Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: ticci    06/10/2012    6 recensioni
Dal testo: "Katie rise nuovamente e poi affermò: “Non ho mai capito cosa ti piaccia di lui. Insomma, non si può dire che lo conosci…”
“Lo so…”
“Non sapeva neanche che frequentassi Hogwarts…”
“Lo so…”
“Infatti quando vi incrociate nei corridoi nemmeno ti guarda…”
“Lo so…”
“Neanche quando abbiamo vinto la Coppa!”
“Lo so…”
“Questa che mi hai appena raccontato, è l’unica volta in cui avete parlato per più di cinque minuti…”
“Grazie per il bel riassunto, Katie!” disse Alicia, imbronciandosi.
“Voglio dire: cos’è che ti fa battere il cuore così tanto quando lo incontri?”"
Parecipa a "Anatomy Contest" di ChibyLilla sul forum di EFP, classificandosi terza
[Alicia Spinnet/Theodore Nott]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Katie Bell, Theodore Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nickname (quello che volete nel banner): ticci
Titolo della storia:  Conta fino a tre, prendi la mira, lancia
Nome del pacchetto: Miranda Bailey
Personaggio/Pairing: Alicia Spinnet/Theodore Nott, Katie Bell
Genere: commedia, romantico
Avvertimenti: One Shot, Crack pairing
Introduzione/Presentazione/Trama della storia:
Note dell'autore: all’inizio volevo propinarti Spinnet/Baston, ma poi ho visto che tra i personaggi che preferisci c’era Nott, mi sono detta: “Perché no una Spinnet/Nott?”.  Per far filare il pairing ho immaginato che i due avessero la stessa età! Spero non sia un problema!
Il contesto è sicuramente dopo HP4, infatti il Capitano di Quidditch dei Grifondoro è Angelina Johnson.
La storia è ambientata durante le vacanze di Natale (che voglia di neve!).
Alicia e Theodore sono due personaggi secondari, così ci ho messo molto del mio nel renderli. Alicia la vedo come un “maschiaccio”, che le piace fare molto sport. Nella storia ho cercato di spiegare il perché di questa sua passione… spero di averla resa al meglio. Invece Theodore lo immagino molto silenzioso, uno dedito all’osservazione anziché all’azione. Per il suo aspetto fisico, lo indentifico con colori scuri: occhi neri, così come i capelli, pelle olivastra, molto alto e magro. Mentre per Alicia mi sono basta alle informazioni che ho trovato sul wikipedia, ovvero di bell’aspetto, bionda e altletica.
Ruolo importante è anche quello di Katie. La vedo la migliore amica di Alicia, opposto di lei: attenta alla moda, al make up, abbastanza sicura di sé. La frase “Sarò sfortunata io, cara mia, ma questa le batte tutte!” si riferisce alla proverbiale sfiga di Katie: nei libri, durante le partite e allenamenti di Quidditch è quella che si fa spesso male, è vittima degli scherzi dei gemelli Weasley, viene avvelenata da Draco in HP6… ho reso l’idea? xD
Inoltre ho immaginato la casa di Alicia non avesse il camino, così da non potersi trasportare (?) a casa sua. Il perché di questa nota? Lo vedrai dopo! xD
Una curiosità: i termini “Promemoria Squillante” e “Una Burrobirra per tutti, tutti per una Burrobirra” li ho inventati io. Perdona la poca originalità. ^^
Albert e Andrew sono i nome che ho inventato per lo zio e il cugino di Alicia. Noterai, tutto con la “A”. xD
Mentre i padri dei due ragazzi, rimangono sul vago: signor Nott e signor Spinnet.
Note stilistiche (?): in calibrì 13 trovi ciò che accede ora e in corsivo i pensieri, in cambria 13 corsivo trovi i ricordi e non-in-corsivo i pensieri nei ricordi. Oddio che casino! Detto così sembra una roba complessa, ma leggendo si capisce *incrocio le dita*
A prescindere da come andrà, volevo ringraziarti per avermi dato l’input per questa storia. Senza la tua cartella clinica, non avrei  mai preso in considerazione questa coppia e mi sono molto divertita a scriverla! J
Come puoi notare dalle note, sono una persona abbastanza prolissa. Spero di non annoiarti con la mia OS!
Buona lettura,
ticci



 

 
“Provati questo…”
“Katie, per favore!”
“Dai… è così carino!”
“Carino? Stai scherzando vero?”
“Ti pare che stia scherzando?” rispose Katie Bell, diventando seria.
“Quasi, quasi ci speravo…” replicò Alicia Spinnet, afferrando l’abito che le porgeva l’amica scontrosamente.
Trascinando i piedi, si recò verso il camerino del negozio. Prima di tirare la tendina che fungeva da porta, fece la linguaccia all’amica.
Katie si accostò e, alzando la voce, disse: “Sono sicura che ti starà bene e che a lui piacerà”.
Mentre si toglieva i pantaloni, la ragazza scosse la testa desolata.
Dubito.
“E quando ti guarderà con la faccia da pesce lesso entrare nel bar, sarà tutto merito mio!” scherzò Katie.
Alicia, tuttavia, non stava prestando attenzione alle parole dell’amica perché stava cercando di capire come mettersi il vestito. Provò ad infilarlo dall’alto, ma la testa rimase bloccata, facendola tossire per il poco ossigeno.
“Tutto bene, Aly?”, chiese Katie.
“Sì, si…” rispose, facendosi aria con una mano.
Cercò di infilarlo dal basso, ma non riuscì a farlo salire sopra i fianchi.
“Katie, mi sa che hai sbagliato taglia, questo coso non vuole salire!”
“Impossibile…”
“Ti dico che non sale!”
“E io ti dico che è impossibile. Ho un occhio perfetto per queste cose”
“Occhio di falco, mi sa che hai bisogno di un paio di occhiali, perché non ne vuole saperne di salire”
“Fammi entrare”, esclamò Katie e senza troppe cerimonie entrò nel camerino.
“Morgana, aiutami tu! Devi, ripeto, devi tirare giù la cerniera prima di provare un vestito”
“Ops” disse Alicia, imbarazza per la figura barbina. Facendolo passare sopra i fianchi, esclamò: “Rimango dell’idea che andrebbe bene anche una tuta”.
Scuotendo la testa, Katie uscì dalla piccola cabina di prova.
Alicia, sistemandosi bene l’indumento, si osservò allo specchio.
Per Merlino, Morgana, Godric e tutti i maghi!
Un piccolo tubino nero le fasciava il corpo, lasciando scoperte le spalle e l’intaccatura del seno. Istintivamente si portò una mano sulle cosce, cercando di capire dove arrivasse la gonna. Con la mano sfiorò una piccola decorazione leopardata che correva lungo il fianco destro.
È… è…
“Fantastico!” esclamò Katie, tirando la tenda.
“Katie, è orribile” disse accigliata Alicia.
“Ti mette in risalto tutte le curve” disse, facendo girare l’amica sul posto.
“Cosa?”, affermò la ragazza bionda, cercando di coprirsi il sedere con le mani.
“Hai un fisico che persino Astoria Greengrass ti invidia e tu cosa fai? Lo nascondi sempre!”
“Kat, questo vestito non lo prendo. Mi sento a disagio. Se dovesse cadermi qualcosa, nel raccoglierlo, farei vedere le mutande a tutti” disse, battendo un piede per la frustrazione poiché l’amica non la capiva.
“E chi ha detto che devi metterle?”.
Alicia strabuzzò i piccoli occhi marroni, facendo ridere la compagna.
“Sto scherzano, dai! Scegliamo un vestito che ti renda giustizia senza metterti in imbarazzo!”.
Passarono le successive due ore a provare numerosi abiti, correndo da un negozio all’altro a causa della pioggia che, imperterrita, continuava a scendere. Nel tardo pomeriggio ne trovarono uno che piaceva ad entrambe. Era molto semplice, di un intenso blu, lungo fino a metà coscia, con due spalline di perline che si allacciavano dietro il collo. Esaltava la figura esile della ragazza, senza dare troppo nell’occhio. Acquistarono anche un paio di ballerine invernali - la ragazza si era rifiutata di camminare da dinosauro su un paio esageratamente alto – dello stesso colore. Katie consigliò, inoltre, all’amica di abbinarci un coprispalle chiaro, nel caso nel locale facesse freddo.
“Che ne dici se andiamo a prendere una torta Millesapori al Travel Bar?” chiese Alicia, stanca per le due ora di shopping con l’amica.
“Ma è dall’altra parte della città e piove moltissimo!” replicò Katie, stringendosi la sciarpa al collo.
“Dai, ne ho proprio bisogno” disse Alicia, cercando di assumere un’espressione dolce.
“Va bene…” acconsentì esasperata la mora.
Si strinsero nei loro ombrelli e percorsero velocemente le vie, dirette al negozio. Queste non erano molto affollate a causa del maltempo, così le due ragazze poterono percorrerle l’una accanto all’altra. Si raccontarono come era andate le vacanze e le festevità trascorse con i parenti e come procedesse l’esecuzione dei compiti. Alicia si stava lamentando della difficoltà di un tema di Artimanzia, quando cadde, con entrambi i piedi,  in una pozzanghera.
“Per Godric! È freddissima” imprecò, poiché l’acqua era filtrata dentro le scarpe.
“Dai, resisti, siamo quasi arrivate”, la rassicurò Katie. “Così potrai asciugarti”.
La ragazza annuì e affrettò il passo.
Quando arrivarono nel piccolo bar, avevano le guance arrossate per via del vento e i capelli tutti spettinati. Alicia se li sistemò in una comoda coda e si fece largo tra le persone davanti al balcone. Con una mano attirò l'attenzione di un cameriere, che le fece accomodare in un tavolo poco lontano da un camino accesso.
Dopo aver ordinato, Katie chiese all’amica: “Voglio i dettagli, Aly! Come te l’ha chiesto?”
Alicia sorrise al ricordo.
 
Alicia si stava gustando una cioccolata con suo padre e i suoi amici. Adorava berla dopo un’intensa giornata di sci sulla neve. Come ogni anno era arrivata prima alla gara organizzata dai colleghi di suo padre e si stava godendo i complimenti che tutti gli rivolgevano. Le piaceva moltissimo fare qualsiasi sport – Babbano e non -, si sentiva nel suo elemento. Lei era padrona di tutto: del suo corpo, delle sue azioni, delle sue decisioni. Era lei contro tutti. Solo lei, con le sue abilità, con i suoi riflessi, con le sue scelte. Era così semplice sfrecciare con il manico di scopa nel campo di Quidditch, andare a tutta velocità sui pendii delle montagne, correre senza sosta in un campo da calcio.
Suo papà leggeva tranquillamente la Gazzetta del Profeta, quando esclamò: “Signor Nott. Come sta? Mio fratello mi ha detto che si è ritirato dagli affari per problemi di salute”.
L’attenzione di Alicia fu immediatamente catturata dai due.
È il padre di Theodore?
Un vecchio signore con i capelli brizzolati si avvicinò zoppicando verso di loro.
“Signor Spinnet! Eh… sa, l’età non mi permetteva più di essere attivo come una volta” disse con una voce bassa e adulatoria.
“Capisco. Ha fatto bene a venire qua su a prendere un po’ d’aria fresca”
Il vecchio annuì: “Sono qua con mio figlio”.
È qui.
“Avete un figlio? Albert non me l’ha detto! Come si chiama? Va già a Hogwarts?”
“Theodore. Sì, Serpeverde, ovviamente”.
Alicia non ascoltava più il discorso dei due adulti, ma si sporgeva per vedere se fosse dietro al padre, e non lo vide. Si girò verso la hall dell’hotel, ma neanche li c’era. Si contorse per vedere se fosse vicino alle scale che portavano alle stanze, ma invano.
Si sistemò comoda e strinse le braccia intorno al seno.
“Cerchi qualcuno?” le domandò una voce profonda e nasale.
Alicia alzò lo sguardo e incontrò due profondi occhi neri che la scrutavano con curiosità.
“N-No…” balbettò, sentendosi diventare rossa.
“Ti ho già vista…” replicò lui, dubbioso.
“Sì, frequento anch’io Hogwarts” affermò, cercando di darsi un contegno.
“Grifondoro?”
Alicia annuì. Di risposta, Theodore sorrise.
La ragazza inclinò leggermente la testa verso destra, gesto che compiva sempre involontariamente quando non riusciva a capire cosa le stava accadendo.
Quando i due uomini si salutarono, Theodore disse: “Beh, ci si vede…”.
Alicia sorrise e continuò a farlo anche quando lui si allontanò, facendosi scoccare uno sguardo interrogativo da parte del padre.
 
Alicia aveva appena fissato gli sci ai piedi, e stava aspettando che suo padre facesse lo stesso. Impaziente, lo schernì: “Ogni anno diventi sempre più lento!”. Suo padre scoppiò a ridere e replicò: “Ah sì? Adesso ti faccio vedere io. Cara Alicia, preparati a mangiare un po’ di neve”, e chiuse con sicurezza l’ultimo gancio.
La figlia raccolse immediatamente la sfida: “Che pista facciamo?”
“Nessuna. Andiamo nel bosco qua dietro”.
Un brivido di eccitazione le attraversò la schiena. Era la prima volta che avrebbe affrontato quella discesa, senza nessun nastro che delimitasse il percorso, senza paletti come ostacoli, ma alberi, massi, accumuli di neve. Solo lei contro la montagna.
“Paura?” chiese, provocatorio, il padre.
“Stai scherzando, vero?” disse Alicia, afferrandolo per un braccio.
Al limitare del bosco, il signor Spinnet si sistemò gli occhialini, si coprì bene le orecchie con il cappello di lana e guardò la figlia dall’alto. Questa aveva appena stretto la coda di cavallo, posizionato il paraorecchie e si stava stringendo al collo la sciarpa con colori della sua Casa.
“Pronta?”
Alicia non rispose e iniziò subito a scendere. Spostava lo sguardo rapido da un albero all’altro, superandoli a tutta velocità. Il vento sbatteva forte contro il suo viso e la vista veniva offuscata dalla neve che si alzava al suo passaggio. Per un soffio superò un cespuglio, facendola rallentare per lo spavento. Venne raggiunta dal padre che gridò: “Tutto qua?”, e, ammiccando, la superò.
Alicia, sorridendo, scosse la testa e si diede una spinta per andare più veloce.
Era troppo preoccupata a cercare con la sguardo dove fosse suo padre, e non notò un cumulo di neve troppo alto. Ci finì dentro in pieno, facendola cadere su un fianco. Rotolò per qualche metro, per poi fermarsi a pancia in su con braccia e gambe divaricate.
Ci mise qualche secondo per riprendersi dalla caduta e, lentamente, si mise a sedere.
Merlino, che botta.
“Tutto bene?” le domandò una voce.
Con una mano si afferrò il ginocchio destro, poiché aveva sentito una fitta di dolore.
“Credo di sì…” disse, muovendo leggermente la gamba.
“Se la riesci a muovere è un buon segno. Vuoi una mano per alzarti?”.
La ragazza, che detestava essere vista in difficoltà, replicò: “Ce la faccio da sola, grazie”. Facendo forza su una delle due racchette che le era rimasta, si alzò lentamente. Dopo un momento di esitazione, appoggiò la gamba al suolo.
Okay, ce la faccio ad appoggiarla. Così Angelina non mi ammazza.
“Come mai hai deciso di venire qua a sciare? Ci sono circa una dozzina di piste…”
“Mio padre” replicò lei, ricordandosi solo ora della sua presenza.
“Mio padre” ripeté lei. Velocemente si affrettò a mettersi gli sci che le erano caduti e a recuperare l’altra racchetta.
Devo sbrigarmi. Non può vincere. Poi chi lo sopporta?
“Ehi, non dovresti scendere dopo quel volo” disse l’interlocutore.
Alicia alzò le spalle e si sistemò gli scarponcini. Solo allora guardò in viso il suo soccorritore e disse: “Grazie per l’aiuto, ma ora devo proprio andare”. Quando terminò la frase riconobbe Theodore. Il cuore le si fermò e si sentì arrossire per la vergogna di essere stata vista così.
“Se vuoi scendo con te”
“Lascia stare, davvero. Ce la faccio” ripeté con testardaggine, distogliendo lo sguardo.
Theodore sorrise e disse: “Come vuoi tu”, porgendole il paraorecchie che aveva vicino ai piedi.
Nell’afferrarlo, si sfiorarono le mani. Theodore mantenne lo sguardo fisso su di lei, mentre questa si affrettava a sistemarlo sulla testa.
“Ci si vede” disse lui, quando la ragazza sfrecciò lungo il pendio della montagna.
 
Alicia era nel piccolo salotto a disposizione dei clienti dell’hotel a terminare il tema di Artimanzia. Era seduta comodamente su una poltrona, con i piedi raccolti sotto di sé e il viso vicino alle pagine del testo. Il caratteri del libro erano molto piccoli, e lei si rifiutava di mettere gli occhiali per vederli meglio. All’incirca ogni cinque minuti, sbuffava annoiata. Non vedeva l’ora che suo padre tornasse dall’escursione con il suo capo, per poter fare qualcosa con lui.
Stava cercando di capire un difficile passaggio, quando sentì: “Ti sei ripresa?”
Riconobbe la voce. Spalancò gli occhi e si sentì avvampare. Decise di darsi un contegno, respirando lentamente, esattamente come faceva prima di lanciare una Pluffa durante le partite di Quidditch.
Se riesco a gestire quelle, ce la faccio a parlare anche con Theodore Nott. Devo usare lo stesso schema: conta fino a tre, prendi la mira e lancia.
Conto fino a tre, penso a cosa dire, e lo faccio.
Semplice, no?
“Sì, non era niente di grave” disse, sorridendo forzosamente.
Mi sembra giusto che si debba ricordare di me per quella caduta.
“Chi ha vinto?”
Alicia inclinò la testa verso destra, cercando di capire cosa le stesse chiedendo.
“La gara con tuo padre. Chi ha vinto?”
Alicia sbuffò: “Lui. Me lo ricorda ogni santo giorno”.
Theodore sorrise: “Gli ultimi momenti di gloria. Mio padre me lo ripete sempre quando vince a Scacchi Magici”.
“Bisogna lasciare qualche soddisfazione ai nostri vecchi, no?” disse Alicia, appoggiando il libro di testo sul tavolino.
“Studi Artimanzia?”
Alicia annuì: “La peggiore scelta della mia vita”
“Stai parlando con uno che ha scelto Rune Antiche”.
Alicia fischiò: “Pazzo!”.
Theodore la guardò con aria sconcertata e poi scoppiò a ridere: “Puoi dirlo forte!”.
Il ragazzo si sedette sulla poltrona di fronte alla ragazza e iniziarono a chiacchierare. Theodore era molto incuriosito della ragazza che a ogni domanda tratteneva il respiro e ci metteva qualche secondo per rispondere.
Alicia ascoltava con attenzione ogni parola che le diceva e si sentiva mancare ogni volta che lui la guardava dritto negli occhi.
Conta fino a tre, prendi la mira, lancia.
Verso l’ora di cena, il salotto incominciò ad affollarsi, segno che la giornata in pista volgeva al termine.
“Sarà meglio che vada a aiutare mio padre a fare le valige” disse Theodore.
“Te ne vai?” disse di getto la ragazza. Rendendosi conto del tono supplichevole con cui l’aveva detto, divenne paonazza.
Theodore sorrise sia per l’espressione che per lo slancio che aveva avuto e replicò: “Sì. Però possiamo vederci”.
Conta fino a tre, prendi la mira, lancia.
“Ehm…”
“Che ne dici?” chiese lui, sorpreso per la mancata risposta.
Conta fino a tre, prendi la mira, lancia.
Theodore alzò le sopracciglia incredulo.
“Va bene” disse lei, con voce bassa.
“Non ho sentito” affermò lui.
“Va bene” ripeté più sicura.
“Venerdì prossimo?”
Alicia annuì, sbigottita.
“Ci si vede” disse lui, congedandosi.
Solo quando fu lontano, si rese conto che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento.
Mica doveva essere semplice?
 
“E così la campionessa Alicia Spinnet è caduta?” scherzò Katie.
Alicia annuì, ancora infastidita.
“No, no… fammi capire bene: Alicia Spinnet, l’unica ragazza molto che preferirebbe fare sport tutto il giorno piuttosto che uscire la sera, è caduta proprio mentre stava facendo una gara?”
“Esatto…”
“E proprio l’unica volta che fallisci in questo campo c’era Theodore Nott, il ragazzo di cui sei innamorata da quando avevi… quanto? Undici anni?”
“Esatto…” ripeté, fulminandola con lo sguardo.
“Che ti guardava?” continuò Katie, e scoppiò a ridere. “Oh, Aly!”.
“Sì, lo so… che sfiga” disse Alicia, sentendosi a disagio solo al ricordo.
Riprendendosi dal momento di ilarità, Katie disse: “Sarò sfortunata io, cara mia, ma questa le batte tutte!”.
“Infierisci pure!” disse Alicia, bevendo una lunga sorsata di cioccolata.
Katie rise nuovamente e poi affermò: “Non ho mai capito cosa ti piaccia di lui. Insomma, non si può dire che lo conosci…”
“Lo so…”
“Non sapeva neanche che frequentassi Hogwarts…”
“Lo so…”
“Infatti quando vi incrociate nei corridoi nemmeno ti guarda…”
“Lo so…”
“Neanche quando abbiamo vinto la Coppa!”
“Lo so…”
“Questa che mi hai appena raccontato, è l’unica volta in cui avete parlato per più di cinque minuti…”
“Grazie per il bel riassunto, Katie!” disse Alicia, imbronciandosi.
“Voglio dire: cos’è che ti fa battere il cuore così tanto quando lo incontri?”.
Alicia provò a cercare le parole per descriverlo, ma ci rinunciò. Non era mai stata brava a farlo. Decise allora di raccontarle l’esatto momento in cui vide Theodore Nott in una luce diversa.
 
Come ogni estate, Alicia andava in campeggio con lo zio Albert e suo cugino Andrew. Quel posto le piaceva molto, poiché ogni giorno venivano organizzate attività diverse: canottaggio, tiro con l’arco, tiro alla fune, arrampicata e tornei a eliminazione diretta a Quidditch. Il papà di Alicia aveva permesso alla figlia di recarsi in quel posto fino a quando non avrebbe dovuto frequentare Hogwarts.
“Quando andrai a scuola, sarai lontana da casa tutto l’anno… almeno d’estate voglio la mia campionessa che mi ronza intorno!”, le aveva spiegato il giorno della partenza di quello che era l’ultimo viaggio verso “Magic Camp”.
Il campo era frequentato maggiormente da maschi, visto la centralità sull’attività fisica, ma alla piccola Alicia non importava.
Con entusiasmo si sistemò nel piccolo cottage che divideva con lo zio e cuginetto, emozionata a intraprendere i giochi nuovi previsti per quell’estate.
Una settimana successiva al suo arrivo, venne organizzata la giornata dedicata all’arrampicata. L’istruttore mostrò ai bambini come dovevano posizionare mani e piedi sulla parete e come allacciare l’imbracatura di sicurezza. Dopodiché li invitò a mettersi in fila uno dietro all’altro per poter, a turno, arrampicarsi. Al via libera dell’insegnate, tutti iniziarono a spintonarsi. I più grandi riuscirono a sistemarsi nelle prime posizioni, mentre i più piccoli venivano rilegati dietro.
Alicia si ritrovò dietro a un ragazzo robusto, brufoloso e tutto sudato e davanti a un ragazzo magro, alto, con due penetranti occhi neri, che sembrava volesse essere da un’altra parte. Alicia, pazientemente, attese il proprio turno, in tanto invidiava i ragazzi che salivano e poi si lasciavano cadere nel vuoto.
Quando l’istruttore chiamò il suo nome, con entusiasmo corse verso di lui. Mentre questi gli allacciava l’imbracatura, si assicurò: “Mi raccomando, Alicia, attenta. Vai su piano e se ti dovesse venire paura, non esitare a chiamarci. Veniamo a prenderti nonostante sarai molto in alto. Ricorda, inoltre, di mettere bene i piedi e le mani, un solo errore ti può far cadere, anche se sei legata. Tutto chiaro?”
La piccola si spaventò dalle parole del maestro e si pietrificò di fronte alla parete rocciosa. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di lei che cadeva e si spappolava al suolo. Gli occhi si riempirono di lacrime e si girò verso l’istruttore per chiedergli di essere liberata. Proprio mentre lo chiamava sentì il ragazzo brufoloso dire: “Perché ammettono le femmine? Sono solo una perdita di tempo”. Altri ragazzi annuirono e incominciarono a prenderla in giro.
Il disagio della piccola crebbe e chiamò nuovamente l’insegnante, che era impegnato ad allacciare l’imbracatura al ragazzo brufoloso.
Le risate di scherno aumentarono e le lacrime scesero sulle sue guance. Poco prima di asciugarle, incrociò lo sguardo del ragazzo che era dietro di lei in fila. Erano fissi su di lei. Nel guardali, si perse dentro quel turbine nero e una sicurezza mai provata prima le attraversò il corpo. Il bambino disse: “Conta fino a tre, afferra il sasso, e sali”. La piccola annuì e si arrampicò. Lentamente procedette fino alla cima, esitando quando piccoli sassi cadevano al suo passaggio. Quando arrivò in cima provò un autentico senso di libertà e cominciò a ridere a crepapelle. Da quel punto riusciva a vedere l’intero campeggio, il lago dove faceva il bagno, il piccolo zoo di animali esotici e il cottage che divideva con lo zio. Nonostante l’istinto la spingesse a chiudere gli occhi, li tenne aperti, beandosi di quel paesaggio. Nell’osservare quanto era riuscita arrivare in alto, si sentì orgogliosa di se stessa, e lì ebbe la certezza che niente e nessuno l’avrebbe mai fermata.
Mentre si stava godendo quella situazione, sentì il pianto disperato di un bambino che non riusciva più a salire. Alicia si sporse e vide il ragazzo brufoloso che l’aveva presa in giro. Sorridendo tra sé, si lasciò cadere, per arrivare a terra. Una volta libera, sorrise al ragazzo che l’aveva aiutata.
Nell’incontrare nuovamente il suo sguardo, Alicia sentì che quel bambino era orgoglioso di lei e che l’aveva in qualche modo colpito. Questo le bastò per farla arrossire e farle provare una strana sensazione nello stomaco.
Si stava per avvicinare per ringraziarlo, ma venne chiamato dal maestro:
“Theodore Nott, tocca a te!”.
 
“Ovviamente mi sbagliavo. Non l’ho colpito in nessun modo, visto che quando l’ho rivisto sull’Espresso per Hogwarts non mi ha nemmeno riconosciuta” disse Alicia, addentando la torta. Dopo aver inghiottito il boccone, aggiunse: “Però ogni volta che lo vedo mi sento ancora così, come quando sono scesa da quella… etciù… parete”.
“E così romantico” disse Katie, porgendo un fazzoletto all’amica.
“Patetico, vorrai dire!” replicò e si soffiò il naso.
“Beh, anche se ci ha messo un po’, ora ti ha notato e tra due giorni vi vedrete” disse Katie, cercando di tirare su il morale all’amica.
Alicia, involontariamente, sorrise. Il gesto non sfuggì a Katie, che rise compiaciuta.
Alicia guardò l’orologio e disse: “Per la barba di Merlino, Kat! Sono le otto passate! I miei mi faranno fuori!”. Raccogliendo velocemente le proprie cose, pagarono il conto, e si precipitarono in strada. La pioggia scendeva ancora senza sosta, e si era alzato un vento più freddo del precedente.
Alicia, con il cappotto e la sciarpa slacciati, corse verso il Centro per i Trasporti con la MetroPolvere più vicino. Katie arrancava dietro di lei, litigando con l’ombrello che non si decideva a restare aperto.
Alicia intravede il Centro sul lato opposto della strada. Si posizionò sulle strisce pedonali e attese che una macchina passasse prima di attraversare. Quando questa passò davanti a lei, la schizzò d’acqua, bagnandole il busto.
“Maledizione!” imprecò una volta dentro.
“Sii felice, il vestito è salvo” cercò di sdrammatizzare Katie, ma l’unica cosa che ottenne fu uno sguardo feroce da parte dell’amica.
Le due amiche si posizionarono di fronte ai due camini magici.
“Ciao Aly! Ci sentiamo domani per definire bene come farti i capelli?.”
“Okay! A domani… etciù!”.
Alicia afferrò la MetroPolvere e disse: “Abbey Road”.
Arrivò nel Centro per i Trasporti della sua via, e guardò immediatamente l’ora.
Le nove meno un quarto. Mi fanno fuori.
Allacciandosi la giacca e stringendo la sciarpa, uscì e correndo raggiunse la propria abitazione, dimenticando l’ombrello nel camino. Appesa alla porta di casa trovò una Strillettera.
Alzando gli occhi al cielo la aprì. Da questa uscì la voce furiosa di sua madre:
Alicia ti abbiamo ripetuto più di una volta di rientrare presto e tu non l’hai fatto e non ti sei degnata nemmeno di avvertirci. Io e tuo padre siamo usciti per la sua cena di lavoro. Torneremo verso mezzanotte. Mi auguri che tu abbia avuto la decenza di prenderti le chiavi di casa.
Mamma e papà.”
Terminato il messaggio, questa si stracciò in molti brandelli di carta.
Fantastico!
Iniziò a frugare nella borsa alla ricerca delle chiavi. Afferrò il portafogli, una scatola vuota di Cioccorane, una piuma spezzata, un fazzoletto usato, un guanto senza il suo gemello, un burro cacao finito, ma delle chiavi neanche l’ombra.
Maledizione!
La pioggia continuava a scendere senza sosta e in pochi minuti si ritrovò completamente bagnata. Si sistemò sotto il tettuccio della casa, ma non era completamente al riparo dallo scroscio dell’acqua.
“Etciù”.
Di bene in meglio!
Tirò fuori dalla tasca della giacca una caramella Tutti Gusti + 1 al gusto di cerume. La sputò e con la manica della giacca si pulì la bocca. Dopodiché alzò gli occhi sul cielo senza neanche una nuvola e attese il rientro dei suoi genitori, alternando starnuti, sbuffi e sbadigli.
 
***
“Buongiorno tesoro” disse, entrando energicamente, la signora Spinnet nella camera della figlia.
La voce della donna rimbombò nella testa della giovane: “Piano mamma. Mi scoppia la… etciù… la testa”, gracchiò la ragazza.
Aprendo le tende la signora replicò: “Spero che non sia una scusa, signorina. Hai promesso di aiutarmi in cucina per il pranzo con i tuoi nonni”.
Alicia grugnì, soffocando il volto nel cuscino.
“Ti voglio in piedi tra dieci minuti” affermò con decisione, prima di uscire sbattendo la porta.
Il rumore risuonò con forza dentro la testa della fanciulla. Svogliatamente si alzò e si trascinò in bagno. Alzò la testa dal lavandino velocemente e un forte giramento di testa la costrinse a stringersi al bordo. Delicatamente si legò i capelli e si infilò una tuta.
Entrando in sala, vide il padre che pigramente sistemava la tavola che avrebbe accolto il pranzo con i suoceri.
“Buongiorno papà” provò a dire la ragazza, ma anziché la solita voce squillante, uscì un terribile suono rauco. Suo padre sorrise divertito e continuò a compiere il suo lavoro.
La ragazza provò a schiarirsi la voce, ma questo aumentò il dolore alla gola. Andò in cucina a trovò la madre intenta ad affettare un arrosto, mentre un mestolo girava magicamente in una pentola. Quando la vide disse: “Eccoti. Prendi quelle patate bollite e sbucciale bene. Faremo il purè. Tuo nonno ne va ghiotto”.
Alicia obbedì e provò a dire: “Buono il purè!”, ma il suono della voce sembrò rimanere fermo nella gola. Questo insospettì la madre che disse: “Dovrei avere qualcosa per la tua gola. La prossima volta ricordati la chiavi”.
Alicia alzò gli occhi al cielo, consapevole che la madre non le avrebbe fatto passare liscia il suo ritardo e la sua dimenticanza. La donna gridò: “Accio Golabolle”. Magicamente, sulle mani della signora Spinnet comparve una scatola gialla, con le scritta nere. La aprì, prese una pastiglia e la porse alla figlia: “Tieni Aly. Prendila con un po’ d’acqua”. La ragazza fece come le disse la madre, e si mise a pulire le patate.
 
***
 
Il pranzo con i nonni durò più del previsto. Per quanto fosse affezionata ai due, non vedeva l’ora che se ne andassero per potersi stendere un attimo, prima di affrontare le lezioni di Katie sul trucco e l’acconciatura dei capelli. Il dolore alla testa era peggiorato, così come il raffreddore. Era costretta a soffiarsi il naso spesso a causa dei continui starnuti.
Appena si sdraiò sul divano, si addormentò, anche se quasi immediatamente dopo dovette alzarsi per recuperare una coperta a causa dei brividi di freddo.
Le sembrò che fossero passati cinque minuti, quando Katie entrò allegra nel salotto.
“Aly! Sveglia! Abbiamo molto lavoro da fare!”, disse questa scuotendola leggermente. La bionda Cacciatrice aprì pigramente un occhio e vide l’amica con il cappello calato fin sopra agli occhi, ricoperto dalla neve.
“Ciao”, biascicò. Lentamente, si mise a sedere e seguì la compagna di squadra in camera.
Katie si buttò sul letto dell’amica e disse: “Ti hanno sgridato i tuoi ieri?”
“Peggio” gracchiò Alicia. “Se ne sono andati prima che tornassi e io non avevo le chiavi così ho aspettato che tornassero sotto la pioggia”.
Katie, facendo una smorfia, scherzò: “Wow, che voce Aly! Sexy!”.
Alicia fece la linguaccia e poi tossì: “Speriamo che per domani passi…”.
Katie, socchiudendo gli occhi, disse: “Mia nonna mi diceva sempre di mescolare due cucchiai di miele con mezzo bicchierino di Whisky Incendiario e tutto passa. Prova a fare anche tu così!”
Alicia annuì poco convinta.
Katie spiegò all’amica alcuni segreti per far esaltare i piccoli occhi marroni della ragazza, come bere per non far sbavare il rossetto, come soffiarsi il naso senza togliere tutto il fondotinta e cipria. Alicia annuiva non prestando attenzione, a causa della perenne emicrania. A un certo punto fu costretta a recarsi in bagno per un forte senso di nausea che l’attraversò. Quando torno dall’amica era parecchio pallida, tanto da interrompere la sua lunga lezione. Prima di congedarsi, ripeté il rimedio della nonna, ma non ottenne nessuna risposta dalla bionda amica, poiché questa dormiva pesantemente.
 
***
 
“Il grande giorno è arrivato!” pensò Alicia la mattina seguente. “Io, Alicia Spinnet, finalmente esco con Theodore Nott”. Sorrise nella semioscurità della sua camera, ma solo per pochi minuti. Si alzò di corsa dal letto per recarsi in bagno a rimettere il pranzo del giorno prima. Forti conati di vomito la attraversarono, alternati con profondi attacchi di tosse. Afferrò con una mano il lavandino, mentre con l’altra si sciacquò la bocca, nella speranza di togliere dalla propria bocca quel sapore sgradevole. Dopodiché si lavò il viso con l’acqua gelida e, tamponandosi con un asciugamano, si guardò allo specchio. Due profonde occhiaie erano immediatamente visibili. I suoi occhi erano ridotte a due fessure e il naso a patata era arrossato dai continui starnuti.
“Sono proprio uno schianto” provò a scherzare, ma questo anziché farla stare meglio, aumentò il suo malessere.
Si ributtò sul letto, in attesa che l’Ippogrifo che si era destato nel suo stomaco si placasse. Dopo qualche ora, entrò in camera sua madre, avvertendola che il pranzo era pronto. Strisciando andò verso le scale. L’odore delle spezie che la donna aveva utilizzato colpì con forza le narici della ragazza, facendo ridestare la creatura magica nel suo stomaco. Immediatamente andò in bagno a rimettere il poco cibo che le era rimasto in corpo. Quando si ricompose, scesa nella sala pranzo, con l’intento di mandare giù qualche boccone. Si sedette vicino al padre, e osservò il piatto. La carne era molto invitante e Alicia sapeva che sua mamma l’aveva condita con qualche salsina strana, estremamente gustosa, ma appena odorò il profumo dal pezzetto che aveva sulla forchetta, l’appetito scomparve, lasciando spazio a un senso di nausea. La madre se ne accorse e gentilmente accompagnò la figlia in camera sua. Rimboccandole le coperte, le sussurrò: “Tesoro, resta qua al caldo. Più tardi ti porto un brodino di pollo. Se vuoi stasera io e tuo padre restiamo a casa con te…”
“No” disse con un filo di voce. “Andate pure. Starò meglio”. La madre si allontanò silenziosamente.
“Starò meglio” ripetè.
***
Il suo Promemoria Squillante disse: “Inizio missione << Sarò un incanto>> “, ripetendo il messaggio più volte, di seguito.
Alicia cercò a tentoni l’oggetto magico che le aveva regalato Oliver Baston per il suo compleanno e lo spense. Stava per riaddormentarsi, ma il ricordo degli occhi indagatori di Theodore la fece alzare dal letto. La nausea era completamente passata, poiché non aveva più nessuna sostanza nel corpo. Il mal di testa continuava a perseguitarla, così come un forte senso di vertigine. Nel sciogliersi i capelli, prima di farsi la doccia, notò che sua madre aveva posto due bigliettini sul suo comodino.
Uno recitava:
“Tesoro, io e tuo padre siamo da zio Albert. Se hai bisogno, chiamaci pure.
Mamma”.
L’altro diceva:
“Ciao Alicia. Stasera vengo a prenderti verso le otto così andiamo insieme al << Una Burrobirra per tutti, tutti per una Burrobirra >>. Se ci sono problemi, avvertimi con questo gufo.
Theodore”.
Alicia sorrise dolcemente, guardando la firma del ragazzo. Dal cassetto della sua scrivania prese una pergamena e scarabocchiò:
“Perfetto. A stasera,
A.”
Vedendo volare il gufo, incominciò a fantasticare sulla serata e un morso allo stomaco la colpì. Immediatamente capì che era di natura diversa da quello provato quella mattina, e questo la fece sentire un pochino meglio.
Si fece una lunga doccia bollente, per poi asciugarsi i lunghi capelli con il getto del phon caldo. Dopodiché si mise il vestito, infilò le ballerine e si sistemò due fermagli sui capelli. Si sedette vicino allo specchio e guardando i trucchi pensò: “E ora?”. Cercò di ricordare quello che le aveva spiegato ieri Katie, ma solo lo sforzo mnestico le fece aumentare il mal di testa. Decise di optare per qualcosa di semplice, ovvero un leggero ombretto, un filo di maschera e un lucidalabbra dello stesso colore chiaro delle sue labbra.
Si sistemò sul divano e attese il suo cavaliere. Si sedette in modo composto per non stropicciare il vestito, ma sentiva la testa pesante e fu costretta ad appoggiarla. Dopo qualche secondo, provò dei brividi di freddo, che la costrinse a buttarsi addosso una coperta pesante. Stava per essere presa dalle braccia di Morfeo, quando sentì, in lontananza, il rumore di un campanello. Molto lentamente andò verso la porta e l’aprì. Davanti a lei c’era lui, Theodore Nott, vestito semplicemente, ma sempre bellissimo. Indossava un cappotto nero, lungo fin sopra il ginocchio, aderente al suo corpo magro; i pantaloni neri erano stretti e indossava un paio di scarponcini per via della neve. Al collo aveva legato la sciarpa, con i colori della sua Casa a Hogwarts.
Alicia, stordita sia dall’influenza che dalla sua presenza, non disse niente, e rimase in mobile davanti alla porta, con una mano sulla maniglia.
Lui sorrise debolmente e disse: “Ciao Ali. Tutto bene?”
La ragazza rispose: “Sì”, ma emise solo un debole suono.
Theodore alzando un sopracciglio replicò: “Hai mal di gola?”
“Un po’” rispose lei, imbarazza. Poi aggiunse: “Vado a prendere il cappotto così andiamo”. Ma si mosse troppo velocemente , facendole girare fortemente la testa, facendola aggrappare al primo appoggio utile, ovvero il braccio di Theodore.
“Sei sicura di stare bene?” disse, appoggiando una mano sulla schiena della ragazza.
Questa ebbe la forza solo di annuire.
Theodore la guardò dritto negli occhi e disse: “Io non credo”. Con la mano libera, sentì la temperatura della ragazza sulla fronte: “Per Salazar! Scotti!”
Alicia, staccandosi da lui per reggersi da sola, scosse velocemente la testa in segno di diniego, ma questo le fece perdere l’equilibrio. Le braccia possenti del ragazzo l’afferrarono e la condussero dentro casa.  “Dov’è la tua stanza?”
“Su per la rampa di scala” disse lei, ormai aggrappata a lui, senza un minimo di forza.
Theodore la portò in camera sua e la fece stendere sul letto. Questa si lasciò cadere sul cuscino, mantenendo la stretta sulla mano del ragazzo. Il Serpeverde sorrise guardano la mano con le unghie mangiucchiate della ragazza e poi osservò attentamente il volto della ragazza, pallido per via della malattia. Theodore non lo trovava classicamente bello, ma magnetico, interessante, intrigante. L’aveva notato la prima volta al primo anno, quando la ragazza gli era passato accanto per essere Smistata. Tutti i bambini avevano paura del Cappello Parlante, ma lei no. Sicura si era mossa verso la professoressa McGranitt, con la testa alta si era seduta sullo sgabello, e felice aveva accettato la Casa che le era stata assegnata.
Sul tavolino della ragazza trovò il foglio della pergamena e scrisse:
 
“Aly, chiamami appena guarisci. Dobbiamo recuperare.
A presto, spero,
Theodore”
 
Silenziosamente si allontanò. Prima di chiudere la porta, vide appesa alla parete la foto della ragazza a “Magic Camp” e immediatamente ricordò.
Sorrise nella direzione della ragazza, felice di aver ritrovato quella bambina che aveva superato la paura delle altezze.



Questa OS si è classificata terza! Al seguente link trovate il bellissimo giudizio di ChibyLilla!
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10317668&p=4&#idm119403542
Gli errori che pazientemente ha riportato, sono stati corretti!
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ticci