Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: OLDLADY    06/10/2012    3 recensioni
Può un amore che nasce salvare un mondo che muore? Kurt e Blaine avranno solo pochi giorni per scoprirlo...
***
Il ragazzo trasse un profondo respiro e aprì gli occhi.
C’erano solo due certezze in quel momento: sopra di lui il cielo era limpido e sotto di lui il cemento era freddo.
Ma perché se ne stava sdraiato per terra?
...Alla sua sinistra c’era un edificio a due piani, con tante finestre ed una scala esterna, di fronte una gradinata e tutto intorno dei tavoli su cui qualche studente era seduto, intento a consumare il pranzo.
Ma…perché nessuno si muoveva?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2

 

-Mi sono svegliato all’improvviso, sdraiato per terra, là fuori sul cortile, e tutto intorno era…beh… così, come lo vedi adesso!- esclamò Kurt, seduto in sala professori di fronte a Blaine. Fece un ampio gesto con la mano, indicando le tre persone paralizzate nell’atto di  mangiare sedute al tavolo di fronte a loro.
-Pazzesco, lo so – confermò Blaine. – A me è successa la stessa cosa quando ho aperto gli occhi di là, in una delle aule, e per un attimo ho pensato che si trattasse di una specie di flash-mob. Quando mi sono reso conto che le cose invece erano serie mi sono fatto prendere dal panico. Meno male che ad un certo punto ho sentito la tua voce –aggiunse, lanciando a Kurt uno sguardo di aperto ringraziamento- altrimenti probabilmente avrei preso a sbattere la testa contro il muro.

-Come ho fatto io quando mi sono accorto che neanche qua dentro c’era del caffè?- ridacchiò Kurt, rigirandosi tra le mani la triste tazza di tè che si era preparato una volta arresosi all’impossibilità di reperire della caffeina.

-Più o meno- concesse l’altro sorridendo.

Rimasero per qualche minuto in silenzio persi nei loro pensieri e Kurt tornò ad osservare le tre sagome lì davanti. Un uomo con i capelli ricci e una donna corpulenta stavano tracannando delle patatine fritte mentre una graziosa signora con i capelli rossi mordicchiava una costa di sedano lanciando loro uno sguardo che sembrava di biasimo. Kurt avvertiva la convinzione di avere qualcosa a che fare con loro e li fissava alla ricerca di un nome, un dettaglio, qualcosa di meglio che un fumoso sospetto. Dei tre, la donna con i capelli rossi forse era quella che più gli suggeriva qualcosa, il fantasma di un ricordo,  ma per quanto si concentrasse l’unica cosa che  gli veniva in mente era il cartone animato di Bambi, e questo non aveva assolutamente senso.

-Tu ricordi qualcosa, a parte il tuo nome?- chiese rivolgendosi a Blaine, che sobbalzò leggermente.

-Uh? Ricordi? No, niente di niente. Tabula rasa.

-Ma queste persone, non ti sembrano familiari?-insistette sperando di trovare una conferma alle sue impressioni, almeno per non indugiare troppo nella sensazione di essere un  pazzo furioso.

Blaine abbracciò con lo sguardo ogni insegnante (erano nella sala insegnanti, quindi quei tizi dovevano per forza essere insegnanti, no?) presente nella stanza, poi scosse le spalle.

- Non mi dicono proprio niente. Nada. Mai visti! Ma poi chi può dirlo con certezza, visto che ho la testa completamente vuota?

Kurt si impuntò con ostinazione. -Eppure io sono sicuro di conoscere questa gente. Ne sono sicurissimo. Hanno tutti un’aria così familiare, così …come dire… così consueta!

-Beh, questa è una scuola, e noi siamo ragazzi – rispose Blaine massaggiandosi il collo nel tentativo di riordinare le idee. -Sicuramente studiamo qui. Probabilmente io e te ci conosciamo, perfino. Magari siamo anche amici.

-Forse sì, forse no- mormorò Kurt, lanciando una sbirciatina a Blaine.
Nonostante la situazione così strana, non poté impedirsi di ammirare la magnificenza del ragazzo seduto lì accanto a lui: corpo saldo e muscoloso, lo si capiva benissimo anche se era vestito con uno stile casual, pelle olivastra e liscia, naso dritto, capelli neri. “Dio mio, se noi due fossimo davvero amici, o anche solo conoscenti, stai certo che mi ricorderei di te!Non mi dimenticherei mai e poi mai di uno così!”
Poco prima, quando Blaine aveva fatto la sua comparsa irrompendo nel corridoio degli armadietti, Kurt non si era sentito affatto di fronte a qualcosa di consueto, o familiare, o usuale.

Le uniche parole che era riuscito a pensare erano state: straordinario, sorprendente, fenomenale. Non solo Kurt si era sentito sopraffare da un senso di meraviglia  per l’innegabile bellezza di Blaine (perfino un cieco l’avrebbe in qualche modo percepita)  ma  anche dallo  stupore  incredulo di chi sta assistendo a qualcosa di irripetibile, tipo una supernova.
-Perché pensi che non potrei essere un tuo compagno di scuola?- domandò Blaine quasi piccato.

Kurt fissò meglio Blaine, squadrandolo da capo a piedi. Già, perché? A parte, ovviamente, quella sensazione indefinibile.

-I tuoi vestiti!-esclamò tutto ad un tratto, trovando la risposta.
Blaine abbassò lo sguardo dubbioso sul suo tranquillissimo abbigliamento.

- Cos’hanno i miei vestiti che non va?- chiese con una punta di disagio nella voce.

-Guarda lo stemma ricamato sulla felpa, e guarda quello sulla tasca dei calzoni. Visto? Sono identici! Questo non è un brand, e se te lo dico io puoi starne certo perché i brand li conosco davvero tutti. Questa è un simbolo di appartenenza ad una scuola. Fidati: questa tuta che hai addosso fa parte di una divisa di qualche scuola privata per ricconi. Non mi stupirei se nelle ore scolastiche foste tutti costretti in giacca e cravatta.

Kurt era raggiante per essere riuscito a grattare un frammento di spiegazione logica in quella situazione all’impasse,  ma il sorriso gli si spense sulle labbra quando incontrò gli occhi dell’altro.
Blaine non stava ridendo anzi sembrava contrariato o, per essere più precisi, triste. Possibile? A Kurt quella malinconia non piacque. Ma in fondo cosa c’era da essere tristi?

-Sai una cosa?- buttò là, cercando di cambiare discorso. –Tu mi fai concentrare!

-Uh? Come concentrare? Che intendi?

-Che la tua presenza mi aiuta a concentrarmi meglio. Prima, ad esempio, ero terrorizzato perché non mi ricordavo il mio stesso nome, ma quando sei arrivato tu mi è tornato subito in mente. E poi guardando i tuoi vestiti mi sono ricordato che mi piace la moda e adesso invece sto guardando quella donna- ed indicò la signora rossa con il sedano- e sono sicuro, me lo sento nelle ossa, ma non prendermi per pazzo però,  insomma sono assolutamente certo che una volta le ho vomitato addosso.

-Cooosa?

Kurt scattò in piedi, avvicinandosi al bel viso della signora. Le passò una mano di fronte agli occhi,  cercando inutilmente una reazione, poi provò a darle qualche piccolo colpetto sulla spalla. Niente.

–Sicuro come l’oro, io ho vomitato sulle scarpe di questa signora .

-Con i piedi dentro?- chiese Blaine, serissimo.

-Con i piedi dentro.
Blaine scoppiò a ridere, una risata bella e aperta. Kurt desiderò riascoltarla di nuovo e di nuovo ancora.

-Sono felice che tu stia ritrovando qualche ricordo- disse Blaine- e sono onorato di essere io quello che ti fa…concentrare –aggiunse ammiccando.

Ammiccando? Aveva ammiccato, vero?

Prima che Kurt potesse lanciarsi in altre congetture sul suo misterioso compagno di (dis)avventure Blaine lo distrasse di nuovo. –Torniamo di là. Andiamo a cercare qualcosa che possa esserci utile.

 

****

Blaine faceva strada a Kurt, aprendo per lui ogni porta e seguendolo in tutte le ipotesi che il ragazzo formulava mentre insieme esploravano il Liceo McKinley.

- Forse c’è stato un disastro nucleare e noi siamo i soli sopravvissuti! No, non può essere, questa gente non è mica carbonizzata. E il fatto che non sono morti toglie di mezzo anche l’eventualità di una gigantesca epidemia scatenata dal governo che ha deciso di testare su di noi qualche nuovissima arma batteriologica. Oddio, vuoi vedere che si tratta sul serio di un’invasione aliena, come avevo pensato all’inizio?

Kurt parlava e parlava ma Blaine faceva solo finta di ascoltarlo tentando anche di contribuire con qualche sciocchezza poco convincente a tutte quelle teorie.

-Sì- rispondeva di tanto in tanto a Kurt- forse siamo stati tutti ipnotizzati da un illusionista cattivo che in questo momento sta derubando le nostre case, non si può mai sapere. La profezia dei Maya che si avvera? No, non saprei…

Ma la verità era che non gliene importava niente. Per lui  quella gente poteva rimanersene lì congelata  per sempre, tante belle statuine disposte in un plastico per tutta l’eternità, fantocci a far da sfondo. Tutte quelle persone, per Blaine, non erano altro che una scenografia un po’ ingombrante e nulla di più.
L’unica cosa che davvero gli importava era Kurt, e Kurt adesso si trovava proprio lì davanti a lui, bello oltre ogni immaginazione, vitale e vibrante, con le guance accese e lo sguardo luminoso. Quando lo aveva visto, prima nel corridoio, Blaine aveva avuto un momento di sopraffazione che, per una frazione di secondo, gli aveva fatto perdere il controllo. Era ancora debole e intontito dal risveglio e l’ esaltazione di aver trovato Kurt lo aveva quasi fregato. Per un piccolo istante era stato vinto dall’emozione e se non si fosse ripreso subito le conseguenze sarebbero state gravi. Non poteva più permettersi altri errori, neanche se dovuti ad una felicità incontenibile.

Errori come quella stupidaggine dei vestiti. Blaine si sarebbe voluto dare un pugno in testa quando Kurt aveva notato il logo sulla felpa. Aveva tanto sperato di farsi passare per uno studente del McKinley, tutto sarebbe stato enormemente più facile così, facendogli credere magari di essere già vicini e in confidenza. In quel modo Blaine avrebbe potuto almeno saltare qualche tappa ma Kurt aveva intuito che lui non era di lì e adesso si doveva rassegnare ad andarci piano, anche se sarebbe stata dura. E poi  Blaine non voleva che Kurt pensasse a lui come ad un estraneo. Ma perché era stato così stupido da non mettere in conto l’attenzione dell’altro per i dettagli, soprattutto quelli dell’abbigliamento?  Kurt era troppo sveglio, dannazione! Bello oltre ogni immaginazione, con uno sguardo ti faceva dimenticare lo spazio e il tempo, e intelligente come una faina che sta per intrufolarsi in un pollaio. Per Blaine sarebbe stata una faticaccia, ma non poteva permettersi di distrarsi proprio nel momento più delicato di tutta quella storia, quando ormai mancava così poco al suo obbiettivo. Sarebbe stato il colmo perdere tutto solo perché Kurt era troppo perspicace!

Certo, ci sarebbe voluto un dominio pazzesco per non mandare tutto all’aria e prendere tra le braccia il ragazzo di cui era innamorato, baciarlo fino a stordirsi,  affondare il viso sul suo collo e arrendersi alle mille cose proibite che gli saltavano in mente tutte le volte che guardava il suo viso, la sua bocca, il suo…. “Basta per la miseria Blaine! Datti una regolata e concentrati. Lo spaventeresti a morte, brutto idiota!”

Blaine voleva Kurt in tutti i modi immaginabili, tranne che spaventato, e inoltre in quel momento nella loro situazione di cose spaventose ce n’erano fin troppe.
Come ad esempio quel tizio di fronte a loro.

Erano arrivati negli spogliatoi della palestra insolitamente vuoti se si faceva eccezione per un ragazzone con la tipica giacca dei giocatori di football che se ne stava in piedi vicino alle panche. Era congelato nell’attimo di lanciare in aria il pallone per poi riprenderlo al volo e i suoi occhi fissavano stolidamente il punto dove l’ovale  rimaneva sospeso in barba alla forza di gravità.

A Blaine non sfuggì lo sguardo inquieto di Kurt di fronte a quel ragazzo e nient’altro riuscì a fare che afferrare il compagno per la manica e tirarlo via.

-Andiamo Kurt, in questa stanza non c’è niente di interessante.

Anche da pietrificato, Blaine non voleva quel particolare giocatore di football vicino al suo Kurt.

 

****

 

Alla fine spesero la giornata a perlustrare tutti gli angoli del McKinley, anche quelli più remoti, compreso il locale caldaie, la soffitta e il capanno degli attrezzi dietro al campo da football.

Avevano provato a chiamare aiuto ma il telefonino di Kurt, così come qualsiasi altro telefono, computer o cellulare presente nella scuola  era inservibile e Blaine era riuscito - con molta fatica - a dissuadere Kurt dal tentare i segnali di fumo sul tetto della scuola.

Frugarono dappertutto, a caccia di non si sa cosa, fino a sera. O meglio, capirono che era sera grazie all’ orologio da polso di Blaine, dal momento che fuori il cielo continuava ad essere limpido come in una bella mattinata d’autunno.

-Ti dice anche che giorno è, quell’aggeggio?- Kurt non si sarebbe mai messo addosso un orologio da polso, faceva così anni ottanta. Ma quello di Blaine era argentato e vecchio stile, e gli dava un’aria ancora più virile, se possibile.

-Sicuro. Qui dice che oggi è il 1 ottobre 2012.

-Allora mancano ancora un paio di mesi per la data della fine del mondo dei Maya.

-Già, quella puoi escluderla dalla lista delle teorie plausibili.

Quando Blaine, quella mattina,  aveva detto di volere cercare qualcosa di utile, Kurt aveva pensato che si riferisse a qualcosa di utile per uscire, ma poi si era dovuto ricredere.

Blaine stava cercando qualcosa di utile per restare. Era lampante dai commenti che faceva, dagli oggetti che attiravano  la sua attenzione, ma soprattutto dall’eccitazione che lo pervadeva ad ogni scoperta.
Dio, sembrava un bambino che sta progettando di campeggiare in un bosco fatato, era assolutamente irresistibile.

-Per mangiare non ci sarà nessun problema- stava dicendo in quel momento – le cucine sono praticamente una dispensa infinita. E anche per i vestiti siamo a cavallo: guarda qua che roba! Non credevo che il magazzino dell’auditorium scolastico contenesse così tanti costumi di scena e cambi d’abito.

-Giusto, adesso mi ricordo!  –esclamò Kurt, illuminato da una reminiscenza improvvisa. – L’anno scorso abbiamo allestito Cabaret e quest’anno il Rocky Horror. Ci deve essere un sacco di roba retrò qua dentro.

-Fantastico- gongolò Blaine. –Io adoro lo stile old-fashion! Per lavarli ho visto delle lavatrici negli spogliatoi delle cheerleader, quindi anche su quel fronte siamo a posto. Ah, però dovremo inventarci qualcosa per  dormire. Non ci sono letti nella scuola, ci ho prestato attenzione. Alla lunga il pavimento ci massacrerebbe la schiena… Nell’infermeria ho visto una branda e forse quel divano nell’ufficio del preside potrebbe essere comodo.

-Blaine, –lo interruppe Kurt debolmente - non siamo in villeggiatura, non dobbiamo metterci troppo comodi, al contrario dobbiamo trovare un modo per superare questa situazione e…

-Certo, certo, superare la situazione, sicuro. Ma dobbiamo anche essere pronti all’eventualità che la cosa si protragga. Non possiamo essere impr…urka!

Blaine si lasciò sfuggire un fischio. Aveva aperto un’altra porta e di fronte a loro c’erano impilati uno sopra l’altro dodici materassi, ancora avvolti col cellophane. Per qualche misterioso motivo a Kurt venne in mente il refrain di Jump dei Van Halen. Strano perché non gli sembrava il suo genere di musica.

-Ecco risolto il problema - esclamò Blaine su di giri.

Dopo qualche incertezza decisero di arrangiare due giacigli, giusto nell’eventualità che fossero davvero costretti a rimanere lì anche a dormire. Kurt insistette di sistemarli sul palco, perché se proprio dovevano fermarsi per la notte, tanto valeva trascorrerla nel posto più bello della scuola. Blaine insistette che fossero vicini. Kurt sollevò un sopracciglio, dubbioso.

-Conviene stare vicini- puntualizzò l’altro. –Nel caso ci sia qualche emergenza.

Il lato fifone di Kurt mise a tacere qualsiasi altro pensiero. “Emergenza significa pericolo, pericolo significa che io non dormo da solo. E se devo dormire vicino a Blaine, meglio ancora. ”

 

****

Nota di Oldlady:

 

Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno letto il primo capitolo di questa storia, e le gentilissime che l’hanno inserita tra le seguite/preferite. E un super grazie a Bay24 che mi ha incoraggiata a imbarcarmi in questa cosa e mi ha lasciato la prima recensione portafortuna.

Mi sembra corretto darvi alcune avvisaglie nel caso vogliate continuare a leggere il mio racconto, a scanso di equivoci (anche visto gli ultimi orridi avvenimenti nel tf):

 

1) Non ho mai amato molto la geometria, quindi nelle mie storie non ne troverete. Gli unici triangoli che mi piacciono sono i tramezzini.

2) Ci saranno altri due o tre  capitoli di ambientamento, poi si entrerà nel vivo dell’azione. Prevedo una quindicina di capitoli, o forse -se la parte centrale mi prenderà la mano - qualcuno in più, altrimenti vada per la  quindicina e amici come prima.

3) Caccia all’indizio:  se in qualche momento (anche nel capitolo precedente) viene nominato un oggetto che fa qualcosa di strano o particolare, ebbene un motivo c’è ! Vediamo se qualcuna indovina quali sono gli oggetti incriminati?

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: OLDLADY