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Autore: AstridxAndros    06/10/2012    0 recensioni
avere un passato da "soldato" a quattordici anni non è affatto una cosa bella. non vivere, ma sopravvivere, riuscire ad avere un futuro "normale" questo è l'obbiettivo. ma gli orribili ricordi ti perseguitano... devi riuscire a superare tutto, e grazie ad una famiglia e ad alcuni amici con il tuo stesso passato puoi farcela...
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leggete! ne vale la pena!!! XD recensite mi raccomando! baci!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci fece sedere insieme ad altri uomini.
-ragazzi… io sono il capo della squadra speciale… voglio da voi delle risposte- noi rimanemmo in silenzio.
-da quanto tempo eravate sotto il controllo di Handan?-  ci scambiammo occhiate stranite,
-signore, mi spiace ammetterlo ma non sappiamo chi sia… posso dedurre però che si riferisca al nostro Signore giusto?- lui annuì,
-tutti arriviamo al nostro ospedale a pochi mesi di vita. Da lì usciamo solo dopo i quattro anni, e a quell’età iniziamo l’addestramento al campo con tutti gli altri…- Hanna stava parlando.
-quindi non sapete cos’è la scuola?- noi ci scambiammo un'altra occhiata,
-veniamo istruiti molto bene invece… sia sulle materie come storia, lingue, matematica e geografia, sia materie militari…-  erano sorpresi, perché? Non era forse normale avere un istruzione?
-sapete dirmi cosa sono le pillole che abbiamo trovato in grande quantità nella sala dove vi abbiamo trovato?- un'altra occhiata,
-ehm… credo si riferisca alla nostra cena signore… Ferro, Vitamine, Calcio…- Edgar aveva preso come tutti la sua cena, la tenevamo dentro una scatoletta di ferro che veniva attaccata alla cintura, ora la tendevamo agli uomini.

-mangiate solo questo?!-  chiese stupito uno degli uomini,
-che significa solo questo? È tutto ciò che ci serve per sopravvivere!- dissi un po’ arrabbiato, la nostra cena era ciò che ci teneva in vita, come si permetteva a disprezzarla in quel modo?!
-scusatelo…- disse il più anziano, lui non si era scomposto,
-signore, mi scusi, ma non capisco… ho notato molta perplessità nei suoi uomini… posso chiederle a cosa è dovuto?- il vecchio sospirò,
-ragazzo… voglio essere onesto con voi… ciò che mi avete raccontato è improponibile per qualsiasi stato civilizzato… nessun uomo dovrebbe cibarsi di sole sostanze… ansi, mi stupisco come siate così in buona forma… e soprattutto nel mondo civilizzato, gli uomini, i cadetti, i soldati hanno il permesso di essere addestrati solo al compimento dei diciotto anni- rimanemmo in silenzio, era come se quell’uomo avesse distrutto il nostro mondo con un soffio.
-molti, troppi bambini sono stati rapiti dalle proprie famiglie e portate nel vostro campo per formare un esercito…  voi avreste dovuto avere una vita migliore- teneva la testa bassa, si sentiva in colpa.
-signore… i miei uomini hanno delle famiglie?!- chiesi alzandomi di scatto, era nuovamente sorpreso,
-si… certo… e tutti i genitori si sono rivolti a noi disperati- ammise, anche gli altri scattarono in piedi.

-a quando l’incontro?- chiese Lucas,
-non vorrei traumatizzare…- tutti coordinati sbattemmo le mani sul grande tavolo di legno,
-abbiamo visto i nostri amici morire per mano di un nostro compagno di distretto, siamo stati addestrati a cavarcela da soli, io non sono riuscita a salvare un mio compagno di camerata da un infarto, è morto tra le mie braccia, Elia invece ha salvato un suo cadetto da un attacco epilettico, non possiamo traumatizzarci! Se quello che dice è vero, non desideriamo altro che vedere le persone che hanno avuto il coraggio di metterci al mondo!- Hanna era arrabbiata, e io la capivo perfettamente.
La vidi tremare, le presi una mano e tentai di controllare  il mio tono di voce.
-ci scusi… e solo che ci hanno sempre detto che i nostri genitori sono morti… la decisione sta’ solo a voi, il Signore ci ha ordinato di seguire le vostre scelte… se la storia del cibo è vera, penso che prima di mangiare come voi dovremmo fare delle visite mediche, anche subito se è possibile…- l’uomo annuì,
-ora ci ritiriamo… ma penso che nessuno di noi vorrà tacere dei genitori agli altri… quindi vogliate scusarci in anticipo…- mi voltai come tutti e ci ritirammo nelle nostre stanze senza più proferire parola.
Eravamo stati addestrati a non lamentarci,  a sopportare di tutto, a non mostrare mai qualsiasi tipo di sentimento, ma io conoscevo bene il mio distretto,  ero sicuro che ognuno fremeva all’idea di avere una vera famiglia.
Nessuno di noi in verità sapeva cos’era una famiglia, avevamo solamente visto un filmato ansi per la precisione qualche immagine, il professore aveva staccato appena era comparsa una famiglia che abbracciava piangendo contenta un bambino. Da quel giorno tutti segretamente desideravamo avere qualcuno che provasse felicità nel vederci.
-signorina… può dirmi in che condizioni sono i ragazzi?- chiesi abbottonandomi la camicia, avevo appena finito il controllo, la giovane arrossì.
-ehm… siete tutti in condizioni piuttosto precarie… il vostro stomaco fortunatamente non ha subito troppi danni… ma dovete iniziare a magiare cibo vero al più presto…- distolse lo sguardo che aveva tenuto fisso sul mio petto, sorrisi.
-la ringrazio… è molto gentile- uscii dalla camera bianca per recarmi nella mia stanza. Era ormai ora di cena, quella era stata una lunga giornata. Ingoiammo per l’ultima volta le pillole che ci tenevano in vita e andammo a letto.
  
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