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Autore: LadyMaria    05/10/2012    2 recensioni
Il giorno tanto atteso è finalmente arrivato: il matrimonio di Edith. La chiesa è gremita di persone, tutti i parenti della ragazza ammirano il suo ingresso in chiesa. Ogni cosa procede per il meglio fino a quando il prete comincia a parlare e Sir Anthony esclama "No, non posso farlo!"
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Lo fissava con occhi increduli da sotto il candido velo bianco che le copriva parte del viso. Le labbra tremarono nel sentirgli pronunciare quelle parole:

-No! Non posso!-  aveva proprio detto così.
Edith per un attimo ebbe la sensazione che il pavimento della chiesa iniziasse a crollare sotto i propri piedi.
-Cosa significa?- balbettò continuando a sostenere lo sguardo di lui senza, tuttavia, accennare ad avvicinarsi alla sua figura.

-Perdonami, Edith…. Non posso permetterti di rovinare la tua vita così.-

 l’uomo cercò di abbassare la voce, dato che gli sguardi di tutti gli invitati erano puntati su di lui. Mentre Lord Grantham cercò di introdursi nel discorso Sir Anthony lo mise subito a tacere tornando a rivolgersi solo ed esclusivamente alla “sua” Edith.

-Non saresti mai felice…..- aggiunse sussurrando il tutto con una voce decisamente fioca.

-Ma sono felice!- esclamò la giovane a voce alta, il che contrastava col tono usato da lui in precedenza.

-Siamo molto felici, vedi?- chiese retoricamente mentre afferrava la sua mano per portarsela quasi al petto.
Sir Anthony la fissò per un lungo istante, assottigliò le labbra e respirò profondamente. Si avvicinò così tanto al volto di lei che la sua guancia strusciò appena contro quella della ragazza.

-Forgive me, my love, because I’ll never forgive myself…..- fu questo che le disse prima di interrompere ogni contatto tra loro e lasciarla da sola di fronte all’altare.
Percorreva la navata a grandi passi sotto lo sguardo allibito dei presenti: dai genitori di Edith, alle sue sorelle e ai loro rispettivi mariti, per non parlare delle occhiate che gli lanciarono i membri della servitù.
Lui non vi badava e continuava a camminare velocemente, se si fosse fermato, se l’avesse guardata ancora una volta sarebbe subito tornato indietro e avrebbe abbandonato ogni  buon proposito di lasciarla “libera” e di farle vivere una vita piena e felice, cosa che lui non poteva offrirle.
Edith sussultò, non riusciva a smettere di seguire con lo sguardo la figura di lui che usciva lentamente dalla chiesa. Se non fosse stato per suo padre, il quale la sostenne prontamente adagiando le mani sui gomiti della figlia, probabilmente sarebbe svenuta.
Anche sua nonna le si avvicinò e cercò di dirle che:

-         È sicuramente meglio così, lo sai tu e lo sapeva anche lui.-

Ma ogni parola scivolava via, la ragazza fissava tutti imbambolata, non distingueva nessuna voce, vedeva solamente le bocche agitarsi e muoversi, ma lei non percepiva nessun suono.
 
[I’m so tired of being here….]

La vergogna, l’umiliazione non contavano niente per lei in quel momento. Il suo pensiero era uno solo:  lui se n’era andato …. per sempre.
Appoggiò lentamente il palmo della propria mano su quella del padre, diede le spalle alla nonna e, fissando Robert con occhi lucidi, mormorò:
-Portami via…….- e lo disse piangendo,  il volto era ormai un fiume di lacrime.

[Suppressed by all my childish fears ….]
 
Lord Grantham non se lo fece ripetere due volte. Afferrò la figlia con entrambe le braccia e ne fece passare una sulla spalla di lei.

-Certo, ti porto a casa….- mormorò mentre anche Lady Grantham aveva già lasciato il posto occupato sulla panchina della chiesa per affiancare marito e figlia. In tutto quel trambusto le sorelle Crawley erano rimaste vicine ai propri mariti per poi seguire l’esempio della madre e lasciarli, momentaneamente,  soli per raggiungere anche loro l’altare.

-Ma è un bene, Cora…- disse Lady Violet a voce bassa per non farsi sentire dai presenti. Non voleva dar spettacolo, quello dato da Sir Anthony bastava a sufficienza.
–Devi farlo capire a tua figlia….-

In quel momento, cieca di rabbia e di frustrazione a causa del volto sconvolto di Edith,  Lady Grantham si voltò verso la suocera e, contraendo la mascella, mormorò:

-Non avete diritto di parlarne ora. Non ve ne do….- e così dicendo passò il braccio destro attorno alla vita della figlia, mentre quello del marito si trovava già sulla spalla di lei, e l’aiutarono ad allontanarsi da quell’ altare “maledetto”.
 
Sir Anthony era uscito dalla chiesa, percorreva il sentiero più verde per raggiungere i propri valletti. Si asciugava le lacrime con l’unico braccio sano che aveva, mentre il destro rimaneva immobile retto dalla fasciatura.
Il suo volto, estremamente pallido, si contraeva in varie smorfie.

[When you cried I'd wipe away all of your tears]

Lei non l’avrebbe mai perdonato e lui non si sarebbe mai perdonato per ciò che aveva appena fatto.
Avvertì lunghe ed intense fitte alla bocca dello stomaco, il respirò morì in gola e sembrava non voler uscire nemmeno dalla bocca. Mentre sviava in direzione di un altro sentiero, per evitare di incrociare volti noti, fu costretto a fermarsi. Si voltò leggermente, la chiesa era già abbastanza lontana, e lì avrebbe avuto qualche momento per riflettere.
Adagiando il gomito sul muricciolo sollevò la mano in direzione della fronte.
Nessun uomo aveva mai pianto tanto e il vero problema era che Sir Anthony non riusciva a smettere..
Portò il palmo della mano sulla bocca per soffocare dei gemiti disperati, perché se non si fosse trattenuto, probabilmente, avrebbe urlato con tutta la forza che aveva.
 
[When you'd scream I'd fight away all of your fears ….]
 
In un gesto impetuoso cominciò a togliersi la fasciatura e la gettò per terra, lontano da sé, lontano da tutto quello che ormai aveva perduto. Nonostante si disperasse era ancora convinto di aver fatto la scelta giusta…
 
[You used to captivate me ….]
 
Edith percorreva la grande sala centrale  di Downton sorretta dalla madre e dalle sorelle. Salirono le scale lentamente e faticosamente fino a che non raggiunsero la stanza della ragazza.
Appena vi entrarono Edith sprofondò sul materasso, con la mano sinistra si sfilò la coroncina che, fino a pochi istanti prima risaltava attorno alla complicata acconciatura eseguita per l’occasione, e la gettò a terra.

-Andatevene via…- era tutto quello che riusciva a mormorare mentre la madre le si sedette vicino facendo cenno alle altre figlie di lasciare la stanza.
Quando furono sole Cora si sdraiò al fianco della sua bambina.
Edith, tra un singhiozzo e l’altro, ripeteva:

-Che cosa c’è che non va in me, mamma?-
La donna sospirò profondamente e fece scivolare le dita attorno alle ciocche morbide della  figlia:

-Non c’è niente che non vada in te, tesoro….- sussurrava al suo orecchio mentre le stringeva affettuosamente la mano destra.
-Questa era una prova. Le prove, per quanto dolorose, ci permettono di crescere e affrontare a testa alta tutto quello che verrà….-

Edith continuava a nascondere il volto tra le lenzuola, le lacrime non cessavano mai di scendere. Ogni volta che chiudeva gli occhi riviveva quella scena e sentiva di nuovo quelle parole “No, non posso farlo!”.

[These wounds won't seem to heal ….]
 
La notte fu tutta un lento susseguirsi di ricordi e immagini che non le permisero di chiudere occhio nemmeno per un attimo. Solo all’alba, quando una lieve luce filtrò dagli angoli più alti delle tende, si mise seduta sul bordo del letto. Spostando impercettibilmente e con fare stanco lo sguardo in direzione della porta notò una busta.
Si alzò altrettanto lentamente e automaticamente, ogni gesto era pesante come la sua testa: piena di ricordi e parole che avrebbe voluto dimenticare, ma che non riusciva a cacciare via.
 
[This pain is just too real …]

Si chinò lentamente e adagiò le dita sulla busta per raccoglierla. Mentre la scartava si avvicinò alla finestra e discostò appena la tenda.
Gli occhi tremarono nel riconoscere la mano che aveva scritto quella breve lettera.
 
 
-My sweet Darling,-

Così cominciava la lettera, e proseguiva:

-non aspiro al tuo perdono, so di non meritarmelo. Ho sbagliato e agito scioccamente. Adesso me ne rendo conto. Se c’è ancora la minima possibilità di condividere con te quel che avevamo prima io….-
 
Edith non volle leggere altro. Strappò la lettera, la lacerò riducendola in mille pezzi.
Le aveva fatto troppo male per farsi perdonare con una stupida, insulsa, semplice lettera. Aprì lentamente la finestra e lasciò volare i brandelli di carta.
 
-I’ll never forgive you…..- sussurrò chinando tristemente il capo verso il basso.
Nonostante tutto lui continuava a far parte di lei, la sua costante presenza non l’avrebbe mai lasciata. Se la mente di Edith, in quel momento, era fredda e razionale il cuore non lo era affatto.. si lacerava in tanti piccoli pezzi come quella lettera.
[But you still have all of me…]
  
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