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Autore: AstridxAndros    06/10/2012    0 recensioni
avere un passato da "soldato" a quattordici anni non è affatto una cosa bella. non vivere, ma sopravvivere, riuscire ad avere un futuro "normale" questo è l'obbiettivo. ma gli orribili ricordi ti perseguitano... devi riuscire a superare tutto, e grazie ad una famiglia e ad alcuni amici con il tuo stesso passato puoi farcela...
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leggete! ne vale la pena!!! XD recensite mi raccomando! baci!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sala in meno di qualche secondo si riempì di uomini in divisa nera. Tutti puntavano il fucile verso di noi.
-che… che sta’ succedendo?- riuscii a chiedere tentando di essere calmo, non era la prima volta che ci puntavano un arma da fuoco al cuore, ma ero sicuro che quella non fosse un esercitazione, e che quelli non fossero gli insegnanti.
-fermo ragazzo non ti muovere!- mi ordinò uno di loro.
-ragazzi! Fate come vi dicono!- tutti scattammo sull’attenti al sol sentire quella voce,
-si signore!- esclamammo facendo il saluto militare.  Solo dopo ci accorgemmo delle sue condizioni, quegli uomini lo avevano ammanettato. Nessuno si mosse fino a quando l’uomo non uscì scortato dagli uomini in nero.
-ragazzi ora vi trasferirete tutti in una nostra sede, non opponete resistenza…- io feci un passo avanti, ero il superiore e guidavo anche il distretto est.
-distretto est! Seguite le loro indicazioni!- esclamai, non capii il motivo, ma gli uomini erano visibilmente stupiti,
-distretto nord! Seguite le indicazioni!- la voce proveniva dall’lato opposto della grande sala,
-distretto ovest! Non opponete resistenza!- quello era il distretto dei più attivi, era guidato da una ragazza,
-distretto sud! Fate come vi dicono!- prima dell’interruzione stavo programmando le attività con il capo del distretto sud che ora mi stava accanto.
-o… ora… ragazzi… vi divideremo sui camion…- annunciò palesemente stupito  l’uomo che puntava la capo del distretto ovest.

-chiedo il permesso di parlare!- schiena dritta, passo avanti, voce ferma.
-p…parla…- continuavo a non capire perché fossero così stupiti,
-regola numero tre, i distretti devono sempre rimanere uniti! Dividerò io i membri!- erano ammutoliti, non capivo, perché il Signore ci aveva chiesto di seguire gli ordini di quegli uomini?
Annuirono impercettibilmente scortandoci fuori, i fucili non smettevano di essere puntati sui nostri toraci, ma a nessuno importava, era normale per noi.
-Distretto Nord!- chiamai, tutti si erano messi in formazione,
-agli ordini!- esclamarono insieme facendo un passo avanti,
-primo camion! Di corsa!- i ragazzi senza scomporsi salirono sul grande camion verde scuro,
-Distretto Sud!- di nuovo un altro gruppo avanzò,
-d’ora in poi sarete affidati al vostro capo! Non voglio sentire storie! Secondo camion!-  tutti senza fiatare salirono in ordine sul secondo camion,
-Distretto Ovest! Terzo camion! - ordinai,
-Distretto Est! Con me! svelti! Non è un esercitazione!-.
Nei grossi camion ognuno aveva un fucile puntato, c’era una luce flebile, abbastanza da permettere ai cecchini di prendere la mia giusta. Continuavo a pensare al motivo per cui il Signore ci avesse lasciato nelle mani di quegli uomini.
Scendemmo in un grande spiazzale, dopo qualche ora, sembrava proprio una prigione…
-passo avanti e presentati soldato!- mi ordinò un uomo, era anche lui vestito di nero, ma sembrava più vecchio, pensai che fosse l’unico di cui fidarsi.
-Nome: Elia! Numero:1001! Superiore di distretto! Capo del distretto Est!- l’uomo si fece se possibile più serio,
-quanti anni hai figliolo?- anche io mi incupii, l’età non aveva importanza rilevante, perché quella domanda?
-quattordici signore!- risposi, tutti gli uomini dietro di lui si incupirono, lui invece rimase impassibile,
-starete tutti qui per qualche tempo, guida i tuoi uomini alle proprie stanze, queste sono le chiavi, conferisco a te il compito di assegnarle- mi ordinò,
-chiavi signore?- chiesi confuso, lui parve perplesso,
-non sai cosa sono?- domandò, io scossi la testa,
-lo so signore, ma vuole darci le chiavi della stanza?- lui non capì, che strano comportamento era quello?
-non abbiamo mai avuto delle chiavi… ci chiudono dentro la camerata…- chiarii, lui scosse con decisione la testa sgomento, poi si riprese,
-Qui si seguono le mie regole, avremo modo di discuterne dopo…- io tornai in posizione prendendo il sacchetto con le chiavi.
-si. Signore!- mi voltai verso il mio plotone, erano tutti schierati,
-seguitemi!- ordinai voltandomi verso il grande edificio.
Le stanze erano molto grandi, non mi aspettavo una tale accoglienza. Ma per quel giorno per il mio plotone e per me c’erano state troppe novità e troppe sorprese.
Un uomo in giacca e cravatta mimetica mi chiamò, appena aprì la porta tutti scattammo in piedi facendo il saluto militare.
-ehm… no ragazzi… non c’è bisogno…- era incerto,
-s…soldato Elia… puoi seguirmi?- chiese cordialmente, quella giornata era sempre più strana, quell’uomo mi stava chiedendo gentilmente qualcosa!
-c… certo- risposi anche io incerto, non sapevo cosa fare in quel caso.
Mi guidò verso le camere degli altri, e anche con loro si ripeteva la stessa storia, cosa aveva quell’uomo che non andava?
  
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