«Aspetta aspetta, come potete dirlo? Io…non sono un mago» rispose lui facendo il vago.
«Suvvia» disse lei lanciandogli un’ occhiata torva «Non mentire, non sei bravo» ridacchiò.
Lui ci pensò su un attimo, poi sbuffò; «E va bene, si sono un mago…»
«Si! Si! Ne ero certa!» Brigit esplose in una miriade di gridolini di soddisfazione, stringendo ancora di più le mani del ragazzo.
«Ahi!»
Lasciò andare immediatamente le mani del giovane, prodigandosi in infinite scuse.
«Come avete fatto?» chiese dopo attimi di un silenzio alquanto imbarazzante.
«Quel giochetto con il lago?! E’ semplicissimo, allora devi…»
«No no» la interruppe «A scoprire di me...» chiese lievemente imbarazzato.
Brigit annuì lievemente «E’ la magia che scorre dentro di noi» rispose semplicemente;
Merlino le lanciò un’occhiata interrogativa. Lei sospirò.
«Ti spiego: la magia è come un odore, un suono, una sensazione diversi dagli altri, i semplici esseri umani non riescono a percepirli…» guardò il giovane mago, ma la sua espressione era immutata.
«Dentro di noi scorre una forza magica che ci permette di capire chi è come noi e chi no!» esclamò sorridendo esaltata.
Merlino tentennò; «Ma io non ho sentito nulla…» disse alzando le spalle.
Brigit alzò gli occhi al cielo; «E’ naturale, non sei allenato! Inoltre, in questo mondo senza magia, chi altro potresti trovare che la possiede?!»
«Più persone di quanto tu creda…» sussurrò a denti stretti, ridacchiando, iniziando a prendere più confidenza con quella strana ragazza.
Lei lo squadrò con aria interrogativa. Lui mise la mani avanti scuotendo il capo. «Forse è meglio tornare…» esclamò il mago indicando il sentiero. La ragazza annuì e s’incamminarono.
«Perché qui è proibito usare la magia?» chiese Brigit fissando dritto davanti a se.
«Re Uther l’ha condannata perché sua moglie è morta a causa di essa» rispose lui, rammaricato.
Nell’udire quelle parole si bloccò per un attimo, incredula, si portò una mano a sfiorare una guancia; Merlino si voltò e si fermò a sua volta.
«Chissà a quale mago senza scrupoli si sarà rivolto…» disse riprendendo a camminare; «La magia non è buona o cattiva, è chi la pratica che decide quale sponda scegliere.» Merlino sorrise ed annuì, riprendendo il cammino.
«Questa mattina ti ho vista»
Lei ridacchiò. «Piaciuto il giochetto?»
«Si…Ma ho visto di meglio» entrambi scoppiarono a ridere.
«E’ bello averti trovato, mi fa sentire meno sola» disse la ragazza sorridendo dolcemente.
«Già» Merlino rispose al sorriso, ma il suo sguardo era velato di tristezza; lei se ne accorse e abbassò lo sguardo. Restarono in silenzio per tutto il resto del tragitto.
Arrivati finalmente al castello, si premurarono di non far rumore e si diressero verso le rispettive stanze; prima di salutarsi Brigit disse al giovane, con profonda tristezza, che le dispiaceva di quello che stava passando ma ora che si erano trovati, potevano farsi forza a vicenda. Merlino ne fu profondamente commosso e la ringraziò, dirigendosi più felice verso lo studio di Gaius.
 
Il mattino seguente Brigit venne svegliata da una serva, che le aveva portato la colazione in camera; congedata la ragazza, la principessa si sedette al tavolo per consumare il pasto, continuando sempre a pensare agli avvenimenti della notte passata. Si ritrovò con la forchetta a mezz’aria, intenta a fissare un punto non ben definito del muro, con occhi vacui e la bocca semi aperta; rimase così per non si sa quanto tempo, finchè non sentì di nuovo bussare alla porta. Si risvegliò di soprassalto e diede il permesso d’entrare. Era nuovamente la serva, tornata per aiutare Brigit a prepararsi; lei si riscoprì delusa, sperava che fosse qualcun’altro. Dopo essersi lavata e vestita e aver salutato la serva che riassettava la camera, iniziò a girovagare per i corridoi del castello; salutava con un cenno e un felice buongiorno chiunque incontrasse, camminava a testa alta e con una espressione completamente diversa rispetto a quella assunta il giorno precedente.  Riuscì a trovare un’uscita e si ritrovò nei giardini. Iniziò a passeggiare senza meta, osservando attentamente quel posto nuovo, così diverso dalla sua Avalon, persino l'aria aveva un odore differente; d’un tratto vide Merlino che correva, alzò la mano destra per salutarlo ma lui non la degnò di uno sguardo, un po’ delusa la riabbassò e si diresse verso il ragazzo. Avvicinandosi vide che non era solo, c’erano il re e i suoi cavalieri, che si allenavano in una zona predisposta. Il povero Merlino faceva su e giù a riprendere le frecce dai bersagli, recuperare oggetti dimenticati in armeria, oppure assisteva in prima persona Artù, reggendogli lo scudo o la spada, a seconda di cosa servisse in quel momento. Silenziosamente si trovò un punto d’osservazione e si mise a guardare gli allenamenti. Enormi ragazzi che se le davano di santa ragione con delle pesanti spade, c’era chi privilegiava l’attacco e chi preferiva stare sulla difensiva, chi adorava le strategie e chi si buttava nella mischia ad occhi chiusi. Il re di Camelot era senza dubbio il migliore di tutti, se ne rendeva conto anche Brigit che di combattimento non ne sapeva nulla. I suoi occhi vispi seguivano tutti i movimenti, e ad ogni botta più forte faceva una smorfia, come se intuisse il dolore. In un momento di pausa Merlino finalmente si accorse di lei e si avvicinò.
«Che ci fai qui?» domandò sorpreso;
«Guardo gli allenamenti» rispose con naturalezza «Ti avevo salutato prima, ma eri troppo indaffarato…» disse con un tono leggermente deluso.
«Si, scusami, ma Artù mi fa sempre sgobbare come un mulo!» rispose il mago sbuffando «Per fortuna hanno quasi finito» sembrò rallegrarsi
Brigit sorrise «Non voglio trattenerti oltre, io resterò qui a guardare»
Merlino le fece un cenno di salute e tornò dal re, che iniziava a spazientirsi.
La ragazza attese che l’allenamento fosse finito, per poi raggiungere Merlino. Lo trovò indaffarato a raccogliere gli strumenti e le armi usate, caricandosi più del possibile, tanto che quando cercò di alzarsi gli cadde tutto con un sonoro rumore metallico. Subito il mago si affrettò a raccogliere le armi, ma oramai il danno era stato fatto, infatti arrivò Artù che lo bacchettò a dovere, solo dopo la sfuriata si rese conto della presenza di Brigit.
«Oh…perdonatemi, ma questo individuo a volte mi dà sui nervi» disse guardandolo storto, Merlino per tutta risposta sorrise allegramente. «Colgo l’occasione per dirvi che ho preso una decisione e desidero comunicarvela al più presto.» Gli occhi di lei s’illuminarono.
«Ci vediamo nella sala del consiglio. A presto.» concluse serio e si congedò con un formale inchino.
«Speriamo siano buone notizie» esclamò preoccupata.
Merlino scrollò le spalle e poi ritornò ai suoi doveri;
«Aspetta ti aiuto…» disse Brigit avvicinandosi
«Non preoccuparti, lo faccio quasi tutti i giorni» disse sbrigativo.
«Insisto» continuò ferrea.
Ci fu un gioco di sguardi nei quali a soccombere fu il giovane mago che, rassegnato, consegnò un arco e porta frecce alla ragazza, indicandole l’armeria. La giovane, raggiante, prese l’arma e iniziò a dirigersi verso il luogo indicato, mentre Merlino raccoglieva le ultime cose. Arrivò subito e senza problemi, appena entrata vide una stanza di medie dimensioni completamente zeppa di armi di ogni tipo, spade di tutte le lunghezze, archi, balestre, mazze chiodate, ecc. Posò l’arco e si avvicinò ad una fila di spade, alcune avevano l’elsa riccamente decorata, con gemme o intarsi d'oro, altre erano semplici ma dalla lama lunga e affilata. Si avvicinò ad uno spadone con due draghi disegnati ai lati del manico, l’accarezzò con le dita e poi provò a prenderla. Non si mosse di un millimetro. Riprovò con due mani, riuscì a spostarla, ma il peso la fece quasi cadere a terra. Si trovò in quella strana posizione, chinata con questa pesantissima spada tra le mani che quasi toccava terra, e lei che invano cercava di tirarsi dritta. Fu allora che sentì una risata. Si voltò e vide sopraggiungere Galvano che con una mano davanti la bocca tratteneva a stento le risa. Brigit diventò paonazza, voleva dire qualcosa ma rimase immobile, paralizzata con la bocca aperta. Cercando di contenersi, il cavaliere si avvicinò e con facilità prese la spada, rimettendola al suo posto; la giovane si rialzò e tento di assumere una posa elegante e composta, ma quando i loro sguardi si incrociarono, scoppiarono in una fragorosa risata, lei d’imbarazzo, lui realmente divertito.
«Scusate….scusatemi….» riuscì a dire tra un sogghigno e l’altro «Ma eravate così buffa»
Lei sorrise, le guance rosse e calde; «Volevo provare a tenere in mano una spada» si giustificò
«Davvero non ne avevate mai presa una?!» chiese stupito;
Lei scosse il capo, abbassando lo sguardo.
Sorrise «Dovevate scegliere qualcosa di più corto e leggero…» disse saccente.
Lei lo fissò stranita; «Siamo un popolo pacifico, io non ho mai preso in mano una spada, non ne ho mai avuto l’intenzione, nel mio castello non so nemmeno se c’è un’armeria, non so nemmeno se in paese c’è un fabbro, deve esserci perché le guardie le abbiamo, ma io non le ho mai viste con delle spade, non così belle come queste, sono davvero decorate benissimo e ce ne sono di tanti tipi…» parlava a raffica, senza riuscire a fermarsi. Galvano aveva un’ espressione sconcertata, lei se ne accorse e si zittì di colpo.
«Scusate, quando sono nervosa parlo troppo» sussurrò imbarazzata.
Lui riprese a ridere.  Lei si sentì ancora più a disagio. Per fortuna in quel momento arrivò Merlino che, stremato lasciò cadere a terra le spade, facendo voltare i due interlocutori nella sua direzione.
«Aspetta Merlino, ti aiuto» si prodigò il cavaliere avvicinandosi e raccogliendo un paio d’armi. Merlino rispose con un grazie tra un fiato e l’altro.
Brigit ne approfittò e sgattaiolò via. I due si guardarono e Merlino lanciò un’occhiata interrogativa all’amico che però rispose scuotendo il capo con un sorriso, mentre si voltava per mettere al loro posto le spade.
   
 
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