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Autore: Rue89    07/10/2012    0 recensioni
Il nero era l'unica cosa che ricordavo con chiarezza. Ormai da troppo tempo ero rinchiuso in quella cella, così tanto tempo che cominciavo persino a dimenticare chi fossi. Finchè sentii quella voce.
-Stai soffrendo?- alzai lo sguardo e vidi una bambina sulla soglia della mia gabbia. Avrei potuto ucciderla in un istante, ma lei era lì, in piedi senza timore. I suoi occhi risvegliarono in me un fuoco che credevo svanito da tempo. Quegli occhi privi di qualsivoglia paura o timore..continuo tutt'ora a rivederli nella mente.
Genere: Commedia, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1
-Stai soffrendo?- fu la domanda che quella minuta bambina mi porse. Imparai ad ignorare le domande che mi venivano fatte, indipendentemente dall’essere che me le porgeva. La bambina non era diversa dagli altri. Nonostante leggessi nel suo animo una pena sincera nei miei confronti, la odiavo. Io non avevo bisogno della pietà di nessuno. Non le risposi ma alzai leggermente il viso inclinandolo verso di lei. La vedevo a malappena perchè i miei folti capelli neri ricadevano come cascate sugli occhi. La bambina si avvicinò alle sbarre che mi imprigionavano e le sfiorò con un ditino ingenuo. Un ghigno si formò sul mio viso ed esposi senza accorgermene il mio segreto. Non che mi importasse particolarmente visto che ero imprigionato per quel motivo. Alla vista delle mie zanne la bimba si paralizzò come un gatto davanti ad un cane ma non percepivo da lei paura. I suoi genitori erano dietro di lei che mi fissavano ed aspettavano una mia reazione. Non si rendevano conto che in un secondo avrei potuto porre fine alla vita della figlia, nonostante le sbarre e le catene che mi tenevano imprigionato. Alzai gli occhi e li guardai senza batter ciglio.
-Ivonne porta via Karin- Disse l’uomo senza distogliere lo sguardo da me. La donna prese con se la bambina e si allontanò dalla mia finestra su quel piccolo mondo. La bambina continuava a fissarmi nonostante la mamma la stesse trascinando via. Non la guardavo perchè ero concentrato sull’uomo ma lo percepivo. Il suo sguardo di pietà quasi mi dava la nausea ma al contempo mi creava una strana sensazione piacevole. Quando le due femmine scomparvero, l’uomo si avvicinò alle sbarre senza mai staccare il contatto visivo coi miei occhi.
-Voglio che la guarisci- impose l’uomo. L’irritazione mi salì dalla colonna vertebrale fino al cervello. Chi si credeva di essere quell’uomo per dare ordini a me?
-Tu non vuoi niente vecchio. Sono io che decido se donarti la guarigione o meno, non dimenticarlo- aggiunsi le ultime parole sottolineandole per ricordargli la sua posizione. Una grossa e profonda risata riempì i sotterranei e la mia cella come un lampo che squarciava il cielo.
-Tu cosa? Forse non ti è chiaro che senza il nutrimento che ti doniamo tu saresti cenere, mostro- sottolineò lui per farmi capire il mio posto. Aveva ragione e la cosa mi irritava ancora di più.
-Allora penso che potremmo arrivare ad un accordo- aggiunsi con indifferenza.
-Io non faccio accordi con i mostri- ammonì l’uomo. Nell’istante in cui richiuse la bocca gli fui di fronte afferrandolo al colletto con un pugno serrato e lo sollevai da terra. Le catene spezzate dalla mia forza caddero a terra con un rumore sordo.
-Ti conviene invece perchè è vero che sono debole e prigioniero ma invecchiando mi rinforzerò sempre più e sarà la tua futura stirpe a subire le tue scelte. Ora o fai l’accordo con me o non salverò tua figlia, scegli- non aveva scelta chiaramente ma preferii essere cordiale dandogli da credere di averne la facoltà. Lo riappoggiai a terra e si allontano di corsa dalla cella. I suoi occhi mostravano la giusta paura che mi sarebbe dovuta.
-Cosa vuoi?- chiese cercando invano di ritrovare la sua compostezza. Cominciai a fare avanti indietro per la cella buia in modo noncurante, con le braccia incrociate dietro la schiena.
-Niente che ti sia difficile darmi Edgar- non sapevo ancora cosa volevo ma ad un tratto un’idea tanto maligna quanto ingegnosa mi ispirò. -Voglio tua figlia- dissi infine girandomi verso di lui guardandolo fisso negli occhi.
-Mi stai prendendo in giro?!- urlò ora pieno di rabbia. Non risposi, continuai semplicemente a fissarlo negli occhi con determinazione e quello bastò. -Piuttosto la vedrò morta- e si diresse verso le scale.
-E così sia- dissi a voce bassa ma facendo in modo che mi potesse sentire. Un attimo dopo sentii la porta sbattere e poi più nulla. Tornai a sedermi in un angolo d’oscurità ed appoggiai la testa alla parete. I capelli mi caddero lateralmente liberando la mia visuale. La stessa identica cella da troppo tempo, perchè ero ancora lì? E poi ripensai alla bambina dagli occhi senza paura.
-Si piccola..- mi venne fuori in un sussurro quasi impercettibile.
  
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