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Autore: Electra_Gaunt    06/10/2012    1 recensioni
Once more I say goodbye, to you
Things happen but we don’t really know why
If it’s supposed to be like this,
why do most of us ignore the chance to miss?
All these Things I Hate – Bullet For My Valentine

Brian non sapeva che Zacky sarebbe venuto alla festa di Johnny, quel sabato sera. O, quantomeno, Jimmy non l’aveva avvertito (o se l’aveva fatto allora Syn non era stato capace d’intendere e di volere).
Perciò si ritrovò ad aprire la porta di casa di Seward totalmente impreparato a quella visione.
Non che Zacky Baker non si facesse notare normalmente (quegli occhi erano assolutamente incredibili e, probabilmente, buona parte della fauna femminile della scuola se lo sarebbe scopato volentieri) ma quella sera era.. incredibile.
[...]
Zacky non si mosse per minuti interminabili, arrossendo gradatamente sotto quello sguardo bruciante. A Brian gli si strinse il petto, vedendolo arrossire.
Poi, come scosso da una volontà superiore, lasciò libero il passaggio e lo fece entrare nell’appartamento.
Quella sera iniziò senza neppure un cenno di capo, tra i due.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SETTIMO CAPITOLO



Keep on running farther, faster
Keep on searching for this haunting has an answer
And I know you will find me in orbit
For I am breathing only for this
For you only. For you only. For you only.
For you Only – Trading Yesterday

 
 
 
 
Nuovo SMS
A: Johnny
Ci vediamo oggi pomeriggio?
 
Johnny rise tra sé, leggendo il messaggio appena ricevuto. Jimmy se n’era andato da casa sua appena 10 minuti prima e già aveva voglia di rivederlo.
Il più piccolo rise di gusto, amandolo un po’ di più.
Come aveva potuto resistere senza quel benessere interiore per tutto quel tempo? Gli sembrava una follia, adesso.
Stare senza Jimmy Sullivan era impossibile, adesso. Lui creava dipendenza.
 
Rispondi.
A Jimmy:
Già ti manco?
 
Non dovette aspettare molto per la risposta.
 
Nuovo SMS
A: Johnny
Certo che sì! A che ora?
 
Johnny sorrise tra sé, arrossendo lievemente. Non era ancora abituato a tutto quello, era passato ancora troppo poco tempo.
Eppure non si sarebbe dovuto sentire così, a rigor di logica: in fondo, lui e Jimmy si conoscevano da una vita, passata tra le risate, pacche sulla schiena, sguardi languidi e sorrisi ammiccanti.
Ma c’era una grande, enorme (devastante), differenza tra provare qualcosa per il tuo migliore amico e fidanzarsi con il sopracitato.
Johnny sentiva su di sé l’insicurezza, come mai.
Aveva paura, più precisamente. Forse era quello il vero problema.
La paura.
Paura si sbagliare, di rovinare tutto, di distruggere quel legame con Jimmy che lo faceva sentire amato e vivo.
Strinse i pugni, ficcandosi le unghia corte e mangiucchiate nei palmi delle mani candide. Osservò il messaggio appena ricevuto con un misto tra frustrazione e gioia.
Come poteva essere Jimmy impaziente di vederlo? Perché lui?
La discussione che aveva avuto con Sullivan, giorni addietro, sembrava essersi dissolta nell’aria assieme alle motivazioni che lo avevano convinto, quel loro primo pomeriggio trascorso da fidanzati ufficiali.
Con uno scatto, abbandonò il cellulare sulla credenza e il rumore parve riecheggiare nella modesta cucina. Lo schermo si accese ancora, vibrando stancamente, ma Johnny era già in camera sua.
Solo con i suoi pensieri.
 
 
Brian camminò lentamente lungo il vialetto di casa Baker, sentendo lo sguardo di Zacky sulla schiena: era appoggiato allo stipite di casa sua, rosso in viso e con le labbra ancora gonfie di baci (sarebbe rimasto un segno indelebile, Haner ne era convinto).
Brian sarebbe voluto tornare indietro, prenderlo tra le braccia e farsi inondare dal suo odore penetrante. Percepiva ancora dentro di sé l’irruenza con la quale si erano scambiati effusioni sul letto della camera da letto di Zacky, lava nel sangue.
La tentazione era lì, aveva un paio di occhi verde smeraldo,  la pelle pallida e candida (per nulla abbronzata) e una bocca da considerarsi illegale.
Syn sentiva il suo sapore e il suo odore ancora nelle narici. Lieve, inebriante.
Eppure non tornò sui suoi passi, per quanto resistere fosse difficoltoso. Si volse solo a sorridere al ragazzo, gli occhi lucidi e brillanti.
Zacky arrossì per poi rientrare dentro casa, di corsa.
Brian rise di gusto, dirigendosi verso Main Street, svoltando successivamente in una delle sue traverse laterali. Gli alberi posti ai lati della strada ombreggiavano discretamente i marciapiedi sgombri di persone: sicuramente molti ragazzi e adulti erano al mare, a quell’ora (era una bella giornata, in fondo, un bel sabato di autunno).
Forse non era la cosa giusta da fare (affrontare tutto, rimettere in discussione quell’amicizia che lo aveva cambiato col tempo, così profonda). Ma casa Sanders era lì, ormai, gli si stagliava davanti con i suoi colori tenui e dal giardino curato.
Non poteva tirarsi indietro.
Il garage era aperto e la voce potente di Matt gli arrivò all’orecchio, forte e rabbiosa.
Brian rabbrividì, istintivamente.
Con passo cadenzato, camminò sul vialetto ghiaioso, calpestando di tanto in tanto il selciato: poteva sentire nella testa la voce di Mrs Sanders imprecare. Rise tra sé, accostandosi maggiormente all’entrata del box.
“Cosa fai qui? E’ da tanto che non vieni.” Esclamò Matt, vedendolo, con tono ironico.
Non lo guardò neppure negli occhi.
Brian esitò, abbassando il proprio sguardo. I sensi di colpa tornarono a colpirgli lo stomaco.
“I- io..”
“Non c’è bisogno che mi spieghi. Non m’interessa.” Lo interruppe immediatamente. “Stavo provando, non so se hai notato. Voglio rimanere solo.”
Brian non rispose, troppo ferito nell’orgoglio.
Orgoglio. Ce l’aveva ancora quindi.
“Puoi anche provare quanto cazzo ti pare. Ma io non me ne vado, sono venuto per parl-”
Matt si alzò dalla sedia sgangherata posta accanto alla batteria di Jimmy, con aria non rassicurante sul viso mascolino. Gli occhi infuocati.
Si avvicinò a Brian, sovrastandolo di poco in altezza. I nasi si sfiorarono per un attimo, come due pugili sul ring. Pronti a rompersi tutte le ossa del corpo.
Non che loro due fossero differenti.
Haner strinse i pugni, il respiro accelerato lievemente.
“Vattene.”
“No.”
Il ragazzo più alto serrò le palpebre per un attimo, tentando di trovare la calma dentro di sé.
“Ho detto vattene. Quale cazzo di parte di quella parola non ti è chiara?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
“Non voglio romperti il culo, Brian.”
“Ma davvero?”
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il primo round risuonò nell’aria, mentre Matt alzava il pugno per tirarlo direttamente al setto nasale dell’amico.
Brian non poté evitarlo, vicino com’era. Ricambiò con un destro ben piazzato per poi evitare un diritto allo stomaco.
Usò tutte le strategie di Judo che conosceva per evitare che si facessero davvero male, ma Matt non era dello stesso avviso.
Pareva stesse aspettando proprio quel momento da parecchio tempo.
Sfogarsi davvero, con l’unica persona che lo facesse sentire male come mai.
Non tutto il male è fisico.
Il cantante non era ancora stanco e con un scatto improvviso si scaglio sull’altro ragazzo, scaraventandolo sul pavimento.
Matt sopra. Brian sotto.
Faccia a faccia.
L’elettricità era palpabile, tagliente. Passionale.
Non c’era modo alcuno per smorzarla se non con la violenza.
Quel tipo di violenza che soleva esserci tra ragazzo e ragazzo. Tra maschi.
L’eccitazione era rimasta in disparte fino a quel momento, un serpente invisibile che strisciava sotto le pelli. Lontana dall’essere razionalizzata.
Ma ora era impossibile evitarla.
Sentirla davvero.
Distruttiva.
Deleteria.
Matt non pensò, non rifletté, reagì secondo i propri impulsi egoistici.
Lo baciò, infilando a forza la lingua in gola a Brian che, impreparato, si ritrovò a dischiuderle immediatamente. Gli afferrò i fianchi saldamente, limitandogli i movimenti e si posizionò in mezzo alle gambe di Haner.
Come poteva essere un bacio tanto estremo? Non lo sapeva.
Non poteva neppure immaginarlo, Brian.
Quest’ultimo tentò di scostarsi in tutti i modi ma non poté nulla contro la massa muscolare dell’amico. Così abbandonò l’impresa e attese che questi finisse.
Un paio di minuti dopo l’ossigeno si fece troppo poco e rarefatto che Sanders fu costretto dai propri polmoni ad abbandonare le labbra carnose di Syn.
“Zacky bacia così?”
“Dovresti chiederti se io bacio Zacky come tu hai fatto con me.”
“Lo fai?”
“No, non contro il suo volere.”
Matt rise.
“Non lo volevi?”
“Non ho detto questo.”
“Quello che stai dicendo non ha senso, te ne rendi conto?”
“Ha mai senso quello che dico?”
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda!”
“Io faccio quello che cazzo mi pare!”
Matt rise di gusto, dopo molto tempo.
“Già. Spari sempre minchiate come questa, dovrei esserci abituato!”
Brian si offese un po’, per poi aprirsi anch’egli in una risata liberatoria. Era da tempo che non si divertivano insieme, in quel modo.
Troppo tempo.
Matt si alzò da sopra l’amico. Gli tese la mano che venne afferrata istantaneamente.
Si sorrisero.
“Vieni, stronzo. Andiamo a tamponarci questi tagli. Dovrei avere del disinfettante in bagno.”
“Non mi dire che è quella roba rossastra che brucia fottutamente!”
“Ok, non te lo dico.”
“ ‘Fanculo.”
Matt rise ancora.

Tell me all of your doubts
Everybody bleeds this way
Just the same
Breathe in
Breathe out
Move on and break down
If everyone goes away
I will stay

Breathe In Breathe Out - Mat Kearney

 
 
Jimmy bussò ancora, più forte. Sembrava davvero che casa Seward fosse vuota, ma il ragazzo era certo di no. Conosceva a memoria la routine quotidiana della famiglia di Johnny (in fondo, ci passava i pomeriggi interi, lì dentro!).
Rimase immobile davanti alla porta in legno massiccio, continuando a suonare al campanello, ricevendo come unica risposta il silenzio.
Forse.. forse Johnny era uscito a comprare qualcosa da mangiare (era un senza fondo, quel nano, quando si parlava di cibo!). Oppure era andato a farsi un giro al porto. Solitamente andava lì, quando aveva voglia di pensare e stare solo.
Jimmy tornò sui propri passi, in direzione della spiaggia: aveva voglia di vederlo, davvero.
Ed era strano, o quantomeno ambiguo (mai provato nulla di simile, prima).
Ma ora che entrambi erano sicuri di cosa provassero l’uno per l’altro, il rapporto era divenuto più assoluto. Sullivan era entusiasta di questo, totalmente.
Si stupì, quindi, quando arrivando verso il molo di Huntington Beach non vide nemmeno l’ombra di Johnny. Storse le labbra in una smorfia, poi prese il cellulare premendo il tasto 2 per la chiamata rapida (il numero 1 era già stato occupato da Brian).
Squillò a vuoto, come un urlo in un pozzo d’acqua.
Sbuffò ancora, dirigendosi verso Main street. Tanto valeva andare dal suo migliore amico, sperando fosse in casa.
Lo trovò seduto sui gradini della veranda, con la chitarra in mano. Strimpellava.
Problemi in vista, pensò Sullivan.
Quando Brian strimpellava, i guai parevano sorgere come funghi nel bosco. Lo osservò per un attimo, notando gli occhi (solitamente luminosi) stranamente scuri. Profondi.
Troppo.
“Qual è il problema?”
Brian sobbalzò, impreparato. L’accordo riecheggiò nell’aria, distorto.
“Jimmy! Cazzo! Perché l’hai fatto? Ho perso dieci anni di vita, porca puttana!” sbraitò, gesticolando.
“Mi pare ovvio: volevo coglierti nel momento catartico, bro!” esclamò il più alto dei due, senza evitare di farsi una bella risata.
L’espressione facciale di Haner era indescrivibile.
“Spiritoso, davvero. Esilarante.” Rispose, storcendo ironicamente le labbra.
Sullivan scosse la testa, preparandosi psicologicamente alla discussione. Percorse con occhio critico i capelli scuri dell’amico ricadere sul viso in ciocche scomposte, la carnagione naturalmente abbronzata, così in contrasto con gli occhi brillanti.
Il tramonto era vicino. Il calore stava svanendo rapidamente, Jimmy ne percepiva qualche rimasuglio sulla pelle, tracce indistinte. Delicate.
“Sto aspettando.”
“Cosa?”
“Che tu mi dica cos’è successo.”
“Deve essere per forza successo qualcosa?”
“Sì: sei seduto per terra e stai strimpellando la chitarra acustica. Quindi … parla. Ora.”
Il silenzio cadde di nuovo. Nonostante tutto, era rilassante. Brian si sentì bene, dopo aver passato un pomeriggio perso nei propri casini: Jimmy gli faceva bene, lo faceva stare bene.
Come sempre d’altronde.
Non c’era nulla da fare, nulla da dire. Le parole sapevano essere superflue, a volte. E James Sullivan sapeva essere un ottimo osservatore. Era certo che il problema che assillava il proprio amico avesse un nome.
Matt.
“Lo sai.. puoi dirmi tutto, fratello.”
Brian lo sapeva. Lo sentiva.
Il sangue che scorreva loro nelle vene, benché diverso, aveva la medesima energia. Quell’energia che in pochi potevano vantare di avere.
Sospirò, arrendendosi. Posò il plettro affianco alla chitarra nera, poi strofinò i palmi delle mani sulla faccia lievemente stravolta.
Osservò il cielo rossastro.
“Sono appena tornato da casa di Matt. Cioè.. sono tornato da un paio di ore, circa.”
Jimmy attese che continuasse. Pazientemente.
“Ero andato lì per c-chiarire, in sostanza. Ma..”
“Ma?”
Sussurro.
“Abbiamo finito per alzare le mani. E poi.. mi ha baciato. Non ho avuto neppure il tempo né il modo di scostarmi.”
“Volevi scostarti?”
Brian ci rifletté su, lentamente. I fatti tornarono a riproporsi nella propria mente, ordinatamente. Cercando la risposta, in quel caos schematico che era la sua memoria, si pararono innanzi a sé gli occhi di Zacky.
Vivi. Brillanti.
Meravigliosi.
“Sì. Avrei voluto.. anche se da una parte è stato come ricordare quello che è stato, prima dell’arrivo di Zacky. Ma ora è tutto diverso.”
“Capisco.”
“Già.”
Jimmy poggiò i gomiti al gradito dietro di sé, allungando le gambe intorpidite.
Il sole segnava una riga invisibile, vicino all’orizzonte inafferrabile.
Amava Huntington Beach, anche per quei momenti sporadici.
“Glielo dirai mai?”
“Cosa?”
“Quello che c’è stato tra te e Matt... a Zacky, intendo.”
Haner sgranò gli occhi, spaventato.
“No! Non lo farò... non voglio che.. non.. ti prego Jim..”
“Ehi! Calmati! Non ho intenzione di dirglielo. Ma... sarà peggio, lo sai? Se lo verrà a scoprire da solo.”
“Ma non lo farà. Non voglio perderlo. Non posso, capisci?”
Sullivan annuì, lentamente.
“Ti sei proprio innamorato, eh?”
Brian evitò di guardarlo, imbarazzato.
Jimmy sorrise, tra sé e sé.
Dovrebbero farmi Reverendo di questa parrocchia di matti. Pensò.
 
Il sole sparì, lasciando il posto ad una fresca serata autunnale. 




Note dell'autrice: *evita i coltelli* Lo so... *schiva un pomodoro marcio* ehm, posso spiegare....lo giuro! *viene rincorsa dai lupi*
Purtroppo è così, quando si ricomincia e mi dispiace davvero non poter fare di più. Di non poter aggiornare più rapidamente. Ringrazio coloro che hanno/stanno ancora segiuto la fanfic (e/o l'hanno aggiunta alle seguite/preferite/da ricordare) fino ad adesso e che continueranno a farlo, nonostante il mio ritmo molto rallentato.
Perdonatemi, non è intenzionale la cosa ç_______ç
Spero di riuscire a postare settimana prossima il capitolo che, spoilerando, sarà di svolta sostanziale.
A presto :)
_Electra_

PS: per chi mi volesse bellamente insultare su twitter sono @ElectraGaunt XD Baci!
PPS: Ascoltate le canzoni che ho citato...fatemi sapere che ne pensate. Io le adoro entrambe ;)

  
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