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Autore: SinisterKid    06/10/2012    11 recensioni
Il destino aveva rimandato l'appuntamento di Captain America e della sua amata Peggy per più di 70 anni.
Adesso il ragazzo di Brooklyn avrebbe voluto rimandarlo per sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Time has come

Il destino aveva rimandato il loro appuntamento per più di 70 anni.
Steve avrebbe voluto rimandarlo per sempre.
Era troppo tardi ormai. Troppo doloroso, ormai, rivangare un passato che nemmeno era esistito. Ad ogni risveglio, il proposito di andarla a trovare si ripresentava, ma col passare delle ore, la paura prendeva il sopravvento.
Paura di dover accettare una volta per tutte la realtà. Paura di dover accettare la solitudine. Paura della vita.
Steve si era ridotto a fissare la propria figura allo specchio e a ricordare il fasto che proveniva da essa. Si appiccicò un falso sorriso – tanto bastava per farsi forza – e prese sotto braccio il mazzo di fiori.
Che senso aveva aspettare un segno dallo stesso fato che aveva procurato quell’enorme sofferenza?
Non era più nemmeno una questione d’onore: si trattava di Peggy e tanto bastava per portare il corpo fuori da casa.
Se il sole non fosse stato potente e luminoso quella mattina, Steve non si sarebbe neppure accorto della sua presenza. Al contrario degli altri giorni, la folla non lo infastidiva. Solitamente, si sentiva schiacciato da quelle formiche giganti che correvano per la qualunque, ma oggi le aveva totalmente ignorate. Fino a quando la vita gliel’aveva permesso, lui aveva corso solo per combattere e ora rimpiangeva amaramente il fatto di non aver corso per l’unica cosa – l’unica persona – che gli sarebbe rimasta a fianco per sempre.
Varcata la soglia, gli sembrò che il cuore gli stesse scoppiando in petto. Proseguì per qualche metro, per poi fermarsi di scatto. Si schiarì la voce e si inginocchiò alla donna, a testa bassa, in segno di rispetto.
"Scusa il ritardo, Peggy", disse sistemando con cura il mazzo di fiori nel vaso.
"Non potrai mai immaginare chi ho incontrato!", fece entusiasta come un bambino. "Tony, il figlio di Howard Stark. Avresti mai creduto che quell’uomo si sarebbe sposato e avrebbe persino avuto un figlio?"
La risposta che avrebbe voluto sentirsi dire era no. No, perché Howard non gli era mai sembrato l’uomo adatto per formare una famiglia. No, perché Steve, per una volta soltanto, voleva essere compatito. No, semplicemente perché al posto di Howard e Maria Stark, avrebbero dovuto esserci Steve e Peggy Rogers.
"Sono venuto qui per onorare la mia promessa. Non è questo che fanno gli uomini?", chiese mantenendo un debole sorriso ed improvvisando una risata.
Poi ritornò serio, perché l’angoscia gli stava provocando una voragine nello stomaco. "Perché ti faccio domande a cui non puoi rispondere, Peggy?"
Sbatté il pugno sull’erba, desiderando provare un minino di dolore fisico. La sua nuova natura era il suo scudo: gli impediva di farsi del male e questo gli causava una terribile rabbia repressa che non sapeva come sfogare.
"La verità, Peggy, è che mi sento perso, insignificante. Vago senza meta, vado avanti perché non ho scelta. Lo S.H.I.E.L.D. vuole reinserirmi nella società come se fossi un ex carcerato o un tossicodipendente … Dicono che non possono permettersi di perdere il loro capitano".
Il ragazzo di Brooklyn si coprì il volto con le mani per nascondere le lacrime. "Sono un capitano senza esercito, un uomo senza speranza. Era questo il qualcosa di grande a cui ero destinato, Peggy?"
Fissò la tomba e si sforzò di non pensare a come potesse essere morta la sua amata. Per quanto il pensiero di un altro uomo nella vita di Peggy lo divorasse, si augurò con tutto il cuore che non fosse morta da sola. Non poteva sopportare l’idea che lei avesse sofferto per nulla.
Sì, per nulla. Perché alla fine, per cosa aveva sofferto? Per una “morte” che non era degna di essere chiamata così?
Steve sperò che avesse vissuto tutto il meglio che la vita le aveva offerto e che non si fosse fatta inghiottire dalle tenebre. Lui l’aveva fatto e non augurava nemmeno al suo peggior nemico di svegliarsi desiderando morire.
"Sai, la prima cosa a cui ho pensato quando mi sono risvegliato sei stata tu".
Si alzò dal suolo e accarezzò teneramente la fredda tomba, come se fosse il corpo di Peggy. Voleva provare ancora lo stesso fremito di eccitazione che lo colpiva ogni volta che la toccava, ogni volta che ricordava che quella donna era solo sua.
Ma quello era solamente un freddo pezzo di marmo. Un freddo pezzo di marmo che congelava ogni pensiero felice.
"Io avevo un appuntamento con te. Adesso ce l’ho con la vita. Non troverò mai pace, ma cercherò di andare avanti comunque. Tu hai vissuto per entrambi. Sarebbe giusto se io provassi a vivere la mia seconda occasione almeno per me".
Com’era venuto, se ne andò. A testa bassa, con gli occhi iniettati di sangue e il cuore a pezzi. Si dice che se si avesse realmente il cuore spezzato, si dovrebbe essere morti e seppelliti sotto terra.
Steve si sentiva in questo modo: era morto dentro, irrimediabilmente perso. Si rivolse a Dio scusandosi di non riuscire ad apprezzare ciò che gli donava ogni giorno. Poi lanciò un ultimo sguardo commosso verso Peggy, fissandola giusto il tempo di sussurrarle le parole che erano rimaste sigillate nella sua mente per troppo tempo.
"Ti amo", mormorò.

   
 
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