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Autore: WingardiumDeviosa    05/10/2012    1 recensioni
La prima volta che lo vide era una notte nebbiosa e fredda, lo stesso freddo che gli entrava nelle ossa annientando qualsiasi movimento.
Ma non riusciva ad avere effetto anche sui pensieri, no. Il cervello di Blaine era costantemente in moto, non si fermava mai, perché era l'unico modo che possedeva di lottare, era un povero arreso al suo destino, un fuggitivo bloccato in un vicolo cieco.
Si aggrappava con tutte le sue forse a quel barlume di speranza che ancora risiedeva rintanata nel suo cuore, cercava di farsi forza, di immaginare un presente migliore, un destino non ancora segnato.
Quella notte l'avrebbe per sempre ricordata come la più fredda di quell'inverno, dove aveva trovato delle braci ancora ardenti per poter attizzare un enorme fuoco.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Quindi, ripassiamo le regole” a quelle parole Rachel sbuffò.

“Per l'ottantesima volta : è essenziale che tutta la scuola creda nell'autenticità della nostra storia – punto inutile dal momento che io sono una fantastica attrice, dovresti preoccuparti solo tu -, il nostro patto è stato già sancito quindi non posso chiedere altre condizioni” accompagnò la frase alzando gli occhi al cielo prima di continuare “Nessuno deve venire a sapere dell'accordo, a meno che tu non voglia, sei un imbecille e posso ripetertelo tutte le volte che voglio”

“..e questo mi dà il diritto di chiamarti nasona” rispose Kurt con un sorriso benevolo, che gli fece guadagnare uno schiaffo sul braccio, seguito da un'uscita teatrale di Rachel dalla macchina.

“Ma signorina, dovevo aprirle lo sportello”

 

 

Lo scenario che gli si parava davanti ormai da tre anni era il palazzo vittoriano e austero circondato dal verde, soprattutto da un prato all'inglese che sembrava cambiare tonalità ad ogni irrigazione.

La Dalton era una scuola rigida quanto la mentalità della maggior parte degli studenti, ma c'era un gruppo, ristretto poiché eletto con meticolosità, che oltrepassava i canoni dell'istituto : gli Warblers.

Erano uno dei migliori Glee Club, quattro volte vincitori del premio nazionale, ad eccezione dell'anno prima, quando capitanati da Sebastian Smythe si erano posizionati secondi; non era ovviamente solo colpa sua, ma tutti erano compiaciuti del fatto di poter fare finalmente pressione su qualcosa che gli dava fastidio.

Altezzoso e fiero dei suoi atteggiamenti narcisistici continuava a dare la colpa al nuovo solista dicendo “Mi distraeva ballandomi davanti, Hummel scuoti meno il sedere!”, Kurt lo trovava la persona più irritante del pianeta, e non solo.

 

 

Il Glee Club della Dalton era vario, infatti i ragazzi all'interno non solo erano di diverse etnie ma comprendeva una vasta gamma di voci; decidere le canzoni da cantare durante le competizioni e scrivere gli arrangiamenti era sempre un lavoraccio, e nessuno invidiava i tre giudici eletti.

Ma non era stato sempre così : prima l'accademia era esclusivamente aperta ad alunni maschi, i quali indossavano con fierezza le loro uniformi, convinti probabilmente di poter dominare il mondo con quella addosso, ma non erano mica Batman.

Il loro dominio era terminato quando l'accademia era diventata mista, e le divise erano state adattate con gonne grigie e giacche dal taglio decisamente femminili, così i maschi avevano dovuto lasciare la scena e abbassare la cresta.

Adesso Kurt poteva liberamente passare tutto il suo tempo libero insieme alle sue amiche d'infanzia, tra cui Mercedes Jones che proprio in quel momento, stava rabbrividendo di disgusto alla vista di Kurt e Rachel che si tenevano per mano.

“Si può sapere cosa diamine significa?!”

“Oh andiamo Mercedes non fare la gelosona”

“Berry” disse la ragazza di colore mettendo le mani sui fianchi “la cantina di casa mia porta già il tuo nome, non costringermi a chiudertici dentro”

“Mercedes sono dovuto correre ai ripari” così dicendo il ragazzo con gli occhi azzurri indicò Rachel con la testa “mio padre voleva che uscissi con Sugar, come se avessi potuto giustificare perché-”

Proprio in quel momento Sugar entrò a passo svelto nell'atrio della Dalton, i suoi tacchi rossi che tintinnavano sul marmo – aveva di nuovo trasgredito alle regole sull'abbigliamento, ma questo non le importava perché evidentemente era troppo presa dalla notizia che si accingeva a divulgare, come si capiva? Trasudava di eccitazione.

“..Perché la ragazza che ho invitato a casa non riesce a parlare senza saltellare sul posto” concluse Kurt.

“RAGAZZI! Ho appena visto- o mio Dio- venite a vedere!” proruppe Sugar, ma a quel punto tutti e tre erano troppo curiosi per non assecondarla.

“Cosa dovremmo vedere?” chiese Rachel, ma Sugar si limitò a squittire.

Uscirono fuori dall'edificio e si diressero verso la parte destra dove si trovavano le serre, ad un certo punto Sugar si fermò e Rachel le sbatté contro, Kurt e Mercedes scuotettero la testa insieme.

“Sssssh!”

“Vedi che nessuno sta facendo rumore”

“Oh ma insomma, entrate nella parte! Il mio papi mi asseconda sempre quando giochiamo al detective con i domestici” senza dare il tempo di ribattere, invece di proseguire verso le serre si addentrò nel piccolo parco adiacente ad un chiosco.

“Esattamente quando hai avuto il tempo di venire qui e trovare questa cosa misteriosa?”

“Un bravo detective non rivela mai i suoi metodi” in quel momento fece un cenno verso una coppia seduta su una panchina, aguzzando la vista Kurt riuscì a capire che si stavano baciando, ma non li riconobbe, ma non ne ebbe bisogno “Sono Brittany e la nuova..Santana!”

La sorpresa di diffuse lentamente, e si manifesto a parole in modo diverso :

“Non mi aspettavo che Brittany fosse.. cioè.. che le piacessero le ragazze” disse Rachel, mentre Mercedes “Puck ne uscirà distrutto, gli piace tanto Santana” e Kurt “Mi piace il colore di pelle di Santana, io non riuscirei ad averla neanche facendo trecento lampade”

Tutte le teste delle ragazze si girarono contemporaneamente verso di lui “Che c'è? Che ho detto?”

Tornarono lentamente indietro, confabulando, quello non era di certo il primo pettegolezzo scoppiato nel Glee, ma soprattutto le ragazze – anche se Kurt era una ragazza onoraria – li gustavano in modo particolare, forse era per questo che in quel momento Kurt era distratto.

In quel momento ringraziò internamente Santana e Brittany, perché gli avevano permesso di posare gli occhi sul ragazzo più bello che lui avesse mai visto.

 

 

 

Ero preoccupato, così come lo ero stato poche volte nella vita.

L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che Santana era un'incosciente, la maledì mentalmente, stava mandando all'aria tutto.

In quel chiosco si sentiva come in trincea, pronto alla guerra sì, ma senza armi.

Si riscosse dai suoi pensieri per un coro di risate poco distanti, un gruppo di ragazze stavano ridendo perché l'unico ragazzo del gruppo aveva fatto qualcosa di buffo; riuscì ad afferrare dei pezzi della conversazione :

“Kurt, sei appena inciampato?”

“Stai bene?”

“Andiamo dall'infermiera? L'altro giorno le ho regalato un rossetto – di quelli che fanno sembrare le labbra più carnose – così adesso non fa più paura”

“Sugar!”

“E' l'asparger  

“Oh ma smettila”

Blaine si ritrovò a sorridere, era rincuorato : gli alunni non erano solo dei damerini.

Il ragazzo, Kurt, si voltò verso di lui – o forse semplicemente verso il chiosco, ma a Blaine piacevano le illusioni – i loro sguardi si incontrarono e il ragazzo riccioluto poté giurare di vedere lo stupore dipinto sul suo viso pallido e dai lineamenti decisi dell'altro.

Blaine aggiunse un altro elemento a favore degli alunni della Dalton : erano anche bellissimi.

 

 

 

Quel pomeriggio la sala prove del Glee era il posto meno tranquillo sulla faccia della terra, ognuno aveva qualcosa da dire o urlare e di conseguenza nessuno prestava attenzione.

I tre giudici – Finn, Mike e Wes – avevano la testa accasciata sul banco di mogano, a parte Wes che continuava a battere il martelletto, era come un tick nervoso per lui.

Tutto era iniziato un'ora fa, quando Kurt aveva comunicato che Rachel avrebbe eseguito due assoli per le prossime gare tralasciando, ovviamente, quello delle Nazionali.

La guerra era scoppiata quasi immediatamente, nelle sue più fervide immaginazioni, Kurt vide volare poltroncine e sedie, Wes che urlava come un ossesso e il martelletto che compieva delle acrobazie in aria per poi cadergli in testa; la realtà erano Puck che cerava di far scendere Rachel dal tavolino sotto cui Brittany era rannicchiata, e dove era salita per difendersi da Mercedes che sbraitava, Tina piangeva disperatamente mentre Artie continua a sbattere contro un mobile, Sebastian semplicemente aveva tirato fuori la chiave – rubata dalla presidenza- del mini-bar e aveva tirato fuori un wisky, Nick e Jeff erano accasciati su un divano con gli occhi chiusi, forse nell'intento si isolare le voci, e Quinn e Sam se ne stavano tranquillamente in disparte facendosi gli affari loro.

Kurt se ne stava in un angolo ad osservare la scena disperato, sapevo che mettere le cose a posto sarebbe toccato presto a lui, ma al momento si sentiva impotente contro tutta quella furia traboccante dai presenti, si chiese se non fosse il caso di andare a chiamare il professore Shuester che ogni tanto si offriva di aiutarli ma decise che si sarebbe goduto ancora un po' la vista di Puck che inseguiva Rachel che litigava con Mercedes.

In quei momenti di pura follia riuscì comunque a isolarsi e i suoi pensieri vagarono fino a fermarsi su un'immagine, quel ragazzo che aveva visto nel parco.

Per quei pochi attimi in cui i loro sguardi si erano incrociati Kurt aveva sentito qualcosa di particolare e strano, una sensazione così particolare quanto straziante; ma lui non sapeva cosa significava.

Avrebbe voluto rivederlo, per vedere se quell'attimo, quella sensazione, era stata solo frutta della sua fantasia.

Aveva pensato che forse, visto che il ragazzo con i capelli neri aveva la giacca della Dalton, potesse essere un nuovo studente – a dire il vero, un po' l'aveva sperato- ma non l'aveva visto a lezione, o in giro per i corridoi. Che fosse stato troppo distratto? No, non era possibile.

Allora, forse, il ragazzo aveva solo avuto paura di presentarsi? Doveva per forza essere così, se no cosa stava facendo a quell'ora nel parco?

Improvvisamente si ridestò dai suoi pensieri : una ragazza ispanica era appena piombata nel locale.

“Perché state facendo tutto questo rumore?! Me ne sto fuori ad aspettare da mezz'ora che voi finiate questa pagliacciata, che forse nel vostro gergo definite riunione, per fare un'entrata decente e cantare così divinamente da far scendere la vostra autostima sotto zero, ma adesso mi avete stancata o state un po' zitti o vi farò stare zitti io come ho imparato a Lima Hieght” la sua voce non vacillò neanche per un secondo ma Kurt le vide in volto, per un attimo, l'espressione che la gente aveva quando temeva di aver detto troppo. Nel tempo era diventato bravissimo a leggere le espressioni.

“Vorresti fare un'audizione?” disse Kurt avanzando dal muro contro cui era poggiato “dovremmo prima votare, poi vedremo se sei all'altezza come dici”

Gli Warblers non erano solo un gruppo di canto corale, erano amici; lì dentro ognuno si fidava dell'altro anche se non andavano d'amore e d'accordo, la fiducia scaturiva dal fatto che ognuno aveva qualcosa da nascondere, che l'altro sapeva e custodiva.

Era come un confraternita, nessuno al di fuori poteva conoscere i loro segreti, non solo dei singoli, ma dell'insieme; portavano avanti una tradizione, infatti, ogni decennio l'accademia era frequentata sempre dallo stesso tipo di alunni : figli di papà – e adesso anche figlie- con la segatura nel cervello e pietre al posto degli organi, i pochi sopravvissuti a questo gene infettivo decisero di creare un club, dai confini invalicabili, per proteggersi dai pregiudizi e l'alterigia.

Decisero che sarebbe stato, all'apparenza, un gruppo corale durante un campeggio della scuola, quando si ritrovarono a canticchiare tutti insieme, e fu una loro idea geniale per tenere alla larga gente indesiderata.

La tradizione veniva tramandata da all'ora, e il Glee Club adesso era diventato un solido porto sicuro, dove tutti potevano essere liberi di mostrarsi per com'erano.

 

Sapevano davvero poco di Santana Lopez, la nuova arrivata nella scuola.

Era alta e longilinea, la divisa le calzava a pennello e Noah Puckerman pendeva dalle sue labbra, mentre le sue erano leggermente dischiuse e Kurt sperò che non si mettesse a sbavare; notò che sulla sua camicia, un tempo bianca, c'era una macchia scura, probabilmente caffè e in quel momento Kurt capì quanto faceva bene a tenere camicie di scorta nell'armadietto e nel bagagliaio della sua Porche – perché non si poteva mai sapere.

In ogni caso, Kurt si era guadagnato uno sguardo torvo dalla nuova arrivata, che non aveva perso tempo per ribattere “Allora votate, così potrò dimostrare al latticino com'è che si canta” accompagnò le parole con un sorrisino strafottente.

Santana notò la testa di Brittany sbucare da sotto il tavolo e si affrettò a farla uscire; sul viso quasi sempre confuso e sognante della bionda apparve un sorriso radioso.

Kurt non aveva bisogno di controllare per sapere che Mercedes, Rachel e Sugar si erano scambiate delle occhiate, ma lui le ignorò.

“Sì, votiamo. Così la vedremo uscire al più presto” c'era qualcosa in quella ragazza che lo aizzava alla lite, ma non gli e l'avrebbe data vinta.

Brittany alzò la mano, anche se Santana era ancora nella camera e nessuno aveva iniziato a parlare dei pro e dei contro.

“Sentite, so che questo non è un semplice club, me ne sono accorta, anche se sono qui da poco.

Voi lo rendete diverso, ammetto di non prendervi tutti in simpatia, soprattutto il latticino saputello, ma preferisco sprecare il tempo con voi che con quegli zoticoni con le mutande d'oro, quindi, lasciatemi cantare e non ve ne pentirete”

“Vai, parti, canta” proruppe Puck estasiato, mentre la ragazza gli rivolgeva un mezzo sorriso.

A quel punto Kurt era curioso, nonostante l'aspirante nuova Warbler non gli stesse simpatica, ma loro erano un pubblico esigente e non sapeva proprio se lei ne sarebbe stata all'altezza.

Dallo stereo nell'angolo partì la base di Naughty Girl di Beyoncé, Kurt tutto sommato apprezzava la scelta, ma continuava a preferire Single Ladies.

Quando la ragazza ispanica cominciò a cantare calò il silenzio e tutti drizzarono le orecchie per sentire meglio – e nel caso dei ragazzi strabuzzare gli occhi- , la sua voce era una boccata d'aria fresca, ma se non fosse stata così intonata e brava ci avrebbe pensato il suo fascino ad ammaliare tutti, maschi, femmine e omosessuali compresi.

Santana e Brittany improvvisarono una coreografia, e a quel punto le mascelle di tutti i ragazzi etero presenti raggiunsero il pavimento e partirono una serie di gomitate nelle costole e occhiatacce da parte delle ragazze. Rachel si voltò verso Finn, per cui aveva pressoché un'ossessione, lo guardo così male da far rizzare i peli sulla nuca, ma lui non se ne accorse.

Wes stringeva convulsamente il martelletto e Puck stava quasi per inginocchiarsi sul pavimento : Mercedes aveva ragione, gli aspettava una grande delusione.

La canzone finì e dopo pochi secondi di silenzio un coro di applausi si diffuse nella sala, tutti votarono a suo favore e Brittany fece guadagnare più fiducia, a modo suo, alla ragazza che aveva accanto ammettendo “Lord T mi ha montato un altro corno invisibile mentre dormivo, credo proprio di essere un bicorno adesso”.

Santana le sorrise dolcemente e la prese per mano, la delusione di Puckerman era tangibile, come quella di ogni altro maschio, Nick disse a mezza voce “Le migliori se ne vanno” e tutti scoppiarono a ridere.

 

 

“Bene, novellina” Sebastian incrociò le braccia al petto rivolgendosi a Santana “adesso ti manca solo una cosa da fare..”

“..la più importante”

“..la più sacra di tutte”

“Far volare una colomba?” disse Brittany rovinando l'atmosfera che si era venuta a creare.

“Una colomba? Perché io non l'ho fatto al posto di quel rituale?”

“Oh ma insomma!” sbottò Finn “così le state togliendo tutto il mistero”

Santana alzò gli occhi cielo e Kurt intervenne dicendo “Stanotte”

 

 

Quella gli sembrava una delle giornate più lunghe della sua vita, non riusciva a non preoccuparsi per Santana, ma era così per ogni nuovo membro, forse per la paura che gli attanagliava lo stomaco al pensiero che suo padre potesse venire a sapere che era gay e che il Kurt che conosceva era solo un'enorme caricatura costruita ad arte.

Inoltre, a turbarlo c'era anche l'incontro di quella mattina.

Non riusciva a dimenticare gli occhi di quel ragazzo moro, sapeva dove e quando li aveva già visti, ma non voleva crederci, sarebbe stato meglio per lui negare l'evidenza, sarebbe stato meglio per lui non ricordare.

La risposta ai suoi dubbi arrivò veloce come un fulmine, con il vibrare del suo cellulare all'arrivo di un messaggio da un mittente sconosciuto : “Ti aspetto dietro il chiosco”

Magari, dopotutto, lui non era l'unico a ricordare; respirare gli sembrava cento volte più difficile, e il suo cuore batteva così forte da poterne sentire il rimbombo.

Era quello il momento che aspettava, che aspettava da dodici anni.






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So di aver avvisato che questo capitolo sarebbe arrivato in ritardo,
ma questo è un ritardo mostruoso!
Scusate tanto >.<
Spero che vi piaccia, anche se ancora la trama non è stata delineata del tutto :3
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi aiutate davvero tanto :)

Devi 

  
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