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Autore: LokiSoldier    05/10/2012    1 recensioni
"Cosa avrei potuto fare se non accoglierlo fra le mie braccia? Fu la notte d'amore più intensa della mia vita."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Fu quella mattinata sulla spiaggia a spiegarmi che senza Giò non sarei mai stata quella che ero."

[Preso un altro bus per andare al mare scendono e si ritrovano sulla riva a camminare mano nella mano.]
Il mare si stendeva sotto i loro occhi per miglia e miglia. Era leggermente mosso da qualche breve soffio di vento e la luce del sole si rifletteva su quello specchio d'acqua trasparente. La spiaggia era deserta e la sabbia fresca e soffice sotto i piedi nudi. Qualche roccia fermava la corsa delle onde e le faceva esplodere in spruzzi di spuma bianca.
"Ne è valsa la pena di non andare a scuola per vedere questo?" chiese il ragazzo con le labbra sull'orecchio della giovane.
"Sì." riuscì solo a dire senza fiato.
Camminarono ancora. Sulla battigia le orme dei loro piedi andavano disegnandosi per metri e metri. Quattro file di orme. I due giovani decisero di fermarsi solo quando arrivarono presso una piccola grotta nella roccia. Era scomoda, ma romantica. Si sedettero al suo interno e osservarono il sole calare con la sua grazia straziante. Tutto ciò era così rilassante che dimenticarono per breve tutta quella situazione. Quella loro attrazione impossibile, quella loro voglia incontrollabile. Persero dalla testa tutti i pensieri e seguirono soltanto gli istinti. Giò si volto versò lei e le sfioro le labbra piccole e rosse con le proprie. E lei chiuse gli occhi. E si unirono ancora. Anima e corpo. Con passione, senza paure, con gioia.
Poi tornarono ad essere due corpi divisi e separati; due corpi con lo stesso sangue. Solo le loro mani rimasero una attaccata all'altra.
Si voltarono e si guardarono negli occhi. Quelli di Giò erano accorati, addolciti. Quelli di lei erano tanto tesi. Non riuscivano a rilassarsi. Per lei tutta quella situazione era una trappola, e lei c'era cascata con tutte le scarpe. C'era una via di fuga?
"No, ancora..." disse cercando d'alzarsi. La mano di Giò la fermava.
"Sì, ancora. Vuoi ancora scappare?"
"Sì! Non possiamo continuare così Giò... non si può! Dobbiamo tornare ad essere fratelli e non amanti! A parlare di ragazze e ragazzi, a scherzare mentre guardiamo la tv o mentre giochiamo a qualche gioco da tavolo!" disse lei con l'occhi lucidi.
"Ma io non voglio considerarti ancora come una sorella."
"Devi."
"Allora anche tu dovresti considerarmi un fratello, rifiutarti di farti abbracciare dalle mie braccia, di farti baciare da queste mie labbra. E invece le accetti, le accetti e le ringrazi adorante di farti mia."
Lei guardò altrove.
Giò aveva ragione.
"Guardami." disse lui.
E lei lo fece.
"Se davvero vuoi che tutto torni come prima, se davvero vuoi seppellire questa nostra attrazione in fondo al cuore allora va' a casa. Va' e dimentica e torneremo quelli di una volta. Ma se non ne sei sicura, se sai di non volerlo davvero allora rimani stretta alle mie dita e abbandonati a questo nostro peccato."
Lei rimase interdetta per alcuni minuti. Non sapeva cosa fare. Non voleva continuare per quella strada che non avrebbe portato nulla di buono, ma voleva anche continuare a stare con il suo Giò. Perchè alla fine lei senza lui non era nulla. Lui l'aveva fatta diventare ciò che era. L'aveva cresciuta al posto di una madre troppo impegnata con lavoro e di un padre morto anni addietro. L'aveva fatta sorridere, studiare, diventare più forte, anche piangere a volte. Alla fine decise.

Le loro dita si separarono.

"Hai deciso così, dunque... Beh, allora ci vediamo fra qualche ora a casa. A dopo, sorellina." disse lui e si voltò a guardare il mare infrangersi sugli scogli.
Lei si rivestì e si alzò tremante.
Ripercorse la strada che poco prima aveva fatto mano nella mano con Giò e non si voltò indietro.

"Tesoro scendi, è pronto in tavola."
"Sì mamma, scendo."
Lei aprì la porta e scese le scale. La tavola era pronta ma era apparecchiata solo per lei.
"Ma Giò ancora non è tornato?"
"No, sarà fuori con gli amici. Dopo scuola non ti ha detto niente?"
"Ah.. sì.. mi ha detto che aveva il corso di chimica. Me n'ero scordata."
"Ah bene. Sarà qui fra poco allora."
"E tu non mangi?"
"Devo andare a lavoro tesoro. Torno tardi, non mi aspettare. Buonanotte piccola."
E se ne andò.
Lei triste si andò a sedere in tavola e iniziò a mangiare. Quante volte le era capitato prima d'ora? Sua madre che se ne andava a lavoro all'ora di cena e che le diceva di non attenderla perchè sarebbe tornata tardi. La sua cena che si raffreddava sulla tavola perchè le si chiudeva lo stomaco. E poi tornava a casa Giò e anche se era stanco la faceva distrarre perchè lui sapeva che a lei la solitudine faceva male. Perchè lui sapeva tutto di lei. Ogni pensiero. E anche quando lei piangeva lui era sempre nella stanza accanto pronto ad andare da lei a consolarla. Avrebbe perso tutte quelle cose? Se fosse stato così, sarebbe riuscita a sopportare tutto? No, no di certo.
Senza che se ne accorgesse aveva già iniziato a piangere. Poi la porta d'ingresso s'aprì.
"Sono a casa." disse Giò.
Lei cercò di asciugarsi il viso alla bell'emmeglio ma quando lui entrò ovviamente se ne accorse.
"Che succede? Perchè piangi?!"
Non rispose e lui la prese per le spalle, proprio come un tempo. Un tempo però, quelle braccia non avrebbero costituito una trappola per lei.
"Perchè ho paura di perderti... perchè ora è cambiato tutto e ho paura! Perchè sento un'attrazione proibita!" gridò stringendosi i capelli con le mani.
Le mani di Giò la strinsero e lei si lasciò andare. Sentì il profumo di lui addosso e decise la sua strada.
"E' troppo tardi per accettare la tua mano...?"
Lui la guardò in viso e la baciò.
  
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